Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

giovedì 24 dicembre 2015

SE NASCE UN BAMBINO,VUOL DIRE CHE DIO CREDE ANCORA NELL'ESSERE UMANO





Leonardo Boff*

         Siamo sotto Natale, ma non c’'è atmosfera di festa. Piuttosto tira aria di venerdì santo.Tante sono le crisi, gli attentati terroristici, le guerre che, insieme, potenze bellicose e militariste (USA, Francia, Russia e Germania) scatenano contro lo stato islamico. Hanno semidistrutto la Siria, che ora affronta una spaventosa mortalità di civili e bambini come la stessa stampa ha fatto vedere. Atmosfera contaminata da rancori e spirito di vendetta nella politica brasiliana, per non dire dei livelli astronomici di corruzione: tutto questo spegne le luci di Natale, fa appassire gli alberi di Natale che dovrebbero creare   un'’atmosfera di allegria e di innocenza infantile che ancora persiste in qualsiasi persona umana.
         Chi ha potuto assistere al film Bambini Invisibili, in sette scene differenti, diretto da famosi registi come Spike Lee, Katia Lund, John Woo tra gli altri, ha potuto rendersi conto della vita distrutta di bambini di varie parti del mondo, condannati a vivere di rifiuti e nei rifiuti; e anche così ci sono scene commoventi di cameratismo, di piccole gioie negli occhi tristi e di solidarietà tra di loro.
         E pensare che sono milioni oggi nel mondo e che lo stesso Bambino Gesù, secondo i testi biblici, è nato in una grotta e messo in una greppia, luoghi riservati ad animali, perché Maria,  prossima a partorire, non aveva trovato posto in nessuna locanda di Betlemme. Lui si è mescolato al destino di tutti questi bambini maltrattati dalla nostra insensibilità.

sabato 28 novembre 2015

Intervento all'Assemblea Costituente del Risorgimento Socialista del 28/11/2015



Intervento all'Assemblea Costituente del Risorgimento Socialista del 28/11/2015


Carissime compagne e compagni,
non ho molto da dire oggi, oggi piuttosto ho molto da festeggiare, perché finalmente vedo compiuta un'opera per cui ho lottato insieme a molti di voi da vari anni, almeno sette.
Quel che avevo da dire, in gran parte l'ho già detto nelle precedenti riunioni di marzo e di ottobre, in merito a quel che dobbiamo lasciare alle nostre spalle: il mondo degli zombies di un socialismo che, non solo non esiste più e che è stato crocifisso nei vari job act, deforme costituzionali (come le chiama il compagno Besostri), deforme elettorali, sfasciamento definitivo della scuola e in tutto ciò che ha reso l'unico partito socialista che, fino ad ora è esistito in Italia, un misero valvassino del partito che è riuscito dove Berlusconi ha sempre fallito, ma che ora, squilla pure le trombe di guerra e rulla i suoi tamburi, per mezzo del suo organo l'Avanti, ridotto al ruolo di tamburino delle nuove guerre a venire. Roba che Matteotti si rigirerà sicuramente nella tomba come una trottola.
Ma ho anche già detto quello a cui dobbiamo andare incontro: il recupero e l'innovazione dei nostri valori di sempre, legati al mondo del lavoro, della scuola, della tutela dell'ambiente, della pace, dei servizi e dei beni pubblici e comuni, e pure, vorrei sottolienare, perché questo nostro nome è emblematico, al rilancio di una Patria che in Europa stia in piedi e non in ginocchio a prendere ordini economici dalla Germania e militari dagli Stati Uniti.
Ci sono infatti questioni patriottiche che i Socialisti devono seriamente considerare e che, altrimenti, restaranno retaggio di una destra beceramente xenofoba, guerrafondaia e timocratica.

domenica 22 novembre 2015

ISIS: ULTIMO PRODOTTO DEL CAPITALISMO GLOBALIZZATO





Da che mondo è mondo, i mostri servono per alimentare le paure e per usare queste ultime al fine di esercitare e potenziare il controllo ed il potere su qualcuno.
Si comincia con i bimbi per contenere e controllare la loro imprevedibilità, raccontando loro favole che li spaventano, per poi rassicurarli, se si lasceranno docilmente guidare dagli adulti. Si prosegue con la scuola che minaccia bocciature ed emarginazione, e si conclude con la minaccia più grande: quella che se non sei merce da vendere nel mercato, non solo non vali, ma non sei proprio nulla.
Questa è la logica del capitalismo e della società borghese, in cui il riconoscimento sociale è indissolubilmente legato alla indiscutibilità della legge del valore, al rapporto cioè tra la domanda e l'offerta, in un mercato globale in cui esseri umani e natura sono ridotti a merce per fini di profitto.
Una logica, di fatto, tra le più autoritarie ed assolutiste, poiché tende a mettere ai margini fino all'annichilimento,  tutto ciò che l'ostacola e chiunque non si adegui ad essa.
Sappiamo bene che il terrorismo internazionale, e specialmente quello definito “di natura islamica”, è risultato inversamente proporzionale alla fine del comunismo e alla riduzione dell'ideologia socialista e comunista nel mondo. Per cui, tanto più quella è arretrata, tanto più il fondamentalismo è avanzato. Per due fondamentali motivi: sia perché la contrapposizione est-ovest, in termini ideologici, in realtà separava uno stesso condominio, di cui il muro di Berlino era barriera interna allo stesso mondo condominiale, in cui capitalismo di stato e di corporazione si contrapponevano solo in maniera apparente, sia perché il vuoto lasciato dalla ideologia socialista, pur tuttavia considerata come strumento di rivalsa e di emancipazione dei popoli poveri contro quelli ricchi e le loro oligarchie fiduciarie, è stato coperto soprattutto dal progredire della religione islamica e dai suoi fondamentalismi.

