di Carlo Felici
Che il Socialismo
italiano sia tuttora sepolto in Tunisia, almeno nella sua capacità
di incidenza politica a livello nazionale, ci pare un fatto poco
controvertibile, anche se ovviamente il giudizio sull'ultimo leader
socialista italiano che abbia saputo associare indissolubilmente
Socialismo e tutela degli interessi di una intera nazione, è ancora
piuttosto aperto e contrastato.
Un fatto storico
incontrovertibile è comunque semplificabile in alcune brevi note
storiche: il PIL italiano allora salito a due cifre, l'inflazione
scesa ad una cifra, una azione che a livello europeo portò, grazie a
quel leader, due paesi a conduzione socialista nella UE, come Spagna
e Portogallo, aiuti da lui dati “in nero” ai perseguitati di ogni
regime nero o rosso, sia in Sudamerica che nell'Europa dell'Est,
difesa della dignità e sovranità nazionale a Sigonella, tutela
delle leggi sul lavoro con il taglio di soli alcuni punti della scala
mobile, che venne azzerata solo in seguito da altri.
Questo non per celebrare
in continuazione un personaggio che ormai appartiene alla storia da
più di 20 anni, o per sottrarlo alle polemiche permanenti sul suo
operato, o su questioni morali o giudiziare.
Non ci interessa tanto
questo, se qualcuno vorrà perpetrare una polemica infinita nel
merito, potrà farlo in altra sede.
A noi interessa piuttosto
marcare una differenza ed una distanza.
La differenza è tra un
Partito Socialista ridotto a ruotino di scorta di altre componenti
politiche oppure a lumicino di vecchi compagni di un'età perduta, o
peggio a giochetto personale di qualche personaggio in cerca di
strapuntino, e un vero Partito Socialista capace con la sua azione
autonoma ed efficace di incidere profondamente nel tessuto sociale e
politico del Paese.
Inutile negare che la
caduta dei regimi comunisti ha portato in Europa il progressivo
gonfiarsi di uno tsunami neoliberista che ha investito, con le sue
crisi speculative, un intero continente ampliando le disuguaglianze,
le ingiustizie sociali, arrestando la scala di emancipazione dei ceti
più poveri e spingendo moltissime persone verso la povertà e
l'emarginazione.
Tutto questo è stato
amplificato da una immigrazione crescente, perfettamente inserita nel
nuovo ordine neoliberista, per abbassare il costo del lavoro ed
arrivare alla demolizione delle leggi sulla tutela del posto fisso,
amplificando a dismisura sfruttamento e precarietà. Con la
conseguenza di demolire in prospettiva una pace sociale e
generazionale, per l'aggravamento della tenuta dei conti pubblici in
merito al sistema pensionistico e con generazioni per le quali la
pensione potrà persino essere un sogno irraggiungibile.
E' un meccanismo questo
che, in Europa, ha visto i partiti socialisti sostanzialmente
abdicare alla loro ragione sociale fondante ed aderire fidesticamente
alle leggi del mercato quasi considerandole ineluttabili, come cioè
se fossero non un fattore umano riconducibile a precise cause
economiche, ma una sorta di orizzonte metafisico di fronte al quale
sarebbe possibile solo trovare dei palliativi, spesso per altro
peggiori dei mali stessi, perché alla lunga destinati a sostenere
questo ordine generale piuttosto che a contrastarlo.
La sinistra,
progressivamente, ha perso tutta la sua credibilità fino ad essere
estromessa dal Parlamento Italiano, per questo sostanziale motivo, ha
esaltato i diritti civili seppellendo quelli sociali, preferisce
tutelare ad oltranza le famiglie gay, piuttosto che battersi senza
tregua per sostenere la stabilità del posto di lavoro e la famiglia
che, mediante il lavoro stabile, riesce a formarsi e a crescere,
rinnovando così sistemi pensionistici e le future prospettive
generazionali.
Su questo terreno la
sinistra fallimentare italiana è stata persino scavalcata dalla
Chiesa Cattolica,la quale comunque non si è mai voluta rendere conto
fino in fondo che la sua dottrina sociale è messa in seria
discussione quando all'accoglienza non si accompagna la dignità
dell'inserimento e del lavoro della persona.
Oggi assistiamo persino
alla denigrazione di un intero popolo, con copertine demenziali dei
tabloid di riviste di questa sinistra radical-chic che nelle recenti
elezioni politiche ha preso una batosta di proporzioni epocali e che,
pur di non volersi rendere conto dei suoi errori, pretende di
criminalizzare un intero popolo, assimilandolo al Ku Klux Klan, senza
rendersi conto di quanto hanno fatto gli italiani, completamente
lasciati soli dall'Europa, per accogliere centinaia di migliaia di
migranti negli ultimi anni. A tutto c'è un limite, ma per alcuni il
limite non deve esistere, nemmeno quello della decenza, per questo se
non la pensi in un certo modo sei automaticamente tacciato di
razzismo, xenofobia o fascismo.
