Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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domenica 20 marzo 2022

LA BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO

                                             



                                                       di Carlo Felici


Di recente abbiano assistito a vari appelli del Papa Francesco affinché cessi il conflitto in Ucraina, lo stesso Papa, oltre a condannarlo come “disumano e sacrilego”, ha chiesto perdono per la guerra, ma una guerra può essere davvero “perdonata”?

L'Evangelista Matteo (12, 31-33) ci riferisce le parole di Gesù: “Perciò io vi dico: ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata. A chiunque parli contro il Figlio dell'Uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro. O fate l'albero buono e buono pure il suo frutto, o fate l'albero cattivo e cattivo pure il suo frutto; perché dal frutto si conosce l'albero”. Ci sono dunque limiti alla Grazia divina? Cosa è lo Spirito Santo? E perché bestemmiarlo non porta alcun perdono? Per comprenderlo e rispondere a tali domande, dobbiamo contestualizzare gli episodi che riguardano tale brano evangelico che ritroviamo, sempre nello stesso contesto, anche nell'Evangelista Marco.

Gesù, in tale situazione, scaccia gli spiriti demoniaci e la conseguenza è la restituzione della parola e della dignità a chi era marginalizzato ed escluso a causa di tale possessione, in poche parole, l'azione di Gesù corrisponde ad una liberazione ed alla restituzione della condizione di onorabilità e rispetto verso chi prima era posseduto ed era pertanto “captivus diaboli”, nel senso etimologico del termine, “prigioniero del demonio”, gli restituisce la possibilità di essere nuovamente artefice della sua vita, e non più oppresso da un potere malvagio. Quello che fa Gesù in quel contesto è opera di Dio, ma i rappresentanti ufficiali della religione del tempo, i farisei, non lo vogliono capire e, anzi, accusano lui di agire in maniera demoniaca. Ribaltano cioè il senso della Grazia, libera e liberatrice, volendo assumerne il controllo per fini oppressivi di potere religioso e politico.

Ecco dunque che comprendiamo bene cosa è la bestemmia contro lo Spirito Santo, essa non è né il non riconoscere l'azione di Dio, cosa che accade comunemente a moltissimi esseri umani, e nemmeno l'attribuire le azioni malvagie all'azione di Dio, come sovente avviene nei regimi intolleranti proiettati verso l'integralismo religioso, o nelle citazioni bibliche a sproposito su Dio, perché tutto ciò sarebbe sì configurabile come bestemmia, ma piuttosto del comandamento che vieta di nominare il nome di Dio invano.

La bestemmia contro lo Spirito Santo è invece lo specchio deforme di questa bestemmia contro il nome di Dio, accade quando la gente o chiunque sia a capo di tale gente, in vesti politiche o religiose, assiste alla liberazione spirituale e materiale di un individuo o di un popolo, ma anziché riconoscerla, la condanna. E soprattutto condanna fino alla morte colui o coloro che hanno messo in atto tale liberazione. E' dunque la condanna senza appello dello Spirito della Libertà, nel senso più ampio e più puro, in nome del suo contrario: il senso più demoniaco dell'oppressione

La bestemmia contro lo Spirito Santo di purezza, vita e libertà, è il sacrilegio che corrisponde alla idolatria del demone oppressore.

Ecco quindi chiaro il senso della impossibilità del perdono, perché il perdono stesso è un atto di liberazione e di riscatto della nostra dignità, ma esaltando l'oppressione ed idolatrando l'oppressore, evidentemente, non può esserci né liberazione né, conseguentemente, il perdono che la propizia. Non c'è dunque Dio né salvezza per nessuno. Ciò nonostante, anche in questa condizione di condanna assoluta, Dio non cessa di essere il Liberatore, non cessa di manifestare la Sua Grazia, nell'attesa che noi possiamo accoglierla.

