Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

martedì 10 luglio 2012

TUTTO IL POTERE AI SOVIET! RUSSIA: 1917-1921. PER UNA CRITICA COMUNISTA LIBERTARIA AL LENINISMO ED ALLO SPONTANEISMO



(documento dell'Organizzazione Anarchica Marchigiana - Ancona, dicembre 1975)

PARTE PRIMA

LA LOTTA DI CLASSE DAL 1870 AL 1905
La Russia zarista era nel 19° secolo uno stato semifeudale, l'opposizione maggiore allo zarismo veniva dal frange nazionaliste della borghesia intellettuale e militare mentre le rivolte contadine, anche se violentissime, avevano carattere locale e spesso spontanee e disorganizzate e venivano rapidamente represse. Il proletariato industriale russo era composto da meno di 3 milioni di operai (prevalentemente contadini che lavoravano stagionalmente in fabbrica).
Verso il 1870 incominciò una forte fase di sviluppo industriale in Russia che fece fare al capitalismo locale i suoi primi importanti passi.
Per la classe operaia (in via di forte aumento e urbanizzazione) questa prima fase capitalista fu pagata con un regime di supersfruttamento economico: 11 ore lavorative minime al giorno, salari bassissimi, pesanti multe sui salari, licenziamenti indiscriminati, ecc.
Contemporaneamente cominciano i primi scioperi disorganizzati e a carattere locale: 176 tra il 1870 ed il 1879, 165 tra il 1880 ed il 1890.
Con gli scioperi nascono le prime forme di organizzazioni operaie: casse di mutuo soccorso, casse e comitati di sciopero.
Da questi nuclei di "casse di sciopero" spesso in futuro si svilupperanno i sindacati.
I primi estesi scioperi di massa avvennero nel 1902-03, vi parteciparono 225.000 operai, nacquero per miglioramenti economici, ma ebbero anche grossi risvolti politici. Ci furono sommosse e scontri con le truppe zariste e la polizia. I moti e le lotte del proletariato antecedenti al 1905 furono sempre caratterizzate da rivendicazioni economiche e scarsa fu l'influenza dei partiti specifici, che, come quello Socialdemocratico (che racchiudeva diverse frange marxiste) aveva molto più seguito tra gli intellettuali che tra gli operai, i primi poi erano divisi da tutta una serie di dispute a livello teorico.
Alla vigilia dei fatti del 1905, l'opposizione all'interno del sistema zarista era molti vasta ed eterogenea. Oltre al movimento operaio vi erano le enormi masse dei contadini, i nichilisti (che comprendevano diverse correnti politiche) che agirono con tutta una serie di attentati che spesso essendo staccati da ogni realtà di massa ebbero l'effetto di far aumentare la repressione contro il proletariato, si tratta di un'espressione primitiva di lotta determinata dalla disorganizzazione esistente nel proletariato; l'opposizione riformista andava dai liberali alle frange dell'aristocrazia e della borghesia fino ai vari strati autonomisti, nazionalisti e separatisti che trovavano spazio tra i vari popoli non russi.
La guerra russo-giapponese (1904) a cui seguirono disastri militari ed economici, radicalizzò i vari movimenti rivoluzionari d'opposizione.
Il 22 gennaio 1905 un corteo operaio fu attaccato e massacrato dagli zaristi. Si sviluppò in tutta la Russia un vasto movimento che assunse dimensioni insurrezionali; a Pietroburgo scioperarono 150.000 operai, ai metallurgici si unirono i portuali, i fornai, i tranvieri, ecc.
Si ebbero riduzioni della giornata lavorativa a 10-9 ore e anche 8 ore. Durante gli scioperi assunse molta importanza il ruolo e l'organizzazione dei ferrovieri.

1905: NASCONO I SOVIET STRUTTURE DI BASE DELL'AUTONOMIA OPERAIA
I vari Comitati di Fabbrica, per frenare la frammentazione e la spontaneità degli scioperi, si unirono con altre rappresentanze dello stesso mestiere formando delle piccole organizzazioni che andavano al di là della singola fabbrica. Furono questi i primi nuclei da cui nelle grandi città russe, verso la primavera-estate del 1905, nacquero i Sindacati.
Ma il proletariato andò oltre: nacquero i Comitati Unitari di Sciopero a livello cittadino, organismi stabili degli operai di più fabbriche: nascono i primi Consigli (Soviet).
Il primo Soviet si formò nel maggio 1905 a Ivanovo-Voznesensk (distretto tessile di Mosca). La piattaforma rivendicativa degli operai della zona richiedeva:

  • abolizione del lavoro notturno e del lavoro straordinario
  • salario mensile minimo
  • abolizione della "polizia di fabbrica"
  • libertà di parola e di riunione per gli operai.
Il Soviet comprendeva 110 delegati ed aveva direzione collegiale, i suoi compiti erano:

  • dirigere lo sciopero
  • impedire azioni e trattative separate
  • provvedere al mantenimento dell'ordine e al rafforzamento dell'organizzazione tra gli operai
  • impedire che si riprenda il lavoro senza la decisione del Soviet.
Allo sciopero che si estese a macchia d'olio in tutta la Russia, parteciparono anche tutti gli strati (anche borghesi) che si opponevano allo zarismo, alle rivendicazioni economiche si aggiunsero tutta una serie di obiettivi politici.
Tra questi obiettivi: la Costituzione, i diritti dell'uomo, l'amnistia politica, ecc. Lo zar Nicola II concesse una serie di riforme costituzionali aprendo la strada ad un cambiamento di tipo parlamentare della società russa e gli scioperi andarono via via diminuendo fino a cessare.
Dopo tutta una serie di scioperi locali e di creazione di nuove forme organizzative operaie nacque durante l'ottobre 1905 il Consiglio dei Deputati degli Operai di Pietroburgo; questo Soviet elesse un comitato esecutivo provvisorio di 22 membri (2 per ogni distretto cittadino, 2 per ogni sindacato) ed ebbe un suo proprio organo di stampa.
I Soviet si svilupparono in tutte le città industriali russe.
Furono una cinquantina i Consigli Operai, alcuni consigli si formarono tra i soldati ed i contadini. Il movimento dei contadini poveri e dei braccianti si sviluppò con forme di lotta che andarono dal rifiuto del pagamento delle tasse e della rendita alla cacciata delle autorità locali e dei possidenti.
I Soviet contadini, operai e di soldati non seppero però unificarsi e organizzarsi per la creazione di un unico fronte proletario di lotta.
Ma al di là di questo restarono fin dal 1905 un importantissimo esempio per tutto il proletariato internazionale, esperienza che si ricollegava direttamente alle strutture proletarie d'autogoverno consiliare nate in Francia con la Comune di Parigi del 1871.
I Soviet furono organizzazioni gestite e composte esclusivamente da proletari che lottavano esclusivamente per i propri interessi di classe e che non subirono l'influenza né si allearono direttamente con gli strati e i settori della borghesia che per interessi diversi ed opposti a quelli degli operai parteciparono ugualmente ai moti.
Erano organismi miranti all'unità e all'autonomia della classe operaia. Gli operai nei Soviet esercitarono nella pratica l'unica democrazia realmente rivoluzionaria, quella diretta, in aperto antagonismo con la pratica della rappresentatività parlamentare propria dei sistemi democratici borghesi e socialdemocratici.
Un'altra grossa esperienza operaia fu la riduzione dell'orario di lavoro a 8 ore. Imposta dai delegati delle varie fabbriche del Soviet di Pietroburgo e ostacolata da alcuni partiti di sinistra come "deviazione anarco-sindacalista" la lotta fu repressa con ogni mezzo dal padronato che arrivò alla serrata e al licenziamento di 19.000 operai.
Accanto alle richieste economiche i Soviet portarono avanti tutta una serie di richieste politiche miranti a un cambiamento sociale in senso socialista.
Negli anni successivi lo zarismo andò man mano cancellando le concessioni fatte nel 1905. I Soviet scomparvero con l'inizio del 1906, i delegati più attivi furono deportati. Nella primavera del 1906 si formò a Pietroburgo un Consiglio dei Disoccupati (circa 20.000 operai senza lavoro) che cercò di ricostruire anche il consiglio operaio generale con delegati nelle varie fabbriche. Causa contrasti interni il consiglio si disgregò nell'estate del 1907; in molte altre città si formarono consigli dei disoccupati (Mosca, Kiev, Kronstadt, ecc.) ma con il riflusso generale delle lotte queste organizzazioni ebbero sempre meno importanza fino in pratica a scomparire.

I MENSCEVICHI
Il Partito Socialdemocratico, nato sulla spinta di analoghi partiti europei e che si ricollegava alle tesi espresse da Kautsky in Germania, si scisse nel 1903 tra Menscevichi e Bolscevichi; entrambi sostenevano che la Rivoluzione Russa sarebbe stata "borghese" a causa delle condizioni semifeudali della Russia e che quindi i proletari dovevano lottare per una Repubblica Democratica (si rifacevano in pratica alle tesi già sviluppate da Marx nel 1848). Da qui i menscevichi (cominciando quindi a differire dai bolscevichi) arrivano alla conclusione che alla borghesia resta il ruolo dirigente della rivoluzione e al proletariato quello di premere per spingere la borghesia a prendere il potere; fatto questo i socialisti dovevano muoversi nell'ambito parlamentare e quando sarebbero mutate le condizioni economiche in favore di un forte sviluppo del capitalismo industriale, il proletariato avrebbe fatto la rivoluzione socialista.
La linea dei menscevichi era quella di esercitare una pressione rivoluzionaria sulla Duma (Assemblea Costituente alle cui elezioni parteciparono attivamente) costruendo e sviluppando contemporaneamente a livello di massa dei Comitati Popolari che avrebbero spinto il governo a fare concessioni costituzionali. Linea in contrasto quindi con la concezione bolscevica del "governo rivoluzionario provvisorio".
I Menscevichi spiegarono i Soviet e la loro creazione come una causa dell'assenza di un forte partito socialdemocratico, per loro quindi i Soviet dovevano riunire le masse che il partito non aveva ancora raggiunto, farle lottare e portarle infine alla socialdemocrazia.
Quando il partito e i sindacati fossero stati forti, i Soviet avrebbero dovuto sciogliersi.
L'obiettivo ultimo era la formazione di un grande partito proletario del tipo della Socialdemocrazia tedesca.