Ma cosa c'è di più
fascista che abbassare il potere d'acquisto degli stipendi? Fare gli
interessi dei grandi gruppi finanziari ed industriali? Demolire le
leggi sul lavoro? Privatizzare ad oltranza i servizi pubblici e
sociali?
Forse persino il fascismo
non arrivò mai a tanto
Quindi saremmo diventati
fascisti non solo in assenza di fascismo, ma in presenza di governi
neoliberisti più fascisti del fascismo stesso, se continuiamo ad
intendere il fascismo come dittatura economica prima ancora che
politica.
Il popolo italiano, a dir
la verità, non ha mai brillato per mentalità socialista, un tempo
chi aderiva al Socialismo lo faceva soprattutto per realizzare
obiettivi primari, oggi si rischia persino che sparisca la memoria
ideologica e culturale del Socialismo Italiano, dato che le nuove
generazioni sono più attratte dagli slogan, dalle panzane
mediatiche, dai capi improvvisati di movimenti vari, piuttosto che
essere coinvolte in un impegno di emancipazione che non è solo
politica ma anche culturale.
Fondamentalmente tra
l'italiano da farsi che reputava un brigante Garibaldi, mentre
trasferendosi da Roma a Venezia avrebbe voluto portare la sua
rivoluzione democratica e socialista in tutta Italia, e l'italiano
fatto (anche a forza) di nostalgie neoborboniche o concentrato più
che altro sul suo ombelico famigliare, di consorteria più o meno
lecita, o comunque sul suo conto in banca, il DNA è sempre lo
stesso, individualista era e individualista resta.
Per cui quando i suoi
umori elettorali si spostano, ciò avviene più in base ad una paura
che per una profonda convinzione, anche perché, obiettivamente,
anche il DNA di coloro che si sono avvicendati al governo di questo
Paese resta miseramente lo stesso, nonostante esso rechi anche
straordinarie e geniali doti di creatività, generosità e
abnegazione, nel suo perdurante individualismo.
Così obiettivamente
l'italiano va ben d'accordo con i suoi simili, prevalentemente quando
è “costretto” a farlo, fa gioco di squadra solo quando ha un
obiettivo comune importante da realizzare e anche un buon allenatore
capace di propiziarne il conseguimento, anche se poi lo stesso
“allenatore” non di rado rischia di essere il capro espiatorio di
mali non imputabili solo a lui, ma ovviamente allo sfaldarsi della
stessa squadra per i soliti motivi autoreferenziali
La politica, così,
sembra non essere mai uscita dall'epoca delle “compagnie di
ventura”, e non per niente i nuovi leaders vengono etichettati con
l'epiteto di “capitano”
Tanto poi, quando la
“ventura” cambia..si cambia anche il “capitano”..colpa sua,
non nostra.
Quando in Italia si è
esaurita una intera generazione di giovani idealisti capaci di
lottare pagando con la loro vita per grandi ideali patriottici, il
tessuto morale e civile ha cominciato a sfaldarsi...vedasi con la
generazione dei garibaldini, esauritasi con i “ministri della
malavita” dei primi del Novecento e..vedasi gli odierni..”capitani
di ventura” che sono arrivati all'arrembaggio dei
partiti-contenitore, con la fine della generazione dei patrioti
partigiani della Resistenza alla dittatura e all'occupazione nazista.
Chi oggi sogna di
rimettere in auge un grande Partito Socialista, democratico,
patriottico, ecologista, forse, per questo, sogna più il passato che
il futuro.
Però noi non vogliamo
essere tanto pessimisti, quanto piuttosto riflettere su come sia
possibile tornare a mettere in moto un Paese intero, senza che, per
questo, esso finisca nelle mani dei demagoghi o degli speculatori,
che poi...gira che ti gira..possono essere benissimo gli stessi.
Lo vediamo palesemente
quando si tratta di ripristinare le leggi sulla tutela del lavoro e
dei lavoratori.
Questa è la vera
discriminate tra un Partito autenticamente Socialista ed uno
populista. Per il socialista non vi è differenza di etnia,
religione, provenienza o cultura, ma differenza di status, la
discriminante resta quella tra un privilegiato ed uno sfruttato, e
l'obiettivo è sempre fondamentalmente la lotta per una rinnovata
giustizia sociale.
Ovviamente di fronte a
fenomeni come la globalizzazione anche queste lotte andrebbero
globalizzate, combattendo con grande impegno, determinazione e
mobilitazione ovunque la globalizzazione del turbocapitalismo tende
ad affermarsi, specialmente con i suoi accordi di vertice.
Solo così la lotta
diviene efficace e tende a risaltare e ad affermarsi. Solo così si
riesce a mettere davvero paura all'apparato che tende a potenziarsi e
ad autocelebrarsi. Non per niente le lotte di questo tipo, vedasi
Genova per tutte, sono state scientificamente e brutalmente represse.