UN SIMBOLO, UNA STORIA, UNA MISSIONE.





C'era una volta un simbolo che ha accompagnato la storia del Novecento e, in Italia ha sempre contraddistinto le lotte dei lavoratori, le loro conquiste in campo sociale e civile, la difesa della democrazia, sin dalla nascita: con la Resistenza e la Costituzione.
Quel simbolo fu adottato, per la prima volta, dal Partito Socialista che, anche grazie ad esso, nel 1919, raggiunse il massimo dei consensi mai raggiunti in Italia.
Purtroppo ciò non bastò ad arginare la reazione clerical-fascista, anzi, la scatenò fino al punto che alla fine venne vietato, come quello di ogni altro simbolo di partito, e come la democrazia stessa che, in Italia, venne sepolta da venti anni di dittatura e da tre guerre rovinose, l'ultima delle quali ridusse il nostro Paese in macerie, portandoci ad avere una sovranità limitatissima.
Ciò che ci impedì di metterci seduti e di farci dettare la Costituzione da chi, pur liberandola, invase l'Italia, fu la lotta di liberazione: la Resistenza fatta, nella maggior parte dei casi, anche in nome di quel simbolo, da brigate partigiane che pagarono il tributo più alto, in termini di sangue e di morti, per la rinconquista della libertà.
Quel simbolo, per più di 40 anni, è stato quello della sinistra e dell'opposizione alla continuità di un regime clericale, in cui è perdurata la collusione tra mafie, clientele e corruzione.
In nome di quel simbolo, della tradizione e dei valori che esso rappresentava, sono stati varati lo Statuto dei Lavoratori, la scuola media unica, la nazionalizzazione dei servizi essenziali, il divorzio, è stato combattuto il terrorismo, è stata combattuta fino al martirio la mafia, si è difeso il potere d'acquisto dei lavoratori, si sono svolte lotte decisive, in campo nazionale ed internazionale, contro la riduzione della libertà e contro l'umiliazione della giustizia sociale.

domenica 15 novembre 2015

Nel nome di Dio, Compassionevole e Misericordioso



Con un ricordo commosso delle vittime degli attentati terroristici di Parigi, siamo altresì consapevoli che i peggiori nemici dell'ISIS e dell'integralismo criminale sono proprio quei musulmani che si sono integrati con le popolazioni europee, e vivono in pace accettando le regole democratiche, lavorando e contribuendo al PIL e ai versamenti pensionistici di tutti noi.
Solo con il loro contributo essenziale può essere sconfitto un fenomeno che si alimenta mediante la rabbia e la violenza che cresce a dismisura nella frustrazione, nella guerra e nella impossibilità di immaginare un futuro.
Le rivolte nelle banlieu francesi erano già un segnale evidente che qualcosa di grosso stava crescendo. Si è fatto probabilmente molto poco per capire, interpretare e andare incontro al disagio crescente che, alla fine, ha probabilmente innescato la miccia della situazione altamente esplosiva del tragico venerdì di Parigi, perché è impossibile immaginare un'azione del genere senza una rete di complicità all'interno della stessa capitale francese.
Il modo migliore per disinnescare sul nascere questi fenomeni è contare su una fitta rete di persone che circolano nelle comunità che sono musulmane e che parlano arabo e che non sono dalla parte del terrore, ma da quella della convivenza civile, e che possono validamente collaborare per la scoperta, la prevenzione e la repressione, è impedire che i governi agiscano impunemente intervenendo arbitrariamente a scatenare guerre dalle conseguenze disastrose ed imprevedibili, come è accaduto in Libia e in Siria. Ed è infine superare la logica dei blocchi contrapposti, collaborando validamente con chi consegue i risultati migliori contro il terrore, in questo caso la Russia.
Scatenare guerre, non capire il disagio interno e pensare solo di risolverlo con la repressione, sanzionare coloro con cui invece si dovrebbe collaborare, equivale a sputare in aria e attendere che ci ricada lo sputo in testa.
Cordoglio e consapevolezza, lucidità e capacità di reazione adeguata. Non deve prevalere lo spirito guerrafondaio, ma la capacità di scardinare dall'interno le cellule che alimentano il terrore.
Se la guerra, la xenofobia, il razzismo o il neofascismo dovessero avere la meglio, in nome della paura, la vittoria del terrorismo sarebbe totale.
Ogni Sura del Corano inizia con la stessa frase: "In nome di Dio, compassionevole e misericordioso"
Chi uccide in nome di Dio, bestemmia Dio.
NON PRAEVALEBUNT

C.F.

