Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 19 giugno 2013

I FILOSOFI E IL METEREOLOGO


                                                        di Carlo Felici
 
Domenica 6 giugno il mentore del quotidiano che maggiormente in Italia risalta per la sua “metereologia" del turbocapitalismo: Scalfari, che in quel settore è ormai più noto del mitico colonnello Bernacca, nel suo editoriale, tra l'altro scrive:
Il Movimento 5Stelle sta vivendo una fase di ricerca di libertà. Non sappiamo quanto sia estesa tra i cittadini entrati in Parlamento. È comunque giusto dire che Grillo e il suo iniziale successo sono stati utili al risveglio della democrazia italiana così come è utile oggi che gli eletti delle 5Stelle rivendichino la loro dignità di teste pensanti e scoprano la politica.

La politica - lo dice la parola stessa - è una visione del bene comune, la visione di una società al cui servizio la politica si pone. Attenzione: il "demos" cioè il popolo, esprime una società, cioè un insieme di comportamenti che spesso non collimano con la visione del bene comune di una parte politica. Questa distinzione non va dimenticata da quanti riflettono su ciò che avviene intorno a loro.

Tra il "demos" e le diverse parti politiche che competono c'è sempre un rapporto interrelazionale: il "demos" modifica le parti politiche e queste a loro volta modificano il "demos", ciascuna a proprio modo. Questa è l'etica della politica: quella di Aristotele, non quella di Platone. Il resto è futile chiacchiera o esperta demagogia.”

Ora sappiamo molto bene che, indipendentemente dal suo “bollettino del tempo contingente”, la politica oggi non è la visione del bene comune, ma il giudizio di dio, nelle vesti un po' Mammoniche del Sig. Mercato. E guai a sfuggire al suo sermone! Perché egli è più spietato e vendicativo dello Zeus che lanciava saette, il dio mammonico, infatti, lancia piuttosto spread che fanno molto più male di un fulmine il quale, al massimo, fa una vittima alla volta. Una botta di spread invece ti fa fuori una nazione in men che non si dica.
E veniamo al “demos che esprime una società”..altra castroneria megagalattica..o forse un semplice arcaicismo per gonzi domenicali. Il popolo che modifica le parti politiche nell'era del “pacco elettorale” fa ridere non solo i polli ma anche le uova. Che invece le parti politiche modifichino il “demos” è purtroppo vero a tal punto, che tale modifica sta portando alla sparizione degli stessi connotati del “demos” oltre che del suo concetto, con il “cratos” (potere) che ne consegue.
Il finale è poi da apoteosi della millantatura “Questa è l'etica della politica...” maddeché? Oggi etica e politica sono in collisione frontale, come una 500 (ma di quelle vecchio tipo) che va a sbattere contro un carro armato. Prova ne è il fatto che la politica spreme e spende di più per carri armati e affini piuttosto che per operai e famiglie che producono 500..e non solo.
Ma tornando ai due giganti del pensiero tirati in ballo dal “metereologo delle tempeste monetarie”, temo che oggi non sia possibile stare dalla parte di Platone e tanto meno da quella di Aristotele, in quanto la Weltanschauung odierna è del tutto opposta alla loro, che ragionavano ed agivano in un contesto in cui il mètron: l’equilibrio e la giusta misura erano innanzitutto rifiuto della crematistica, e cioè della accumulazione di una ricchezza fine a se stessa.

Nel quarto libro della Repubblica, Adimanto obietta a Socrate che i governanti potrebbero non essere “felici” a rinunciare al possesso delle ricchezze e dei beni (dato che proprio questo prevedeva il progetto politico platonico) e Socrate risponde in modo oggi completamente spaesante ma assai acuto che possono, proprio perché alcuni trovano la propria realizzazione non nella ricchezza, ma in altre cose. Diremmo noi che uno così, in politica, oggi non sarebbe entrato mai, giacché attualmente chiunque mette piede in un Parlamento di privilegiati l’ultima cosa a cui pensa e che fa, è proprio quella di andarsene o dimettersi.

Ma veniamo anche ad un passaggio aristotelico, anch’esso piuttosto stupefacente per noi: Politica VII, 12, 1332: “La vita felice richiede un certo sostegno di beni materiali, ma in misura minore per quegli individui che hanno le migliori disposizioni morali, ed in più grande quantità per coloro le cui disposizioni, sul piano etico, sono meno buone”. Oggi, con una lettura superficiale, potremmo dire che “non possiamo non essere aristotelici”, e ti credo!..con quello che abbiamo, specialmente in Italia, sotto gli occhi…

Però, attenzione, Aristotele dice che la ricchezza è solo un dato compensativo per risarcire dei “poveretti”, quelli che intellettualmente e umanamente (cioè moralmente) sono alquanto carenti. Essi infatti cercano la ricchezza perché “si impegnano unicamente a vivere e non a vivere secondo il bene. Ora, proprio perché la fame di vivere è illimitata, essi sono egualmente portati a desiderare mezzi illimitati per soddisfarla” In pratica, questo ci dimostra che oggi viviamo dominati da “morti di fame” che però affamano la gente pur di arricchirsi e soddisfare la loro bulimia..

Allora, tenendo conto che Rousseau dice chiaramente che “La ricchezza dei poveri è rappresentata dai loro figli; quella dei ricchi dai loro genitori.”, in un’epoca in cui il demos non è più quello di una polis, ma più concretamente quello di una cosmopolis, i cui figli ormai vagano sparsi per il mondo, superando anche piuttosto agevolmente le frontiere, forse sarebbe il caso di dire che tra Platone, Aristotele e Rousseau, ha ancora ragione Marx, specialmente quando ci ricorda che: “L’esercizio della dittatura democratica popolare implica due metodi. Nei confronti dei nemici, noi applichiamo quello della dittatura; in altri termini: per tutto il tempo che sarà necessario, noi non permetteremo loro di partecipare all’attività politica, li obbligheremo a sottomettersi alle leggi del governo popolare, li costringeremo a lavorare con le loro mani affinché si trasformino in uomini nuovi. Per contro, nei confronti del popolo, non il metodo della coercizione, bensì il metodo democratico viene applicato; in altri termini: il popolo deve poter partecipare all’attività politica; occorre applicare, nei suoi confronti, i metodi democratici di educazione e di persuasione, invece che obbligarlo a fare questa o quest’altra cosa.”

In poche parole: costringere ad una seria dieta i bulimici del profitto (delle regole ferree e condivise possono essere altrettanto efficaci di una cosiddetta "dittatura", specialmente se sono l'effetto di una "volontà generale"), ed educare il popolo a nutrirsi e a nutrire, secondo giusta misura. Sono due passaggi indispensabili, se vogliamo tornare a parlare di "partecipazione politica"

La salute dell’umanità e della Terra sicuramente, in tal modo, ne trarrebbe un gran beneficio.


Nessun commento:

Posta un commento