Non per niente per impedire la loro diffusione a livello
continentale solo state artificialmente e scientificamente finanziate
forme di incremento della immigrazione indiscriminata e gruppi
terroristici capaci di agire fuori e dentro le grandi società
industriali e postindustriali, alimentando le paure del cittadino
massificato, anche con altre forme di schedature scientificamente
studiate, come i socialnetwork, dove le fake news convergono su
medesimi scopi, spingere l'individuo a sfogarsi e a protestare in
maniera autoreferenziale e mai organizzata, abituarlo
all'autoritarismo dell'amministratore del suo gruppo di discussione,
alla estromissione anche ingiustificata senza possibilità di
replica.
Torna quindi un auge la
lezione di Platone, e soprattutto il suo mito della Caverna.
Oggi c'è il rischio che
una sinistra decadente ed asfittica, lo rivaluti per criticare una
democrazia che le ha voltato le spalle, arroccandosi così di nuovo
in pretese di superiorità morale, alternate da sprezzanti accuse di
razzismo e fascismo contro ogni oppositore non allineato, per poter
rimettere in primo piano una sorta di “aristocrazia del pensiero”.
Ma quale pensiero? In definitiva un pensiero rovesciato rispetto a
quello platonico, perché fondato sulle “ombre mediatiche”, non
sulla liberazione da esse, ma piuttosto sull'essere vincolati e
incatenati ad esse fino a non poter immaginare altro.
Questa è la più
profonda delle millantature, con cui, invece di trovare un cammino
globale di liberazione, che faccia uscire dalla schiavitù dello
sfruttamento speculativo alimentato ad arte dalle ombre mediatiche,
lo si rende a priori impossibile con la metafisica del mercato, con
la pretesa che altra realtà non vi sia che quella che globalmente
viene imposta da questo modello di economia che parallelamente
distrugge la terra e affama la gente, perché identifica tutto con la
merce destinata al profitto. Farci diventare ombre tra le ombre di
una grande parete mediatica mondiale, in cui il fuoco che alimenta le
ombre è gestito sempre dagli stessi, il cui unico scopo è farci
capire che senza quell'ombra siamo meno che nulla. E con ciò,
diventiamo nullità all'ennesima potenza, dei nulla che temono di
essere nulla.
Bisogna quindi
ricominciare dal cammino più semplice per uscire da questa trappola,
che è quello del bimbo che muove i suoi primi passi nel suo ambito
famigliare, recuperare lo Stato, la Costituzione, la Tradizione
Culturale ed identitaria di un popolo, per condividerla ma non per
stravolgerla, così come il bimbo cerca di mettersi in piedi
sorreggendosi prima ad appigli solidi.
Ma da questi appigli
bisogna anche liberarsi e camminare in autonomia, cioè saper
espandere un modello con creatività, originalità e quella
competitività che ha origine nella competenza, nell'efficienza, e se
necessario, anche nella intransigenza, soprattutto a livello civile e
morale.
Risorgimento Socialista
dovrebbe voler dire dire quindi risorgere alla luce dalla schiavitù
delle ombre fittizie e mediatiche, e allo stesso tempo socializzare
le conquiste, rendere fruttuose le scoperte, condivisibili le scelte
libere individuali ma anche necessariamente e parallelamente le
responsabilità collettive.
Un movimento di questo
genere deve sapere essere trasparente, e quindi intransigente
innanzitutto verso se stesso, se decide di fare un Congresso, lo fa,
e dà a tutti, anche ai dissidenti rispetto alla sua Direnzione
Nazionale, la possibilità di competere, di esprimersi e votare, se
si dà degli organi, poi rispetta la loro struttura e il loro
statuto, se decide di rinnovare periodicamente le sue cariche, lo fa
anche se ha trovato il migliore dei leader possibili a guidarlo
Perché la differenza tra
un socialista e un piccolo capitano di ventura è che un socialista è
uno per tutti, pronto in ogni momento ad essere uno dei tutti per un
altro che ha gli stessi obiettivi.
Il piccolo capitano di
ventura è invece quello che opera in continuazione affinché tutti
siano per uno, e cioè lui stesso.
Non è ovviamente una
sigla, un colore politico e nemmeno una parte (destra o sinistra che
sia) a qualificare l'autenticità ed efficacia di un partito o di un
movimento politico.
Lo è piuttosto la
sinergia di tre componenti fondamentali: coerenza, trasparenza e
impegno collettivo.
Se un movimento predica
di rimettere in auge la tutela del lavoro e poi vota in Parlamento
per impedirlo, è già morto prima di affermarsi, se i suoi conti non
tornano e usa mezzi illeciti per finanziarsi, si è già scavato la
fossa, se lascia che la sua immagine sia legata mani e piedi ad un
solo personaggio che dentro di esso, anche magari con successo, fa il
bello e il cattivo tempo, mettendo a tacere ogni forma di dissenso o
dibattito interno, invece di risorgere resta confinato negli inferi
della sua marginalità e inconsistenza.
Sarà opportuno quindi che
chiunque voglia cimentarsi oggi in politica tenga bene a mente questa
frase de La Repubblica di Platone: “Ogni re deriva da una stirpe di
schiavi ed ogni schiavo ha dei re tra i suoi antenati” Almeno
questo vaccino dovrebbe essere realmente obbligatorio per avere,
prima ancora che una democrazia, una società davvero sana.
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