LENIN E IL PARTITO BOLSCEVICO

"Non si può confondere il partito come reparto d'avanguardia della classe operaia con tutta la classe. Noi siamo il partito della classe e perciò tutta la classe deve agire sotto la direzione del nostro partito" (Lenin, "Che fare?" - 1904)
I Bolscevichi, che trovarono in Lenin (avvocato e teorico marxista) un'abile e sicura guida, si scindono dai menscevichi nel 2° Congresso del Partito Socialdemocratico russo (Bruxelles 1903).
Mentre i menscevichi erano favorevoli all'alleanza con la democrazia borghese, per Lenin il proletariato industriale doveva allearsi con i contadini principalmente e poi anche con gli strati della piccola-borghesia urbana e degli intellettuali radicali, questo per avviare una prima rivoluzione "borghese" contro il potere egemone dei latifondisti e della nobiltà; questa rivoluzione avrebbe instaurato una "democratica dittatura rivoluzionaria del proletariato e dei contadini".
Al governo che si formerebbe, per Lenin, i bolscevichi avrebbero partecipato in coalizione con le forze riformiste di sinistra.
Da questa rivoluzione democratica bisogna passare, sempre per Lenin, (attraverso un processo di grandi cambiamenti sociali) alla rivoluzione socialista fatta dal proletariato e dagli strati di contadini poveri contro i contadini ricchi e la borghesia.
Dopo la grande rivoluzione del 1905, i bolscevichi s'impegnarono a fondo per preparare il terreno per l'insurrezione armata contro lo zarismo, per quella rivoluzione "borghese" a cui sarebbe succeduta quella "socialista".

I SOCIALISTI RIVOLUZIONARI
Si richiamavano all'origine populista del movimento rivoluzionario russo, infatti pur riconoscendo l'importanza della classe operaia consideravano il villaggio come base potenziale della rivoluzione.
Alla distinzione tra le classi opponevano il vago e al limite interclassista concetto di "lavoratore".
Chiaramente un simile movimento ebbe un seguito molto forte tra gli studenti, gli intellettuali e i piccolo-borghesi in genere.
Il terrorismo e gli attentati furono mezzi molto adoperati dai militanti di questo partito.
Per i Socialisti Rivoluzionari la prima rivoluzione avrebbe creato una Repubblica Democratica con le terre "socializzate" e distribuite a tutti i contadini, tale repubblica avrebbe poi portato al Socialismo.
Lenin considerò i Socialisti Rivoluzionari come dei possibili alleati in quanto il ruolo determinante che essi attribuivano alle masse contadine poteva agevolare gli obiettivi bolscevichi riguardo a una prima "dittatura democratica rivoluzionaria di proletariato e contadini" che sarebbe succeduta alla caduta dello zarismo.
Da questo partito diviso nelle principali correnti di destra e di sinistra (e in altre correnti minori) nel 1906 si staccò una frangia antiparlamentare: l'Unione dei Socialisti Rivoluzionari Massimalisti che sosteneva il programma del potere consiliare in favore della creazione di una Repubblica dei lavoratori in cui vi sia l'uguaglianza economica.
Il resto del partito prima del 1917 non dette ai Soviet altro ruolo che quello di semplici organi della lotta rivoluzionaria.
Sempre maggiore fu la penetrazione dei Socialisti Rivoluzionari tra le masse contadine.

LA SITUAZIONE POLITICO-ECONOMICA RUSSA DURANTE LA 1^ GUERRA MONDIALE
Nel 1907, sciolta dagli zaristi la 2^ Duma, i partiti rivoluzionari passarono nell'illegalità.
La dura repressione e la stanchezza della classe operaia fanno calare le lotte e gli scioperi nel 1910 raggiungono un livello molto basso.
Bolscevichi e in parte menscevichi e Socialisti Rivoluzionari crearono nuclei illegali per sopravvivere. La lotta nella clandestinità favorisce la struttura organizzativa dei bolscevichi e coll'aumento delle lotte operaie nel 1912 i bolscevichi poterono contare molti quadri del partito nelle fabbriche. Nel 1913 controllavano gran parte dei Sindacati di Pietroburgo e di Mosca.
Nel 1914 gli scioperi raggiungono il culmine raggiunto nel 1905.
L'imperialismo russo di quel periodo ha un carattere contraddittorio: è imperialismo capitalista e insieme pre-capitalismo legato alla presenza di un'economia agricola con residui feudali.
La contraddizione fondamentale è costituita da un basso tasso di accumulazione capitalista e quindi dalla forte presenza del capitale finanziario inglese e francese.
Nel 1913 il proletariato costituisce il 14% della popolazione ed è concentrato nelle principali città in condizioni di supersfruttamento. I contadini sono il 67% (in maggioranza contadini poveri e braccianti). Queste contraddizioni spingono dei partiti di sinistra verso il populismo e la borghesia verso una rivoluzione solo borghese.
Nel 1914 gli zaristi fanno entrare la Russia in guerra nel 1° Conflitto mondiale. Molti operai vanno a combattere, a farsi massacrare in massa e a massacrare altri proletari di altre nazioni.
I vari imperialismi, le varie borghesie europee si servono della guerra per i propri interessi politici ed economici, per fare questo si servono della vita di milioni di proletari i cui reali interessi non sono e non saranno mai quelli nazionalistici e patriottici imposti dai capitalismi nazionali, ma saranno solo quelli rivoluzionari e classisti dell'internazionalismo proletario.
Le donne in massa, dalle campagne, vengono convogliate nelle fabbriche russe; il capitalismo così supplisce alla mancanza di manodopera causata dalla guerra.
Nel 1915 riprendono le lotte e gli scioperi impostati su richieste economiche dato che le condizioni di sfruttamento durante il conflitto raggiungono toni altissimi e di grosse e generali proporzioni è l'attacco del padronato alle condizioni di vita del proletariato.
Gli operai in sciopero nel settembre del 1915 sono 113.866, nel gennaio del 1916 sono 128.450, mentre nell'ottobre del 1916 sono 187.134. E' nel 1916 che accanto alle rivendicazioni salariali gli operai si muovono anche per far finire la guerra.
Con l'acuirsi dello scontro contro lo zarismo si muove anche una parte della borghesia e i partiti riformisti e quelli nazionalisti.
La classe operaia russa intanto riscopre nella lotta le forme della auto-organizzazione proletaria, le forme consiliari, unitarie, autonome, rivoluzionarie e internazionaliste.

LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Il 22 febbraio 1917 inizia uno sciopero nelle officine Putilov a Pietroburgo, lo sciopero si estende e diventa generale; il 25 iniziano gli scontri con l'esercito e il 27 alcuni reparti di soldati passano con i dimostranti. L'insurrezione si estende a tutto il proletariato ed è unitaria ed autonoma, scarsa l'influenza dei partiti (compreso quello bolscevico); il 27 i riformisti e le frange borghesi riformano la Duma con l'intento di diventare il centro organizzativo della rivoluzione.
Con l'insurrezione si era però riformato a Pietroburgo il Soviet che era subito ridivenuto la struttura coordinatrice e organizzatrice di tutto il movimento proletario.
Ai primi di marzo si forma un governo provvisorio composto da democratici ed ottobristi (settori della borghesia militare), governo nato per difendere gli interessi della borghesia.
E' importante distinguere che, se da una parte il proletariato russo aveva portato avanti la rivoluzione e sconfitto lo zarismo proprio per una serie di fattori politico-economici (la guerra, la fame, i bassi salari, le inumane condizioni di vita in cui viveva il proletariato, le condizioni dei soldati al fronte, ecc.), molto diverse erano le ragioni per cui le frange della borghesia e i loro partiti avevano appoggiato una rivoluzione nazionale che se da una parte avrebbe dato il via a una "democraticizzazione" interna del paese di natura "progressista" (che quindi favoriva i programmi economici dei settori più avanzati del capitalismo per una maggior ristrutturazione e pianificazione industriale in antitesi col parassitismo del potere nobiliare zarista che ostacolava questo processo di maggior espansone capitalistica nell'economia mondiale), dall'altro avrebbe fatto continuare la guerra le cui sconfitte i patriottici nazionalisti attribuivano all'inefficienza politica dello zarismo.
Ancora una volta, come sempre ha dimostrato la storia, gli interessi di due classi si contrappongono e si scontrano e ogni mediazione tra questi interessi mira soltanto a favorire la classe dominante.
Per il proletariato l'unico interesse autonomo, rivoluzionario e internazionalista è la fine immediata della guerra.
Per la borghesia, per le sue mire e i suoi programmi imperialisti, l'interesse è opposto: continuare la guerra contro gli altri imperialismi concorrenti europei, fino alla vittoria finale che sarebbe stata oltre che militare politica ed economica.
Per il proletariato non resta quindi che organizzarsi sempre più unitariamente ed autonomamente da qualsiasi settore o partito filo-borghese che porti avanti linee interclassiste.
Deve sviluppare al massimo lo scontro di classe unicamente per la difesa degli interessi storici ed immediati del proletariato.

