Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

martedì 31 dicembre 2013

In mezzo al malessere mondiale c'è posto per la gioia


                                      di Leonardo Boff

In mezzo a un innegabile malessere mondiale, quest'anno ha fatto irruzione a sorpresa una figura che ci ha regalato speranza, allegria e piacere della bellezza: Papa Francesco.

Il suo primo scritto ufficiale porta il titolo di Esortazione pontificia Allegria del Vangelo, richiama l'allegria, le categorie dell'incontro, la vicinanza, la misericordia, la centralità dei poveri, la bellezza, la "rivoluzione della tenerezza" e la "mistica del vivere insieme".

Tale messaggio fa da contrappunto alla delusione e al fallimento delle promesse di un progetto di modernità che avrebbe portato benessere e felicità per tutti. In verità sta mettendo a rischio il futuro della specie a causa dell'assalto devastante che continua a fare a danno di beni e servizi scarsi della Madre Terra. Dice bene Papa Francesco: "La società tecnica ha moltiplicato le possibilità di piacere ma ha gran difficoltà a generare allegria" (Es.,n.7). Il piacere è cosa dei sensi. La gioia è cosa del cuore. E il nostro modo di essere è senza cuore.

lunedì 23 dicembre 2013

Il materialismo di Babbo Natale e la spiritualità di Gesù Bambino





                                         di Leonardo Boff

Un bel giorno, il Figlio di Dio volle sapere come andavano i bambini e le bambine, che una volta, quando era tra noi, "toccava e benediceva", e aveva detto: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di loro è il Regno di Dio "(Lc 18, 15-16).

Come negli antichi miti, salì su un raggio del cielo e arrivò sulla Terra qualche settimana prima di Natale. Prese la forma di uno spazzino che puliva le strade. Così poteva vedere meglio i passanti, i negozi tutti illuminati e pieni di cose avvolte a mo di regalo e soprattutto le sue sorelle e i suoi fratelli più piccoli che passavano lì, mal vestiti e molti di loro affamati, chiedendo le elemosine. Si rattristò moltissimo perché si rese conto che quasi nessuno dava ascolto alle parole che lui aveva detto: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, è me che accoglie" (Marco 09:37).

venerdì 20 dicembre 2013

Gli aerei senza pilota, la violazione più codarda dei diritti umani

     
                           


                                        di Leonardo Boff


Viviamo in un mondo in cui i diritti umani sono violati, praticamente a tutti i livelli, famigliare, locale, nazionale e planetario. Il documento annuale di Amnesty International, del 2013, che si riferisce al 2012 e riguarda 159 paesi, fa esattamente questa dolorosa costatazione. Invece di progredire nel rispetto della dignità umana e nei diritti delle persone, dei popoli e degli ecosistemi, stiamo regredendo al livello della barbarie. Le violazioni non conoscono frontiere e le forme di questa aggressione sono ogni volta più sofisticate.

La forma più codarda è l'azione dei droni, aerei senza pilota che, da una base del Texas, condotti da un giovane militare, davanti ad uno schermo di un computer, come se stesse giocando, puntano ad identificare un gruppo di afghani che stanno celebrando un matrimonio in cui presumibilmente deve essere presente qualche guerrigliero di Al Quaeda. Basta questa supposizione per, con un piccolo click, lanciare una bomba che stermina tutto il gruppo con molte madri e bambini innocenti.

lunedì 16 dicembre 2013

L'urlo verso il rottamatore


                                                 di Diego Fusaro


Si è già molto discusso del trionfo di Matteo Renzi alle “primarie” del Partito Democratico. Se ne è discusso, ovviamente, sempre all’interno del coro fintamente polifonico del pensiero unico politicamente addomesticato: che del “rottamatore” Renzi ha fatto, per lo più, il grande elogio o, più raramente, la critica in nome di altri candidati che avrebbero potuto avere la meglio.

Al di là della chiacchiera irrilevante e politicamente corretta, sempre pronta a intonare le usuali serenate per lo status quo permeato dal dilagante fanatismo dell’economia, sono altre le considerazioni che occorre svolgere, senza troppe perifrasi e violando consapevolmente il tabù del politically correct. Ed è quello che proverò telegraficamente a fare qui di seguito.

