Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 5 febbraio 2023

UNA QUESTIONE DI CIVILTA'

 




La vicenda di Cospito e Donzelli, più passa il tempo e più appare singolare e grottesca, anche se riguarda questioni molto serie, come la sicurezza dei cittadini e il regime carcerario.

Diciamolo chiaramente il regime 41 bis è una misura alquanto iniqua e sotto vari aspetti disumana, perché isolare un individuo, per quanto pericoloso possa essere, non contribuisce certamente ad attuare quella che è la finalità principale di una carcerazione in un Paese che si prefigge lo scopo della rieducazione del detenuto e non favorisce il suo pentimento. Lo stesso Presidente della Unione Camere Penali Italiane Gian Domenico Caiazza ne parla in questi termini: "Voi pensate che tutto questo abbia a che fare con la tutela della nostra sicurezza? Io penso proprio di no. Io penso che sia una feroce, stupida, sadica volontà di annientamento della persona. E questa, qualunque sia il crimine che possa aver commesso quella persona, è una vergogna indegna di un Paese civile." 

Questa misura corrisponde alla necessità di impedire che un personaggio che, non solo è pericoloso, ma mantiene ancora contatti con i suoi complici criminali, possa mettere in atto lo stesso dei gravi reati o dare mandato ad altri di compierli.

Il 41 bis nasce difatti proprio per compensare l'eccessivo controllo e potere della mafia all'interno del carcere, oltre ad avere una funzione restrittiva e preventiva. Ma anche per questioni legate al terrorismo, è figlio di una stagione di crimini efferati, attentati e stragi che culminò con l'uccisione di Falcone e Borsellino e gli agenti della loro scorta.

La misura ebbe inizialmente un carattere temporaneo, poi venne prorogata per ben tre volte finché il governo Berlusconi la rese permanente nel 2002. Il provvedimento è stato poi prolungato di quattro anni, con altre ripetute proroghe biennali.

E' del tutto evidente che tale misura occorre quando lo Stato è in una condizione di pericolo permanente e di difficoltà a prevenire e impedire contatti tra chi è soggetto a pena detentiva e chi delinque fuori dal carcere, soprattutto nei casi più gravi di terrorismo e mafia, che però non sono la stessa cosa. Infatti mentre la mafia usa lo Stato per infiltrarsi e trarne profitto e impunità, il terrorismo serve o ad abbattere lo Stato o più frequentemente a consolidare un sistema di potere vacillante.

In ogni caso, un provvedimento del genere non vede lo Stato in grado di avere adeguati strumenti per isolare i contatti che il detenuto potrebbe avere fuori dal carcere, colpendo i suoi legami col suo territorio o con i suoi complici, ma lo vede piuttosto costretto ad isolarlo dentro, e questo già è un elemento che impedisce al detenuto di redimersi o pentirsi, anche ammesso e non concesso che questo sia possibile per criminali che hanno commesso oppure ordinato i peggiori delitti

Il permanere del 41 bis quindi è giustificabile non quando lo Stato è forte, ma quando è debole ed è sotto attacco ed ha paura di essere sconfitto, quando la detenzione volta secondo Costituzione a propiziare la presa di coscienza del detenuto e a reinserirlo nel contesto sociale profondamente cambiato nel suo stato d'animo e nei suoi intenti operativi, si rivela inutile se non dannosa e controproducente. Esso è di fatto una condanna a morte della coscienza di chi si dà già per scontato che in carcere non possa acquisire una tale consapevolezza da fargli cambiare vita. E possiamo aggiungere rende più complicato l'attuarsi di quello che si è rivelato lo strumento più efficace per comprendere i meccanismi mafiosi e colpirli, prevenendoli: il pentitismo. Tutto ciò, come rileva lo stesso Caiazza, mediante la "umiliazione delle condizioni minime di dignità della persona detenuta". 

Sappiamo che nel Vangelo di Matteo è scritto: “[35] Perché io avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, [36] nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”

Che i rappresentanti della società eletti dai cittadini vadano a trovare un carcerato, dunque, diremmo che è non solo un dovere civico, ma pure un preciso principio cristiano e se vanno a trovare chi, per legge, non può essere visitato da nessuno, perché in isolamento, lo è ancora di più. Almeno in una società umana e cristiana che non ha rinunciano al principio del pentimento, della conversione e della misericordia.

Sarebbe stato singolare quindi che, di fronte alla risposta di Gesù alla domanda: “E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re (che poi sarebbe lo stesso Cristo) dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” ebbene sarebbe stato proprio assurdo che qualcuno si fosse levato in piedi, con esternazioni stizzite al limite dell'isterismo gridando: “Eh no! Tu sei complice del malfattore che vai a trovare! Sei un terrorista! Sei un mafioso!” E per di più non uno qualsiasi, ma un rappresentante delle istituzioni di un certo calibro, forse in questo caso più in veste di scriba o di fariseo.

Certo vedere Gesù in un terrorista o in un mafioso in isolamento al 41 bis è un po' difficile se non impossibile, dato l'orrore dei suoi crimini, ma ce lo siamo dimenticato Giovanni Paolo II quando andò a trovare in carcere proprio colui che cercò di ammazzarlo? Eppure, dopo, il carcerato non ebbe sconti di pena, ma ebbe ripensamenti e per questo ottenne anche qualche beneficio.

Questa è la vera civiltà, la vera giustizia, colpire sempre il reo, il crimine, il peccato senza tentennamenti e in modo intransigente, ma lasciare sempre al reo una possibilità di redimersi, di pentirsi anche quando ostinatamente dichiara di non volerlo fare, magari dialogando con lui, o vogliamo pure presumere che il Papa, andando a trovare il suo carnefice lo giustificasse? Ebbene, in quel caso, il Papa seppe vedere Cristo anche nel suo assassino e pure in un uomo non cristiano, ma musulmano.

Purtroppo lo squallido spettacolo parlamentare di accuse diffamatorie e infondate contraddice dal profondo questo senso di civiltà e di misericordia, e senza che per questo vogliamo mettere in discussione il 41 bis o tanto meno abolirlo.

Per le leggi ci sta il Parlamento tutto, governo ed opposizione, e la Magistratura per applicarle, non può essere uno che strilla e accusa in modo infondato a poterle cambiare in un modo o nell'altro.

Per i principi morali, spirituali e religiosi invece esistono una fede e una giustizia che vanno sempre oltre le miserie terrene e anche oltre gli impermanenti tentativi di porre loro rimedio nel tempo con i sistemi legislativi, perché esse sono eterne e vanno al di là dello spazio e del tempo, e anche e soprattutto al di là degli isterismi di qualche parlamentare che non capisce che per dare maggiore civiltà e giustizia ad un paese, ci vuole il contributo di tutti, sia di chi governa che di chi si oppone.

Carlo Felici

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