TUTTO IL POTERE AI SOVIET! SVILUPPO DELL'AUTO-ORGANIZZAZIONE PROLETARIA
Con la rivoluzione di febbraio il proletariato sviluppa di nuovo le sue strutture di base per portare avanti la lotta di classe in modo unitario ed autonomo.
Diviene subito necessario, proprio per una contrapposizione organizzata al governo democratico-borghese succeduto agli zar, che il proletariato trasformasse i Soviet in organi permanenti della rivoluzione capaci di opporre al potere statale borghese un potere operaio di base, che riesca a portare avanti verso lo scontro finale tutto il proletariato organizzandolo in tutta la Russia dentro strutture locali federate, coordinate e pianificate in tutto l'immenso territorio del paese. Nasce quindi dalla classe operaia la parola d'ordine rivoluzionaria: tutto il potere ai Soviet!
Il Soviet di Pietroburgo fu una grande assemblea permanente dei soldati e degli operai in cui l'esecutivo era controllato dalla base e doveva sempre rendere esecutive soltanto le decisioni prese dalla maggioranza dell'assemblea ed era da questa revocabile in qualsiasi momento.
Esso si forma nel febbraio (prima della formazione del governo borghese) ed è a maggioranza dei menscevichi e socialisti-rivoluzionari.
Il 6 marzo si forma nel Soviet la frazione bolscevica che conta solo 40 membri. All'interno i bolscevichi spingevano per far acquistare all'esecutivo un'autonomia e un potere decisionale sempre maggiore. Nel Soviet venivano eletti 1 deputato ogni 1000 operai (ma erano rappresentati anche delegati delle piccole fabbriche). Le grandi fabbriche avevano quindi 424 delegati, le piccole fabbriche 422. Il numero generale dei delegati non era fisso ma andava da 3000 fino a 7000 persone.
Nelle città si formarono anche i Consigli di Quartiere che si occupavano dei problemi dei singoli quartieri e servirono anche per applicare a livello di quartiere le decisioni prese dal Soviet generale.
Spesso, però, i vari consigli di quartiere presero decisioni autonome senza consultare i Soviet generali, ciò causò confusione e divisione tra il proletariato.
Proprio in questi consigli di quartiere i bolscevichi si affermarono rapidamente e questo agevolò molto i progetti del partito comunista bolscevico che riuscì anche a fare una conferenza dei consigli di quartiere di Pietroburgo che in pratica si contrappose al consiglio degli operai e dei soldati dove i bolscevichi erano in minoranza.
Il movimento dei Soviet si diffuse rapidamente in tutta la Russia. Gli operai e i soldati in massa accettarono il modello organizzativo di classe rappresentato dal sistema consiliare.
A livello generalizzato i proletari vedevano nei Soviet l'organizzazione autonoma e classista che si contrapponeva agli interessi e alla politica dei borghesi, dei padroni, della vecchia e nuova casta ufficiale.
Nelle campagne i contadini con la rivoluzione formarono Comitati Agrari e via via incominciarono poi a costruire Soviet di contadini poveri e di braccianti che si affiancarono nella lotta ai Soviet degli operai e dei soldati con i quali spesso facevano congressi unitari zonali.
I Consigli di Fabbrica invece diedero alla classe operaia una forte ed estesa organizzazione che partiva direttamente dal posto di lavoro, nelle singole officine e nei reparti. Questi consigli acquistarono sempre più importanza e sempre maggiore fu al loro interno l'influenza dei bolscevichi.
Al 1° Congresso russo (17-22 ottobre 1917) i bolscevichi erano la forza più presente all'interno dei CdF con 96 delegati su 167, seguiti dai socialisti-rivoluzionari (24 delegati) e quindi dai comunisti anarchici (13 delegati), dai menscevichi (7 delegati), dai massimalisti (5 delegati) e da altre forze minori.
Uno dei motivi principali del successo dei bolscevichi all'interni dei CdF fu quello di appoggiare tatticamente le tendenze anarcosindacaliste espresse dalla base operaia dei CdF il cui obiettivo principale era quello del potere operaio in fabbrica senza direzioni centrali dall'alto e senza dover salvaguardare l'economia nazionale (in mano alla borghesia).
La disorganizzazione in cui era relegato il movimento libertario ed anarchico impedì all'unico possibile concorrente dei bolscevichi di svilupparsi adeguatamente e con strutture organizzative consone in un terreno a lui molto più favorevole.
Chiaramente dopo l'ottobre i bolscevichi cambiarono totalmente volto puntando su un'economia centralizzata e cercando di togliere il potere politico diretto e di base dei CdF per passarlo nelle mani della burocrazia del partito, a conferma dell'uso esclusivamente strumentale e tattico dell'appoggio alle tendenze autonome e autogestionarie espresse dalla classe operaia.
Il movimento consiliare seppe organizzarsi su tutto il territorio russo. Le conferenze dei vari Soviet ebbero livello regionale, i Soviet locali (400 in marzo, 600 in agosto, 900 in ottobre) andarono a unificarsi e pianificarsi in un'unica Federazione dei Soviet.
Si costituì poi un organo rappresentativo di tutto il movimento consiliare russo, questo avvenne facendo entrare 10 delegati delle province e 6 delegati delle armate nell'esecutivo del Consiglio di Pietroburgo.
I Soviet vennero unificati e pianificati ma l'organizzazione nel suo insieme fu lasciata in mano alla decisionalità e al controllo di tutto il proletariato riunito nei Soviet, controllo che partiva direttamente dal Soviet locale e si estendeva nella federazione regionale e quindi, sempre dal basso, nell'organo rappresentativo di Pietroburgo.
Al 1° Congresso russo dei Soviet parteciparono delegati rappresentanti 20 milioni di persone.
Bisogna però aggiungere che nella creazione dei Soviet non c'è solo la spontanea auto-organizzazione proletaria; il proletariato infatti non è ancora capace di sottrarsi alle influenze e divisioni dei vari partiti. Sono presenti anche le contraddizioni interborghesi, come la gestione strumentale di Menscevichi e Socialisti-Rivoluzionari con la loro influenza in strati proletari e contadini.
Inoltre dei Soviet, soprattutto quelli contadini, non si ponevano (almeno nei primi mesi) il problema del potere politico con chiarezza; su tale lacuna hanno spazio i Menscevichi ed i Socialisti-Rivoluzionari che se ne servono per appoggiare e influenzare il governo (in cui poi entreranno direttamente) e i Bolscevichi che presentandosi le condizioni favorevoli (situazione e loro grado di controllo all'interno dei Soviet) useranno la parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet!" per la loro ascesa al potere.
I Soviet fin da febbraio avevano la forza per prendere il potere (tra l'altro controllavano la guarnigione e avevano una milizia rivoluzionaria autonoma). Se ciò non avvenne fu in primo luogo opera del ruolo opportunista dei Menscevichi e dei Socialisti-Rivoluzionari che con la loro linea interclassista (della rivoluzione prima borghese e poi alla lunga anche socialista) e con la loro politica filo-padronale impedirono inizialmente lo svilupparsi della rivoluzione.
Un socialista-rivoluzionario, Kerenskj (appartenente all'ala destra del partito), andrà alla fine alla guida del governo democratico-borghese.
I contrasti Soviet-governo si radicalizzarono sulla questione della guerra.
Mentre i Soviet raccolsero e svilupparono l'istanza internazionalista del proletariato russo che voleva la fine della guerra, il governo appoggiò la linea della continuazione del conflitto per la "difesa nazionale rivoluzionaria", vuoto slogan dietro cui erano rappresentati gli interessi economico-politici della borghesia, in pratica il governo disse che la guerra doveva continuare per salvare la "democrazia russa dalle potenze assolutiste europee".
Vu furono duri scontri in aprile tra dimostranti nazionalisti e operai e soldati che si opponevano al proseguimento della guerra.
I borghesi nazionalisti vistisi in pericolo chiamarono al governo le forze della sinistra interclassista, e per questi partiti (menscevico e socialista-rivoluzionario) fu questa una mossa fatale davanti al proletariato che gli fece perdere molta influenza, specie sulla massa operaia, in tutto favore dei Bolscevichi, dei Comunisti Anarchici, degli Anarcosindacalisti, dei Massimalisti e degli altri raggruppamenti minori dell'estrema sinistra.
I Soviet intanto continuarono a esercitare il loro potere e controllo rivoluzionario sempre più in funzione antigovernativa.
Il Soviet di Kronstadt fu all'avanguardia nel movimento consiliare ed ebbe un ruolo determinante per la vittoria della rivoluzione proletaria in ottobre.
Nell'isola di Kronstadt s'istituì già dopo la rivoluzione di febbraio una "Repubblica autonoma in mano ai Soviet", in stretto contatto con il Soviet della capitale.
Dopo l'intervento del governo democratico-borghese la "Repubblica" cessò, ma il Soviet continuò ad essere l'unico organo ad avere il pieno potere dell'isola e cominciò ad organizzarsi a tutti i livelli per una rivoluzione contro la repubblica borghese.
La fortezza di Kronstadt divenne l'arsenale della seconda rivoluzione e il simbolo del potere sovietico.




LENIN E I SOVIET

"Per noi i Soviet sono importanti non come forma ma per le classi che rappresentano" (Lenin - 1917)
Lenin già dal 1904 si era mosso sul problema della 1^ Guerra Mondiale scontrandosi con gli altri socialisti russi e con la II Internazionale.
Nei giorni che seguirono la rivoluzione di febbraio sembrava vincente all'interno del partito bolscevico una linea morbida sulle questioni dello scontro in atto in Russia. Erano pochi quelli favorevoli ad appoggiare totalmente i Soviet e una repubblica consiliare mentre la maggioranza era disposta a ben tollerare il governo democratico-borghese.
Lenin invece rivoluzionò la linea strategica e tattica portata avanti fino a quel momento, capendo la realtà del momento e l'importanza che i Soviet avevano per il proletariato russo. Nel marzo 1917 lanciò la parola d'ordine che più di ogni altra s'identifica con le aspirazioni e le lotte di tutta la classe operaia. "tutto il potere ai consigli" ed elaborò una teoria consiliare bolscevica sviluppata in seguito nel libro "Stato e Rivoluzione".
Inserendo i Soviet nella loro strategia i bolscevichi poterono conquistare in nome dei Soviet il potere per il partito.
Teoricamente già nel 1912 l'olandese Pannekoek aveva teorizzato la creazione di organismi autonomi del proletariato in contrapposizione al parlamentarismo, anche lo stesso Marx poi in una serie di scritti (tra i quali quelli sulla Comune del 1871) aveva teorizzato tesi antistataliste e consiliari.
Nell'aprile 1917 Lenin espone a una conferenza bolscevico-menscevica la nuova linea del partito che passerà poi come "le tesi di aprile":

  • non appoggio alla guerra che anche sotto il governo democratico è una guerra imperialista
  • passaggio del potere, nella nuova realtà russa, dalla borghesia al proletariato e agli strati poveri dei contadini
  • lotta al governo, in favore della presa del potere dei Soviet che dovevano edificare uno Stato di nuovo tipo
  • far sostenere queste tesi al partito bolscevico dentro i Soviet (in cui era ancora in minoranza).
Lenin fu duramente attaccato nel suo partito in cui la maggioranza era ostile alle sue tesi; fu accusato di aver raccolto le parole d'ordine anarco-sindacaliste e di essere "il successore di Bakunin".
In effetti fin dal 1905 solo i Comunisti Anarchici e in parte i Massimalisti avevano, all'interno delle singole fabbriche, fatto una propaganda favorevole a dare i pieni poteri ai Consigli e quindi per il diretto potere operaio in fabbrica.
Favorevole alle tesi di Lenin era invece Trockij le cui concezioni sulla "rivoluzione permanente" concordavano con la linea portata avanti da Lenin. Questa linea risultò vincente all'interno del partito e Lenin potè battere le opposizioni interne nel corso dello stesso aprile.
Leni, però, se da una parte raccoglieva le istanze libertarie e autogestionali espresse dal proletariato, se ne servì solo tatticamente e strumentalmente per incanalarle all'interno di una teoria e strategia centralista che, se da una parte appoggiava la presa del potere dei Soviet e la trasformazione dello stato borghese in un nuovo tipo di stato che sarebbe andato via via verso l'estinzione, dall'altra si adoperava a rafforzare l'autorità del partito e dei suoi vertici all'interno dei Consigli, di centralizzare nelle mani del partito il potere decisionale, di controllare i vari esecutivi delle strutture proletarie di base inserendovi (a livello di vertici) quadri del partito e cercando di aumentare il potere decisionale di tali esecutivi staccandoli dal controllo diretto dell'assemblea generale dei consigli.
Per capire ulteriormente quella che è stata la teoria leninista riguardo allo "stato proletario" e i suoi sviluppi storici successivi, crediamo opportuno soffermarci sui concetti espressi dal libro di Lenin "Stato e Rivoluzione": il modello di Stato Socialista descritto da Lenin non corrispondeva assolutamente con la realtà dei Soviet del 1917; è, in sostanza, quella di Lenin una teoria utopista e alquanto astratta (che non quadra minimamente con un processo materialista storico) di uno Stato in cui "tutti diventino temporaneamente dei burocrati e quindi nessuno possa diventare un burocrate".
In ultima analisi uno Stato che rifiuta la burocrazia, ma che deve esercitare innumerevoli funzioni burocratiche creando perciò un apparato statale di enormi proporzioni e pertanto una casta di burocrati fissi.
Lo stesso programma economico bolscevico pre-rivoluzionario (nazionalizzazione delle banche e delle industrie, associazioni di produttori e consumatori, ecc.) dava allo Stato (e quindi alla burocrazia del partito) il monopolio dell'economia e quindi la decisione dei modi e dei tempi per estorcere la forza-lavoro degli operai e quindi per perpetuare lo sfruttamento. Tutto questo era in contrasto netto e totale con l'autogoverno e la pianificazione federativa politico-economica gestita dagli operai stessi, per cui i Soviet erano nati e avevano lottato. Questa linea leninista era perciò in antitesi con lo stesso slogan (tattico) lanciato dai bolscevichi: "tutto il potere ai consigli!".
Astratta è anche la concezione di uno Stato (per sua stessa natura creato per difendere gli interessi della classe dominante contro il proletariato) che si estingue da solo: molto probabilmente Lenin stesso non doveva avere un'idea chiara di come uno Stato potesse "estinguersi", tanto che afferma:"non è possibile evidentemente determinare il momento in cui avverrà questa futura estinzione, soprattutto perché essa sarà inevitabilmente un processo di lunga durata", frase questa, utilizzata da Stalin per giustificare la "non estinzione" dello Stato dell'URSS dopo decenni di presunto socialismo.
Sempre Lenin preannuncia già prima della rivoluzione d'ottobre quello che sarà il futuro " stato socialista" che nascerà dalla liquidazione delle istanze d'autogoverno del proletariato, dall'autonomia dei Soviet e dalla costruzione di un nuovo capitalismo di stato in mano al partito comunista, infatti nel settembre del 1917 Lenin scrive nel libro "La catastrofe imminente e i mezzi per scongiurarla":
"Voi vedete che in uno Stato veramente democratico e rivoluzionario, il capitalismo monopolista di stato significa inevitabilmente, infallibilmente, un passo o dei passi in avanti verso il socialismo giacché il socialismo non è altro che la tappa immediatamente successiva al monopolio capitalistico di stato. Od ancora: il socialismo non è altro che il monopolio capitalistico di stato messo al servizio del mondo intero e che tuttavia ha cessato di essere un monopolio capitalista".
"...La guerra imperialista segna la vigilia della rivoluzione sociale...la dialettica della storia è precisamente come la guerra, che ha straordinariamente accelerato la trasformazione del capitalismo monopolistico in capitalismo monopolistico di stato, ha con ciò stesso considerevolmente avvicinato l'umanità al socialismo".
Tesi queste sintetizzate anche da Zinovev (collaboratore di Lenin fatto poi eliminare da Stalin) che nel 1922 scrive:"il capitalismo di stato è quel capitalismo che noi sapremo organizzare, quel capitalismo che è strettamente legato allo stato quanto allo stato sono i lavoratori, è la frazione progressista dei lavoratori, è l'avanguardia, siamo noi".
Quindi possiamo infine affermare che per Lenin l'appoggio ai Soviet era di natura esclusivamente tattica per permettere al partito di conquistare il potere. Lenin appoggiò i Soviet perché ne aveva capito l'importante ruolo d'antagonismo diretto del parlamentarismo borghese e se ne servì come trampolino di lancio per la scalata al potere.