“Non cambiamo campo, ma solo i giocatori”, ha affermato, col suo usuale inopportuno lessico postmoderno Renzi: non è tanto una excusatio non petita, quanto piuttosto (una volta tanto!) una tragica verità. Infatti – per chi non se ne fosse accorto – la cosiddetta sinistra il campo l’ha già cambiato parecchi anni or sono: ed è dunque del tutto naturale che sul campo in cui sta attualmente giocando – quello del neoliberismo selvaggio legittimato dalla cultura ultracapitalista della sinistra stessa, passata armi e bagagli dalla questione sociale al giustizialismo, da Carlo Marx alla signora Dandini –  si limiti a cambiare di tanto in tanto i giocatori. Da Bersani a Renzi, da D’Alema a Prodi: tutte “maschere di carattere”, avrebbe detto Marx, che hanno segnato, ciascuna a modo loro, il trionfo del capitale presso il polo sinistro che tradizionalmente lo combatteva. Appunto, si è trattato di sostituzioni di giocatori – sempre con il lessico calcistico pop di Renzi –, senza che il campo cambiasse mai veramente.
Se Bersani univa, in modo quasi schizofrenico, un linguaggio da cooperativa anni Settanta con la supina accettazione delle leggi del mercato presentate come destino insindacabile, in Renzi non vi è nemmeno più la maschera ideologica: il capitale parla apertamente, senza giri di parole, facendo esplicitamente mostra di sé nel patetico linguaggio neoliberista del “rottamatore”. Di diritti sociali, tutela per gli esclusi, difesa del lavoro non v’è nemmeno più traccia verbale nei vuoti discorsi di Renzi (si potrebbe con diritto parlare, in termini hegeliani, di “vuota profondità”). È il discorso del capitalista che ormai apertamente si esibisce anche a sinistra, rivelando l’ormai avvenuta colonizzazione dell’immaginario da parte del capitale.

domenica 15 dicembre 2013

Dov'è la vittoria?

 
                       

                       Intervista de "Il Fatto" a Diego Fusaro

Diego Fusaro, ricercatore in Storia della Filosofia presso l’Università San Raffaele, è uno studioso di Marx, di Hegel e della tradizione dell’idealismo italiano. Oltre ad aver creato a 16 anni il sito Filosofico.net, il più cliccato per il settore, ha scritto libri importanti come “Bentornato Marx”, “Minima Mercatalia”, “Essere senza tempo”, “Idealismo e prassi. Fichte, Marx e Gentile” ed è segretario delle due collane di filosofia Bompiani “Testi a fronte” e “Il pensiero Occidentale” dirette da Giovanni Reale.

L’Italia e la crisi. C’è un aspetto tipicamente italiano nell’affrontare una crisi economica che fa impallidire quella del ’29?

La crisi che stiamo vivendo non è, ovviamente, solo italiana. Personalmente, ritengo che l’aspetto più drammatico dell’odierna crisi globale stia nel fatto – del tutto coerente con le logiche di sviluppo del capitalismo post-1989 – che essa non venga percepita e affrontata come un prodotto storico e sociale, ma come un fenomeno naturale inemendabile, come un terremoto che non abbiamo prodotto e da cui non possiamo salvarci. Ciò vale a maggior ragione in Italia, dove la crisi è vissuta come l’analogon della peste dei Promessi sposi: lungi dall’essere considerata l’esito delle politiche neoliberali, la crisi è presentata dall’ordine del discorso dominante come una realtà minacciosa e indipendente dall’agire umano, un flagello naturale da cui – in attesa che cessi così come è iniziato – è possibile salvarsi unicamente in forma individuale, in coerenza con l’odierno individualismo trionfante.

Gramsci parlava di “cretinismo economico”. È questa una delle malattie italiane? La finanza che detta le leggi alla politica?

È una malattia, certo, ma non solo italiana. È la patologia tipica dell’era della tecnica capitalistica e della sua “immagine del mondo”, incentrata – come sapeva Heidegger – sulla riduzione dell’essente a pura quantità calcolabile, misurabile e illimitatamente sfruttabile. Gramsci come Gentile – i due più grandi filosofi italiani del ‘900 – ci insegnano che la realtà non coincide con una fredda somma di dati oggettivi che chiedono di essere asetticamente registrati dal pensiero calcolante, cifra dell’odierno “cretinismo economico”. Al contrario, è la risultante di una costruzione e di una mediazione simbolica operata dalla coscienza umana che si determina storicamente: è l’esito di un fare soggettivo che può sempre da capo essere trasformato, con buona pace della mistica della necessità oggi dominante sotto il cielo. La finanza come espressione del monoteismo del mercato e del fanatismo dell’economia segna il trionfo di quest’oblio dell’uomo e della cultura, ma poi anche del senso della possibile trasformazione socio-politica dell’esistente.

venerdì 13 dicembre 2013

Cura del corpo o culto del corpo?