URGENZA DI UNA ECOLOGIA INTEGRALE



Leonardo Boff*
Una delle affermazioni fondanti il nuovo paradigma scientifico e di civiltà è il riconoscimento della inter-retro-relazione di tutti con tutti, fino a formare la grande rete terrestre e cosmica della realtà. Coerentemente, la Carta della Terra, uno dei documenti fondamentali di questa visione delle cose, afferma: “Le nostre sfide ambientali, economiche, politiche, sociali e spirituali sono correlate e insieme possiamo  formulare soluzioni includenti (Preambolo, 3).  
Il Papa Francesco nella sua Enciclica sulla cura della Casa Comune si associa a questa lettura e sostiene che “per il fatto che tutto sta intimamente relazionato e che i problemi attuali esigono uno sguardo aperto a tutti gli aspetti della crisi mondiale (n. 137), si impone una riflessione sulla ecologia integrale perchè solo questa dà conto dei problemi dell’'attuale situazione del mondo. Una tale interpretrazione integrale e olistica ottiene una spinta incalcolabile data l'’autorità con cui siamo soliti investire la figura del Papa e la natura della sua Enciclica, indirizzata a tutta l’umanità e a ciascuno degli abitanti del globo. Non si tratta più soltanto della relazione e dello sviluppo con la natura, ma dell’'essere umano con la Terra intesa come un tutto e con beni e servizi naturali, gli unici che possono sostenere le condizioni fisiche, chimiche e biologiche della vita e garantire un futuro alla nostra civiltà.

domenica 8 novembre 2015

Lettera di sostegno al Papa





Aggiungiamo la nostra firma a quella di coloro che hanno già sottoscritto questa bella lettera.
Caro Papa Francesco, sei solo in Vaticano, ma non sei affatto solo nel mondo, ed il destino di un Cristiano è "essere nel mondo ma non del mondo"

C.F. 
                                   Leonardo Boff e tanti altri..
 
     Caro Papa Francesco,
             
Siamo molti in America Latina, in Brasile e in Caraibe e altri parti del mondo che seguiamo preoccupati la stretta opposizione e gli attacchi che ti fanno minoranze conservatrici potenti dentro e fuori della Chiesa. Assistiamo perplessi a qualcosa di inusitato negli ultimi secoli: la ribellione di alcuni cardinali conservatori contro il tuo modo di condurre il Sinodo e, soprattutto, la Chiesa Universale. 

La lettera strettamente personale, a te diretta, è trapelata alla stampa, come era successo prima con la tua enciclica «Laudato Si’», violando i principi di un giornalismo etico.
 

Tali gruppi conservatori pretendono un ritorno al modello di Chiesa del passato, concepita come una fortezza chiusa piuttosto che come “un ospedale di campagna con porte aperte ad accogliere qualsiasi persona che bussi”; Chiesa che dovrà “cercare e accompagnare l’umanità di oggi non a porte chiuse il che tradirebbe se stessa e la sua missione e, invece di essere un ponte, diventerebbe una barriera”. Queste sono state le tue parole coraggiose.
 

Gli atteggiamenti pastorali del tipo di Chiesa proposto nei tuoi discorsi e nei tuoi gesti simbolici si caratterizzano per l’amore caloroso, per l’incontro vivo tra persone e il Cristo presente tra noi, per la misericordia senza limiti, per la “rivoluzione della tenerezza” e per la conversione pastorale. Questa implica che il pastore abbia “odore di pecora” perché convive con lei e l’accompagna lungo tutto il percorso.

 

Ci dispiace che tali gruppi conservatori sappiano al massimo dire no. Vorremmo ricordare a questi fratelli le cose più ovvie del messaggio di Gesù. Lui non è venuto a dire no. Al contrario Lui è venuto a dire . San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi ci ricorda che “Il Figlio di Dio è stato sempre …perché tutte le promesse di Dio sono  in Gesù” (2 Cor. 1,20).
 

Nomina sunt consequentia rerum? (A proposito di Risorgimento Socialista)



Nomina sunt consequentia rerum?
Parlando seriamente, e non da settari: la "sinistra italiana" elettoralmente è un ossimoro, perché, in Italia, la "sinistra" non ha mai governato né governerà mai, dato che non raggiungerà mai i consensi necessari per farlo.
Renzi stesso si è ben guardato dal definirsi "di sinistra", in campagna elettorale, usa quel termine solo per motivi di comodo. Dice per altro, che a sinistra del PD non c'è spazio e che una operazione del genere non farebbe altro che favorire la destra. Ma, anche in ciò, è facile smascherare la sua millantatura. Infatti, non c'è modo migliore di favorire la destra che governare insieme ad essa, definendosi, come lui fa, di sinistra.
Una sinistra "color cacarella" che valuta "caso per caso" e in casi più importanti, come Milano, è pronta a sostenere il PD, è utile solo a Renzi, per consentirgli di praticare la politica dei due forni..o delle due damigelle: della serie, "Non me la dai tu, cara destra? Allora me la darà la mia amichetta di sinistra".
In tutto ciò, chi ha inventato la "sinistra" in Italia, per sostenere lo sviluppo della democrazia, e, per questo, non ha mai avuto la necessità alcuna di chiamarsi "di sinistra", deve seriamente chiedersi se vuol fare il paggetto della damigella di turno, o se vuole concretamente corrispondere all'altisonante nome che si è dato: "Risorgimento Socialista", che non ci pare proprio corrisponda a "Risorgimento della sinistra", dato che un Risorgimento socialista al servizio, come paggio Fernando, della "sinistra di nuovo assemblaggio", non solo è ridicolo, ma persino rovinoso per l'intera storia del Socialismo Italiano, come lo può essere l'annegamento del Socialismo Italiano nell'ammucchiata postdemocristiana e postcomunista in un PD a vocazione alfaniana e renzista.

mercoledì 4 novembre 2015

La religione può fare il massimo bene e il male più grande






Leonardo Boff*

Tutto ciò che è sano si può ammalare. Anche le religioni e le chiese. Oggigiorno in particolare assistiamo alla malattia del fondamentalismo che contamina settori importanti di quasi tutte le religioni, chiesa cattolica compresa. A volte c'’è una vera guerra religiosa. Basta seguire alcuni programmi religiosi, soprattutto televisivi, di stampo neopentecostale, ma anche di alcuni settori conservatori della Chiesa Cattolica per udire la condanna di persone e gruppi, di certe correnti teologiche o delle religioni afro-brasiliane presentate come invenzioni diaboliche.

