Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

sabato 28 novembre 2015

Intervento all'Assemblea Costituente del Risorgimento Socialista del 28/11/2015



Intervento all'Assemblea Costituente del Risorgimento Socialista del 28/11/2015


Carissime compagne e compagni,
non ho molto da dire oggi, oggi piuttosto ho molto da festeggiare, perché finalmente vedo compiuta un'opera per cui ho lottato insieme a molti di voi da vari anni, almeno sette.
Quel che avevo da dire, in gran parte l'ho già detto nelle precedenti riunioni di marzo e di ottobre, in merito a quel che dobbiamo lasciare alle nostre spalle: il mondo degli zombies di un socialismo che, non solo non esiste più e che è stato crocifisso nei vari job act, deforme costituzionali (come le chiama il compagno Besostri), deforme elettorali, sfasciamento definitivo della scuola e in tutto ciò che ha reso l'unico partito socialista che, fino ad ora è esistito in Italia, un misero valvassino del partito che è riuscito dove Berlusconi ha sempre fallito, ma che ora, squilla pure le trombe di guerra e rulla i suoi tamburi, per mezzo del suo organo l'Avanti, ridotto al ruolo di tamburino delle nuove guerre a venire. Roba che Matteotti si rigirerà sicuramente nella tomba come una trottola.
Ma ho anche già detto quello a cui dobbiamo andare incontro: il recupero e l'innovazione dei nostri valori di sempre, legati al mondo del lavoro, della scuola, della tutela dell'ambiente, della pace, dei servizi e dei beni pubblici e comuni, e pure, vorrei sottolienare, perché questo nostro nome è emblematico, al rilancio di una Patria che in Europa stia in piedi e non in ginocchio a prendere ordini economici dalla Germania e militari dagli Stati Uniti.
Ci sono infatti questioni patriottiche che i Socialisti devono seriamente considerare e che, altrimenti, restaranno retaggio di una destra beceramente xenofoba, guerrafondaia e timocratica.

domenica 22 novembre 2015

ISIS: ULTIMO PRODOTTO DEL CAPITALISMO GLOBALIZZATO





Da che mondo è mondo, i mostri servono per alimentare le paure e per usare queste ultime al fine di esercitare e potenziare il controllo ed il potere su qualcuno.
Si comincia con i bimbi per contenere e controllare la loro imprevedibilità, raccontando loro favole che li spaventano, per poi rassicurarli, se si lasceranno docilmente guidare dagli adulti. Si prosegue con la scuola che minaccia bocciature ed emarginazione, e si conclude con la minaccia più grande: quella che se non sei merce da vendere nel mercato, non solo non vali, ma non sei proprio nulla.
Questa è la logica del capitalismo e della società borghese, in cui il riconoscimento sociale è indissolubilmente legato alla indiscutibilità della legge del valore, al rapporto cioè tra la domanda e l'offerta, in un mercato globale in cui esseri umani e natura sono ridotti a merce per fini di profitto.
Una logica, di fatto, tra le più autoritarie ed assolutiste, poiché tende a mettere ai margini fino all'annichilimento,  tutto ciò che l'ostacola e chiunque non si adegui ad essa.
Sappiamo bene che il terrorismo internazionale, e specialmente quello definito “di natura islamica”, è risultato inversamente proporzionale alla fine del comunismo e alla riduzione dell'ideologia socialista e comunista nel mondo. Per cui, tanto più quella è arretrata, tanto più il fondamentalismo è avanzato. Per due fondamentali motivi: sia perché la contrapposizione est-ovest, in termini ideologici, in realtà separava uno stesso condominio, di cui il muro di Berlino era barriera interna allo stesso mondo condominiale, in cui capitalismo di stato e di corporazione si contrapponevano solo in maniera apparente, sia perché il vuoto lasciato dalla ideologia socialista, pur tuttavia considerata come strumento di rivalsa e di emancipazione dei popoli poveri contro quelli ricchi e le loro oligarchie fiduciarie, è stato coperto soprattutto dal progredire della religione islamica e dai suoi fondamentalismi.

UN SIMBOLO, UNA STORIA, UNA MISSIONE.





