Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 22 luglio 2013

Val di Susa: cui prodest?




                                                di Carlo Felici


Diciamolo onestamente e chiaramente, se la violenza non è degenerata ancora una volta, come a Genova, in Val di Susa, ciò è stato dovuto, in particolare, alla presenza di magistrati, che probabilmente avevano già intuito cosa sarebbe potuto accadere e le conseguenze a cui avrebbe portato.
La stessa dichiarazione di Marta, ragazza, che testimonia di essere stata malmenata, sputata e molestata nelle parti intime, e che è stata accusata di oltraggio e resistenza solo perché recava con sé acqua e limone, è del tutto evidente. Lo hanno fatto fuori, ma non dentro il cantiere dove erano acquartierate le forze di polizia ed erano presenti i magistrati
Quindi una volta tanto, siamo onesti, e diciamo grazie ai magistrati, senza se e senza ma.
Ma, ovviamente non diciamo grazie ai politici né a qualcuno che disonora la divisa, perché le premesse per ripetere la macelleria messicana c’erano tutte, persino quella del solerte politico, udite, udite, stavolta non della Destra Nazionale, ma del PD, che dal suo “blog-cabina di regia” invoca a gran voce: "un auspicio affinché si utilizzi il pugno duro nei confronti dei fermati", in pieno stile militar-cileno. Salvo poi reclamare una esemplare giustizia nei confronti del “mandante” da lui individuato meglio che dai magistrati…avrà sbagliato forse mestiere? Doveva fare il magistrato? Oppure il questurino?
Non lo sappiamo, però una cosa è certa: con tutto ciò, la parola “sinistra” ha definitivamente cessato di esistere in questo Paese, soprattutto per opera di certe millantature.
Il dato di fatto che emerge con sempre più evidenza è che tra i due versanti delle Alpi coinvolti in questo disastroso progetto di sventramento ambientale, solo quello “destro” (o orientale che dir si voglia) è endemicamente affetto da violenza cronica, quello “sinistro” (o occidentale che dir si voglia, perché certe volte anche la geopolitica ha i suoi strani paradossi), vive serenamente e in pace senza scontri, violenze e cantieri portati avanti a tutti i costi.
Che la Francia stia più a “sinistra” dell’Italia non è solo una evidenza della cartina geografica dell’Europa, ma una palese rilevanza politica. Per quanto si possa criticare Hollande, egli, in ogni caso, ha saputo gestire questa vicenda, da socialista, molto meglio non solo di chi socialista non è, e a fasi alterne vorrebbe sembrare, ma anche di tutta la congrega che si è succeduta al potere in Italia in questi ultimi anni.
In Francia la TAV non è una priorità, infatti a Le Figaro risulta che prima del 2030 verrà messa in cantiere una sola nuova linea ferroviaria ad alta velocità, la Bordeaux-Tolosa, ed una seconda linea ad alta velocità potrebbe essere ridefinita come prioritaria ma solo a determinate e non meglio definite condizioni. Se puta caso la scelta cadesse proprio sulla Torino-Lione, si tratterebbe quindi di una priorità condizionata e non assoluta.
Noi, invece, pur avendo già decretato, di fatto, non prioritari il ponte sullo Stretto di Messina, l’IVA, l’IMU, e sotto certi aspetti anche gli F35, il cui acquisto resta comunque vincolato al parere del Parlamento, manteniamo come priorità indiscutibile una scelta che rischia di trasformare una intera provincia del nostro Paese in una polveriera e che non solo già attira i bombaroli nostrani, ma anche quelli esteri, non abbiamo dunque solo la bilancia commerciale in passivo, ma anche quella dei blockaroli, sempre ammesso e non concesso che non li si scopra dialogare in dialetto napoletano, e non sarebbe nemmeno la prima volta.. (bellissima lingua che però, in questo come in altri casi, sembra più che altro fuoriuscita da certo sottosuolo avvelenato).
Perché solo il nostro governo vuole la TAV a tutti i costi? E’ questo il vero punto della questione, più che l’analisi di come ci si muove sul campo.
Perché fa comodo tenere alta la tensione, spiattellando il più frequentemente possibile sui giornali e sui media, spesso asserviti al potere politico, cosa accade e cosa accadrebbe di peggio se a quel sistema politico blindato persino dal Capo dello Stato si trovasse una alternativa: il caos della Val di Susa investirebbe l’Italia, ecco cosa vogliono farci credere invece di spegnere certi fuochi fatui mediante il paziente ed ininterrotto dialogo con le popolazioni e le amministrazioni locali.
Il regime che non ammette alternative a se stesso tiene aperto un cantiere ad oltranza perché non serve a costruire un tunnel (a meno che non ne ipotizziamo uno con conversione a U), ma ad edificare consenso generato dalla paura. Questo, in definitiva è il “cui prodest?” della situazione, a cui tanto tiene il PD dopo aver liquidato ignominiosamente il “cui Prodi”.
E’ la vecchia strategia con cui anche il PCI liquidava con sdegno le lotte studentesche del ’77 per accreditarsi come “sceriffo” di un sistema che ha fatto fuori il PCI ma non la sua nomenklatura. E che non esita tuttora a invocare il “pugno duro” da parte della polizia la quale è costretta ad occuparsi in massa di vicende di ordine sociale più che pubblico, distogliendo uomini, donne, risorse e mezzi da ben altri fronti di combattimento come quelli contro la criminalità organizzata, e subendo anche attacchi violenti da frange infiltrate di personaggi alquanto loschi e solo apparentemente non ben indentificati.
E allora, ribadiamolo con forza e con chiarezza: la lotta in Val di Susa è una legittima lotta Ecosocialista, per restituire la terra a chi la abita e la lavora, ed impedire una devastazione ambientale di proporzioni colossali, ma essa va condotta in maniera non violenta, senza infiltrati e soprattutto con il supporto indispensabile delle amministrazioni locali e dei loro rappresentanti popolari, costi quel che costi, e senza alcuna requie né paura. La Francia ha già messo da parte, di fatto, questo progetto disastroso, in Italia ci si ostina a volerlo portare avanti solo per incrementare prima lo scontro sociale e poi una repressione che dilaga in maniera brutale e senza controllo ogni volta che categorie sfruttate ed emarginate crudelmente dalla crisi tentano di ribellarsi.
Chi è dunque il vero mandante di tutto questo?
 L'unico vero mandante di tanta scelleratezza è la mancanza di ragionevolezza e di consapevolezza.
 L’unico vero mandante è la trasformazione della vera politica in torbida latitanza.
C.F.

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