LA PREPARAZIONE DELL'INSURREZIONE
Nel luglio 1917 si svilupparono profonde divergenze sulla questione della politica estera tra il Soviet di Pietroburgo ed il governo. Gli avvenimenti precipitarono in una vera e propria rivolta antigovernativa che fallì, i bolscevichi (tra i protagonisti dei moti) subirono una dura repressione e Lenin fuggì in Finlandia. Kerenskj prende in mano il governo.
Il fallimento dell'insurrezione fa revisionare a Lenin la sua tattica, lasciando da parte le tesi sulla presa del potere da parte dei Soviet viene posta ora in tutta la sua luce la strategia del bolscevismo: ora infatti per Lenin è il partito che (anche al di sopra e contro la volontà dei Soviet) deve prendere tutto il potere. Nei consigli ora i bolscevichi devono consolidare le posizioni conquistate e lottare per prenderne il sopravvento in funzione apertamente strumentale per i fini del partito; i Soviet divengono, come dirà più tardi Stalin:"organi di raggruppamento delle masse".
Nell'agosto i Soviet riescono facilmente a impedire un colpo di stato diretto da Kornilov, questa situazione spostò i riformisti menscevichi e i socialisti-rivoluzionari a sinistra, con la possibilità di rompere la coalizione con i gruppi borghesi.
Ciò determinò una nuova svolta tattica di Lenin che ora si dichiara disposto ad appoggiare un governo di socialisti-rivoluzionari e menscevichi sotto il controllo dei Soviet in cambio di avere carta libera per il suo partito riguardo all'agitazione.
Fu opposto a Lenin un deciso rifiuto da parte degli altri due partiti che ancora una volta appoggiarono una coalizione con la borghesia. Lenin tentò di nuovo di proporre compromessi con la nuova conferenza democratica ma già si mosse per preparare l'insurrezione armata. Lenin trasformò in pratica la parola d'ordine del potere ai consigli in "tutto il potere ai Soviet bolscevichi".
Il Partito Comunista Bolscevico contava nell'aprile 1917 80.000 membri e in agosto al massimo 240.000; minoritario a livello generale aveva la maggiore influenza nelle fabbriche dei centri industriali, mentre tra i soldati del fronte e le masse contadine guadagnava terreno lentamente.
La partecipazione alla difesa della rivoluzione di febbraio contro il golpe di Kornilov fece aumentare la credibilità del partito tra le masse; le disastrose condizioni economiche, i disagi della guerra, i bassi salari operai, la non risolta questione agraria fecero convogliare larghi strati della popolazione verso il partito bolscevico (mentre i suoi iscritti e i militanti effettivi restarono sempre relativamente pochi), si crea in sostanza attorno al partito una grossa area di simpatizzanti attratti dalle dure e radicali parole d'ordine dei leninisti.
Un altro fattore determinante fu il sopravvento dei bolscevichi nei Soviet più importanti del paese alla vigilia dell'ottobre: le nuove elezioni portarono all'interno del sistema consiliare a far avere ai bolscevichi il Soviet di Kronstadt con 100 rappresentanti (contro 75 socialisti-rivoluzionari, 12 menscevichi internazionalisti, 7 comunisti-anarchici, 90 senza partito che appoggiavano l'estrema sinistra), in mano ai bolscevichi andarono inoltre i Soviet della Finlandia, dell'Estonia, degli Urali, della flotta del Baltico, della V Armata e del Soviet di Pietroburgo dove il 25 settembre i bolscevichi riuscirono a far eleggere presidente Trockij. L'influenza leninista nel Soviet di Mosca fu ugualmente determinante.
Dal canto loro i socialisti-rivoluzionari avevano il predominio in molte grandi città (Kiev, Rostov, Arcangelo, ecc.), in Ucraina e nell'immensa maggioranza dei consigli contadini.
I Menscevichi in fase di netto riflusso restavano i più forti nel Caucaso e in Georgia.
In Siberia bolscevichi e socialisti-rivoluzionari disponevano di una uguale forza.
Massimalisti, Anarcosindacalisti e Comunisti-Anarchici (pur mancando questi ultimi due di un'organizzazione specifica nazionale che potesse coordinarne e pianificare le azioni) erano in netta ascesa un po' ovunque e per la prima volta avevano acquistato importanti posizioni in numerosi Soviet.

LA RIVOLUZIONE PROLETARIA RUSSA: OTTOBRE 1917
Il 9 ottobre si forma sotto la spinta dei Menscevichi un Comitato di Difesa Rivoluzionaria per la difesa militare di Pietroburgo, i bolscevichi vi immettono dei loro dirigenti che lo trasformano in un apparato organizzatore dell'insurrezione armata.
Il 24 ottobre la Guardia Rossa e l'esercito occupano la città di Pietroburgo, il governo si fortifica nel Palazzo d'Inverno, Kerenskj si mette in salvo. L'attacco contro il Palazzo d'Inverno fu sostenuto dalle truppe con le navi da guerra della flotta di Kronstsadt che cannoneggiò il palazzo costringendo in breve i governativi alla resa.
Per le truppe rivoluzionarie il Comitato Militare è un organo dei Soviet e ne accettarono quindi la direzione, gli operai si mossero dai quartieri precisando (come affermerà lo stesso Lenin):"che sarebbero scesi in lotta all'appello dei consigli ma non del partito".
A questo proposito anche Trockij nel 1924 affermerà che:"comunque il partito non era in condizioni di prendere il potere di propria testa indipendentemente dal congresso dei Soviet e dietro le sue spalle. Sarebbe stato un errore che non sarebbe stato anche senza effetto sull'atteggiamento degli operai e che avrebbe potuto pesare molto massicciamente sullo stato d'animo della guarnigione. I soldati conoscevano il Consiglio dei Deputati e la loro sezione militare. Essi non conoscevano il partito se non attraverso il congresso. E se il sollevamento si fosse prodotto dietro le spalle del congresso, senza legamento con esso, senza essere coperto dalla sua autorità, senza costituire chiaramente e manifestatamente per i soldati la conclusione della lotta per il potere dei consigli, ciò avrebbe potuto allora provocare nella guarnigione dei pericolosi disordini".
La capitale era in mano alle truppe rivoluzionarie ancor prima che il congresso dei Soviet potesse prendere una decisione. Con un'abilità eccezionale i bolscevichi avevano fatto in modo che la rivoluzione proletaria dell'ottobre, fatta in nome dei Soviet, avesse coinciso, scavalcando gli stessi Soviet, con il controllo del potere da parte del partito.
Il 2° Congresso russo dei Soviet si svolse la notte tra il 25 ed il 26 ottobre, uscirono in massa dal congresso sia i Menscevichi che i Socialisti-Rivoluzionari di destra, mentre i Socialisti-Rivoluzionari di sinistra appoggiarono i Bolscevichi, fattore questo che fruttò al partito leninista l'appoggio di una buona parte dei contadini dove l'influenza dei bolscevichi era minima.
Il congresso votò la formazione di un governo provvisorio di operai e contadini designato col nome "Consiglio dei Commissari del popolo" e formato dai dirigenti bolscevichi. Il congresso incaricò il governo di avviare le trattative per una pace giusta e duratura e con un decreto sulle terre abolì la proprietà dei latifondisti.
Nonostante l'influenza dei dirigenti bolscevichi nei Soviet più importanti, la rivoluzione d'ottobre aveva scatenato in tutto il paese la lotta di classe del proletariato e questa si sviluppava unitariamente ed autonomamente nelle forme dell'organizzazione di base della democrazia diretta.
I Soviet restarono comunque i punti centrali dell'auto-organizzazione proletaria e servirono alla classe operaia per esercitare direttamente il proprio potere e la pratica della decisionalità assembleare, nei Consigli creò un vero e proprio fronte proletario che risultava il principale nemico per i piani del partito bolscevico.
Nella pratica, nella vita quotidiana, in fabbrica, nei villaggi, nei quartieri e nei campi i proletari opponevano tendenzialmente una decentrata, federata e pianificata struttura di potere di base economico-politico ai programmi dei bolscevichi miranti a un centralizzato potere politico economico e militare nelle mani esclusive di una minoranza (il partito) che tendeva soltanto ad eliminare ogni istanza unitaria, auto-organizzatrice, autogestionale ed autonoma di una classe che falsamente diceva di rappresentare.

