Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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sabato 10 agosto 2024

SENZA ILLUSIONI SOSTENGO TRUMP




Le prossime elezioni americane, più di altre in passato, sono destinate ad avere enormi conseguenze non solo per questioni interne agli USA, ma anche per gli equilibri geostrategici nel resto del mondo

Nonostante la stampa “progressista” sia più o meno tutta allineata nel sostenere la candidata democratica Kamala Harris, vicepresidente subentrata alla rinuncia di Biden a ricandidarsi, c'è seriamente da riflettere su questa competizione a due, senza pregiudizi e rimanendo scrupolosamente e concretamente aderenti alla realtà dei fatti.

Una eventuale vittoria della Harris non potrebbe che rappresentare una piena continuità con ciò che è stato già messo in opera da Biden, e che si è rivelato in gran parte fallimentare. Non vi è infatti stata una sostanziale crescita economica negli USA e nel mondo in questi ultimi quattro anni, l'impegno militare USA è cessato con un fuggi fuggi disordinato in Afghanistan che ha lasciato nelle mani dei talebani, non soltanto una quantità spropositata di mezzi logistici ed armi abbandonati in fretta e furia, con la perdita pure  di vari soldati americani, ma anche le donne afghane che tanto la Harris aveva detto di voler proteggere ed emancipare, e che ora sono ripiombate in un destino di sopraffazione e di miseria.

Ma l'amministrazione democratica ha abbandonato l'Afghanistan solo per potenziare l'impegno militare in Ucraina con una fornitura continua e crescente di mezzi, finanziamenti, e armi agli ucraini, senza che questi abbiano conseguito risultati rilevanti, data comunque la situazione di una Russia capace di produrre mezzi e armi a getto continuo e di compensare le perdite con sempre nuovi arruolamenti, senza che l'economia russa abbia subito danni tali da compromettere il continuo sforzo bellico.

A ciò si è aggiunto il fronte mediorientale, in cui la guerra tra Hamas e Israele, iniziata nell'ottobre dello scorso anno ha portato ad una escalation senza soluzione di continuità e senza che gli sforzi per una mediazione o una tregua siano mai andati a buon fine. Trump, a suo tempo, non solo seppe colpire obiettivi mirati, ma scoraggiò anche l'Iran dall'intraprendere azioni sempre più offensive, per procura, mediante i movimenti armati contro Israele che questo Stato finanzia da sempre. Oltretutto minacciando sanzioni e riducendo drasticamente rapporti economici e tolleranza verso il suo programma di sviluppo dell'energia nucleare, in cambio riuscì anche a moderare l'azione ritorsiva di Israele, riconoscendole Gerusalemme come capitale dello Stato.

I quattro anni dell'amministrazione Trump sono stati anni sostanzialmente pacifici, caratterizzati soprattutto dalla vittoria sull'ISIS che purtroppo ora sta rialzando la testa.

Sul piano interno Trump si adoperò per contenere l'inflazione e garantire la crescita economica, anche se il voto spesso è conseguenza di scelte emotive, vale la pena di mettere a confronto i risultati sia di Trump che di Biden.

Con Biden i posti di lavoro e la crescita economica sono stati soprattutto la conseguenza del “rimbalzo” dopo la pandemia che Trump ebbe la sfortuna di subire alla fine del suo mandato e che portò alla perdita di moltissimi posti di lavoro. Quindi, quello di Biden, è stato un recupero diremmo anche fisiologico, più che una sostanziale crescita. Trump seppe creare circa 176.000 posti di lavoro, Biden invece 200.000, ma dopo la pandemia che aveva portato alla perdita di ben 20 milioni di posti di lavoro; per cui la crescita di 14 milioni sbandierata da Biden, va comunque sottratta a quei 20 con un perdurante deficit di 4. Queste sono le cifre del U.S. Bureau of Labour Statistic, il quale mette in risalto pure che con Trump, al netto della pandemia, la disoccupazione scese al 3,5%, cioè il minimo rispetto al mezzo secolo precedente.

Rispetto a ciò, i tassi di interesse con Biden sono saliti vertiginosamente assieme all'inflazione che con Biden ha superato l'8%, attestandosi sul 4%, mentre con Trump non superò il 2%. Ciò ha reso sempre più difficile per gli americani ottenere prestiti e finanziamenti per l'acquisto dei generi alimentari, dell'assistenza sanitaria delle auto e di una casa. Ma quello che ha colpito di più la popolazione è stato l'aumento vertiginoso delle materie prime, della benzina e del gas che ha influito un po' su tutto.

