“Io non sapevo che i
piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto (o
alle Fosse Ardeatine) e in moltissime altre località. Ma lo fecero
tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in
operazioni anti-terrorismo, come i marines in Iraq. Non sapevo che,
nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne
meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico; o come i
marocchini delle truppe francesi, in Ciociaria, nell’invasione, da
Sud, per redimere l’Italia dal fascismo. Ignoravo che, in nome
dell’Unità nazionale, i fratelli d’Italia ebbero pure diritto di
saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma, E
che praticarono la tortura come i marines a Abu Ghraib, i francesi in
Algeria, Pinochet in Cile. Non sapevo che in Parlamento, a Torino, un
deputato ex-garibaldino paragonò la ferocia e le stragi piemontesi
al Sud a quelle di “Tamerlano, Gengis Khan e Attila”. Un altro
preferì tacere “rivelazioni di cui l’Europa potrebbe
inorridire”. E Garibaldi parlò di “cose da cloaca”.
Questo è l'inizio di
"Terroni" il libro pù letto del 2011, scritto da Pino
Aprile ed edito dalla Piemme.
I crimini dei piemontesi
sono senza soluzione di continuità. Il Sud fu messo a ferro e fuoco
nel 1860 e dintorni, sia dai garibaldini che da parte di reparti
dell'esercito piemontese, primi fra tutti i l corpo dei
Bersaglieri.Le stragi cominciarono a Genova nel 1849, quando i
bersaglieri di Alfonso La Marmora misero a sacco la città
massacrando oltre 700 genovesi che inneggiavano alla repubblica.
Soldati che nelle pianure padane, contro il nemico austriaco, avevano
tentennato per poi scappare, di fronte ai cittadini inermi si
dimostrarono indefessi e inarrestabili: armi in pugno squadre di
Bersaglieri depredarono casa per casa la città, non risparmiando
neanche alcuni edifici religiosi, passando per le armi chi provava a
resistere; le cronache parlano di stupri e vessazioni, rastrellamenti
e umiliazioni.
Vittorio Emanuele, il
futuro primo re d’Italia, si congratula personalmente con il
generale, attraverso una lettera scritta in francese, dove si
rallegra per la “vittoria”, definendo gli insorti “vile e
infetta razza di canaglie”.
Il Sacco di Genova venne
col tempo cancellato dalla grande storia del Risorgimento, ma la
ferita rimase sanguinolenta per anni, portando cicatrici che ancora
oggi possiamo osservare; i Bersaglieri dovettero attendere la fine
del secondo conflitto mondiale per poter rimettere piede in città, e
solo nel 1994 questi vennero festeggiati in un loro raduno nazionale;
in giro per la città, poi, si possono ancora trovare frammenti e
palle di cannone incastonate nei muri delle case. Nel 1860, il ligure
Garibaldi,invase la sicilia su ordine di Cavour e fece stragi a
Bronte, Nicosia, Biancavilla, Leonforte, Racalmuto, Niscemi,
Trecastagni, San Filippo D’Agira, Castiglione Noto, Regalpetra.Il
solo Nino Bixio diede luogo a settecento fucilazioni.
Questi personaggi,
tutti massoni e servi di una monarchia tra le più infami del mondo,
sono additati da una storiografia massonica: Eroi. I piemontesi si
macchiarono di crimini orrendi nel Sud. Moltissimi paesi vengono
mjessi a ferro e fuoco, distrutti, massacrati: Gioa del Colle, Gaeta,
Vieste, Montecillone, Isernia, Auletta, Pietralcina, Paduli, Nola,
Scurcola, il Teramano, Casamari, Montefalcione, Pagese, San Martino,
San Marco in Lamis, Cotronei, Guardiaregia, Vico, Rignano, Palma,
Barile, Campochiaro, Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro, ed altri
Paesi. Da 41 a 81 secondo i vari documenti. La ricerca storica è
solo agli inizi, ma non vi fu paese o villaggio del Sud non toccato
dalle armi delle colonne mobili dei bersaglieri.
Nel 1996 venne
pubblicato dalla GranMelò " I Savoia e il massacro del Sud",
un libro che raccontò la raccapricciante strage di Pontelandolfo e
Casalduni che vennero bruciate. I morti furono oltre mille. I
criminali non erano nazisti o fascisti, ma i bersaglieri del
colonnello Negri, su ordine di Cialdini. I bersaglieri ebbero libertà
di stupro e di saccheggio, violentarono e uccisero sull’altare le
donne che si erano rifugiate in chiesa; diedero fuoco ai due paesi,
con la gente nelle case. I bersaglieri assalirono il paese con
scariche di fucili, abbattimento di porte e finestre: uccisero
bambini, giovani, vecchi, donne e fanciulle, molte di esse dapprima
stuprate. Molti soldati si impossessarono di danaro, oro e altri
oggetti di valore. Profanarono anche la Chiesa Madre rubando i doni
votivi e finanche la corona d’oro della Madonna. Poi il paese dopo
la mattanza fu dato alle fiamme, facendo abbrustolire i morti e
quanti, ancora feriti o infermi, nelle proprie case imploravano
vanamente e cristianamente aiuto!”.
Il governo sabaudo poi
concesse la prima medaglia d’oro alla bandiera dei bersaglieri, per
questa azione a Pontelandolfo…..Pier Eleonoro Negri, l’alto
ufficiale che comandava la spedizione punitiva, era considerato nella
città iberica (Vicenza) “un eroe” e non un uomo che a
Pontelandolfo “si comportò da macellaio della peggior risma”.