Rapportiamo ora tutto ciò alla vicenda ucraina. Abbiamo un popolo che è invaso ed oppresso, calpestato nella sua dignità in tutti i suoi beni e nella sua totalità del suo esistere, perché anche coloro, in una parte di questo popolo, che potevano, fino a qualche tempo fa, reclamare una loro liberazione, ora, in una guerra di totale invasione e distruzione, anche a causa della reazione, sono coinvolti tutti in un destino di morte e di annientamento. Abbiamo un artefice di tale oppressione che usa persino le parole evangeliche per suffragare la sua opera nefasta. Cita le sacre scritture: Gv 15, 12-17: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” Trasforma cioè un atto oblativo assoluto in una concreta opera distruttiva e tirannica, non dà la sua vita per la liberazione di alcuno, ma pretende che altri la diano per coloro che, anziché essere considerati amici e fratelli, sono oppressi come nemici e senza distinzione di età, sesso o condizione sociale. Celebra l'idolatria della sua persona in uno stadio in cui la stessa verità evangelica viene ribaltata dalle sue radici più profonde.

La bestemmia dunque contro lo Spirito Santo è completa ed esaltata alla massima potenza, non solo nella guerra, non soltanto nella invasione e nella mortificazione delle vite e delle dimore dei più fragili, nel loro habitat quotidiano, ma soprattutto nell'autoesaltazione, fino alla minaccia atomica, addirittura con il ribaltamento della stessa parola di Dio.

E' il fariseo che minaccia Gesù crocifisso in un popolo bombardato e martoriato e che anela alla liberazione, in nome del dogma della sua verità indiscussa ed indiscutibile, e del suo sistema armato di dominazione.

Ebbene, per tale bestemmia, per la guerra con cui essa si autoesalta e persino per coloro che adducono giustificazioni o cause storiche per l'assolutezza di tale peccato, non può esserci né ci sarà mai perdono, perché il perdono è il discrimine tra la libertà e la tirannia, tra la possibilità che chi, anche nel torto, possa esprimersi senza essere messo in galera, e chi, anche solo manifestando con un cartello bianco, viene catturato e recluso. Aut Aut, possiamo cercare tutte le ragioni strumentali possibili, ma quando qualcuno sale su un piedistallo, si fa acclamare da una folla senza che alcuno possa contestarlo e giustifica la sua oppressione con la parola di Dio, l'apostasia e il peccato contro lo Spirito Santo sono assoluti e completi. E per questo non è possibile il perdono, finché sussistono e vengono persino esaltati gli elementi di tale bestemmia contro lo stesso Santo Spirito Liberatore.

La guerra è sempre stata causata da questa inversione di valori, da qualcuno che ha preteso, in nome di una religione o di una ideologia che ne è solo la maschera deforme, di esercitare il potere della liberazione sotto le mentite spoglie della più becera oppressione. Costringendo altri a difendersi, anche contro ogni speranza di vittoria e fino al sacrificio finale, perché la libertà non ha prezzo e anche la vita, questa volta sì, può essere donata per gli amici e fratelli che vogliono condividere la libertà e non vedersela negare o riceverla in regalo con bombe che spianano altri fratelli.

Ernesto Che Guevara a chi gli chiedeva se lui si considerasse un liberatore, rispose : “Non sono un liberatore. I liberatori non esistono. Sono solo i popoli che si liberano da sé”

Questo valga come monito sia a chi crede di essere liberato da un invasore sia per chi pensa di intervenire per liberare un popolo invaso, come è accaduto fin troppe volte in passato. Ebbene, quel popolo merita di essere aiutato, ma deve liberarsi da solo.

Non c'è perdono per una guerra che umilia e strazia la dignità, la integrità e la stessa essenza spirituale di un popolo. Ma nonostante ciò, anche la disperazione di un mondo senza salvezza, può spingerci a cercare e a ritrovare il volto autenticamente liberatore di Dio, anche quando la speranza si spegne come una candela nella cantina dove si è cercato l'ultimo rifugio allo strazio della morte.

Anche da quel tugurio può rinascere ostinatamente la vita, può spuntare e crescere un albero buono che dia buoni frutti.


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