Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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lunedì 27 marzo 2023

LA TORTURA E' LA FORZA DELL'IGNORANZA

 





E' notizia recente la proposta di alcuni esponenti di Fratelli d'Italia per abolire gli articoli di legge che hanno introdotto in Italia, dopo un lungo e travagliato percorso parlamentare, il reato di tortura.

Sarà bene ricordare nello specifico tali articoli di legge. L'articolo 613-bis c.p. punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. Vi sono poi aggravanti previste per l'abuso di potere da parte di pubblici ufficiali, lesioni gravi e morte in conseguenza di violenze per tali lesioni.

L'articolo 613-ter punisce invece l'istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura. In particolare, è prevista la reclusione da sei mesi a tre anni per pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che, nell'esercizio delle funzioni o del servizio, istiga in modo concretamente idoneo altro pubblico ufficiale o altro incaricato di un pubblico servizio a commettere il delitto di tortura, se l'istigazione non è accolta ovvero se l'istigazione è accolta ma il delitto non è commesso.

E' del tutto evidente che questi articoli, che sono giunti dopo episodi particolarmente cruenti ed efferati di violenza da parte di alcuni esponenti delle Forze dell'Ordine, per altro poi condannati, come a Genova o nel caso della morte di Cucchi, sono una conquista di civiltà che in Italia giunge ora ma che appartiene alla stessa tradizione culturale e giuridica dell'Italia, pur non avendo purtroppo trovato prima una giusta formulazione

Fu infatti Cesare Beccaria nella sua famosissima opera “Dei delitti e delle pene” che si scagliò contro la pena di morte e di tortura ben prima che in Europa si affermassero le idee di tolleranza e divisione dei poteri con l'Illuminismo e la Rivoluzione Francese.

Egli ritenne, in particolare, che la tortura e la pena di morte non fossero solo crudeli, ma soprattutto inutili sia per la scoperta della verità sia perché il reo prendesse coscienza del male commesso.

Citiamo alcuni brani della sua famosissima opera: “Ma quali saranno le pene convenienti a questi delitti? La morte è ella una pena veramente utile e necessaria per la sicurezza e pel buon ordine della società? La tortura e i tormenti sono eglino giusti, e ottengon eglino il fine che si propongono le leggi? Qual è la miglior maniera di prevenire i delitti? Le medesime pene sono elleno egualmente utili in tutt’i tempi? Qual influenza hanno esse su i costumi? Questi problemi meritano di essere sciolti con quella precisione geometrica a cui la nebbia dei sofismi, la seduttrice eloquenza ed il timido dubbio non posson resistere. […] Dalla semplice considerazione delle verità fin qui esposte egli è evidente che il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile, né di disfare un delitto già commesso. Può egli in un corpo politico, che, ben lungi di agire per passione, è il tranquillo moderatore delle passioni particolari, può egli albergare questa inutile crudeltà stromento del furore e del fanatismo o dei deboli tiranni? Le strida di un infelice richiamano forse dal tempo che non ritorna le azioni già consumate? Il fine dunque non è altro che d’impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali. Quelle pene dunque e quel metodo d’infliggerle deve esser prescelto che, serbata la proporzione, farà una impressione più efficace e più durevole sugli animi degli uomini, e la meno tormentosa sul corpo del reo.”

Sappiamo che attualmente questi principi sono stati universalmente acquisiti con la Convenzione dell'ONU, e che lo stesso Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa già quando vennero emanati in Italia quegli articoli, pose all'attenzione del nostro Paese la necessità che tali norme fossero ancora più aderenti ai principi della Corte Europea dei diritti dell'uomo e con la Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura – UNCAT.

Nonostante ciò, il nostro attuale premier, già nel 2018 si espresse contro quegli articoli di legge, rilevando la necessità di Abolire il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro” Poi forse constatata l'abnorme assurdità di tale affermazione che riconoscerebbe implicitamente nelle mansioni della polizia quella di torturare gli indagati, cosa infamante per le stesse Forse dell'Ordine, corresse il tiro specificando che quegli articoli di legge andavano modificati.

Ora che FdI è al governo questo intento dovrebbe concretizzarsi in base ad una proposta di legge che tende a modificare o ad abolire quegli articoli in base alle seguenti motivazioni: se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter “potrebbero finire nelle maglie del reato in esame comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d’applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata”.

E ancora: “gli appartenenti alla polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate”.

In buona sostanza si ammette non solo che la polizia ha necessità in certi casi non di mettere solo qualcuno in condizioni di non nuocere, ma di agire con crudeltà e causare acute sofferenze, perché questo è solo ciò che punisce il reato di tortura, ma anche che si hanno carceri sovraffollate e invivibili, e non si vuole fare nulla per ovviare a questa palese barbarie.

In pratica ad una barbarie se ne aggiunge un'altra, supponendo che la sola impunità per una repressione con tutti i mezzi, inclusa la crudeltà e la violenza tesa a infliggere acute sofferenze, possa essere giustificata senza che la legge vi possa porre un freno.

Invece di aprire un serio dibattito sulla invivibilità del sistema carcerario italiano, su ciò che si possa fare per trovare pene alternative volte al recupero e al serio reinserimento dei condannati (dato che questo è lo scopo della carcerazione secondo i principi costituzionali), su come le carceri possano essere ampliate e rese più vivibili, o almeno tali da non farle sembrare uno zoo, si propone di abolire un principio di civiltà di cui il nostro Paese dovrebbe vantarsi perché proprio qui da Cesare Beccaria fu elaborato più di due secoli fa.

Inutile sottolineare che solo le più feroci dittature o le democrature (democrazie che governano con l'esercizio della violenza contro le masse popolari), hanno bisogno di tali strumenti che usano e di cui abusano a loro arbitrio e purtroppo anche a loro piacimento. Regimi fascisti sudamericani, dittature comuniste nell'Europa Orientale hanno fatto largo uso di questi strumenti con il KGB, la Gestapo, l'Ovra, persino la CIA a Guantanamo

Se pertanto questi articoli di legge vanno migliorati, sarà opportuno farlo secondo le indicazioni del Commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, più che in base alle proposte dei fantaccini della Meloni

In buona sostanza, il Commissario ha fatto notare che le nuove norme dovrebbero comportare pene adeguate per i responsabili di atti di tortura o pene e trattamenti inumani o degradanti, comportando un effetto di seria deterrenza e dovrebbe essere assicurata una punibilità per questo reato non soggetta a prescrizione, né che sia possibile emanare in questi casi misure di clemenza, amnistia, indulto o sospensione della sentenza.

Le Forze di Polizia hanno bisogno di professionalità, di preparazione e di mezzi adeguati, a partire dalla benzina per le loro auto (parrà banale ma è così in molti casi), per esercitare il loro difficile compito, non di essere degradate al ruolo di “pitbull” feroci di un sistema fondato sulla degradazione dell'individuo che subisce le pene e che esercita la stessa repressione dei reati.

Diceva Beccaria: “La verità, che difficilmente si scopre in un uomo tranquillo, tanto meno si scoprirà in chi è in preda alle convulsioni del dolore”

Se alla Meloni sta davvero a cuore la verità, se lo rilegga bene, anziché dedicarsi alle letture horror o a quelle fantasy.


Carlo Felici

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