di Leonardo Boff , teologo e scrittore.
Riconoscendo gli obiettivi raggiunti e gli errori degli ultimi 12 anni del governo Lula-Dilma e vedendo in anteprima i progetti politici presentati dai partiti di opposizione, sono convinto che il progetto animato dal PT con Dilma rimane ancora il più adeguato alla situazione brasiliana. Anche solo per questo il mio voto è per Dilma Roussef.
Ma ho altre ragioni da offrire alla riflessione.
La prima si riferisce a un qualcosa di magnitudine storica innegabile. A partire dal 2002 con Lula e i suoi ancorati allo zoccolo duro della società, si è fatto per la prima volta in Brasile una rivoluzione democratica e pacifica.
È necessario dirlo chiaramente: Quello che è avvenuto non è stata soltanto alternanza di potere, ma alternanza di classe sociale. Le classi dominanti, che lungo la storia hanno occupato lo Stato, garantendo più i propri privilegi che i diritti di tutti, sono state appiedate: private dello Stato e della stanza dei bottoni. Un rappresentante delle classi subalterne, Lula, arriva a essere Presidente e realizza una vera rivoluzione nel senso che Caio Prado Junior dà al termine nel suo classico La rivoluzione brasiliana (1996): Rivoluzione significa "trasformazioni capaci di assecondare le aspirazioni delle grandi masse che mai erano state considerate nel modo giusto; la rivoluzione che porta la vita del paese verso un nuovo destino".