C'era una volta un simbolo che ha accompagnato la storia del Novecento e, in Italia ha sempre contraddistinto le lotte dei lavoratori, le loro conquiste in campo sociale e civile, la difesa della democrazia, sin dalla nascita: con la Resistenza e la Costituzione.
Quel simbolo fu adottato, per la prima volta, dal Partito Socialista che, anche grazie ad esso, nel 1919, raggiunse il massimo dei consensi mai raggiunti in Italia.
Purtroppo ciò non bastò ad arginare la reazione clerical-fascista, anzi, la scatenò fino al punto che alla fine venne vietato, come quello di ogni altro simbolo di partito, e come la democrazia stessa che, in Italia, venne sepolta da venti anni di dittatura e da tre guerre rovinose, l'ultima delle quali ridusse il nostro Paese in macerie, portandoci ad avere una sovranità limitatissima.
Ciò che ci impedì di metterci seduti e di farci dettare la Costituzione da chi, pur liberandola, invase l'Italia, fu la lotta di liberazione: la Resistenza fatta, nella maggior parte dei casi, anche in nome di quel simbolo, da brigate partigiane che pagarono il tributo più alto, in termini di sangue e di morti, per la rinconquista della libertà.
Quel simbolo, per più di 40 anni, è stato quello della sinistra e dell'opposizione alla continuità di un regime clericale, in cui è perdurata la collusione tra mafie, clientele e corruzione.
In nome di quel simbolo, della tradizione e dei valori che esso rappresentava, sono stati varati lo Statuto dei Lavoratori, la scuola media unica, la nazionalizzazione dei servizi essenziali, il divorzio, è stato combattuto il terrorismo, è stata combattuta fino al martirio la mafia, si è difeso il potere d'acquisto dei lavoratori, si sono svolte lotte decisive, in campo nazionale ed internazionale, contro la riduzione della libertà e contro l'umiliazione della giustizia sociale.

domenica 15 novembre 2015

Nel nome di Dio, Compassionevole e Misericordioso



Con un ricordo commosso delle vittime degli attentati terroristici di Parigi, siamo altresì consapevoli che i peggiori nemici dell'ISIS e dell'integralismo criminale sono proprio quei musulmani che si sono integrati con le popolazioni europee, e vivono in pace accettando le regole democratiche, lavorando e contribuendo al PIL e ai versamenti pensionistici di tutti noi.
Solo con il loro contributo essenziale può essere sconfitto un fenomeno che si alimenta mediante la rabbia e la violenza che cresce a dismisura nella frustrazione, nella guerra e nella impossibilità di immaginare un futuro.
Le rivolte nelle banlieu francesi erano già un segnale evidente che qualcosa di grosso stava crescendo. Si è fatto probabilmente molto poco per capire, interpretare e andare incontro al disagio crescente che, alla fine, ha probabilmente innescato la miccia della situazione altamente esplosiva del tragico venerdì di Parigi, perché è impossibile immaginare un'azione del genere senza una rete di complicità all'interno della stessa capitale francese.
Il modo migliore per disinnescare sul nascere questi fenomeni è contare su una fitta rete di persone che circolano nelle comunità che sono musulmane e che parlano arabo e che non sono dalla parte del terrore, ma da quella della convivenza civile, e che possono validamente collaborare per la scoperta, la prevenzione e la repressione, è impedire che i governi agiscano impunemente intervenendo arbitrariamente a scatenare guerre dalle conseguenze disastrose ed imprevedibili, come è accaduto in Libia e in Siria. Ed è infine superare la logica dei blocchi contrapposti, collaborando validamente con chi consegue i risultati migliori contro il terrore, in questo caso la Russia.
Scatenare guerre, non capire il disagio interno e pensare solo di risolverlo con la repressione, sanzionare coloro con cui invece si dovrebbe collaborare, equivale a sputare in aria e attendere che ci ricada lo sputo in testa.
Cordoglio e consapevolezza, lucidità e capacità di reazione adeguata. Non deve prevalere lo spirito guerrafondaio, ma la capacità di scardinare dall'interno le cellule che alimentano il terrore.
Se la guerra, la xenofobia, il razzismo o il neofascismo dovessero avere la meglio, in nome della paura, la vittoria del terrorismo sarebbe totale.
Ogni Sura del Corano inizia con la stessa frase: "In nome di Dio, compassionevole e misericordioso"
Chi uccide in nome di Dio, bestemmia Dio.
NON PRAEVALEBUNT

C.F.

