Leonardo
Boff
Teologo/filosofo
Saranno tre le grandi comparse della
Rio +20: i rappresentanti ufficiali degli Stati e governi, gli imprenditori e la
Cupola dei Popoli. Ogni gruppo è portatore di un progetto e di una visione del
futuro
I
rappresentanti ufficiali, se
diamo retta al Documento Zero, ripropongono l’usurato sviluppo sostenibile ora
dipinto di verde. Dimenticano, pertanto, di confessare che questo è fallito in
pieno. Dice Gorbaciov: «L’attuale modello di crescita economica è insostenibile;
esso genera crisi, ingiustizia sociale e pericolo di catastrofi ambientali» (O
Globo, 8 giugno 2012). I principali punti e che sostengono la vita sono in fase
di deterioramento, ha denunciato ancora nel 2005 Valutazione Sistemica del
Millennio, notizia ripresa alla relazione PNUMA. Il Documento Zero della Rio +20
riconosce: «Lo sviluppo sostenibile continua a essere un obiettivo distante» (n.
13). Ma pare che non abbiano imparato niente dai fatti. Nella loro fede
dogmatica nello sviluppo sostenibile, che in fondo altro non è che crescita
materiale, continuano a proporre sempre la stessa cosa.
In forma dura
dice ancora Gorbaciov: «20 anni dopo la Rio-92 siamo circondati da cinismo e,
per molti, da disperazione». Sarà che gli attori dell’attuale sistema mondiale
hanno subito una lobotomia? Non sentono l’urgenza della minaccia ambientale.
Preferiscono salvare il sistema finanziario e le banche piuttosto che garantire
la vita e proteggere la Terra. Questa sta già con la spia
rossa.
Gli
imprenditori, importanti
comparse, stanno prendendo coscienza dei limiti della Terra, dell’aumento
demografico e del riscaldamento globale. Nemmeno aspettano i consensi quasi
impossibili delle riunioni dell’ Onu e dei governi. Più di 100 leaders di
imprese si sono già riuniti a Rio, prima dell’evento formale. Pretendono creare
un G-0 in opposizione al G-2,G-7 o al G-20. Con una certa auto convinzione
arrivano a dire: «Bisogna che noi assumiamo il comando». L’agenda collettiva
accertata va nella linea dell’economia verde, non come maquillage, ma come una
produzione a basso tenore di carbonio e preservando il più possibile la natura.
Tuttavia, costituiscono appena l’1% delle imprese con produzione oltre 1
miliardo di dollari, come abbiamo saputo recentemente dal Financial Times. Si
rendono conto di un problema ancora insolubile all’interno dell’attuale modello:
come giostrare insieme sostenibilità e guadagno? Gli azionisti non vogliono
rinunciare al loro guadagno in nome della sostenibilità. Questa finisce per
essere così fragile e quasi evapora. Perlomeno, questi imprenditori hanno visto
il problema: o cambiano o affondano insieme con tutti gli
altri.
La terza
comparsa è la Cupola dei Popoli. Sono migliaia, venuti da tutto il mondo: gli
altromondisti, quelli che vogliono mostrare quello che stanno facendo con
l’economia solidale e commercio giusto, con la preservazione delle sementi , con
la lotta ai transgenici, con la produzione organica dell’economia familiare, con
gli ecovillaggi e le energie alternative. Qui si presenta un’altra Forma di
produzione e di consumo più in consonanza con i ritmi della natura, frutto di un
nuovo sguardo alla Terra, con dignità e diritti.
A farla
breve, io direi nel primo
gruppo regna la rassegnazione, nel secondo, l’agitazione e nel terzo, la
speranza. Io mi aspetto il seguente risultato dalla Rio +20: La riunione formale
dell’Onu approverà l’economia verde, mantenendo lo stesso modo di produzione
capitalista di base. Questo darà l’avallo alle imprese perché facciano affari
con i beni e servizi naturali. Si creerà una Organizzazione Mondiale
dell’Ambiente, nella linea della Organizzazione Mondiale del Commercio.
Gli imprenditori
faranno pressione sui governi perché non interferiscano negli affari
dell’economia verde. Vogliono mano libera perché si tratta di un’economia a
basso tenore di carbonio e, per questo, ecoamichevole, sebbene dentro al modello
attuale.
La Cupola dei
Popoli lancerà un’alternativa all’Economia Verde con l’Economia Solidale. Si
creeranno articolazioni globali contro la mercantilizzazione dei
beni e servizi vitali come acqua, sementi, suoli, foreste, oceani e altre
ancora, classificati come Beni Comuni dell’Umanità.
Il salto
verso un nuovo paradigma di società planetaria non avverrà per adesso. Ma sarà
obbligatorio davanti alle crisi socio ambientali he si stanno
avvicinando. La sofferenza
collettiva ci darà amare lezioni. Tutti impareremo a spese nostre, l’amore e la
cura della vita, dell’Umanità e della madre Terra, condizioni per
il futuro che noi vogliamo.
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