L'’espressione maggiore del fondamentalismo di stampo pugnace e sterminatore è quella rappresentata dallo Stato Islamico che fa della violenza e dell'’assassinio del «differente», l’'espressione della sua identità. Ma c’'è un’' altra tendenza riprovevole, molto presente nei mezzi di comunicazione di massa, specialmente in televisione e radio: l'’uso della religione per fare molti proseliti, predicare il Vangelo del benessere materiale, scucire soldi agli adepti e arricchire pastori e vescovi (vescovi, per auto-poclamazione). Ci sono anche religioni di mercato, che ubbidiscono alla logica del mercato, della concorrenza e dell'’aggregazione del massimo numero possibile di persone per un più corposo accumulo di denaro.

lunedì 2 novembre 2015

Enigma umano: violenza gratuita dello Stato Islamico



Leonardo Boff*

Lo stato islamico della Siria e dell’'Irak è una delle emergenze politiche più misteriose e sinistre, forse degl’i ultimi tempi o addirittura degli ultimi secoli. Abbiamo nella storia del Brasile, come ci riferisce il ricercatore Evaristo E. de Miranda (Quando o Amazonas corria para o Pacífico, Vozes 2007) genocidi innominabili, “Forse uno dei primi maggiori genocidi della storia dell’'Ammazonia e dell'’America del Sud” (p.53): una tribù antropofaga venuta dai territori vicini divorò tutti i sambaquieiros che vivevano sulla costa atlantica del Brasile.

Con lo Stato Islamico sta succedendo qualcosa di simile. È un movimento fondamentalista, sorto da varie tendenze terroristiche. Il 29 giugno del 2014. Proclamò un Califfato, nel tentativo di rimontare ai primordi della nascita dell'’Islam con Maometto. Lo Stato Islamico rivendica l’'autorità religiosa su tutti gli islamici del mondo intero fino a creare un mondo islamico unificato che adotti alla lettera la sharia (la legge sacra islamica).

Non è questo il luogo per descrivere dettagliatamente la complessa formazione del Califfato, ma dobbiamo limitarci a quello che più ci rende frastornati, perplessi e scandalizzati: la scelta della violenza per la violenza come distintivo. Tra i molti studi su questo fenomeno non si può non mettere in risalto il lavoro di due italiani che hanno vissuto da vicino questa violenza: Domenico Quirico (Il grande Califfato 2015) e Maurizio Molinari (Il Califfato del terrore, Rizzoli 2015).

Quirico narra che si tratta d’i un’'organizzazione esclusivamente di maschi, composta da individui, in generale tra i 15 e i 30 anni. L'’adesione al Califfato cancella tutto il passato e l’'adepto assume una nuova identità: quella di difendere la Causa islamica fino alla morte data o subita. La vita personale e degli altri non possiede nessun valore. Tracciano una linea rigida tra i puri (tendenza radicale islamica) e impuri (tutti gli altri, anche di altre religioni come i cristiani e specialmente gli Armeni). Torturano, mutilano e uccidono, senza nessun scrupolo, gli ’infedeli, i quali o si convertono o muoiono, generalmente sgozzati. Donne sono sequestrate e usate come schiave sessuali per i combattenti che se le scambiano tra di loro. L'’assassinio è lodato come “atto diretto alla purificazione del mondo”.

venerdì 16 ottobre 2015

Ospitalità: diritto di tutti, dovere per tutti.





Leonardo Boff*

La questione mondiale dei rifugiati rimette in gioco nuovamente l'imperativo etico dell'ospitalità, a livello internazionale e anche a livello nazionale. Ci sono migrazioni di popoli come ai tempi della decadenza dell'impero romano. Sono milioni che cercano nuove patrie per sopravvivere o semplicemente per fuggire dalle guerre e trovare un minimo di pace.
L'ospitalità è un diritto di tutti è un dovere per tutti. Immanuel Kant (1724-1804) ha visto chiaramente l' embricazione tra diritti e doveri umani e ospitalità per la costruzione di quello che egli chiama "paz perpétua" (Zum Ewigen Frieden del 1795; vedi Giacobbe Guinsburg, A paz perpétua, ed. Perspectiva, São Paulo 2004).
Prevenendo i tempi, Kant propone la repubblica mondiale (Weltrepublik) o lo Stato dei popoli (Völkerstaat) fondata nel diritto di cittadinanza mondiale (Weltbürgerrect). Questa, dice Kant, ha come sua prima caratteristica l''ospitalità generale" (allgemeine hospitalität (§ 357).
Perché esattamente l'ospitalità? Lo stesso filosofo risponde: "Perché tutti gli esseri umani sono sopra il pianeta Terra, senza eccezioni, hanno diritto di starci, di visitare le sue località e i popoli che l’abitano. La Terra appartiene comunitariamente a tutti (§ 358)". 