URGENZA DI UNA ECOLOGIA INTEGRALE



Leonardo Boff*
Una delle affermazioni fondanti il nuovo paradigma scientifico e di civiltà è il riconoscimento della inter-retro-relazione di tutti con tutti, fino a formare la grande rete terrestre e cosmica della realtà. Coerentemente, la Carta della Terra, uno dei documenti fondamentali di questa visione delle cose, afferma: “Le nostre sfide ambientali, economiche, politiche, sociali e spirituali sono correlate e insieme possiamo  formulare soluzioni includenti (Preambolo, 3).  
Il Papa Francesco nella sua Enciclica sulla cura della Casa Comune si associa a questa lettura e sostiene che “per il fatto che tutto sta intimamente relazionato e che i problemi attuali esigono uno sguardo aperto a tutti gli aspetti della crisi mondiale (n. 137), si impone una riflessione sulla ecologia integrale perchè solo questa dà conto dei problemi dell’'attuale situazione del mondo. Una tale interpretrazione integrale e olistica ottiene una spinta incalcolabile data l'’autorità con cui siamo soliti investire la figura del Papa e la natura della sua Enciclica, indirizzata a tutta l’umanità e a ciascuno degli abitanti del globo. Non si tratta più soltanto della relazione e dello sviluppo con la natura, ma dell’'essere umano con la Terra intesa come un tutto e con beni e servizi naturali, gli unici che possono sostenere le condizioni fisiche, chimiche e biologiche della vita e garantire un futuro alla nostra civiltà.

domenica 8 novembre 2015

Lettera di sostegno al Papa





Aggiungiamo la nostra firma a quella di coloro che hanno già sottoscritto questa bella lettera.
Caro Papa Francesco, sei solo in Vaticano, ma non sei affatto solo nel mondo, ed il destino di un Cristiano è "essere nel mondo ma non del mondo"

C.F. 
                                   Leonardo Boff e tanti altri..
 
     Caro Papa Francesco,
             
Siamo molti in America Latina, in Brasile e in Caraibe e altri parti del mondo che seguiamo preoccupati la stretta opposizione e gli attacchi che ti fanno minoranze conservatrici potenti dentro e fuori della Chiesa. Assistiamo perplessi a qualcosa di inusitato negli ultimi secoli: la ribellione di alcuni cardinali conservatori contro il tuo modo di condurre il Sinodo e, soprattutto, la Chiesa Universale. 

La lettera strettamente personale, a te diretta, è trapelata alla stampa, come era successo prima con la tua enciclica «Laudato Si’», violando i principi di un giornalismo etico.
 

Tali gruppi conservatori pretendono un ritorno al modello di Chiesa del passato, concepita come una fortezza chiusa piuttosto che come “un ospedale di campagna con porte aperte ad accogliere qualsiasi persona che bussi”; Chiesa che dovrà “cercare e accompagnare l’umanità di oggi non a porte chiuse il che tradirebbe se stessa e la sua missione e, invece di essere un ponte, diventerebbe una barriera”. Queste sono state le tue parole coraggiose.
 

Gli atteggiamenti pastorali del tipo di Chiesa proposto nei tuoi discorsi e nei tuoi gesti simbolici si caratterizzano per l’amore caloroso, per l’incontro vivo tra persone e il Cristo presente tra noi, per la misericordia senza limiti, per la “rivoluzione della tenerezza” e per la conversione pastorale. Questa implica che il pastore abbia “odore di pecora” perché convive con lei e l’accompagna lungo tutto il percorso.

 

Ci dispiace che tali gruppi conservatori sappiano al massimo dire no. Vorremmo ricordare a questi fratelli le cose più ovvie del messaggio di Gesù. Lui non è venuto a dire no. Al contrario Lui è venuto a dire . San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi ci ricorda che “Il Figlio di Dio è stato sempre …perché tutte le promesse di Dio sono  in Gesù” (2 Cor. 1,20).
 

Nomina sunt consequentia rerum? (A proposito di Risorgimento Socialista)



Nomina sunt consequentia rerum?
Parlando seriamente, e non da settari: la "sinistra italiana" elettoralmente è un ossimoro, perché, in Italia, la "sinistra" non ha mai governato né governerà mai, dato che non raggiungerà mai i consensi necessari per farlo.
Renzi stesso si è ben guardato dal definirsi "di sinistra", in campagna elettorale, usa quel termine solo per motivi di comodo. Dice per altro, che a sinistra del PD non c'è spazio e che una operazione del genere non farebbe altro che favorire la destra. Ma, anche in ciò, è facile smascherare la sua millantatura. Infatti, non c'è modo migliore di favorire la destra che governare insieme ad essa, definendosi, come lui fa, di sinistra.
Una sinistra "color cacarella" che valuta "caso per caso" e in casi più importanti, come Milano, è pronta a sostenere il PD, è utile solo a Renzi, per consentirgli di praticare la politica dei due forni..o delle due damigelle: della serie, "Non me la dai tu, cara destra? Allora me la darà la mia amichetta di sinistra".
In tutto ciò, chi ha inventato la "sinistra" in Italia, per sostenere lo sviluppo della democrazia, e, per questo, non ha mai avuto la necessità alcuna di chiamarsi "di sinistra", deve seriamente chiedersi se vuol fare il paggetto della damigella di turno, o se vuole concretamente corrispondere all'altisonante nome che si è dato: "Risorgimento Socialista", che non ci pare proprio corrisponda a "Risorgimento della sinistra", dato che un Risorgimento socialista al servizio, come paggio Fernando, della "sinistra di nuovo assemblaggio", non solo è ridicolo, ma persino rovinoso per l'intera storia del Socialismo Italiano, come lo può essere l'annegamento del Socialismo Italiano nell'ammucchiata postdemocristiana e postcomunista in un PD a vocazione alfaniana e renzista.