LA DITTATURA DEL PARTITO E LA CONTRORIVOLUZIONE BORGHESE
Nelle elezioni della nuova costituente post-ottobre, i bolscevichi raccolsero il 23,9% di tutti i voti (in totale 9.844.637) ed ebbero 168 seggi. I Socialisti-Rivoluzionari russi (15.848.004) 299 seggi, 81 i Socialisti-Rivoluzionari ucraini e 39 quelli di sinistra; i Menscevichi non andarono oltre i 18 seggi, le frange nazionaliste democratiche e conservatrici ebbero in tutto 94 seggi, altri gruppi socialisti 4 seggi. La maggioranza bolscevica risultava nel centro del paese, gli avversari avevano il predominio nelle regioni periferiche.
Nonostante agissero al suo interno, i bolscevichi attaccarono con una dura lotta l'Assemblea Costituente come residuo della rivoluzione borghese.
Nel dicembre 1917 si sciolse la Commissione elettorale della Costituente in favore di una Commissione Sovietica, nello stesso tempo fu sciolto il Partito Costituzionale Democratico. Nella lotta alla Costituente si schierarono con i bolscevichi i Socialisti-Rivoluzionari di sinistra.
Il 18 gennaio 1918, la Costituente fu sciolta dopo il rifiuto della maggioranza di accettare una legge presentata dai bolscevichi (l'estrema sinistra abbandonò la seduta e il Comitato Esecutivo Centrale dei Soviet ordinò lo scioglimento della Costituente, scioglimento indolore in quanto per il proletariato, abituato ad esercitare il potere diretto nei vari Soviet locali, la Costituente era solo qualcosa di astratto e di lontano).
Il 28 gennaio 1918 il congresso dei Consigli (dove ormai i bolscevichi avevano la maggioranza schiacciante nei vari esecutivi) proclamò la formazione della Repubblica Sovietica Socialista Russa.
Causa prima di questo processo all'interno della società russa fu la trasformazione dei consigli da organi dell'autonomia proletaria a organismi del nuovo potere statale, i bolscevichi sfruttarono i Sindacati (dove erano maggioritari) contro quei CdF che non volevano assoggettarsi a una pianificazione economica imposta dal partito. I Sindacati impedirono un congresso russo dei CdF e ottennero di poter incorporare i CdF all'interno della propria organizzazione (svuotandoli così di qualsiasi contenuto autonomo e di classe).
La soppressione delle varie comuni proletarie autogovernate dalla base e sorte su tutto il territorio dopo lo sfaldamento dell'impero zarista fu un altro dei compiti immediati del partito comunista dopo la rivoluzione d'ottobre. Nel 1918 i bolscevichi lanciarono in grande stile la campagna per la centralizzazione del potere statale contro "l'autogoverno locale" dei sistemi consiliari.
Nel marzo Trockij tiene un discorso in sostegno del "centralismo rivoluzionario" dal titolo:"il lavoro, la disciplina, l'ordine salveranno la Repubblica Socialista Sovietica" in cui si dà il segnale per la fine del potere consiliare in favore della dittatura del partito bolscevico. Un colpo molto grosso al sistema consiliare fu la creazione dell'Armata Rossa al comando di Trockij; nell'armata (nei cui posti dirigenziali furono messi molti ex-ufficiali zaristi) fu negata l'eleggibilità degli organi di comando e vennero negati i diritti assembleari dei soldati. Nello stesso periodo cominciò attivamente a operare la CEKA (poi GHEPEU) polizia politica russa al servizio del partito. Così la stessa posizione, tatticamente e opportunisticamente portata avanti da Lenin nell'ottobre sulle elezioni degli ufficiali e dei funzionari da parte del popolo, per la milizia proletaria contro l'esercito e la polizia, veniva a dimostrarsi una vuota falsità subito rinnegata dai bolscevichi.
I vari partiti concorrenti (menscevichi, socialisti-rivoluzionari di destra e di sinistra, ecc.) vennero sciolti o dichiarati fuori legge. Con una serie di provvedimenti drastici nel sistema elettorale i bolscevichi rimasero i soli ad avere una maggioranza nei Soviet.
Contro i Soviet contadini (in cui i bolscevichi rimasero sempre una minoranza) il partito creò "Comitati dei Contadini Poveri" che mirarono a soppiantare i Soviet e a sciogliere quei consigli troppo autonomi e antibolscevichi.
Gli anni che seguirono l'ottobre furono caratterizzati da due aspetti centrali:
1) lo svilupparsi di una lunga guerra civile a causa dello scatenarsi della controrivoluzione antisovietica da parte delle forze monarchiche e borghesi appoggiate dalle potenze europee, queste forze formarono delle armate che invasero da più parti il paese (armata di Denikin, armata di Vrangel, ecc.);
2) lo sviluppo di una sempre più forte e radicata opposizione operaia alla dittatura del partito bolscevico, in difesa del potere consiliare contro la centralizzazione statale; questo movimento proletario culminò con le rivolte operaie a Pietroburgo e a Mosca e con l'insurrezione di Kronstadt. Nello stesso tempo si estese in Ucraina un movimento rivoluzionario di operai e contadini: il movimento makhnovista che riuscì a creare una Repubblica consiliare in mano realmente ai Soviet e alle organizzazioni di base del proletariato, in aperta lotta armata contro il partito bolscevico da una parte e la controrivoluzione borghese dall'altra.



PARTE SECONDA

L'OPPOSIZIONE OPERAIA ALLA DITTATURA DEL PARTITO
Negli anni che vanno dall'ottobre 1917 al 1921, la classe operaia russa intraprese una dura lotta in favore della propria autonomia e unità contro il processo bolscevico di rendere le organizzazioni di base e i Soviet dei vuoti strumenti in mano al partito.
Contro le richieste di "democrazia proletaria" all'interno del sistema sovietico si scagliarono sia Lenin che Trockij, quest'ultimo affermerà che:"l'opposizione operaia ha presentato degli slogan pericolosi, facendo un feticcio dei principi democratici. Essa ha posto il diritto dell'operaio ad eleggere i propri rappresentanti al di sopra del partito, come se il partito non fosse autorizzato ad affermare la sua dittatura anche quando questa dittatura viene a trovarsi provvisoriamente in conflitto con gli umori passeggeri della democrazia operaia".
Nel X Congresso del Partito Comunista (marzo 1921) le tesi dell'opposizione operaia furono violentemente attaccate da Lenin come "deviazioni anarcosindacaliste" e in quel congresso riaffermò ancor più maggiormente i programmi centralizzatori ed egemoni del partito.
Rivendicazioni di lotta sia politiche che economiche incominciarono ad estendersi in tutta la classe operaia russa, le rivendicazioni erano causate sia dalla disastrosa situazione in cui era costretta a vivere il proletariato in quegli anni (l'economia russa con la guerra civile subì una profonda crisi) sia dalle esigenze autonome che rivendicavano il libero autogoverno consiliare.
Il partito perse il controllo delle fabbriche, la crescente disoccupazione, la chiusura di molte industrie e la forte riduzione delle razioni di generi alimentari fecero sfociare la lotta di classe in grossi scioperi che si trasformarono in moti insurrezionali antibolscevichi.
Il 24 febbraio 1921 per colpire il movimento operaio in lotta i bolscevichi incominciarono le epurazioni con una revisione delle schede individuali degli operai dell'importante fabbrica Troubotchny di Pietroburgo. La fabbrica scende in sciopero e in breve si uniscono anche le fabbriche Laferme, Baltica e l'officina di munizioni Potronny.
Contro 3000 operai in corteo i bolscevichi mandarono distaccamenti di studenti dell'Accademia militare (aspiranti ufficiali detti Kursanti), ci furono scontri violenti, poi scese in campo anche la polizia e l'esercito munito di mitragliatrici, un gran numero di cortei operai furono attaccati e dispersi, molti comizi operai impediti con la forza.
Il 25 scendono in sciopero anche gli operai degli arsenali dell'Ammiragliato e quelli del porto "Galernaia": nuovi scontri contro le truppe. Contemporaneamente alcune unità della guarnigione della capitale rifiutarono di andare contro gli operai e furono disarmate.
Intanto i bolscevichi facevano confluire dai fronti della guerra civile truppe sceltissime e fedelissime non potendo più contare su quelle a disposizione nella capitale.
Il 26 febbraio i bolscevichi chiudono l'officina Troubotchny privando così gli operai della razione di viveri.
Il 27 diverse organizzazioni operaie furono sciolte e incominciarono gli arresti in massa.
Il 28 scendono in sciopero anche gli operai delle famose officine Pulitov, le truppe scelte bolsceviche intanto massacrano nelle strade gli operai falciandoli con le mitragliatrici.
Il movimento di lotta viene così soppresso da una violenta repressione, ma mentre questa avviene a Pietroburgo, si sollevano gli operai e i marinai di Kronstadt, l'avanguardia della rivoluzione d'ottobre.



1921 - LA RIVOLUZIONE DI KRONSTADT PER IL POTERE DEI SOVIET!

"Qui a Kronstadt è stata posta la pietra fondamentale della 3^ rivoluzione, che spezzerà le ultime catene del lavoratore, aprendo la nuova e larga strada della ricostruzione socialista. Gli operai e i contadini marceranno verso l'avvenire irresistibilmente. Essi lasciano dietro a loro la Costituente, col suo regime borghese, e la dittatura del Partito Comunista con la sua CEKA e il suo capitalismo di stato.
Per la possibilità ai lavoratori di assicurarsi dei Soviet liberamente eletti e che funzioneranno senza alcuna pressione violenta di un partito. La macchina poliziesca dell'autocrazia comunista è, alfine, spezzata"
(Il Comitato Rivoluzionario Provvisorio di Kronstadt - Izvestia n° 6-7 marzo 1921)
Kronstadt è una fortezza marittima posta su un'isola davanti a Pietroburgo, la città aveva grosse fabbriche e cantieri navali.
Alla testa della rivoluzione d'ottobre e del movimento consiliare, gli operai e i marinai di Kronstadt ebbero un ruolo d'avanguardia tale che Trockij definì Kronstadt "l'orgoglio e la gloria della rivoluzione russa" (che divenne sempre per Trockij "canaglia controrivoluzionaria" quando non accettò la dittatura del partito).
I bolscevichi e Lenin avevano sempre avuto nella massa proletaria di Kronstadt un'influenza enorme, fin tanto che gli interessi della classe operaia avevano coinciso con le parole d'ordine tattiche dei bolscevichi, per una completa rivoluzione comunista, contro ogni alleanza con la borghesia. Anche i movimenti dell'estrema sinistra e specie gli Anarcosindacalisti avevano a Kronstadt dei grossi centri organizzativi.
Il proletariato di Kronstadt si mosse sulla scia dello svilupparsi della mobilitazione di classe che aveva nel 1921 investito i grossi centri industriali e particolarmente Pietroburgo.
Il 1° marzo 16.000 proletari di Kronstadt votarono all'unanimità un programma di richieste da avanzare al governo:

