Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

venerdì 28 ottobre 2022

CENTO ANNI E MARCIO SU ROMA

 


                                            

Lungi da me il voler ridicolizzare con il titolo di questo intervento ciò che accadde cento anni fa, perché è cosa tuttora molto seria, su cui gli storici non hanno smesso di indagare e di discutere.

Se fu la degenerazione del sistema liberale, inaugurato con i governi unitari postrisorgimentali, se la conseguenza di un biennio rosso che aveva messo alle corde e spaventato a morte le classi medio borghesi, oppure la convergenza di interessi transnazionali, che andavano dalla Monarchia al Vaticano, passando per la Massoneria, è ancora da studiare e molto bene

Ho già ripercorso tutti quegli eventi, dal dopoguerra al delitto Matteotti nella mia storia a puntate su questo giornale, in particolare parlando della Marcia su Roma nella ventunesima (https://www.avantionline.it/turati-contro-mussolini-al-governo-con-la-fiducia-degli-invertebrati/) così come ho cercato di rimarcare in tutta la mia storia che l'avvento del fascismo fu dovuto a due principali fattori: il clima di violenza dell'immediato dopoguerra che coinvolse direttamente anche la sinistra, e l'incapacità del Partito Socialista di allora, nonostante fosse uscito vittorioso dalle urne nel 19, di perseguire in maniera unitaria una politica riformista che fosse all'altezza delle esigenze di quel momento storico, rendendosi credibile non solo nei confronti delle masse proletarie, ma anche dei ceti medio borghesi, detentori dei mezzi produttivi. La divisione delle forze della sinistra di allora, segnata da ben tre scissioni, portò inevitabilmente il fascismo al potere già individuato da Giolitti, fin dall'impresa di Fiume non come elemento sovversivo e rivoluzionario, ma come forza politica stabilizzatrice degli interessi delle classi dominanti di quel periodo e con cui si doveva necessariamente scendere a patti. E questo con buona pace di Mussolini, che sbandierò il mito della “rivoluzione fascista” per più di venti anni.

Non è questa la sede per analizzare come il fascismo si consolidò, cercando, pur nella sua veste autoritaria, liberticida e razzista, anche di modernizzare lo Stato e con questo, conquistando pure un largo consenso popolare che, è inutile negarlo, ci fu in particolare nei primi anni '30.

Oggi più che altro è opportuno “mutatis mutandis”, considerare il fattore che unisce, a distanza di un secolo, l'affermazione di due destre ben diverse ma guidate sempre, ironia della storia, da un signor e da una signora M, come se la storia volesse stigmatizzare con la sua M, il suo Memento, la necessità di ricordare e di imparare, etiam spes contra spem.

M uomo si affermò con il marciume della violenza contro le opposizioni e con l'appoggio dei poteri forti di allora, in particolare la Monarchia, pilotata da una Massoneria, poi rinnegata per accordi con il Vaticano, ampiamente presente tra gli alti ufficiali dell'Esercito di allora, che paventava il “pericolo bolscevico”, M donna si afferma oggi con un ampio consenso popolare, ma grazie anche ad una legge elettorale che ha disgustato e tenuto fuori dalle urne ampia parte del popolo italiano (circa il 40%). Per le divisioni di una sinistra che è in preda a convulsioni interne miseramente come opposizione, e dopo una lunga marcia non certo marcita nella permanenza contigua al potere nelle grandi coalizioni che sono piovute dall'alto in Italia per stigmatizzare, certe volte in modo rovinoso, il primato dell'economia sulla politica. In questo, bisogna ammetterlo, M donna è stata più rivoluzionaria di M uomo, perché in ogni caso è riuscita a ribaltare questo primato, riaffermando, come è necessario in ogni democrazia, il primato della politica sull'economia.

Che poi la sua politica porti con sé pesanti interrogativi economici tutti da verificare, affrontare e risolvere, è senza dubbio una questione che ci riguarderà da vicino, fin da subito e sulla quale bisognerà vigilare con estrema attenzione, perché questa apparente differenza tra M uomo e M donna potrebbe anche risolversi in una similitudine, se alla fine saranno comunque e sempre garantiti gli interessi dei gruppi economici dominanti e i nodi sociali che oggi avvincono anche quelli emergenziali non saranno sciolti, e se la protesta montante che potrà seguirne sarà repressa con la solita violenza del potere che anche in una democrazia spesso non tarda ad abbattersi su studenti, lavoratori e licenziati che scendono in piazza.

Franco Cardini ha recentemente affermato in proposito: non si deve rispondere inasprendo i toni dell’antifascismo, bisogna rispondere rifondando criticamente un antifascismo che serenamente torni a parlare di queste cose”

E questa mi pare la chiave migliore per rileggere la storia e cercare di ricavarne una lezione costruttiva per il presente. Cosa vuol dire? Non agitare soprattutto il pericolo fascista come il pastorello della famosa fiaba che gridava “Al lupo ! Al lupo!” in continuazione, perché il suo unico effetto fu che alla fine il lupo arrivò davvero e si mangiò tutte le pecore. Quindi vigilare, anche in senso antifascista, non vuol dire urlare l'antifascismo in continuazione, ma saperlo rinnovare sia con la memoria storica che con l'azione politica, combattendo e mobilitandosi contro concreti provvedimenti liberticidi, nel momento in cui effettivamente vengono messi in atto.

