Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

venerdì 3 aprile 2015

SOCIALISMO O...

                                          


                                               di Carlo Felici

La chiamata a raccolta dei socialisti italiani nella grande assemblea del 29 marzo per il Risorgimento Socialista è stata sicuramente un successo sia in termini di partecipazioni e di adesioni (circa 300) che in termini di qualità di interventi.

Per chi è abituato alle riunioni dei partiti padronali o di consorteria, in cui un padrone o padroncino di partito o di corrente detta la linea ai partecipanti, sicuramente è stata una novità, in cui è finalmente tornata a scendere in campo una creatura che molti davano per estinta: la cultura politica.

Gli interventi parlano da soli e sono tutti visibili ed ascoltabili sul sito di Radio Radicale, li consigliamo vivamente, soprattutto agli appassionati de “la storia siamo noi”.

Da parte di un PSI, verso il quale pochissime sono state le voci tendenti al ricompattamento e moltissime quelle di contestazione alla sua direzione politica, abbiamo riscontrato due sostanziali reazioni. La prima ad opera di una segreteria che si è compattata (almeno nel numero dei suoi partecipanti) nella dichiarazione di antagonismo alla coalizione sociale di Landini, quasi per marcare una distanza nel “o con noi o con lui”, e la seconda, francamente un po' sgangherata e con caduta di stile, del direttore de L'Avanti, il quale in un suo articoletto, sarà bene sottolinearlo, satirico, ha contestato uno slogan e storto il naso (ma in modo alquanto grottesco) su uno dei partecipanti. Lo slogan era “socialismo o barbarie” che campeggiava nello striscione storico della Lega dei Socialisti, e il partecipante era il “povero” Marrazzo tornato all'ovile socialista che ha portato il solerte direttore a ironizzare inizialmente su “socialismo e galera”, per altro cancellato dopo le prima reazioni disgustate di vari compagni.

Ha per altro insistito dichiarando testualmente “La verità è che le più grandi barbarie sono state compiute in nome del socialismo, dal nazismo al comunismo”

Un po' come se un papa dicesse: le più grandi nefandezze sono state compiute nel nome del cristianesimo, dalle crociate al rogo degli eretici, oppure un iman dicesse gli orrori più grandi sono stati messi in atto nel nome dell'islam: dalla caduta di Costantinopoli alle imprese dell'isis.

Ora, sappiamo che il socialismo non è una religione, pur tuttavia esso resta per molti compagni una “fede”, sicuramente priva di orizzonti metafisici, ma non meno escatologica.

E' anche del tutto ovvio che il socialismo non è un assoluto, in cui tutte le vacche possano essere nere o rosse, ma una concezione dialettica dei rapporti sociali ed economici ed anche della storia.


Del Bue rimarca che non può esistere un socialismo senza aggettivi e però milita, anzi dirige l'organo ufficiale di un partito che ha come unico aggettivo: italiano, e poco tempo fa non aveva nemmeno quello, sarà questa sua ironica provocazione forse il viatico di un ennesimo tentativo di cambiare la sua “ragione sociale”?

Sicuramente la questione oggi non si pone nei termini di uno slogan, ma di alcuni interrogativi che lo stesso Del Bue acutamente pone tra le righe dei suoi commenti e che, in quanto più seri, meritano ben altro spazio. Essi sono: "Inoltre vorrei confrontarmi con voi su cosa significa Risorgimento, chi e cosa debba risorgere, con quali soggetti, con quali interlocutori. Voi soli o anche il piccolo Psi, ma sarebbero sufficienti? E voi nel piccolo Psi o fuori a prescindere da esso? E con quali forze? Non basta purtroppo la volontà in politica."
A questi ci sentiamo di poter rispondere serenamente in primo luogo, per poi magari tornare a concludere con alcune note sul famigerato slogan.
Risorgimento socialista vuol dire quel che ha sempre voluto dire, non è solo uno slogan per una parte politica o per un piccolo partito, ma è un viatico per un concreto Risorgimento del Paese a cui i socialisti vogliono e debbono contribuire validamente.
Prima di risorgere però, come diceva Lussu, bisogna insorgere, e insorgere oggi significa uscire da un contesto in cui vengono demoliti diritti dei lavoratori, degli elettori e persino dei cittadini, diritti costituzionali. Uscire dall'abbraccio mortale con il PD. Per fare cosa? Per costruire un modello, come rileva Formica, di socialismo largo e condivisibile, con il PSI se cambia rotta e senza il PSI se continua a fare il paggetto di Renzi. Da chi e da cosa? Da un soggetto politico che non sia il PD a guida assolutista renziana e che veda raccolte tutte quelle forze politiche che hanno a cuore i diritti costituzionali dei cittadini, i beni comuni e la tutela di servizi indispensabili, come casa, salute, lavoro, pensioni e scuola, senza i quali non esiste civiltà ma solo la barbarie della emarginazione e della disperazione. Questo dovrebbe fare non solo dell'Italia ma della stessa Europa un "bene comune" da salvare molto di più degli istituti finanziari, e per il quale investire preziose risorse economiche. Con quali numeri? Quelli che si conquistano con una politica coerente e di opposizione, come succede in tutte le democrazie degne di tale nome. Non possiamo tollerare che il PSI o i socialisti in generale siano compagni di “prebende” per tutte le stagioni..Bersani...Letta..Renzi e via dicendo..
E' un lavoro duro, paziente forse troppo lungo e spasmodico per chi è in cerca di collocazioni e vantaggi immediati, ma sicuramente più gratificante di un coma assistito e soprattutto molto più coerente con la nostra storia.

