Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 15 giugno 2022

LA FAMIGLIA DEL NULLA

 



Non esiste nulla di più abietto che umiliare, malmenare o uccidere una donna o un bambino, lo è in guerra, ma nella cosiddetta pace del nucleo famigliare lo è ancor di più, perché avviene subdolamente, inaspettatamente, come se una persona fosse completamente posseduta da un male demoniaco.

La cifra degli assassinii in famiglia in Italia è ormai spaventosa, supera di gran lunga quella dovuta agli assassinii della criminalità organizzata, e i crimini verso i bambini superano quelli di una guerra.

In Ucraina sono stati uccisi 230 bambini, in Italia, dall'inizio del nuovo secolo quasi 500 ( ma i dati non sono del tutto aggiornati e potrebbero essere di più) e non dalle bombe, ma da coloro a cui i bambini si rivolgono con maggiore fiducia: il loro genitori.

Se poi consideriamo i maltrattamenti, le cifre potrebbero raddoppiare o persino triplicare.

Le cifre dei cosiddetti femminicidi non sono meno confortanti, solo nel primi sei mesi di quest'anno ne abbiamo circa cinque al mese.

Se risaliamo solo allo scorso anno, notiamo che sono state più di cento le donne, uccise quasi tutte in ambito famigliare o affettivo, con un aumento dell'8% degli omicidi in generale, rispetto all'anno precedente quando le vittime donne, nel periodo del lockdown, erano state 106

In media, quindi, in Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore, e quattro donne su dieci lasciano orfani i propri figli piccoli

A fronte di tutto ciò, la cui cause sono spesso il degrado, la mancanza di prospettive di lavoro, la precarietà endemica, le separazioni e soprattutto la caduta verticale dei valori morali e civici, non si vede alcuna forte reazione da parte della società civile, né si osservano misure che servano a tutelare maggiormente le famiglie o ad aiutarle nei momenti di crisi, i dati ci mostrano un dimezzamento dei matrimoni e un incremento di circa il 30% delle separazioni.

E' del tutto evidente che un fenomeno del genere non può limitarsi a cause sociali ed economiche, perché alla base ci sono forti responsabilità anche individuali che chiamano in causa fattori di tipo educativo, morale e persino religioso

Chi scrive ha più volte dichiarato che la riduzione dell'essere umano a merce che vale solo come “capitale umano”, è la base del nichilismo vigente e di tutte le conseguenze negative che ne susseguono. Se la società, infatti, resta legata ad un modello per cui è solo il movimento dei capitali, spesso in senso speculativo, che orienta la storia umana, è del tutto evidente che essa si riduce a ruotare intorno al nulla, e le vita di ciascuno di noi sono proiettate nel nulla. Da ciò consegue che destinare al nulla emotivo e fisico una persona può anche assumere la caratteristica di una “normalità” o quanto meno di un fenomeno che scandalizza sempre meno ed a cui si tende ad abituarsi sempre di più.

In questo contesto, gli apparati educativi e formativi contano sempre meno, specialmente quando il loro compito è quello di rivolgersi alla collettività, e progressivamente si afferma il mito di una formazione che l'individuo può farsi da solo, in base ai suoi obiettivi di crescita e di affermazione individuale.

Viene meno quindi la base di una società orientata verso obiettivi condivisi e condivisibili necessari per per la crescita collettiva e al contempo di un sistema Paese.

La stessa valutazione dei risultati raggiunti da ognuno in ogni ambito resta rigidamente individuale e non è misurata in base alle capacità che chi viene valutato ha di interagire positivamente con coloro con i quali dovrebbe raggiungere un obiettivo a vantaggio del contesto in cui lavora, e di coloro che ne sono utenti. In poche parole, si tende a premiare e a considerare il merito individuale e non di gruppo nel processo produttivo di ogni ambito

Il risultato è che, invece di collaborare al meglio con coloro che contribuiscono a ottenere determinati risultati per il contesto in cui lavorano, ciascuno cerca di ottenere il meglio per sé a scapito del peggio dell'altro, illudendosi così di crescere e di ottenere maggiori compensi e benefici rispetto ai suoi colleghi di lavoro. Non c'è la percezione che un lavoro comune svolto con migliori rapporti collaborativi ottiene maggiori risultati, ma piuttosto resta quella che si possa migliorare mettendo in competizione i lavoratori gli uni rispetto agli altri, senza considerare il loro calo di prestazioni, per frustrazione o stress da lavoro, o senso di marginalizzazione a cui sono perennemente esposti.

Purtroppo tale procedimento, che potremmo tradurre con una formula latina del “bellum omnium contra omnes”, è tipica di una situazione esistenziale disumana e innaturale, nonostante Hobbes sia stato convinto del contrario, e abbia invocato l'esistenza di uno Stato “Leviatano”, per porvi rimedio.