mercoledì 4 novembre 2015

La religione può fare il massimo bene e il male più grande






Leonardo Boff*

Tutto ciò che è sano si può ammalare. Anche le religioni e le chiese. Oggigiorno in particolare assistiamo alla malattia del fondamentalismo che contamina settori importanti di quasi tutte le religioni, chiesa cattolica compresa. A volte c'’è una vera guerra religiosa. Basta seguire alcuni programmi religiosi, soprattutto televisivi, di stampo neopentecostale, ma anche di alcuni settori conservatori della Chiesa Cattolica per udire la condanna di persone e gruppi, di certe correnti teologiche o delle religioni afro-brasiliane presentate come invenzioni diaboliche.

L'’espressione maggiore del fondamentalismo di stampo pugnace e sterminatore è quella rappresentata dallo Stato Islamico che fa della violenza e dell'’assassinio del «differente», l’'espressione della sua identità. Ma c’'è un’' altra tendenza riprovevole, molto presente nei mezzi di comunicazione di massa, specialmente in televisione e radio: l'’uso della religione per fare molti proseliti, predicare il Vangelo del benessere materiale, scucire soldi agli adepti e arricchire pastori e vescovi (vescovi, per auto-poclamazione). Ci sono anche religioni di mercato, che ubbidiscono alla logica del mercato, della concorrenza e dell'’aggregazione del massimo numero possibile di persone per un più corposo accumulo di denaro.

lunedì 2 novembre 2015

Enigma umano: violenza gratuita dello Stato Islamico



Leonardo Boff*

Lo stato islamico della Siria e dell’'Irak è una delle emergenze politiche più misteriose e sinistre, forse degl’i ultimi tempi o addirittura degli ultimi secoli. Abbiamo nella storia del Brasile, come ci riferisce il ricercatore Evaristo E. de Miranda (Quando o Amazonas corria para o Pacífico, Vozes 2007) genocidi innominabili, “Forse uno dei primi maggiori genocidi della storia dell’'Ammazonia e dell'’America del Sud” (p.53): una tribù antropofaga venuta dai territori vicini divorò tutti i sambaquieiros che vivevano sulla costa atlantica del Brasile.

Con lo Stato Islamico sta succedendo qualcosa di simile. È un movimento fondamentalista, sorto da varie tendenze terroristiche. Il 29 giugno del 2014. Proclamò un Califfato, nel tentativo di rimontare ai primordi della nascita dell'’Islam con Maometto. Lo Stato Islamico rivendica l’'autorità religiosa su tutti gli islamici del mondo intero fino a creare un mondo islamico unificato che adotti alla lettera la sharia (la legge sacra islamica).

Non è questo il luogo per descrivere dettagliatamente la complessa formazione del Califfato, ma dobbiamo limitarci a quello che più ci rende frastornati, perplessi e scandalizzati: la scelta della violenza per la violenza come distintivo. Tra i molti studi su questo fenomeno non si può non mettere in risalto il lavoro di due italiani che hanno vissuto da vicino questa violenza: Domenico Quirico (Il grande Califfato 2015) e Maurizio Molinari (Il Califfato del terrore, Rizzoli 2015).

Quirico narra che si tratta d’i un’'organizzazione esclusivamente di maschi, composta da individui, in generale tra i 15 e i 30 anni. L'’adesione al Califfato cancella tutto il passato e l’'adepto assume una nuova identità: quella di difendere la Causa islamica fino alla morte data o subita. La vita personale e degli altri non possiede nessun valore. Tracciano una linea rigida tra i puri (tendenza radicale islamica) e impuri (tutti gli altri, anche di altre religioni come i cristiani e specialmente gli Armeni). Torturano, mutilano e uccidono, senza nessun scrupolo, gli ’infedeli, i quali o si convertono o muoiono, generalmente sgozzati. Donne sono sequestrate e usate come schiave sessuali per i combattenti che se le scambiano tra di loro. L'’assassinio è lodato come “atto diretto alla purificazione del mondo”.