Ancora oggi il
macellaio che guidò la mattanza, il nobile vicentino Pier Eleonoro
Negri, viene onorato ogni anno con la deposizione, da parte del
sindaco, di una corona d’alloro, dinanzi alla lapide che lo
ricorda. «Posso io assumermi la responsabilità di cancellare la
prima medaglia d’ oro dei bersaglieri?», ha detto il sindaco a
Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che hanno dedicato tre pagine
alla vicenda, sul Corriere della Sera. Ma a far venire i brividi è
la frase riportata subito dopo dai due colleghi del Corsera: “Quanto
all’ associazione del corpo «piumato», il presidente vicentino
Antonio Miotello ha detto ad Antonio Trentin, del Giornale di
Vicenza, che non se ne parla neanche: «Era in zona di guerra. Eseguì
degli ordini»”.Pino Aprile, autore di "Terroni" risponde
pacatamente:Capito? Era in zona di guerra, eseguì gli ordini. A
parte il fatto che quella zona era divenuta di guerra, perché
l’esercito di cui faceva parte Negri la invase, la mise a ferro e
fuoco e la depredò, senza nemmeno averla dichiarata la guerra; ma se
la guerra (d’invasione) giustifica le rappresaglie, gli stupri, il
saccheggio, le fucilazioni di massa, allora chiediamo scusa ai
macellai nazisti Reder, Kappler, Heichmann.
Abbiamo processato
(“abbiamo”, intendendo il mondo che si ritiene civile) a
Norimberga quelli che credevano di poter giustificare il massacro di
propri simili dicendo di aver “soltanto eseguito ordini”. Vale
solo per gli altri? Anche Saddam Hussein è stato processato e
giustiziato, per aver eseguito rappresaglie contro città di suoi
connazionali. Vale solo in Iraq? I massacri continuarono in Sicilia
nel 1862. A castellammare del Golfo i bersaglieri del Genrale
Quintini fucilarono decine di persone, repubblicani e borbonici, tra
le quali anche una ragazzina di otto anni: Angelina Romano. Nel
1866, i piemontesi misero a ferro e fuoco Palermo. I morti
ammontarono a settemila.La città bombardata da terra e dal mare, i
cittadini si rivoltarono contro lo stato centralista sabaudo, contro
la monarchia. Gridavano "libertà, a morte i Savoia",
furono tutti massacrati.
Nel 1893 a Giardinello
in provincia di Palermo le guardie comunali spararono sui contadini,
i morti furono una decina e ferendone moltissimi; altri morti a
Lercara Friddi ( Palermo),a Gibellina (Trapani), a Santa Caterina
Villermosa, ( Caltanissetta) e in molte altre località. Il 3 gennaio
del 1894 Crispi proclamò lo stato d'assedio ( Crispi era socialista
e garibaldino) in tutta la Sicilia e il generale francesco Morra
ristabilì l'ordine con tanti morti sulle strade e sulle piazze di
tanti paesi; inoltre furono da lui arrestati e defeniti ai tribunali
militari circa duemila cittadini. Pasquale Scimeca, in un bel
documentario ha rappresentato ciò rappresenta ciò che è successo a
Caltavuturo il 22 gennaio del 1893...quando i bersaglieri monarchici,
che niente hanno a che fare con quelli della nostra repubblica,
sterminarono i contadini che reclamavano terra e libertà.. Speriamo
che il presidente della repubblica ricordi quei martiri, morti per
dare a tutti noi una repubblica equa, per dare ai loro figli un pezzo
di pane nero e per dare a tutti noi la libertà. Il Nord non fu
immune da stragi: la repressione contadina per la tassa sul macinato
è emblematica, forse ammontarono ad oltre duecento i morti,
moltissimi gli incarcerati.
Nel 1898 Milano fu
bombardata da Bava Beccaris, i morti ammontarono a circa trecento. Il
generale fu decorato da Umberto I°, poi assassinato da Gaetano
Bresci a Monza. In questi giorni a Gaeta è stato presentato un libro
su Enrico Cosenz, pubblicato a spese della provincia di Latina, con
soldi nostri. Cosenz era nato a Gaeta, ufficiale della Nunziatella,
traditore della patria duosiciliana, prestato a Garibaldi dai
piemontesi per lo sbarco in Sicilia. E' considerato un eroe. A Latina
i bersaglieri si accingono a far festa, forse orgogliosi delle gesta
dei loro antenati. Noi siamo per una repubblica nata sulle ceneri del
fascismo e di Casa Savoia e non apprezziamo chi inneggia ai nazisti
del 1800. E' solo retorica risorgimentale, quella che ha portato
l'Italia alla fame in 83 anni di regno sabaudo, quella che ha fatto
emigrare 30 milioni milioni di meridionali, quella che matò un
milione di contadini chiamandoli Briganti. Basta! Viviamo in una
repubblica. In Francia hanno abolito tutto ciò che fu monarchico,
hanno usato la ghigliottina. In Israele non hanno strade intitolate a
Hitler o a Kapler. Negli USA hanno strade intitolate al generale Lee
e agli eroi della confederazione del Sud, e quelli del Nord.
Nell'Italia repubblicana ricordano ancora assassini e criminali di
guerra fatti passare per eroi da una storiografia di parte
monarchica. Dura a morire.
Al governo abbiamo un
massone, eletto da nessuno. Il prossimo anno ci saranno le elezioni.
Che repubblica abbiamo?
Antonio Ciano
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