Tornando infine alla questione “socialismo o barbarie”, possiamo solo rilevare che quello slogan è del 1915 e che preludeva ad una delle barbarie più grandi e terrificanti che siano state messe in atto: una grande guerra che, tra i suoi mostri più terribili, ha anche partorito il fascismo, il comunismo stalinista e il nazismo i quali, dunque, non sono emanazione diretta o distorta del socialismo ma appunto della barbarie che si voleva scongiurare ad ogni costo, e contro la quale lo stesso Matteotti arrivò addirittura a reclamare una insurrezione.

Quello slogan, tra l'altro, è frutto di una translitterazione di una frase di Marx tratta dal Manifesto che probabilmente la Luxemburg menzionava a “sua” memoria, la quale suona così: “Socialismo o decadenza nella barbarie” (Sozialismus oder Untergang in der Barbarei!)

Marx evidentemente si riferisce non all'arrivo degli antichi barbari, ma piuttosto al fatto che la società in cui domina il modo di produzione capitalistica è tanto triviale e incivile da essere al di sotto delle società in cui era l'essere umano il fine della produzione stessa.

Però pare che Marx non sia stato capito nemmeno da Bordiga, il quale, proprio contestando tale slogan, torna ad identificare la barbarie con un periodo della storia umana, concetto del tutto estraneo alla teoria di Marx.

Nella confutazione di “socialismo o barbarie” infatti lo stesso leader comunista fa osservare che, sarebbe stato opportuno parlare di Socialismo o civiltà, in luogo di Socialismo o barbarie, giustificando tale assunto con il fatto che gli stessi Marx-Engels consideravano che i barbari avevano rigenerato l'Occidente (cfr. “Avanti, barbari!” Battaglia comunista 1951, n.2)

Noi però sappiamo bene che la costruzione di un autentico socialismo coincide con quella di una civiltà, quindi restiamo convinti che la questione resti in termini spinoziani: Sozialismus sive Civitas: il Socialismo ovvero la Civilità, si tratta solo di essere consapevoli di come possa sgorgare da una coscienza, e non da una imposizione.

Oggi tale coscienza si fa particolarmente urgente, al punto da superare anche il vecchio concetto di “barbarie”

Al tempo in cui Rosa Luxemburg parlò di quella alternativa era infatti in atto una fase progressiva dell'imperialismo ma il capitalismo non aveva ancora avuto modo di affermare la sua capacità di “distruzione produttiva”, perché nessuna potenza aveva ancora gli arsenali per annientare l'umanità con armi atomiche e non era ancora in atto un sistema globalizzato di sfruttamento delle risorse ambientali tale da distruggere la loro stessa capacità di rigenerarsi .

L'aggiornamento odierno di tale slogan dovrebbe essere dunque questo: Socialismo o autodistruzione, ovviamente se per Socialismo intendiamo, in una opportuna dialettica della storia e delle questioni economiche e sociali, anche l'insopprimibile variante ambientale e lo decliniamo di conseguenza come Ecosocialismo.

La dialettica è evidentemente la ricerca di una sintesi, di un equilibrio, ove questo si sia rotto per un eccesso di tesi o di antitesi.

Il dibattito che si è aperto il 29 continuerà..se qualcuno vorrà fossilizzarsi nella difesa ad oltranza di una tesi o di una antitesi, che sia di un singolo o di un partito (ora le cose, per altro, tendono a coincidere) non darà un contributo costruttivo.

Lasciamo quindi alla stessa coscienza delle compagne o dei compagni la possibilità di suggerire loro se e come continuare insieme tale cammino.

Ricordiamoci solo che oggi la barbarie è anche restare spiaggiati, boccheggiando su un'ultima spiaggia.

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