Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 6 agosto 2018

Brevi note su Risorgimento Socialista





Alcune brevi note che servono al sottoscritto per spiegare una volta per tutte la sua posizione senza essere tirato da una parte all'altra, soprattutto in un web sovraffollato di gruppi che spuntano come funghi, e spesso sono pure velenosi
Ho contribuito a fondare Risorgimento Socialista, ne ho inventato il nome che da me fu proposto a Felice Besostri, il quale, a sua volta, lo propose a Franco Bartolomei che lo accettò anche se mal volentieri (lui ha sempre preferito associare al socialismo la parola sinistra)
Non ci sono rimasto perché non ho condiviso certe manovre elettoralistiche e certe posizioni collateraliste nell'ambito di una sinistra italiana sempre più screditata e priva di una autentica cultura ed ideologia unitaria, ostaggio di piccoli capitani di ventura per altro già più volte sconfitti nella loro storia politica.
L'obiettivo era quella di farla risorgere in nome del Socialismo che ha reso grande ed autonomo questo paese, dai tempi di Garibaldi a quelli per altro molto controversi di Craxi, non era tuttavia quello di creare un piccolo partito di sostegno a candidature, a seconda dei periodi elettorali, per questo o quell'altro dei capetti di una sinistra che non riceve più fiducia alcuna dagli elettori perché evidentemente non riesce a comunicare loro nulla di convincente e soprattutto nulla di coerente.
A ciò si aggiunga il fatto che, nonostante gli statuti di Risorgimento Socialista prevedano Congressi, cariche elettive da rinnovarsi periodicamente e possibilità di confronto interno, nulla di ciò pare si sia concretamente realizzato e tale movimento sostanzialmente sopravvive come entità “mediatica” solo grazie ad un gruppo facebook da cui ogni posizione critica viene immediatamente estromessa.
Risorgimento Socialista dice a chiare lettere di “non voler unire la sinistra a tutti i costi”, però sostanzialmente si arrabatta per mettere d'accordo fantomatiche sinistre di classe che concretamente coincidono con i centri sociali con movimenti sovranisti che vedono la sinistra stessa come l'acqua santa è vista dal diavolo.
Riportare questo movimento blindato sulle posizioni del suo indiscusso “leader maximo” verso una fruttuosa dialettica interna, nonostante i lodevoli intenti di qualche documento a firma di chi non si è rassegnato ad essere messo in mezzo per motivi sostanzialmente strumentali e propagandistici, è lodevole intento, sicuramente da sottoscrivere, come per altro ho anche fatto. Ma è allo stesso tempo una posizione del tutto priva di sbocchi e di successo. Sia perché una manovra del genere dovrebbe essere alla base di una mozione congressuale in un congresso che non ci sarà mai, dato che in Risorgimento Socialista si procede per direttivi sostanzialmente autoreferenziali e riunioni di area per trovare sponde ad altre eventuali prospettive elettorali, sia perché non esiste sostanziale volontà da parte degli aderenti a questo movimento di discostarsi dalle linee tracciate dal suo coordinatore nazionale, il quale diventa più elastico solo quando si tratta di condurre campagne elettorali per allargare i consensi.
Alla luce di tutto ciò, con molta amarezza ma senza alcun astio o rimpianto perché chi mi conosce e legge quello che scrivo mi ha sempre riconosciuto coerenza ed onestà intellettuale, avendo io sempre rinunciato a cariche o a obiettivi strumentali e avendo sempre perseguito lo scopo di rilanciare e divulgare valori autenticamente repubblicani, socialisti, democratici ed ecologisti, che sono alla base della mia identità e cultura garibaldina e che continuerò a propagare senza peli sulla lingua, dico serenamente addio a un Risorgimento Socialista che mi pare faccia già abbastanza da solo per azzopparsi, e a coloro che ancora si accapigliano per cercare di modificarne gli intenti. Resta solo un nome che ha avuto successo, ma che, allo stato attuale dei fatti, mi pare solo alquanto abusato.

Fraterni saluti
Carlo Felici

domenica 5 agosto 2018

Il Socialismo, la sinistra e...Platone




                                                          di Carlo Felici


Che il Socialismo italiano sia tuttora sepolto in Tunisia, almeno nella sua capacità di incidenza politica a livello nazionale, ci pare un fatto poco controvertibile, anche se ovviamente il giudizio sull'ultimo leader socialista italiano che abbia saputo associare indissolubilmente Socialismo e tutela degli interessi di una intera nazione, è ancora piuttosto aperto e contrastato.
Un fatto storico incontrovertibile è comunque semplificabile in alcune brevi note storiche: il PIL italiano allora salito a due cifre, l'inflazione scesa ad una cifra, una azione che a livello europeo portò, grazie a quel leader, due paesi a conduzione socialista nella UE, come Spagna e Portogallo, aiuti da lui dati “in nero” ai perseguitati di ogni regime nero o rosso, sia in Sudamerica che nell'Europa dell'Est, difesa della dignità e sovranità nazionale a Sigonella, tutela delle leggi sul lavoro con il taglio di soli alcuni punti della scala mobile, che venne azzerata solo in seguito da altri.
Questo non per celebrare in continuazione un personaggio che ormai appartiene alla storia da più di 20 anni, o per sottrarlo alle polemiche permanenti sul suo operato, o su questioni morali o giudiziare.
Non ci interessa tanto questo, se qualcuno vorrà perpetrare una polemica infinita nel merito, potrà farlo in altra sede.
A noi interessa piuttosto marcare una differenza ed una distanza.