martedì 6 ottobre 2015

ECOLOGIA OGGI: SCOMMESSA PER LA VITA



Leonardo Boff*

Pochi pensatori nel campo dell’ecologia tentano di andare alle radici dell’attuale crisi ecologica globale. Uno dei più rinomati è sicuramente il messicano Enrique Leff con il suo libro più recente: A aposta pela vida: imaginação sociológica e imaginários sociais nos territórios ambientais do Sul (uscirà a breve, per i tipi dell’'Ed. Vozes)”. Oltre che pensatore e ricercatore, è stato per vari anni Coordinatore della Rete di Formazione Ambientale per l’America Latina e i Carabi nel Programma delle N. U. per l’'Ambiente. Ha accumulato molte esperienze che serviranno e servono di base per la sua produzione intellettuale.
Enfatizza la preoccupazione filosofico-sociale, perché il suo interesse è decifrare i meccanismi che ci hanno portato alla crisi attuale e come potremo uscirne bene. Pertanto, studia le cause metafisiche (la concezione dell’essere e della realtà), epistemologiche (i modi di conoscere) secondo le diverse ontologie (determinazioni sociali, politiche, culturali e del mondo della vita, tra le altre). Svolge un lavoro minuzioso di ricostruzione dell’ecologia sociale e della ecologia politica: come sono sorte e si sono sviluppate davanti alla crescente crisi ecologica, specialmente di fronte al riscaldamento globale. Questa parte è rilevante per chi volesse conoscere i meandri del discorso ecologico nelle sue differenti tendenze. 

sabato 26 settembre 2015

ECOSOCIALISMO: QUESTIONE GLOBALE

     
                                    

                                                     di Papa Francesco



QUESTIONE SOCIALE E QUESTIONE AMBIENTALE SONO INDISSOLUBILI NEL XXI SECOLO, LO CONFERMA IL DISCORSO DEL PAPA ALL'ONU.
FINALMENTE LA QUESTIONE GLOBALE ECOSOCIALISTA VIENE POSTA ALL'ATTENZIONE DEL MONDO.


Signor Presidente, Signore e Signori,
Ancora una volta, seguendo una tradizione della quale mi sento onorato, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha invitato il Papa a rivolgersi a questa onorevole assemblea delle nazioni. A mio nome e a nome di tutta la comunità cattolica, Signor Ban Ki-moon, desidero esprimerLe la più sincera e cordiale riconoscenza; La ringrazio anche per le Sue gentili parole. Saluto inoltre i Capi di Stato e di Governo qui presenti, gli Ambasciatori, i diplomatici e i funzionari politici e tecnici che li accompagnano, il personale delle Nazioni Unite impegnato in questa 70.ma Sessione dell’Assemblea Generale, il personale di tutti i programmi e agenzie della famiglia dell’ONU e tutti coloro che in un modo o nell’altro partecipano a questa riunione. Tramite voi saluto anche i cittadini di tutte le nazioni rappresentate a questo incontro. Grazie per gli sforzi di tutti e di ciascuno per il bene dell’umanità. 

Questa è la quinta volta che un Papa visita le Nazioni Unite. Lo hanno fatto i miei predecessori Paolo VI nel 1965, Giovanni Paolo II nel 1979 e nel 1995 e il mio immediato predecessore, oggi Papa emerito Benedetto XVI, nel 2008. Tutti costoro non hanno risparmiato espressioni di riconoscimento per l’Organizzazione, considerandola la risposta giuridica e politica adeguata al momento storico, caratterizzato dal superamento delle distanze e delle frontiere ad opera della tecnologia e, apparentemente, di qualsiasi limite naturale all’affermazione del potere. Una risposta imprescindibile dal momento che il potere tecnologico, nelle mani di ideologie nazionalistiche o falsamente universalistiche, è capace di produrre tremende atrocità. Non posso che associarmi all’apprezzamento dei miei predecessori, riaffermando l’importanza che la Chiesa Cattolica riconosce a questa istituzione e le speranze che ripone nelle sue attività. 
La storia della comunità organizzata degli Stati, rappresentata dalle Nazioni Unite, che festeggia in questi giorni il suo 70° anniversario, è una storia di importanti successi comuni, in un periodo di inusitata accelerazione degli avvenimenti. Senza pretendere di essere esaustivo, si può menzionare la codificazione e lo sviluppo del diritto internazionale, la costruzione della normativa internazionale dei diritti umani, il perfezionamento del diritto umanitario, la soluzione di molti conflitti e operazioni di pace e di riconciliazione, e tante altre acquisizioni in tutti i settori della proiezione internazionale delle attività umane. Tutte queste realizzazioni sono luci che contrastano l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi. È sicuro che, benché siano molti i gravi problemi non risolti, è però evidente che se fosse mancata tutta quell’attività internazionale, l’umanità avrebbe potuto non sopravvivere all’uso incontrollato delle sue stesse potenzialità. Ciascuno di questi progressi politici, giuridici e tecnici rappresenta un percorso di concretizzazione dell’ideale della fraternità umana e un mezzo per la sua maggiore realizzazione. Rendo perciò omaggio a tutti gli uomini e le donne che hanno servito con lealtà e sacrificio l’intera umanità in questi 70 anni. In particolare, desidero ricordare oggi coloro che hanno dato la lorovita per la pace e la riconciliazione dei popoli, a partire da Dag Hammarskjöld fino ai moltissimi funzionari di ogni grado, caduti nelle missioni umanitarie di pace e di riconciliazione. 
L’esperienza di questi 70 anni, al di là di tutto quanto è stato conseguito, dimostra che la riforma e l’adattamento ai tempi sono sempre necessari, progredendo verso l’obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni. Tale necessità di una maggiore equità, vale in special modo per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche. Questo aiuterà a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza. 
Il compito delle Nazioni Unite, a partire dai postulati del Preambolo e dei primi articoli della sua Carta costituzionale, può essere visto come lo sviluppo e la promozione della sovranità del diritto, sapendo che la giustizia è requisito indispensabile per realizzare l’ideale della fraternità universale. In questo contesto, è opportuno ricordare che la limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto. Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali. La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del potere. Oggi il panorama mondiale ci presenta, tuttavia, molti falsi diritti, e – nello stesso tempo – ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi. Due settori intimamente uniti tra loro, che le relazioni politiche ed economiche preponderanti hanno trasformato in parti fragili della realtà. Per questo è necessario affermare con forza i loro diritti, consolidando la protezione dell’ambiente e ponendo termine all’esclusione.
Anzitutto occorre affermare che esiste un vero “diritto dell’ambiente” per una duplice ragione. In primo luogo perché come esseri umani facciamo parte dell’ambiente. Viviamo in comunione con esso, perché l’ambiente stesso comporta limiti etici che l’azione umana deve riconoscere e rispettare. L’uomo, anche quando è dotato di «capacità senza precedenti» che «mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico» (Enc. Laudato sì, 81), è al tempo stesso una porzione di tale ambiente. Possiede un corpo formato da elementi fisici, chimici e biologici, e può sopravvivere e svilupparsi solamente se l’ambiente ecologico gli è favorevole. Qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità. In secondo luogo, perché ciascuna creatura, specialmente gli esseri viventi, ha un valore in sé stessa, di esistenza, di vita, di bellezza e di interdipendenza con le altre creature. Noi cristiani, insieme alle altre religioni monoteiste, crediamo che l’universo proviene da una decisione d’amore del Creatore, che permette all’uomo di servirsi rispettosamente della creazione per il bene dei suoi simili e per la gloria del Creatore, senza però abusarne e tanto meno essendo autorizzato a distruggerla. Per tutte le credenze religiose l’ambiente è un bene fondamentale (cfr ibid., 81).