In realtà è vero l'esatto contrario. Gli uomini nel Paleolitico per centinaia di migliaia di anni sono vissuti in maniera comunitaria, mettendo al primo posto la capacità di collaborare per la sopravvivenza e per il bene comune, ed emarginando chi pensasse solo al suo vantaggio individuale. Solo quando si è affermato il concetto di accumulazione e di proprietà individuale o di classe sociale, gli esseri umani hanno cominciato ad entrare in conflitto tra loro e hanno avuto bisogno di uno Stato Proprietario e Leviatano affinché la convivenza di interessi divergenti potesse sussistere senza troppi traumi o crimini che dir si voglia

E' dunque lo Stato Proprietario e Leviatano che genera il “bellum omnium contra omnes” invece di essere l'unico rimedio ad esso. Ma far credere che lo sia evidentemente è il presupposto basilare per la sua sussistenza e la sua indiscutibilità

Ecco quindi che vengono incentivati i conflitti individuali, si educa i bambini a primeggiare magari con un sistema rapido ed efficiente consistente in una valutazione periodica mediante i quiz, si formano gli insegnanti individualmente obbligandoli a frequentare corsi di aggiornamento che si concludono con i quiz, si fanno concorsi per ottenere un posto di lavoro mediante dei quiz, in un teatro collettivo in cui persino il gioco assume la fisionomia del “lascia o raddoppia”, ovviamente ampiamente diffuso dai sistemi mediatici

Così come si educano i bambini a primeggiare e li si sottovaluta se non lo fanno, fino alla fine dei loro studi, tanto da generare frustrazione che, come negli USA, sfocia spesso in crimini all'interno della stessa scuola, lo stesso si fa poi coi lavoratori, però in questo caso valutando individualmente più la loro “fedeltà” all'apparato produttivo che i loro risultati, così che elementi più fedeli e ubbidienti, e in certi casi, specialmente in ambito femminile, più “disponibili”, ottengono risultati e fanno carriera più di certi altri meglio dotati.

E' evidente che tutto questo processo non può che produrre frustrazione, disaffezione e conflitti crescenti, fino a generare anche rabbia e violenza, specialmente quando gli sforzi messi in atto si traducono in un “non servi più”. In un licenziamento non per giusta causa ma per ridimensionamento di settori produttivi, per cui un lavoratore che è stato spremuto e illuso di poter lavorare ed affermarsi al meglio delle sue qualità viene poi miseramente gettato via: “fired”, bruciato come si fa quando una merce viene mandata in discarica o un “capitale” è bruciato da un meccanismo speculativo.

D'altra parte come compensazione a questa dimensione disumanizzante si offrono solo, da un punto di vista spirituale o psicologico, dei “pannicelli caldi” il cui scopo è reintegrare l'individuo nel “Leviatano”, fare in modo che torni ad essere un suo ingranaggio, senza che debba soffrire troppo, quindi creandogli dei palliativi: le vacanze estive, i corsi di yoga, la psicoterapia (psicoanalisi nei casi più gravi e per chi se la può permettere), le catechesi periodiche adatte a creare sicurezze nel contesto religioso in cui vengono attuate, magari mettendo in atto lodevolissime strategie di contenimento del disagio sociale e individuale.

Tutto questo ovviamente non cambia nulla, nella natura del Leviatano ma lo fa apparire solo più compassionevole e digeribile, in grado cioè di compensare i disagi, ovviamente premiando i suoi fedelissimi.

Il problema sorge quando i fedelissimi diminuiscono di numero e diventano una ristretta minoranza corrotta attaccata ai propri privilegi, e il disagio cresce. E non bastano più nemmeno “i pannicelli caldi” economici, non basta lo “state bonus”, la compassione di Stato, che allontana i cambiamenti strutturali anziché favorirli con una elemosina “una tantum”

La questione in ogni caso resta complessa e non si risolve solo a livello economico e sociale, ci vuole evidentemente un salto evolutivo anche sul piano famigliare, spirituale, scolastico, con nuovi modelli di sviluppo che servano ad incentivare la collaborazione, la capacità di interagire a beneficio di tutti, in primo luogo in famiglia. Facendo di un figlio una opportunità di crescita anche da parte dei genitori, senza che essi pretendano di essere sempre un gradino più in alto, esigendo rispetto ma essendo essi stessi incapaci di darne. A scuola premiando chi contribuisce a recuperare compagni in difficoltà e punendo chi, in nome del primeggiare, li emargina. Nei settori lavorativi, incentivando il lavoro di equipe, più che quello individuale, come in parte si fa già in Giappone. Cercando di capire le qualità specifiche del lavoratore e mettendolo nei settori in cui può dare il meglio di se stesso, non ostacolandolo se non si piega ai capricci del suo capoufficio. Infine favorendo una “mobilità virtuosa”, per riconvertire il lavoro attraverso forme incentivate di formazione specifica, non con un reddito di cittadinanza generico che fa solo crescere il lavoro nero, ma con adeguati sussidi per la riconversione, mediante l'obiettivo della stabilizzazione del lavoro, del suo miglioramento qualitativo e della piena occupazione.

L'origine della sofferenza diffusa oggi che sfocia sempre più spesso nei crimini contro persone deboli e persino in famiglia è l'illusione che l'individuo possa vivere ed affermarsi da solo, quasi debba identificarsi permanentemente con un supereroe, è il potenziamento smisurato dell'ego di ciascuno, anche attraverso gli strumenti mediatici. Per cui io posso mettermi davanti a un PC e dire quello che voglio, posso mettermi con chi voglio senza limiti né responsabilità verso chi lascio, posso ottenere quello che voglio anche se devo farlo a scapito di chi ne può soffrire molto, in breve senza assumermi responsabilità di contesto, verso cioè altri che interagiscono con me.

E tutto questo senza capire che decontestualizzati e privi di responsabilità contestuali, noi semplicemente non esistiamo. Siamo del tutto prigionieri di un nulla che ci rende morti umanamente e spiritualmente, prima ancora di esserlo biologicamente, e purtroppo, come in una pandemia, per di più capaci inconsapevolmente e repentinamente di generare sofferenza e morte intorno a noi.

Se dunque tutto questo permarrà, nemmeno i posteri potranno addurre la loro ardua sentenza.


Carlo Felici


Nessun commento:

Posta un commento