Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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lunedì 17 luglio 2017

Socialismo e sinistra: tautologia e ossimoro

                                                                 


                                                             di Carlo Felici

Cominciamo col dire che Socialismo e Sinistra è un tautologismo inutile, tanto assurdo quanto rivelatore di come il Socialismo, in Italia, ma non solo, negli ultimi tempi si sia progressivamente corrotto, fino a far perdere al significante (alla parola Socialismo) il significato che per circa un secolo ha avuto nella mente e nel cuore di chi ha sempre creduto in questo grande ideale.
Perché se uno ha bisogno di associare alla parola Socialismo anche la parola “sinistra”, vuol dire che teme che ci possa essere anche un socialismo non “di sinistra”, quando non è mai esistito né potrà mai esistere un socialismo “non di sinistra”. Dato che il cosiddetto “socialismo di destra” si è sempre e solo chiamato fascismo, sempre che il fascismo abbia, anche lontanamente ereditato qualcosa, tramite il suo Duce, dal socialismo, il che è tutto da dimostrare e da verificare in sede storica e storiografica.
I socialisti oggi in Italia sono quanto di più vario, e purtroppo “avariato”, possa esistere nel panorama politico, per cui forse sarebbe il caso di cercare il Socialismo italiano, facendo riferimento a chi ancora crede nel Socialismo piuttosto che cercarlo tra chi si professa socialista, appartenendo, per esempio, all'unico partito che in Italia si chiami socialista. Riferire come quest'ultimo, da quasi un decennio segua le sorti del PD, e in ultimo nella versione assolutisticamente renziana di questo partito, sarebbe tediare il lettore, sono cose sotto gli occhi di tutti e abbastanza scontate e deprimenti.
Inutile quindi cercare il Socialismo in Italia con il lanternino di Diogene del PSI, perché esso è spento da tempo. L'unica cosa assurda è il fatto che qualcuno si ostini a tenerlo in mano, come un cerino spento.
Dove cercarlo allora? Tra gli eurofobi nazionalisti, considerando che il Socialismo ha sempre avuto un respiro internazionalista e ha sempre considerato l'Europa come un orizzonte in cui sviluppare, a livello continentale, la libertà e la giustizia sociale? Un po' difficile seguire questa tortuosa strada..e allora?