domenica 13 settembre 2015

UP WITH GEREMY!

Il nostro omaggio a Geremy Corbyn e alla sua vittoria nel Labour inglese

WE ARE ON YOUR SIDE, GEREMY!


giovedì 10 settembre 2015

Ma questi sono esseri umani, nostri fratelli e sorelle.O no?



Leonardo Boff*

Il grado di civilizzazione e di spirito umanitario di una società si misura dal modo come essa accoglie e convive con i differenti. Sotto questo aspetto, l’Europa ci offre un esempio deplorevole, che rasenta la barbarie. Essa appare così concentrata in se stessa e nelle sue conquiste, che le costa immensamente accogliere e convivere con i differenti.
Generalmente la strategia è stata e continua ad essere questa: o emarginare l’altro, o sottometterlo, o incorporarlo o annientarlo. Così è avvenuto nel processo di espansione coloniale in Africa, in Asia e soprattutto in America Latina. E’ arrivata a distruggere etnie intere, come quella dell’isola di Haiti e in Messico.
Il limite maggiore della cultura Europea Occidentale è la sua arroganza che si rivela nella pretesa di essere la cultura più alta del mondo, di avere la migliore forma di governo “la democrazia”, la migliore coscienza dei diritti, di essere la creatrice della filosofia e della tecnoscienza e, come se questo non bastasse di essere la portatrice dell’unica religione vera: il Cristianesimo. Tracce di questa superbia si trovano anche nel Preambolo della Costituzione dell’Unione Europea. Lì si afferma semplicemente:
“Il Continente Europeo è portatore di civiltà, i suoi abitanti la abitarono sin dall’inizio dell’umanità in successive tappe e che nel decorrere dei secoli hanno sviluppato valori-base dell’umanesimo: uguaglianza degli esseri umani, libertà e il valore della ragione…”
Questa visione è solo in parte rispondente a verità. Essa dimentica le frequenti violazioni dei diritti, le catastrofi che ha creato con ideologie totalitarie, guerre devastanti, colonialismo impietoso e imperialismo feroce che hanno soggiogato e paralizzato intere culture in Africa e in America Latina in contrasto frontale con i valori che proclama. La situazione drammatica del mondo attuale e le ondate di rifugiati venute dai paesi mediterranei sono dovute in grande parte, al tipo di globalizzazione che proclama, visto che configura, in termini concreti, una specie di occidentalizzazione tardiva del mondo, molto più che una vera planetarizzazione. 

mercoledì 9 settembre 2015

Revisione dei rapporti con la Madre Terra.



Non rinviabile.