C'è una cosa che preoccupa di M donna, ed è la sua visione dell'antifascismo “alla chiave inglese”, la quale denota quanto meno, se non un vuoto di memoria storica, almeno una deformazione generazionale. Certo non è colpa dei coetanei di M donna se sono nati in un'epoca in cui l'antifascismo storico che ha fondato la nostra Repubblica e la nostra Costituzione, non li ha visti protagonisti, diciamo invece che hanno piena responsabilità se invece di studiare la storia preferiscono la lettura dei romanzi fantasy.

Perché evidentemente l'antifascismo militante fu soprattutto quello di chi rischiò galera, confino, esilio e anche torture e morte, per darci quella Patria libera che sembra tanto piacere anche ad M donna. Da questo punto di vista, bisogna riconoscere che Fini, con la svolta di Fiuggi, fece molto di più definendo il fascismo come “il male assoluto”, per prendere una distanza che fosse definitiva da esso, sebbene purtroppo il male, nella storia, sia sempre destinato a relativizzarsi, proprio perché al peggio e ai mali dell'umanità, lo vediamo con triste realismo tuttora in Europa, non c'è mai una fine

Quella svolta aveva anche portato finalmente la destra ad abbandonare nel simbolo un emblema dichiaratamente neofascista come la Fiamma Tricolore

Lo ribadisce lo stesso Cardini che militò da giovane nelle file del Movimento Sociale Italiano: "I comizi si svolgevano tra saluti romani, gagliardetti e canzonette littorie. Anche in Fratelli d'Italia c'è ancora chi fa gli occhi dolci a Mussolini e non resiste ad alzare il braccio. Oggi si potrebbe chiedere responsabilmente a Giorgia Meloni: sei il presidente del Consiglio di una Repubblica antifascista? Allora devi sopprimere la fiamma tricolore, simbolo inequivocabile di un partito neofascista. Sarebbe un vero segnale di rottura"

Perché effettivamente è assurdo che un partito di governo in Italia rechi con sé proprio quel simbolo che evoca ancora non solo una storia partita cento anni fa, ma tutta quella stagione di scontri e di violenza che nei discorsi parlamentari la destra a parole dice di voler emendare. Un po' come se la sinistra volesse governare con la Falce e Martello, che per altro rievoca tutt'altra storia, almeno in Italia.

Associando l'antifascismo militante solo alla “chiave inglese” M donna ha commesso un errore storico e politico abnorme perché con ciò sono emersi tutti i limiti non tanto del suo spessore politico, quanto piuttosto di quello culturale. Perché l'antifascismo militante dei Fratelli Rosselli, di Gramsci, di Amendola, di Gobetti e, diciamolo ad alta voce di Matteotti non è quello della “chiave inglese” ma quello della nostra libertà e della nostra Costituzione!

Ed è ancora il nostro se sul tema dell'antifascismo ci si vorrà sfidare.

Questo è il tema del centenario della Marcia su Roma, emendare il marcio che tuttora emerge da una propaganda fondata sul fattore numero uno che genera i mostri della storia: l'ignoranza

Bisogna comprenderlo bene, mettendo in atto due strategie urgenti e significative, da una parte un'opera di profonda sensibilizzazione culturale, che parta dalla valorizzazione delle memorie del primo e del secondo Risorgimento, di quello che l'ha resa unita, e di quello che l'ha resa libera. E dall'altra un impegno unitario nella opposizione, che la rimetta in discussione su più concrete basi culturali e politiche e che la renda capace di una costruttiva opera di rinnovamento del Paese, la quale non può coincidere con l'ennesimo colpo di mano per cambiare l'ossatura dello Stato, nell'ennesima manomissione della Costituzione. Chi ci ha provato e oggi ci riprova schierandosi più contro chi si oppone che contro chi governa, pur facendo parte dell'opposizione, tenga conto dei risultati che ha ottenuto, e della sua progressiva marginalizzazione politica.

Chi non ha capito che il successo di M uomo e di M donna hanno un minimo denominatore e fondamento comune: lo smembramento e la distruzione del Partito Socialista Italiano che oggi, pur ridotto ai minimi termini, non sembra nemmeno capace di fare un briciolo di autocritica, è destinato a fallire e con il suo fallimento a far fallire anche una storia gloriosa che è stata la stessa ossatura della democrazia in Italia

E se questo davvero accadrà, a salvarci resterà una sola donna con la M maiuscola, ma non sarà quella oggi al governo, sarà la Madonna.

Carlo Felici

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