Lo cerchiamo nel cantiere di una sinistra che stenta a darsi un programma e un progetto culturale unitario e condiviso, essendo permanentemente ostaggio dei suoi personaggi ormai anche piuttosto attempati, sempre in fregola dei primi posti in lista? Lo cerchiamo nelle piazze di questo cantiere aperto in cui ai socialisti non viene nemmeno consentito di parlare?
O lo cerchiamo, infine, seguendo l'appello di una giovane donna socialista che propone di unire la cosiddetta sinistra a partire dall'articolo 3 della Costituzione?
Ora, a parte il fatto che la Costituzione dovrebbe essere un patrimonio di tutti e non solo di una parte politica e che anche una vittoria referendaria resta quella di un popolo e non di una parte di esso, dato che anche chi perde riconosce il valore della democrazia e di ciò che essa decreta, a parte questo, restano nel cartello dei cosiddetti brancaccini (già il solo fatto che tale gruppo si debba identificare con un luogo in cui ci si è riuniti parla da solo) alcuni nodi irrisolti e difficilmente risolvibili.
Dove sta, in questo gruppo, il programma comune che potemmo identificare come socialista? Dove i programmi economici, dove le coperture, dove le iniziative politiche e dove e su cosa le eventuali convergenze politiche per realizzarli?
Siamo davvero sicuri che esso non sia l'ennesima versione aggiornata e rivista del solito cartello elettorale, di cui in passato abbiamo già trangugiato le spoglie in una infinità di caleidoscopiche versioni? Dove il confronto aperto anche in rete, con quel popolo disperso e diviso della sinistra che si vorrebbe rappresentare? Dove le eventuali nuove candidature, rispetto ai nomi che da sempre mettono il loro berrettino logoro su ogni lista che rechi la connotazione della sinistra?
E infine quale garanzia che, una volta eletti, questi rappresentanti non siano tentati dallo sport di gran voga in tutto il panorama politico italiano, compreso quello delle new entry, e cioè il salto anche spericolato della quaglia che cade sempre sul morbido? Inutile citare i nomi illustri di rappresentati di SEL passati al PD o altri grillini artefici della transumanza parlamentare o sociolisti, soci di ogni lista da un pezzo..
Il vincolo di mandato non è legge, ma potrebbe essere qualcosa che distingue un serio partito che ha come obiettivo la rinascita di valori autenticamente socialisti, considerando proprio il fatto che la storia socialista è stata tutto un susseguirsi di autolesionistici scissionismi e di patti scellerati con i vari poteri di turno, a partire da quello rovinoso di “pacificazione” con il fascismo...per finire con l'abbraccio con Berlusconi e Renzi.
E' questo soprattutto che ha immiserito il socialismo italiano, fin dai tempi di Craxi che, pur nei suoi parziali successi, non fece mai a meno, per ragioni di “numeri”, dei compromessi con quel potere che, alla lunga, ha amato più se stesso che “fotterlo”, come poi, in ogni caso, ha fatto.
I socialisti, per tornare ad essere credibili, devono tornare alla unica loro vera antica ragione sociale, quella del lavoro, della scuola, dei servizi e dei beni comuni, che ha caratterizzato da sempre la loro storia, aggiornando le strategie di lotta alle sfide del mondo della globalizzazione. E considerando per questo, che la loro credibilità, non crescerà mai solo con gli slogan del più tasse, più patrimoniale, più IMU, ma soltanto rilanciando il ruolo fondamentale del controllo democratico delle istituzioni, perché solo rilanciando il ruolo dello Stato si può combattere seriamente la speculazione turbocapitalista. Ammodernando e rendendo più efficiente l'apparato pubblico, per restituire ad esso la centralità che gli compete, invertendo la spirale del debito con cui da una parte si continua a tagliare e dall'altra si continua a sprecare. Non è possibile essere così idioti da presentarsi in Europa asserendo che si sono tagliati 30 miliardi di spesa “cattiva” quando si sono aggiunti altri 40 di spesa “buona”. Come se un padre di famiglia dicesse..ho buttato alcoolici e sigarette, ma ho comprato un sacco di torte e gelati..
Cerchiamo di non essere ridicoli quando cerchiamo un confronto costruttivo in Europa, cerchiamo di non avere i dirigenti pubblici più strapagati di tutto il mondo occidentale, di non incrementare il loro parco auto, di saperci garantire una amministrazione che non sia più collusa in alcun modo con le mafie che la fanno da padrone nel nostro paese. Insomma, invece di tartassare e pietire, tagliamo davvero certi nodi strutturali.
Questi sono i punti su cui si gioca la credibilità di un serio programma socialista.
Il bambino cresce quando la smette di battere i piedi o di sbattere le porte reclamando a tutti i costi la sua autonomia, e riesce finalmente a relazionarsi in maniera costruttiva con gli altri membri della sua famiglia, che così, finalmente, trae giovamento anche dal suo contributo, lo stima di più e lo considera anche degno di maggiore autonomia.
Più o meno lo stesso accade in uno Stato, velleità, opportunismi ed ideologismi non apportano che regressioni sempre più costose a cui ovviamente si aggiungono altre questioni che, nell'incalzare di certe emergenze contingentali, aggravano ancor di più la situazione.
Qual è il programma socialista per affrontare e risolvere la questione dei migranti? Esiste? Qualcuno della cosiddetta sinistra construens è capace di raccontarcelo, prima ancora di dirci, se non votate noi, vince la destra?
Siamo capace di trasformare i centri di raccolta dei migranti in centri educativi, dove si insegna la lingua, la cultura, e soprattutto la Costituzione Italiana, pena il rimpatrio immediato?
Siamo capaci di impedire che giovani e aitanti ragazzi africani se ne stiano all'uscita di ogni supermercato chiedendo l'elemosina tra un'occhiata e l'altra al loro smartphone? E sì che un tempo i socialisti lottavano per togliere dalla strada, vecchi, vedove e malati che non avevano altra risorse che elemosinare per sopravvivere. Dei giovani alti, robusti, ben vestiti, con il loro smartphone che chiedono l'elemosina ad ogni angolo di strada sono un insulto al senso stesso della misericordia, questo dovrebbe capirlo anche Papa Francesco e una volta per tutte.
Siamo capaci di trasferire le nostre forze militari dal deserto dei tartari afghano o da altre zone remote del mondo, in altre più importanti e strategiche per il nostro Paese e per l'Europa?
Siamo capaci di rispettare chi ci ricorda le regole per stare in Europa, facendoci altresì rispettare quando altri se ne infischiano persino di ciò che predicano?
Un governo socialista dovrebbe capire che ogni eventuale punto in più di PIL è un bene preziosissimo che non va sprecato, che ad ogni anche minima crescita dell'economia si deve accompagnare una saggia e responsabilissima amministrazione delle risorse aggiuntive disponibili, e soprattutto dovrebbe capire che non si possono né debbono chiedere sacrifici alla gente senza che chi li chiede debba essere disposto a dare il buon esempio, facendoli in prima persona. Che è inutile tassare di più se tutto continua a finire nel buco nero dell'inefficienza e della corruzione, nei monumenti delle opere incompiute che sfregiano il nostro territorio. Che la questione ambientale è indissolubile rispetto a quella sociale, perché si crea e si mantiene il lavoro sapendo anche mantenere e valorizzare l'ambiente. Che salvare posti di lavoro è più importante salvare banche dirette con mire speculative e che se uno investe in esse per poi essere frodato, la comunità non ha alcuna responsabilità per salvare ciò che egli stesso ha voluto buttare come in una slot machine.
Diceva un tempo Ernesto Che Guevara: Nosotros, socialistas, somos más libres porque somos más plenos; somos más plenos por ser más libres”
Noi socialisti siamo più liberi perché siamo più integri; siamo più integri, per essere più liberi.
Ecco, questo è l'unico programma che può restituire credibilità al Socialismo in Italia e altrove, dimostrare che l'integrità, l'onestà e l'incorruttibilità garantiscono il buon esempio e la capacità di distinguersi da altri.
Forse per qualcuno tutto ciò potrà sembrare, specialmente dopo tangentopoli, utopia, o, nel desolante panorama politico italiano, illusione, eppure non vi è altra strada.
Se la sinistra non è altro che un insieme di capi, capetti e capettini, in cerca di un postarello al sole, una lista di valvassini e valvassori eterodiretti dal vassallo di turno di un centrosinistra speculare al centrodestra, ciascuno in fregola per la sua pars dominica, nel perdurante ed immutabile feudalesimo politico italiano, l'espressione Socialismo e sinistra non è più un tautologismo ma diventa un ossimoro, non la ripetizione di un concetto, ma una contraddizione irrisolvibile.
Solo l'integrità morale, la coerenza e la fede cristallina nei valori ed ideali perenni del Socialismo, potrà restituire ad esso una prospettiva politica credibile. Solo in base a ciò ci si può seriamente riaggregare, in primo luogo tra socialisti, perché solo una autentica fede può garantire una prassi.
In mancanza di ciò, rassegniamoci pure al museo delle cere e senza condizionatore d'aria.

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