Leonardo Boff*


L’Enciclica di Papa Francesco sulla “Cura della Casa comune” (Laudato Si’) viene considerata come enciclica “verde” allo stesso modo come quando diciamo economia “verde”. E’ un grande equivoco. L’Enciclica non pretende soltanto di essere “verde”, ma propone una ecologia “integrale”.
In verità, il Papa ha fatto un salto teorico della massima importanza andando al di là dell’ambientalismo verde pensando l’ecologia in una prospettiva olistica che include l’ambiente, la società, la politica, l’educazione, la vita quotidiana e spirituale. Lui si posiziona nel cuore del nuovo paradigma secondo il quale ogni essere possiede un valore intrinseco, rimanendo sempre in relazione con tutto, formando un’immensa rete, come del resto dice esemplarmente la Carta della Terra.
In altre parole, si tratta di superare il paradigma della modernità, che colloca l’essere umano fuori dalla natura e sopra di lei in qualità di “maestro e padrone” (Descartes). Questi pensava che la natura non possiede nessun altro significato tranne quando posta a servizio dell’essere umano che può sfruttarla a suo piacimento. Questo paradigma soggiace alla tecnoscienza che ci ha regalato tanti benefici, ma che allo stesso tempo ha maturato in sé l’attuale crisi ecologica a causa del  sistematico saccheggio dei suoi beni naturali.
E lo ha fatto con tale voracità che ha oltrepassato i principali limiti invalicabili (Sovraccarico della Terra). Una volta valicati, sono a rischio le basi fisico-chimico-energetiche che sostengono la vita (i climi, la scarsezza di acqua, i suoli, l’erosione della biodiversità, tra gli altri). E’ ora di fare una revisione dei conti con la Madre Terra: o ridefiniamo una nuova relazione basata sulla cooperazione con lei e così garantiamo la nostra sopravvivenza, oppure possiamo arrivare a conoscere un collasso planetario.

venerdì 4 settembre 2015

CONTRIBUTO A DEFINIRE UN QUADRO DI MASSIMA PER UNA REVISIONE DEI TRATTATI ; FUNZIONALE AD UN MUTAMENTO DI MODELLO DI SVILUPPO




                                              
                                             di Franco Bartolomei

A mio avviso dobbiamo impostare il nostro lavoro per definire un quadro di massima di modifica dei trattati istitutivi ( Maastricht e Lisbona ), che regolano il sistema Euro ed il ruolo della BCE ,attorno ad una ridefinizione del rapporto tra la BCE e le scelte di programmazione dello sviluppo e di definizione degli indirizzi del quadro economico , vincolanti per gli operatori privati ed il sistema del credito, e contrattate democraticamente con i poteri sovrani nazionali e regionali ,:
Questo lavoro di programmazone economica per esplicita disposizione costituzionale comunitaria sancita esplicitamente nei nuovi trattati , deve divenire , in una logica di superamento del modello neo-liberista e monetarista vigente , l'elemento centrale della nuova attivita' di governo di nuovi organi esecutivi comunitari , fondati su un diretto mandato politico democratico espressione di un reale potere sovrano dei corpi elettorali dei paesi del'unione .

La modifica dei trattati deve quindi tendere a ricostruire un sistema di poteri federali che ricostruiscano, anche a livello di governo europeo, quei poteri pubblici di intervento pubblico e di indirizzo economico che prima di Maastricht erano nelle mani degli stati nazionali , e che costituivano il quadro costituzinale che rendeva possibile le grandi passate politiche socialdemocratiche di riequilibrio , promozione ed incentivazione , che hanno accompagnato l sviluppo sociale economico e democratico , post bellico , dei paresi principali d'europa .

La BCE , quindi in tale nuovo quadro istituzionale caratterizzato da una riassegnazione al governo comunitario di poteri pubblici di governo delle scelte economiche degli operatori e degli indirizzi dei modelli sociali di riferimento , deve divenire essa stessa uno strumento di programmazione democratica dello sviluppo economico , in questo senso anch'essa vincolata in modo assolutamente innovativo ad agire , pur nel campo delle sue competenze tecniche specifiche , in un rapporto di cooperazione funzionale con le istituzioni politiche comunitarie , e non piu' come il garante esclusivo di una stabilita' della moneta comunitaria che agisce esclusivamente in qualita' di guardiano del rispetto dei parametri di stabilita' contro ogni possibile sforamento della spesa ,operato dagli stati sotto la pressione della necessita' di impostare politiche anticicliche .

giovedì 3 settembre 2015

NON CI SONO PIU' RISORSE NELLA DISPENSA DELLA CASA COMUNE.



Leonardo Boff*

La Terra è un pianeta piccolo, vecchio, con i suoi 4,44 miliardi di anni, 6400 km di raggio e 40.000 di circonferenza. Circa 3,8 miliardi di anni fa si sviluppò in lei ogni tipo di vita e da circa 7 milioni di anni, un essere cosciente e intelligente, superbamente attivo e minaccioso: l'essere umano. Di preoccupante c'è il fatto che la Terra ormai non ha più risorse sufficienti nella sua dispensa per fornire alimenti e acqua i suoi abitanti. La sua biocapacità si sta indebolendo di giorno in giorno.

Il giorno 13 agosto è stato il Giorno del Sovraccarico della Terra (Eart Overshooting Day). Questa è l'informazione ricevuta dalla Rete dell'Impronta Globale (Global Footprint Network), la quale insieme con altre istituzioni come il WWF o il Living Planet seguono sistematicamente lo stato della Terra. L'impronta ecologica umana (quanto di beni e servizi ci serve per vivere) è stata oltrepassata. Le riserve della  Terra si sono esaurite e abbiamo bisogno di 1,6 pianeti per venire incontro alle necessità nostre senza considerare quelle molto importanti della grande comunità di vita (fauna, flora, microrganismi). Nel nostro linguaggio di tutti i giorni: la nostra carta di credito è in rosso.

Fino al 1961 avevamo bisogno di appena il 63% dei beni e servizi della Terra,  per venire incontro alle nostre richieste. Con l'aumento della popolazione e dei consumi già nel 1975 avevamo bisogno del 97% della Terra. Nel 1980 noi si pretendeva il 100,6%, primo Sovraccarico dell'impronta ecologica planetaria. Nel 2005 eravamo arrivati alla cifra di 1,4 pianeti. Attualmente nell'agosto del 2015 siamo a 1,6 pianeti.