   


                            
                                       di Leonardo Boff

È un arricchimento conoscere l'esistenza umana a partire dalla teoria della complessità. Siamo esseri complessi, cioè siamo la confluenza di innumerevoli fattori, materiali, biologici, energetici, spirituali, terreni e cosmici. Possediamo una esteriorità con cui ci manifestiamo gli uni agli e apparteniamo all'universo dei corpi. Abbiamo una interiorità abitata da possenti energie positive e negative che formano la nostra individualità psichica. Siamo portatori della dimensione del profondo, fanno la ronda le questioni più significative del senso del nostro passaggio in questo mondo. Queste dimensioni convivono e interagiscono permanentemente e l'una influenza l'altra e plasmano quello che noi chiamiamo l'essere umano.
Tutto in noi richiede cura, sennò perdiamo l'equilibrio delle forze che ci costruiscono e ci disumanizziamo. Mentre abbordiamo il tema della cura del corpo è necessario, prima di tutto, opporsi coscientemente ai dualismi che la cultura continua a mantenere: da una parte il "corpo", svincolato dallo spirito e dall'altra lo "spirito" spogliato del suo corpo. E così perdiamo l'unità della vita umana.
La propaganda commerciale sfrutta questa dualità, presentando il corpo non come la totalità esteriore dell'umano, ma la sua parcellizzazione, i suoi muscoli, le sue mani, i suoi piedi, i suoi occhi, insomma, le sue parti. Principali vittime di questa pubblicità sono le donne dato che il maschilismo secolare si è rifugiato nel mondo mediatico del marketing esponendo parti della donna, il suo seno, i suoi capelli, la sua bocca, il suo sesso e altre parti e così continua a fare della donna, un "oggetto di consumo" di uomini maschilisti. Dobbiamo opporci fermamente a questa deformazione culturale.

giovedì 12 dicembre 2013

La tirannia del politically correct



                                                    di Diego Fusaro

Se oggi i dissidenti non vengono più puniti e perseguitati tramite la solenne estetica dei supplizi – dalla crocifissione di Cristo al rogo di Giordano Bruno e di Giulio Cesare Vanini –, ciò non dipende dalla presunta natura democratica del potere, come l’ormai logora ideologia continua stancamente a ripetere. Se oggi i dissidenti non vengono perseguitati è, semplicemente, perché non ve ne sono più.

Come ricordava Bourdieu, i cosiddetti intellettuali sono attualmente la parte dominata della classe dominante: dovendo vendere il loro capitale culturale ai dominanti, non possono che confezionarlo in forme sempre organiche ai dominanti stessi. E perché il capitale culturale degli intellettuali sia acquistabile dai dominanti, esso deve sempre riconfermare l’ordine delle cose, assecondando lo spirito del tempo e i suoi rapporti di forza. Deve, in altri termini, strutturarsi nella forma di un ordine del discorso che già sempre metabolizzi il potere e i suoi dettati.

L’insieme più o meno coerentizzato concettualmente dei messaggi che assecondano e confermano lo spirito del tempo e ai quali gli intellettuali devono aderire per poter continuare a vendere il loro “capitale culturale” ai dominanti si chiama politically correct. Si può dire tutto, magari anche criticando con rigore il potere, a patto che si assimili capillarmente l’ordine del politically correct, senza mai varcarne i confini.

domenica 8 dicembre 2013

Significato di Mandela per il futuro dell'umanità




                                      di Leonardo Boff

Nelson Mandela, con la sua morte si è tuffato nell'incoscio collettivo dell'umanità per non uscirne mai più, perché si è trasformato in un archetipo universale, di colui che non ha ottenuto giustizia, ma che non conserva rancore, che ha saputo perdonare, riconciliare i poli antagonisti e trasmetterci una incrollabile speranza che per l'essere umano si può ancora fare qualcosa.
Dopo aver passato 27 anni in prigione, eletto presidente del Sudafrica nel 1994, si propose e realizzò la grande sfida di trasformare una società strutturata secondo la suprema ingiustizia dell'apartheid che disumanizzava le grandi maggioranze nere del paese condannandole a essere non-persone, in una società unica, unita, senza discriminazioni, democratica e libera. E ci è riuscito perché aveva scelto il cammino della virtù, del perdono e della riconciliazione.
Perdonare non è dimenticare. Le piaghe restano lì, molte ancora aperte.