Leonardo Boff
Il Natale ci ricorda le
nostre origini umili. Il Figlio di Dio non volle nascere in un palazzo,
con tutto quello che gli appartiene, in pompa e gloria. Non scelse un
tempio, con i suoi riti, incensi, candele accese e canti. Nemmeno trovò
una casa per lo meno decente. E’ nato là dove gli animali mangiano, e
messo a riposare in una greppia. I genitori erano una casalinga e un
falegname, in viaggio a causa di un censimento voluto dall’imperatore di
Roma.
Questa
scena ci rimanda alla situazione presente in Brasile e nel mondo:
milioni e milioni di poveri, molti affamati, altrettanti milioni di
bambini i cui occhi quasi sporgono dalle orbite a causa della fame e
della stanchezza. La maggioranza muore prima dei tre anni. Essi
attualizzano per noi la condizione scelta dai figli di Dio.
Scegliendo coloro che socialmente non esistono e coloro che sono ritenuti invisibili,
il Figlio di Dio volle inviarci un messaggio: c’è una dignità Divina in
tutti questi sofferenti. Nei loro confronti dobbiamo mostrare
solidarietà e com-passione, non come pena interiore, ma come forma di
partecipare alla loro sofferenza. Sempre avremo poveri in questo mondo,
lo dice la Bibbia. Una ragione in più per riprendere sempre la
solidarietà e com-passione. Se qualcuno fa lo stesso cammino e spezza il
pane insieme tende la mano e aiuta ad alzarsi chi è caduto, ancor di
più se qualcuno si fa amico voglio dire quello che spezza il pane, la
sofferenza diventa minore e la croce più leggera.