  1. rielezione immediata dei Soviet mediante voto segreto
  2. libertà di parola e di stampa per tutti gli operai e i contadini, per gli anarchici e i socialisti di sinistra
  3. libertà di riunione ai sindacati e alle organizzazioni contadine
  4. convocazione, all'infuori dei partiti, di una Conferenza degli operai, dei soldati rossi e dei marinai della provincia di Pietroburgo per il 10 marzo 1921
  5. rilascio di tutti i prigionieri politici imprigionati in seguito ai movimenti operai e contadini
  6. elezione di una commissione per i casi di chi si trovava nelle prigioni e nei campi di concentramento
  7. abolizione degli "uffici politici"
  8. abolizione degli sbarramenti armati attorno alla città
  9. uniformare le razioni per tutti i lavoratori (tranne quelli soggetti a lavori nocivi)
  10. abolizione dei distaccamenti bolscevichi d'assalto nell'esercito e nelle fabbriche
  11. libertà per i contadini di lavorare le loro terre senza impiego di un lavoro salariato
  12. designare una commissione mobile di controllo
  13. libero esercizio dell'artigianato senza impiego di salariato
  14. domandare a tutto l'esercito di unirsi alle presenti risoluzioni
  15. che ulteriori risoluzioni siano pubblicate dalla stampa
Il 2 marzo 300 delegati elessero una commissione di 5 proletari (successivamente 15) come "Comitato Rivoluzionario Provvisorio" e procedettero all'arresto del presidente bolscevico del Soviet e di altre 2 autorità politiche e militari.
Spontaneamente nei giorni successivi 776 militanti bolscevichi (circa un terzo dei membri del partito) si dimise, abbandonò il Partito Comunista e appoggiò il Comitato Rivoluzionario.
I bolscevichi capirono che il movimento proletario di Kronstadt poteva espandersi e portare in breve tempo alla distruzione del potere del partito, poteva organizzare e catalizzare tutte le lotte antibolsceviche degli operai e dei contadini in un unico fronte proletario per l'edificazione del vero potere consiliare!!
La terza rivoluzione russa era alle porte e il partito si mosse nella massima fretta: occupò tutti i punti strategici attorno a Kronstadt e a Pietroburgo, in quest'ultima città mantenne lo stato d'assedio e adottò straordinarie misure militari per la repressione delle lotte operaie e per il mantenimento dell'"ordine", si creò un corpo d'armata speciale agli ordini di Trockij per attaccare Kronstadt e per calmare gli operai della capitale si fecero alcune concessioni.
Un cumulo di provocatorie menzogne fu diffuso dalla radio e dai giornali bolscevichi sull'insurrezione proletaria di Kronstadt che venne definita "una controrivoluzione delle guardie bianche diretta dal controspionaggio francese".
L'Izvestia, organo degli insorti, rispose richiamando il proletariato russo all'unità contro la dittatura del partito comunista, rilanciando le parole d'ordine dell'ottobre che spiegavano da sole la linea rivoluzionaria e di classe degli insorti di Kronstadt, in favore dell'autogoverno dei Soviet federati e pianificati in tutto il paese: "tutto il potere ai soviet e non ai partiti!"
Trockij, che aveva minacciato gli insorti con le parole "vi abbatteremo come pernici" concentrò le sue divisioni più fedeli, i suoi studenti "Kursanti" e i reparti della CEKA e il 7 marzo incominciò a bombardare Kronstadt, ma tutti i tentativi di assalto alla fortezza furono duramente respinti e i bolscevichi subirono perdite incalcolabili.
Radio Kronstadt lanciò un proclama a tutto il proletariato internazionale spiegando le ragioni dell'assalto del "feld-maresciallo Trockij" e annunciando che a Kronstadt si lottava "per la giusta causa delle masse operaie".
I soldati bolscevichi si arrendevano a migliaia, molti annegavano nel ghiaccio in disgelo, in molti reparti dell'Armata Rossa vennero convocate assemblee di protesta e molti soldati si rifiutarono di combattere contro gli operai e i marinai di Kronstadt.
I bolscevichi intensificarono, con l'arrivo di nuovi reparti, gli attacchi nel lato della fortezza meno protetto: quello che dava su Pietroburgo. Trockij il 16 marzo richiamò distaccamenti di cinesi e di maomettani Boschiri. La mattina del 17 i bolscevichi entrarono nella città fino alla centrale Piazza dell'Ancora, i proletari insorti decisero di continuare a difendersi casa per casa, quartiere per quartiere.
I Bolscevichi cominciarono le fucilazioni e gli stermini di massa di operai, operaie e marinai. Mentre la CEKA continuava a massacrare i proletari di Kronstadt, il 18 marzo il governo bolscevico festeggiò pubblicamente la Comune di Parigi del 1871. I proletari riusciti a scappare in Finlandia attraverso una lunga marcia sul ghiaccio affiancarono i nomi di Gallifet e di Thiers a quelli di Lenin e di Trockij.

ULTERIORE SVILUPPO DELLA DITTATURA BOLSCEVICA
Non è nostra intenzione in questo documento analizzare adeguatamente lo sviluppo ulteriore economico e politico dello stato bolscevico e le sue conseguenze per il proletariato russo e per quello internazionale, far questo è possibile soltanto con un altro documento che tratti solamente questo argomento; vogliamo solo ricordare schematicamente le tappe fondamentali che segnano questo sviluppo.
Dopo l'insurrezione proletaria del 1921, i bolscevichi si affrettarono a cancellare gli ultimi gruppi d'opposizione al Partito Comunista che ancora erano riusciti a rimanere in attività.
In campo economico Lenin fece la "Nuova Politica Economica" (N.E.P.) che ristabilì il commercio privato e la libera attività industriale creando e sviluppando un nuovo tipo di neo-borghesia che trovava stimolo nello stesso stato socialista. In questo periodo si potè perfezionare e formare l'immenso apparato politico burocratico e poliziesco.
Nel 1924 con la morte di Lenin, dopo feroci lotte intestine all'interno del partito che portarono all'assassinio di Trockij (1939) che si era rifugiato in Messico, prese il potere Stalin che soppresse la NEP portando avanti tutto un programma di sviluppo economico capitalista-statale basato sull'industria pesante. Politicamente Stalin si mosse scatenando un'ondata di repressione senza precedenti che portò sia allo sterminio dell'opposizione interna nei vari partiti comunisti europei, sia al massacro di masse enormi di proletari che si opponevano ai programmi economici del partito.
Come si è detto non è in questo documento che vogliamo fare un'analisi dello stalinismo, unica cosa che ci preme affermare in questa sede è che per noi Comunisti-Libertari, che ci muoviamo secondo un'analisi materialista della realtà e della storia, lo stalinismo non fu un fenomeno a sè stante, ma fu la conseguenza logica a cui ha portato tutto quel processo economico portato avanti da Lenin subito dopo la rivoluzione dell'ottobre 1917, processo accompagnato dalla repressione anti-proletaria, dalla burocraticizzazione e dalla ferrea centralizzazione. La storia stessa delle vicende russe, dal periodo pre-rivoluzionario alla soppressione del potere consiliare al formarsi di una nuova borghesia favorita dallo Stato, dall'apertura economica con i paesi imperialisti e borghesi dell'occidente all'affermarsi della politica economica basata sulla grande industria pesante, tutto ci conferma che lo stalinismo ha potuto affermarsi e svilupparsi perché Lenin aveva creato le premesse economico-politiche che causarono tali conseguenze.