Il recente cambio in corsa tra Biden e la Harris, dovuto soprattutto ai finanziatori che piuttosto tardivamente hanno capito che con Biden le probabilità di successo erano praticamente azzerate nonostante la sua ostinazione a voler comunque proseguire, non hanno certo rimesso in moto la fiducia dei mercati che recentemente hanno subito un crollo a livello internazionale, segno evidente di un deficit di fiducia verso il futuro

Come si è rilevato inizialmente, mai come prima, almeno in tempi relativamente recenti, le elezioni americane ci prospettano scenari alquanto diversi, sia per lo sviluppo dell'economia sia per la compagine internazionale globale, soprattutto tra Occidente e paesi in conflitto come Iran, Israele, Ucraina e Russia, ed emergenti come Cina e altri Sudamericani.

Mai come oggi è necessaria una discontinuità che i democratici americani non hanno saputo offrire, con la candidatura della Harris, quando in questa occasione sarebbe stato necessario un outsider come lo fu Kennedy nei primi anni 60

I democratici, più che offrire serie alternative alle proposte molto concrete di un Trump che si è posto come primo obiettivo il raggiungimento della pace e il rilancio dell'economia, sono indaffarati a demonizzarlo, facendolo apparire come un criminale, un avanzo di galera, un autocrate, pronto a scatenare la guerra civile in caso di sconfitta.  Anche in Italia, lo abbiamo visto sia con Berlusconi che con la Meloni, agitare lo spauracchio del plutocrate o del fascista, all'atto pratico, durante il confronto elettorale non giova molto, anzi, rischia di peggiorare le cose, proprio perché in questo caso l'elettore viene svalutato come incapace di riconoscere il vero pericolo per la democrazia rispetto a quelli che gli si mostrano arrogantemente come i suoi unici interpreti

In una democrazia più consolidata da oltre 200 anni, rispetto ai meno di 80 della nostra, questo processo rischia di fallire ancora di più, nonostante le reiterate insistenze dei DEM,

Sicuramente, dato che viviamo nella società dell'immagine e della suggestione, più che i fatti concreti che qui abbiamo cercato di avvalorare con dati incontrovertibili, la lotta tra i due candidati e il confronto diretto che ci sarà tra loro, sono destinati ad essere sempre più serrati. Però non dimentichiamo che Trump, a suo tempo, riuscì a battere una candidata molto più promettente della Harris, e cioè Hillary Clinton, a suo tempo molto più preparata e convincente, mentre la Harris non ottenne nemmeno un voto come candidata alla Presidenza

Nella sua recente conferenza stampa Trump ha esaltato anche il ruolo di Martin Luther King, smentendo così seccamente le accuse di razzismo e sarebbe sicuramente più autorevole della Harris nell'interloquire con i maggiori leaders mondiali.

Ovviamente, nonostante questo quadro di fatti concreti, i media cercano in tutti i modi di lanciare la candidatura della Harris sicuramente molto più manipolabile di Trump da tutte le lobbies che sponsorizzano e finanziano i media.

Siamo nell'era dell'economia che prevale sulla politica, la quale a sua volta è dominata dai media, fin quasi a farci vivere in una bolla mediatica globale, più che da cittadini consapevoli, da trogloditi mediatici globali. Trogloditi vuol dire etimologicamente “cavernicoli” e il termine allude al mito della caverna di Platone, in cui le ombre proiettate sul fondo, vengono confuse con la realtà dai prigionieri che vi sono incatenati

Ebbene, oggi questa realtà illusoria è nel palmo di ciascuno di noi, e non vi è più alcun bisogno di catene, dopo avere reso necessario l'uso quotidiano di quello che rischia di essere il nostro “braccialetto elettronico”, lo smartphone, in cui ogni individuo si sente ormai arbitro di tutto, tranne che di una sua piena consapevolezza.

Diceva Mark Twain: “ Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni, diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima”

Di conseguenza, anche se in politica si sceglie sempre il “male minore”, non bisogna farsi l'illusione che, da queste elezioni, possa emergere la pura verità, sarebbe pressoché un miracolo, anche se per chi ha fede esistono anche i miracoli.


Carlo Felici.

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