Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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mercoledì 8 marzo 2023

CARLO ROSSELLI E LA RIVOLUZIONE SOVIETICA





Vorrei offrire come spunto di riflessione un lungo brano di Carlo Rosselli, in particolare a coloro che “lo tirano per la giacchetta” volendo farne un ispiratore di non so quale politica socialista liberale che guarda al centro ed è inossidabilmente anticomunista.

Questo brano risale al 1932 ed è contenuto nel volume I degli Scritti dall'Esilio pubblicati da Einaudi, esso in parte è stato da me già citato, ma nella sua integrità, ci dà un'idea precisa di cosa pensasse Carlo Rosselli della Russia Sovietica della rivoluzione e conseguentemente anche di Stalin che allora vi era al potere. Certamente va storicamente contestualizzato, in particolare nel riferimento alla economia collettivistica, però dimostra palesemente che Carlo Rosselli non solo non era anticomunista, ma nemmeno un sostenitore del capitalismo senza se e senza ma.

Lo presento “sine glossa”, senza commento perché non ne ha bisogno.

Il titolo è emblematico.


Non rinunciamo a discutere

Il nostro stato d'animo di fronte alla rivoluzione è complesso e non si presta a definizioni monosillabiche. Non possiamo aderirvi senza riserve sostanziali, ma non possiamo neppure seguire Kautsky e i marxisti democratici nelle loro scolastiche condanne (ancora una volta il materialismo storico si dimostra incapace a fornire un criterio obiettivo di giudizio). Comunque, prima di ogni consacrazione marxista e ogni atrocità dittatoriale sta la rivoluzione che ha distrutto l'autocrazia, che ha dato la terra ai contadini. Questa rivoluzione la amiamo e la difenderemo. La rivoluzione non è la dittatura di Stalin, è evidente. Ma se fossimo posti a scegliere tra il mondo capitalista, così come ci fu rivelato dalla guerra e dalla crisi, e il mondo bolscevico, dovremmo risolverci, non senza angosce, per il secondo.

Ma è questa un'alternativa che rifiutiamo; è questo dualismo rozzo e brutale – Dio o il diavolo: il comunismo o il capitalismo – che ci ripugna.

Tra Dio e il diavolo stiamo semplicemente per l'uomo. Il nostro sforzo sarà rivolto a superare il dissidio in nome di una nuova sintesi; nel nome del socialismo penetrato dall'idea della libertà nel quale i piani servono gli uomini e non gli uomini i piani

Se oggi difendiamo la rivoluzione russa è anche perché essa, malgrado tutti i suoi errori ed orrori, rappresenta nel mondo l'economia alternativa. La dimostrata possibilità di esistenza di una economia collettivistica è una esperienza interessante per il genere umano. L'economia collettivistica era sino a ieri per la scienza ufficiale una eresia, una economia impossibile; in ogni caso una economia statica destinata al rapido crollo per la sua impotenza a risparmiare e accumulare.

Ora si trova – venerati Maestri Molinari, Guyot, Cassel, Pantaleoni – che il paese in cui il tasso di accumulazione è più forte è precisamente...lo Stato dei Soviet. Per il popolo russo il problema non è di accumulare di più, ma di accumulare meno, di costringere i dittatori a rallentare il piano per soddisfare la fame di beni di consumo.

Accumulazione coattiva: d'accordo. Ma poi è poi così grande la libertà di accumulazione nella economia capitalistica? I molti sono liberi di accumulare per i pochi, i quali soli ne godono. E in fatto di esportazione le guerre, le crisi e le inflazioni reggono il confronto con i decreti di Stalin

Dopo l'esperienza comunista il capitalismo non è più solo arbitro, non è più solo indispensabile. La legge di sostituzione che in economia limita il prezzo dei prodotti sostituiti, servirà a insegnare la modestia e la prudenza ai regimi borghesi. Servirà a insegnare l'audacia?

Speriamolo

Eliminando con feroce costanza le disuguaglianze economiche, impedendo con ogni genere di persecuzione le accumulazioni particolari, la rivoluzione russa ha spodestato il vecchio re del mondo: il denaro.

Il denaro non è più, come in Occidente, il misuratore supremo. Il denaro non compera la Russia, e in ogni caso non assicura potenza. Anzi, l'aver posseduto è una tara, il possedere è una condanna. Questo capovolgimento di valori onde una nuova “nobiltà” proletaria ne sorge è importante e probabilmente soddisfa il messianesimo primitivo delle forre russo-cristiane (“gli ultimi saranno i primi”)

..

Anche i critici del bolscevismo sono costretti ad ammettere che i dirigenti vi hanno fatto sinora prova di una onestà e di un disinteresse materiale che contrastano con la venalità tradizionale degli antichi dirigenti. Condizione sine qua non non è solo l'obbedienza gesuitica, ma la povertà”


Abbiamo detto di non commentare ma un'ultima considerazione ci sia almeno concessa..un Rosselli così non lo si può certo arruolare tra i sostenitori del Job act, della demolizione dell'articolo 18, dell'aumento del periodo di prova da 6 mesi a tre anni, della buona scuola incentivata con l'elemosina del bonus annuale..e per amor di decenza ci fermiamo qui.

Carlo Felici



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