IL MOVIMENTO PROLETARIO MAKHNOVISTA
"Quali sono gli interessi che un rivoluzionario deve difendere: quelli del partito o quelli del popolo che con il suo sangue muove la rivoluzione?"
(Consiglio Militare Rivoluzionario Makhnovista)
Riteniamo incompleta un'analisi della rivoluzione russa senza trattare gli sviluppi del Movimento Rivoluzionario Makhnovista, movimento proletario che dal 1917 al 1921 coinvolse in un'aspra lotta contro la controrivoluzione bianca e contro la dittatura bolscevica una massa di diversi milioni di operai e contadini ucraini.
In Ucraina i bolscevichi avevano sempre avuto una debole forza e la loro influenza tra i proletari era pressoché nulla, mentre operai, braccianti e contadini poveri ebbero sempre una loro autonomia organizzativa, avversa a ogni collaborazione con qualsiasi partito o frangia della borghesia e del ceto medio, in esclusiva difesa dei loro interessi di classe e per la massima unità di tutti gli strati proletari.
Dopo la rivoluzione d'ottobre, l'Ucraina era in mano della locale borghesia nazionalista, cioè dei sostenitori di Petliura. Il movimento proletario si mosse in azioni autonome e dirette per prendere terreni e beni dei grandi e piccoli proprietari terrieri nonostante i contrordini governativi; tale movimento si sviluppò ancor più rapidamente quando l'Ucraina fu occupata dagli austro-tedeschi (che poterono invadere il paese grazie al Trattato di Brest-Litovsk fatto con i bolscevichi). Gli invasori ristabilirono l'autorità dei nobili e dei borghesi e misero al potere Skopopadski, intraprendendo a livello economico un enorme saccheggio alimentare del paese.
I contadini poveri e i braccianti che non volevano assolutamente cedere le loro conquiste ottenute dopo dure lotte, organizzarono un movimento rivoluzionario che nell'estate del 1918 incominciò la lotta armata partigiana. Un gran numero di brigate vennero create e la lotta fu portata sia contro la guardia nazionale e le truppe d'invasione sia contro nobili e borghesi.
Fu un movimento di classe che rifiutava qualsiasi forma di nazionalismo e qualsiasi alleanza che non venisse da strati proletari e sfruttati che come loro avevano esigenze rivoluzionarie e classiste.
Il movimento dell'Ucraina meridionale prese a fondere le varie brigate e a organizzarsi e unificarsi in tutto il paese; gran peso in questo processo di unificazione ebbe la brigata del contadino ucraino Nestor Makhno, militante comunista-anarchico.
Le brigate unificate si fusero infine in un unico esercito rivoluzionario alla cui guida gli insorti posero Makhno.
La parte nord-occidentale del paese invece fu sotto l'influenza dei nazionalisti democratici petliuristi che favorivano gli interessi della locale borghesia liberale. Quando gli austro-tedeschi tornarono in patria per sviluppi successivi della loro linea imperialista politico-economica, Skopopadski e i nobili possidenti fuggirono lasciando dopo duri scontri armati il paese ai rivoluzionari: Makhnovisti, Bolscevichi e petliuristi avevano in mano l'Ucraina.
I Petliuristi, poiché la locale borghesia ucraina cercava ulteriori sbocchi economici e politici, decisero di lottare per la separazione dell'Ucraina dalla Russia e avere così un ruolo capitalistico autonomo, Kulaki e intellettuali si unirono a questo disegno.
Così venne proclamata la Repubblica Democratica Ucraina, disegno che si scontrò con le masse proletarie del Sud, organizzate nel movimento makhnovista. Anche nel nord del paese masse di contadini e di operai si staccarono dal movimento nazionalista per cercare di difendere i loro interessi di classe, molti entrarono nelle brigate makhnoviste.
Mente i petliuristi subirono grosse disfatte da parte dei makhnovisti che liberarono il paese dalla provincia di Kursk fino al Mare d'Azov e al Mar Nero, i bolscevichi nel gennaio 1919 attaccarono Kiev e in febbraio la presero, il potere statale ufficiale passò così dai petliuristi ai bolscevichi.
I Makhnovisti nelle zone dove esercitarono la loro influenza si mossero con un programma politico ed economico ben preciso:
  1. rifiuto della dittatura di qualsiasi partito, rifiuto dell'organizzazione statale
  2. nessun rapporto con gruppi sociali non lavoratori e privilegiati
  3. autogoverno proletario mediante i liberi Consigli e le Organizzazioni di Base dei contadini e degli operai libere da qualsiasi potere centralizzato e dai partiti.
Il Makhnovismo fu un movimento di massa del proletariato e in esso si riconobbero gli operai e i contadini poveri di tutto il paese che diedero vita alla costruzione di tutta una serie di comunità nei villaggi, nelle città, nei campi e nelle fabbriche dove i proletari sviluppavano nella pratica l'autogoverno rivoluzionario e il controllo diretto sull'economia. Sorsero "Assemblee dei contadini, degli operai e degli insorti", organi revocabili in qualsiasi momento con il controllo diretto dell'assemblea generale sui delegati, tali strutture divennero gli organi decisionali e rappresentativi del movimento in cui si sviluppava la vera democrazia proletaria diretta.
In pratica si edificava in Ucraina il comunismo libertario, basato sull'autogoverno proletario, sul potere dei consigli, nell'unità e nella autonomia di tutta la classe sfruttata.
L'esercito dei makhnovisti che aveva riportato schiaccianti vittorie, contava sui 50.000 uomini abilmente organizzati con una fanteria che grazie a leggeri e veloci carri ucraini (i tacianke) seguiva lo stesso ritmo di velocità della cavalleria dando a tutto l'esercito una rapidità d'azione eccezionale, sempre sui carri erano montate anche mitragliatrici che erano utilizzate velocemente ed efficacemente.
Principi fondamentali della milizia rivoluzionaria erano: la volontarietà del reclutamento, l'elettività dal basso mediante assemblee di tutti gli organi di comando, l'autodisciplina veniva elaborata dalle commissioni rivoluzionarie e veniva quindi approvata nelle assemblee ed era poi osservata rigidamente da tutto l'esercito, senza possibilità di venir meno alle regole disciplinari indispensabili accettate.
L'Ucraina fu quindi invasa dall'armata bianca di Denikin, la controrivoluzione marciava contro la rivoluzione d'ottobre, tale armata fu fermata dai makhnovisti che crearono un primo fronte contro gli invasori, trattenendoli per sei mesi. Quando nella zona arrivarono i bolscevichi, già i makhnovisti combattevano i bianchi da tre mesi. Contro Denikin, makhnovisti e bolscevichi si accordarono sul piano prettamente militare. Intanto gli organi statali che i bolscevichi volevano imporre in Ucraina risultarono un fallimento in quanto i contadini spesso cacciarono con le armi le Commissioni Straordinarie della CEKA e il conflitto autorità statale e movimento proletario divenne insanabile.
Per conseguenza i bolscevichi organizzarono un forte attacco diretto contro il makhnovismo designandolo come "movimento controrivoluzionario in mano si padroni (Kulak)" e creando un cordone poliziesco attorno alle zone in mano ai rivoluzionari, la campagna anti-makhnovista fu guidata da Trockij giunto puntualmente anche in Ucraina.
Il 10 aprile 1919 un'assemblea regionale di contadini e operai makhnovisti (in cui erano rappresentati due milioni di uomini) fu dichiarata fuorilegge e "controrivoluzionaria" dalle autorità bolsceviche, l'assemblea si fece lo stesso grazie alla forza reale di cui poteva disporre il movimento.
Sempre in questo periodo si sviluppa in Ucraina un movimento guidato da un ex.-ufficiale zarista: Gregoriev (passato sia con i petliuristi che con i bolscevichi, poi resosi autonomo). Movimento nazionalista ed antisemita aveva però una certa influenza su strati contadini di alcune regioni, per questo i makhnovisti si mossero in doppio senso: 1) nessuna alleanza con i nemici del proletariato e lotta senza tregua a Gregoriev; 2) cercare di recuperare le masse contadine a una linea di classe, internazionalista e rivoluzionaria.
L'attacco armato dei bolscevichi contro i makhnovisti coincise con lo scatenamento dei denikiani contro il fronte di Makhno, i rivoluzionari si trovarono stretti da due fuochi. Le truppe di Trockij distruggevano le comunità autogovernate, scioglievano con la forza le assemblee operaie e fucilavano o impiccavano i militanti proletari.
Secondo testimonianze raccolte tra gli stessi dirigenti bolscevichi, Trockij preferiva cedere l'Ucraina a Denikin (e riconquistarla in un secondo tempo facendo esplodere nel territorio dei bianchi la lotta di classe) che far sviluppare ed estendere il movimento makhnovista che minava le basi stesse del potere statale del partito e che cominciava ad avere un certo seguito e un certo appoggio nelle fabbriche e tra i contadini che vivevano anche fuori dall'Ucraina.
I denikiani infatti si aprirono un passaggio nel fianco sinistro del paese grazie al ritiro di alcuni reparti bolscevichi che dovevano controllare quella zona, i makhnovisti erano così aggirati e i bianchi si trovarono nel cuore dell'Ucraina, i makhnovisti dopo una strenua resistenza dovettero ritirarsi; i bolscevichi ritirarono le loro truppe dal paese pensando solo ad eliminare i dirigenti makhnovisti, le armate bianche avevano via libera.
Makhno passò al contrattacco e con un piano già da tempo organizzato, riformò in breve un forte esercito (eliminando i comandanti bolscevichi che dopo la ritirata comandavano alcuni reparti degli insorti). Con il nuovo esercito e con una massa di popolazione che si era rifugiata presso i makhnovisti, Makhno cominciò una lunga e calcolata ritirata. Nello stesso momento i makhnovisti eliminarono Gregoriev e il suo stato maggiore e fecero passare nel loro esercito le milizie contadine di Gregoriev. Alla fine di luglio i reparti bolscevichi della Crimea si ribellarono e si unirono ai makhnovisti (la rivolta fu organizzata da comandanti makhnovisti che si erano inseriti nell'Armata Rossa), con questo il bolscevismo praticamente scomparve del tutto per quel periodo in Ucraina.
Il 26 settembre i makhnovisti in ritirata (circondati dai denikiani) si voltarono improvvisamente attaccando il cuore dell'esercito nemico. Dopo questa ed altre grandi sconfitte cominciò lo sfaldamento totale dell'intero esercito denikiano che senza i makhnovisti probabilmente sarebbe arrivato a Mosca nel dicembre del 1919.
Nel 1920 Makhno e il suo esercito vennero dichiarati fuori legge e poiché diversi reparti dell'Armata Rossa continuavano a passare con i makhnovisti, i bolscevichi mandarono reparti scelti di fucilieri lettoni e cinesi.
In quel periodo i bolscevichi uccisero e mutilarono 200.000 operai e contadini ucraini e altrettanti furono deportati.
I Makhnovisti estesero una forte guerriglia partigiana contro i bolscevichi che ora intendevano rioccupare l'Ucraina.
Nell'estate 1920 i Makhnovisti creano l'organo supremo dell'esercito e del movimento: il Consiglio degli Insorti Rivoluzionari (Makhnovisti) dell'Ucraina con membri eletti dall'assemblea di tutti gli insorti. Dal Consiglio dipendevano tre sezioni principali:
  1. per il controllo e l'organizzazione;
  2. per le operazioni militari;
  3. per la cultura e l'educazione.
Sempre nell'estate del 1920, i Makhnovisti dovettero scontrarsi con una nuova armata bianca, quella di Vrangel. I bolscevichi, trovatisi minacciati ancora una volta dalla controrivoluzione, cercarono una nuova alleanza con i makhnovisti; questi, considerato che Vrangel minacciava le conquiste di tutta la classe lavoratrice, accettarono l'alleanza tattica, preparandosi però per un massiccio scontro armato diretto contro i bolscevichi. Con una dura lotta Makhnovisti e Armata Rossa liquidarono Vrangel; subito dopo i bolscevichi riscatenarono la repressione interna colpendo tutte le organizzazioni comuniste-anarchiche ucraine e arrestando i militanti libertari. Successivamente fu attaccata l'armata makhnovista in Crimea e uccisi tutti i membri dello stato maggiore.
Ricominciò la lotta partigiana contro i nuovi nemici del potere consiliare ed assembleare, di nuovo diverse unità dell'Armata Rossa si ribellarono e passarono con Makhno, di nuovo i Makhnovisti ottennero grosse vittorie, ma il numero estremamente superiore di nemici ebbe alla fine la meglio; rimasero alla fine circa 3000 rivoluzionari circondati da 150.000 bolscevichi. Dopo nuove vittorie (tra l'altro facendo prigionieri 20.000 bolscevichi), Makhno riuscì a sfondare l'immenso accerchiamento e a riparare in Romania.
L'Ucraina cadde definitivamente in mano dell'esercito bolscevico e ogni istanza di autonomia operaia, ogni forma di liberi soviet e di autogoverno proletario vennero distrutti con la forza e con il terrore della CEKA:
Il Makhnovismo ebbe un'importanza fondamentale nella lotta contro la controrivoluzione bianca e per la difesa del potere consiliare, nonostante questo e pur essendo un movimento che si muoveva su basi comuniste e libertarie non si sviluppò adeguatamente all'infuori dell'Ucraina, né potè essere agganciato a tutto il resto del movimento proletario che in tutta la Russia dopo il 1917 fino al 1921 lottò nelle fabbriche e nei villaggi contro la dittatura bolscevica con gli stessi programmi e le stesse rivendicazioni (liberi Soviet, decisionalità assembleare, autogoverno proletario, ecc.) che erano portate avanti dal movimento makhnovista.
Mancò la capacità di organizzare a livello generale il movimento proletario russo nel suo insieme, di coordinare le sue lotte, di creare un unico fronte che si contrapponesse con adeguate strutture rigidamente organizzate dal punto di vista di classe all'efficientissimo ed organizzatissimo apparato politico bolscevico.

