Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

sabato 15 aprile 2017

VIVIAMO PER MORIRE O MORIAMO PER RISUSCITARE?

                                        





                                                  di  Leonardo Boff



La Chiesa non annuncia mai solo la croce e non proclama mai solo la gioiosa notizia della resurrezione di Cristo. Croce e resurrezione costituiscono l'unità di uno stesso avvenimento: colui che è stato disprezzato sulla croce, è stato anche resuscitato alla gloria. Annunciare solo il martirio della croce esalterebbe il coraggio e l'abnegazione di un eroe in favore degli uomini, ma ci lascerebbe senza speranza. Annunciare solamente la resurrezione genererebbe certamente euforia ma ci lascerebbe insensibili di fronte al destino dei crocifissi della storia. Annunciando la morte e la resurrezione insieme, come fanno i vangeli, vogliamo professare la vittoria della vita sulla morte e l'irruzione della luce liberatrice a partire dalle tenebre dell'oppressione.
Possiamo comprendere a fondo il significato della resurrezione solo se prendiamo sul serio gli interrogativi radicali del cuore. Per tutti la morte è un enigma e un mistero. Che senso ha la vita, se procede inesorabilmente verso la morte? Il senso che diamo alla morte costituisce il senso che diamo alla vita. Se la morte significa dissoluzione della vita, questa perde tutto il suo valore.
Più angosciosa ancora è quest'altra questione: che senso ha la morte degli innocenti, di coloro che si sono impegnati a rendere la vita più giusta e più umana e sono stati violentemente eliminati? Chi può rendere loro giustizia? È sufficiente un minuto di silenzio per i martiri anonimi sacrificatisi per i diritti degli umiliati e degli offesi? Le rivoluzioni vittoriose non possono resuscitarli perché partecipino dei frutti del loro sacrificio. Siamo condannati a vivere per dovere alla fine morire? O al contrario, la morte e la resurrezione di Gesù ci insegnano un'altra verità, che, cioè, viviamo e moriamo per resuscitare?
Il mistero pasquale della morte e della resurrezione di Gesù risponde a tali questioni. La vita chiama la vita; la morte non distrugge la vita, apre solo alla possibilità di un'altra forma di vita più alta e piena, perché realizzata nello spazio dell'eternità. Alla fine non c'è un muro, ma una porta che si apre. La morte violenta di quanti si sono impegnati per la giustizia non è assurda. Apre l'accesso alla pienezza della vita, perché Gesù è stato condannato per il suo impegno a favore della giustizia del Regno di Dio e la sua resurrezione è venuta a legittimare questo tipo di morte. Morire così non è solo degno e santo. È ereditare la resurrezione, che significa pienezza della vita umana in Dio.
Questa vita nuova non irrompe dopo la morte. È più forte della morte, è anteriore alla morte. San Pietro, nel suo discorso negli Atti degli Apostoli, descrive, in una frase, com'era questa vita: Gesù di Nazaret, consacrato in Spirito Santo e potenza "passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (Atti, 10,38). Un'esistenza totalmente dedita al bene e alla liberazione degli oppressi non avrebbe potuto essere ingoiata dalla morte. Dio avrebbe smesso di essere quello che è, il Dio vivo e creatore di vita.
Il trionfo della vita di Cristo è talmente potente che coinvolge la vita di tutti coloro che assumono la sua causa: cominciano anch'essi a resuscitare (cfr Rm 6,3-13; 8,11.17).
Paolo evidenzia il fatto che siamo già stati resuscitati con Cristo (Col 3,1; Ef 2,5-6); certamente non si tratta di un fatto concluso, poiché abbiamo davanti a noi tutto il pellegrinaggio terreno, ma realmente un fatto già iniziato. È qui che risiede la fonte della gioia e della giovialità cristiane. Dopo che Cristo è resuscitato, non hanno più senso la tristezza e la paura angosciosa della morte. La morte è stata smascherata come uno spauracchio che metteva paura alla vita: "la morte è stata ingoiata per la vittoria" (1Cor 15,55). 
La resurrezione è un processo di vita nuova nel quadro della vecchia. Tutto ciò che fa crescere la vita nella sua autenticità umana sta alimentando i semi di resurrezione depositati nel nostro corpo mortale. Quello che rende la vita autenticamente umana è la ricerca dell'amore disinteressato, l'impegno per la giustizia di tutti, soprattutto degli oppressi, lo sforzo di creazione di strutture di convivenza fraterna, la capacità di perdonare e di sperare contro ogni speranza.
La morte libererà la potenza di questa vita nuova e le affiderà un'espressione simile a quella di Cristo glorioso (cfr Col 3,4). La resurrezione è dono prezioso di Dio, ma anche costruzione onerosa dell'essere umano, che già comincia nel presente e maturerà fino all'eternità.

martedì 11 aprile 2017

LA PLANETIZZAZIONE / GLOBALIZZAZIONE





Leonardo Boff*

Oggi c’è un forte confronto con il processo di globalizzazione, esacerbato da Donald Trump che ha calcato la mano su “l’America innanzi tutto,” diciamo meglio, “solo l’America”. Muove  guerra contro le corporazioni globalizzate a favore delle corporazioni dentro gli Stati Uniti.
Importante capire che si tratta di una lotta contro le grandi società economico- finanziarie che controllano grande parte della ricchezza mondiale nelle mani di un numero piccolissimo di persone. Secondo J. Stiglitz premio nobel per l’economia, abbiamo l’1 % dei miliardari contro il 99% di dipendenti impoveriti.
Questo tipo di globalizzazione è di natura economico-finanziario, mastodontica e a dire di Edgar Morin, siamo all’era di ferro della globalizzazione, che è più di una semplice economia. Si tratta di un processo irreversibile, una nuova tappa della evoluzione della Terra, a partire dal momento in cui l’abbiamo scoperta. Contemplandola venendo dal di fuori, come ce lo testimoniarono gli astronauti a partire dalle loro navi spaziali. Qui è chiaro che la Terra e l’Umanità formano una unica entità complessa.
E’ il grande impatto la testimonianza dell’astronauta nord-americano John W. Young, in occasione del quinto viaggio alla luna il giorno 16 aprile 1972: “Laggiù in basso, sta la Terra, un pianeta azzurro-bianco, bellissimo, risplendente, la nostra patria umana. Da qui alla luna io lo trattengo sul palmo della mia mano. E da questa prospettiva non ci sono sulla Terra né bianchi né neri, né divisioni tra est e ovest, né comunisti né capitalisti, né nord né sud. Tutti formiamo un’unica Terra. Dobbiamo imparare ad amare questo pianeta di cui facciamo parte”.