Se ipoteticamente volessimo, ci dicono i biologi e i cosmologi, universalizzare il tipo di consumo che i paesi opulenti pretendono per sé, sarebbero necessari cinque pianeti uguali all'attuale, il che è assolutamente impossibile oltre che irrazionale (cf. R.Barbault, Ecologia generale 2011, p.418).

martedì 18 agosto 2015

Tra il dire e il fare il Risorgimento Socialista






In questo scorcio d'estate finalmente meno torrido, vale la pena di approfittare della momentanea assenza della calura per fare alcune considerazioni a mente rinfrescata da alcune vicende e da alcuni spunti meditativi.
Dove va il famigerato Risorgimento Socialista?
Apparentemente esso procede come un treno, dalla prima assemblea di marzo a quella di giugno, fino alle prossime tappe che saranno ad ottobre e a quella finale del 28 novembre.
Procede senza deragliare?
C'è da augurarsi di sì, anche se tuttora non ci è dato di saperlo con estrema certezza, però più si paventa un rischio del genere, e più, generalmente, un percorso non può che rallentare.
Vediamo di osservarne alcuni dettagli. La prima assemblea di marzo è stata sicuramente, data la novità in corso, la più partecipata e la più “larga” che si potesse osservare o presumere di avere.

lunedì 10 agosto 2015

CRISI E AUTOREALIZZAZIONE



Leonardo Boff*

Si parla quasi soltanto di crisi e, crisi delle crisi, quella della Terra e della vita, minacciate di scomparsa, come ha accennato papa Francesco nella sua enciclica su «La cura della casa comune». Ma tutto quello che vive è segnato da crisi: crisi della nascita, della gioventù, della scelta del partner o della partner per la vita, crisi della scelta della professione, crisi del "demonio di mezzogiorno" come Freud chiamava la crisi dei 40 anni quando ci accorgiamo che stiamo arrivando alla cima della montagna e bisogna cominciare a scendere. E infine la grande crisi della morte quando passiamo dal tempo all'eternità.

La sfida posta a ciascuno non è come evitare le crisi. Esse sono inerenti alla nostra condizione umana. La questione è: come affrontarle. Qual è il loro insegnamento e come crescere con loro. Da qui passa il cammino della nostra autorealizzazione e della nostra maturità come esseri umani.

Ogni situazione è buona, ogni luogo è eccellente per confrontarci con noi stessi e tuffarci nella nostra dimensione profonda, per lasciare emergere l'archetipo di base che portiamo con noi (quella tendenza di fondo che sempre ci batte in testa e che attraverso di noi vuole farsi vedere e fare la sua storia che è pure la nostra vera storia. Qui nessuno può sostituire un altro. Ognuno sta solo. È un compito fondamentale dell'esistenza. Ma, se è fedele in questo cammino, la persona non sta più da sola. Ha costruito un Centro personale a partire dal quale può incontrarsi con tutti gli altri viandanti. Da solitario diventa solidario.
La geografia del mondo spirituale è differente da quella del mondo fisico. In questa i paesi si toccano ai confini. Nell'altra, al Centro. L'indifferenza, la mediocrità, l’assenza di passione nella ricerca del nostro IO profondo che ci distanzia dal nostro Centro e dagli altri e così perdiamo le affinità, sembra che stiamo al loro fianco, in mezzo a loro e pensando di stare al servizio loro.

martedì 4 agosto 2015

La sfida permanente: aver cura di sé



                             
                                     Leonardo Boff*

Lettrici, lettori
Basta con la politica. Pensiamo un po' alla nostra povera, infelice/felice esistenza.
Assumendo la categoria «cura», nei rapporti verso la Madre Terra e verso tutti gli esseri, papa Francesco ha rinforzato non soltanto un comportamento, ma un vero paradigma che rappresenta un'alternativa al paradigma della modernità, che è la volontà di potere, causa di tanti danni.
Dobbiamo aver cura di tutto, anche di noi stessi, dato che siamo il più vicino dei prossimi e, al tempo stesso, il più complesso e più indecifrabile degli esseri.
Sappiamo chi siamo? Perché esistiamo? Dove andiamo? Riflettendo su queste domande improcrastinabili, è utile ricordare il giudizio di Blaise Pascal (†1662) forse il più corrispondente alla realtà.
Che cos'è l'essere umano nella natura? Un nulla davanti all'infinito, un tutto davanti al nulla, un asse tra il nulla e il tutto, ma incapace di vedere il nulla da dove è venuto e l'infinito dove va (Pensées, § 72).
In verità, non sappiamo chi siamo. Soltanto dubitiamo come direbbe Guimrães Rosa. Nella misura in cui stiamo vivendo e soffrendo, lentamente scopriamo chi siamo. Insomma: espressione di quella Energia di fondo (immagine di Dio?) che tutto sostiene e tutto dirige.
Insieme a quello che di fatto siamo, esiste anche quello che potenzialmente possiamo essere. Il potenziale appartiene pure alla realtà, e chissà che non sia la nostra parte migliore. A partire da questo sfondo è opportuno elaborare chiavi di lettura che ci orientino nella ricerca di quello che vogliamo e possiamo essere.
È in questa ricerca che la cura di se stessi svolge un ruolo decisivo. Non si tratta, in primo luogo, di stare a guardare narcisisticamente il nostro io, il che porta, generalmente, non a conoscere se stessi ma a identificarsi con una immagine proiettata da se stessi e, per questo, falsa e alienante.