DALLA DISORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO ANARCHICO RUSSO ALLA PIATTAFORMA ORGANIZZATIVA COMUNISTA-LIBERTARIA
Dobbiamo innanzitutto precisare, e l'esperienza russa ci dà l'occasione per farlo, che l'anarchismo umanista ed individualista (tipica conseguenza di teorie intellettualistiche, esistenziali e piccolo-borghesi) non ebbe e non ha mai avuto niente a che fare con il Movimento Comunista Libertario che ha le sue origini nella lotta di classe del proletariato e i suoi precedenti storici e teorici che si richiamano alla I Internazionale dei Lavoratori e al dualismo organizzativo di Bakunin ed ha avuto i suoi sviluppi ulteriori nell'esperienza rivoluzionaria spagnola e in tutta una serie di lotte e di forme organizzative autonome e libertarie espresse dalla classe operaia internazionale nel continuo scontro contro la borghesia e il capitalismo per la difesa dei suoi reali interessi di classe.
E' a queste precise esperienze, a questo patrimonio teorico comunista, libertario e classista espresse dal proletariato e dalle sue lotte che oggi la nostra Organizzazione si richiama.
Pensiamo sia corretto, al termine dell'analisi della rivoluzione russa esposta da questo documento, fare un quadro un po' più approfondito di quello che realmente erano in Russia sia il movimento anarchico umanista e interclassista sia il movimento anarchico di classe (comunista libertario e anarcosindacalista) e i loro fondamentali sviluppi successivi.
Il movimento anarchico umanista russo era frastagliato in una miriade di gruppi, spesso scollegati tra loro e ognuno indipendente dall'altro, ciò faceva sì che le scelte strategiche e tattiche di questi anarchici variassero da luogo a luogo e a volta erano in contraddizione l'una con l'altra. Questi gruppi erano lo specchio di una realtà di disorganizzazione cronica e di miscuglio ideologico delle più degeneranti, interclassiste e piccolo-borghesi teorie quali l'individualismo, il pacifismo, l'aclassimo, la teorizzazione della libertà e dell'autonomia individuale al di sopra degli interessi di classe, ecc.
Pietro Archinov, combattente dello stato maggiore makhnovista e storico del movimento ucraino, nella sua "Storia del makhnovismo" ci mostra in tutta la sua realtà l'incapacità degli anarchici umanisti di capire e sviluppare il movimento libertario makhnovista (da precisare che in questi passi del libro Archinov parla soltanto degli anarchici umanisti ed individualisti):
"La maggior parte degli anarchici russi che aveva seguito la scuola dell'anarchismo teorico, restarono isolati nei loro circoli, che in quel momento non erano utili a nessuno, tutti in disparte, discutendo quale fosse la natura di quel movimento (makhnovismo) e il modo di rapporti da intrattenere con esso, senza nulla fare, cercando di quietarsi la coscienza con la dichiarazione che il movimento non era genuinamente anarchico. Gli anarchici russi sono veramente stati a dormire nei loro circoli per tutto il tempo in cui fuori si agitava un grande movimento di massa. Cause precise e determinate di questo furono: che i teorici occupandosi di teoria si convinsero di essere le guide del mondo anarchico e furono sicuri che il movimento avrebbe preso inizio da loro. Invece il movimento cominciò lontano dai teorici, quasi dalla periferia e pure dal più profondo seno della realtà contemporanea. Un'altra ragione della loro debolezza e inazione è costituita dalla confusione ideologica, dal caos e dalla disorganizzazione. Molti anarchici perdono ancora tempo e forze a discutere se l'anarchismo sia un problema di liberazione della classe, dell'umanità o dell'individuo. E' un problema vuoto, che traendo origine da certe posizioni non chiare, conduce a frequenti deviazioni. Possibilità di deviazioni ancor più pericolose sono offerte dall'oscura teoria della libertà anarchica dell'individuo. Questi anarchici ogni volta che si ripone il problema dell'organizzazione della pratica anarchica e del rapporto di seria responsabilità entro l'organizzazione stessa, si attaccano alla teoria della libertà anarchica dell'individuo e basandosi su di essa ostacolano qualsiasi organizzazione e fuggono qualsiasi responsabilità. La disorganizzazione è sorella dell'irresponsabilità e ambedue conducono all'imbastardimento dell'idea e alla vacuità della pratica. Ecco perché, quando il movimento di massa costituito dal makhnovismo balzò su dalle profonde radici del popolo, gli anarchici si trovarono tanto impreparati, abulici, deboli".
Verso gli anni 1917-18 il movimento libertario russo (su posizioni di classe) tentò di darsi strutture organizzative adeguate alla realtà del momento e con esse accrebbe di molto la sua influenza all'interno del proletariato. Ciò potè avvenire grazie all'attività delle correnti anarcosindacaliste e comuniste-anarchiche che seppero rifiutare e scansare definitivamente i modelli disgregatori e antiorganizzatori del movimento anarchico umanista con tutte le sue astrazioni intellettuali.
Il movimento libertario di classe si sviluppò notevolmente all'interno delle strutture di base della classe operaia, nei Soviet gli anarco-sindacalisti ebbero un ruolo ed un seguito proletario sempre più considerevole. Su di esso si abbattè una tremenda repressione da parte dei bolscevichi, che può essere sintetizzata con le parole di Trockij: "Spazzeremo via l'anarchismo dalla Russia con una scopa di ferro".
L'ultima prova di forza il movimento libertario la offrì nel febbraio del 1921, in piena fase di repressione da parte della CEKA, il funerale del comunista-anarchico Kropotkin fu seguito da un corteo lungo otto chilometri che si trasformò in un'enorme manifestazione contro la dittatura bolscevica.
Esaminiamo ora brevemente le principali organizzazioni libertarie russe che agirono durante la rivoluzione.
L'Unione Anarcosindacalista si sviluppò tra gli operai di Pietroburgo, Kronstadt e Mosca negli anni dal 1917 al 1918, stampò un quotidiano: "Goloss Truda". Tutti gli aderenti furono imprigionati e fucilati nel 1919.
La Federazione Anarchica di Mosca, a tendenza comunista-anarchica, nel 1917 e 1918 ebbe un ruolo molto importante nella rivoluzione a Mosca, fu alla testa delle giornate dell'ottobre e controllava reparti dell'esercito insurrezionale. Stampava un quotidiano e resistette alla repressione bolscevica dopo essere stata distrutta nel 1918, per mezzo di strutture organizzative clandestine poté operare fino al 1921 quando fu definitivamente liquidata, contro di essa i bolscevichi impiegarono mitragliatrici e cannoni poiché controllava vari quartieri della città. Inoltre ricordiamo la Confederazione delle Organizzazioni Anarchiche dell'Ucraina (Nabat) creata solo verso la fine del 1918, tentò poi inutilmente di fondare una Confederazione Anarchica Russa. Fu soppressa nel 1920 e molti dei suoi militanti fucilati.
Chiaramente queste organizzazioni locali, anche se di una certa importanza rispetto alla disgregazione generale dei gruppi anarchici umanisti, non poterono supplire alla necessità del proletariato russo di avere una forte, rigida ed efficiente organizzazione rivoluzionaria specifica (comunista-libertaria) in costante e produttivo rapporto dialettico con le organizzazioni di base del proletariato (Soviet).
Nel 1926 una serie di rivoluzionari libertari russi in esilio, riuniti nel gruppo "Dielo Trouda", dopo un'accurata analisi delle circostanze che impedirono al movimento anarchico russo di svilupparsi adeguatamente nel proletariato, di essere una reale alternativa al partito bolscevico e incidere nel movimento consiliare per la difesa dei Soviet liberi e dell'autogoverno proletario, decisero di compilare una Piattaforma d'Organizzazione dell'Unione Generale degli Anarchici.
Il gruppo dei rivoluzionari russi era composto da: Nestor Makhno, Pietro Archinov, Ida Mett, Volevskj, Linsk.
Il movimento libertario pose le basi per darsi una Piattaforma capace d'inserire organizzativamente il movimento là dove esso stesso era nato: nella classe operaia e tra gli altri strati proletari.
Principi fondamentali di tale organizzazione sono:
  • L'unità teorica e strategica e l'omogeneità tattica che viene estesa a tutti i militanti dell'organizzazione, ciò impedisce che il lavoro sia frazionato e differente da luogo a luogo e crea una struttura rivoluzionaria unitaria ed efficiente.
  • La responsabilità collettiva e la decisionalità assembleare a maggioranza contro la nefanda abitudine di agire ognuno per proprio conto individualmente. La prassi collettiva è l'unica realmente comunista e rivoluzionaria.
  • Il federalismo in contrapposizione al centralismo burocratico e verticista da una parte e alla disgregazione in "gruppi" dall'altra.
  • Il dualismo organizzativo rappresentato dalla costruzione di una organizzazione specifica in rapporto dialettico con una di massa.
Chiaramente questi principi sono in antitesi con quelli interclassisti dell'autonomia dell'individuo e del gruppo, della disorganizzazione tipica del movimento anarchico umanista che invece è basato sulla volontà e i capricci individuali, sull'intervento esterno differente e contrastante da luogo a luogo, da gruppo a gruppo (cosa che oltre ad essere improduttiva è anche causa di caos tra il proletariato ed è nociva all'unità della classe). Ancora oggi esistono movimenti anarchici umanisti, essi sono completamente staccati dalla realtà della lotta delle masse operaie e sono solo semplici movimenti d'opinione per nulla pericolosi per la borghesia perché rimasti portavoce solo di mitici ed astratti principi diventati dogmi irremovibili.
Ai principi organizzativi della Piattaforma di Makhno-Archinov si è rifatto invece il Movimento Comunista Libertario Internazionale che si pose e si pone nei paesi dell'Est, in Spagna, in Francia, nel Sud America, in Italia, ecc. come alternativa rivoluzionaria in difesa degli interessi storici e immediati del proletariato, contro la borghesia e i suoi alleati, contro il fascismo e la socialdemocrazia interclassista e contro la dittatura del partito.

CONCLUSIONI
L'esperienza della rivoluzione russa ci ha insegnato che la rivoluzione proletaria è opera dell'organizzazione di massa autonoma del proletariato (Soviet) e non di una minoranza rivoluzionaria organizzata in senso burocratico ed autoritario nel partito leninista. Nella Russia del 1917 la minoranza bolscevica vide nei Soviet (estranei alla sua impostazione ideologica) solo un momento tattico da usare opportunisticamente per i suoi progetti politici che, oggettivamente, hanno avuto per sbocco un capitalismo monopolistico di stato.

BIBLIOGRAFIA
  • O. Anweiller - Storia dei Soviet
  • P Archinov - Storia del movimento makhnovista
  • Dielo Trouda - Piattaforma organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici
  • Ida Mett - Kronstadt
  • C.P. Ed. - La Comune di Kronstadt
  • N. Makhno - La rivoluzione in Ucraina
  • Volin - La rivoluzione sconosciuta
  • J. Reed - I 10 giorni che sconvolsero il mondo
  • Lenin - Stato e Rivoluzione
  • Lenin - Che fare?
  • Lenin - La catastrofe imminente e i mezzi per scongiurarla
  • Trockij - La rivoluzione russa
  • Trockij - La rivoluzione permanente
Ed altri testi.

(Documento originale ciclostilato nella sezione di Ancona dell'O.A.M. nel dicembre 1975; copia conservata presso il Centro di Documentazione Franco Salomone, Fano.)

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