di Carlo Felici
Mai come oggi dal dopoguerra e
dopo esattamente cento anni dalle grandi battaglie del Piave che
sancirono la nostra indipendenza definitiva con una guerra che ci
costò ben 650.000 morti e un milione tra dispersi, feriti e
mutilati, dopo esattamente 70 anni dal varo della Costituzione che
ci ha restituito libertà, uguaglianza ed indipendenza, grazie al
voto di tutti e finalmente anche di tutte le cittadine, il nostro
Paese rischia di perdere tutto, persino la sua identità e la sua
anima, sostituendola con un numero, quello di un fantasma che si
aggira in maniera nefasta per l'Europa e che ha il disgustoso nome di
una bevanda gasata: lo spread.
Qualcuno evoca periodi nefasti nella
nostra storia come il 1922, che fu il prologo disastroso di una
tragica dittatura, eppure oggi non si vedono manganelli in giro, né
rivoltelle o bottiglie di olio di ricino, basta solo questo nome a
purgare un popolo: spread, un nome ed un programma che intende essere
ben più feroce ed efficace di un manganello e che assomiglia allo spruzzo di un clistere.
Il Presidente della Repubblica respinge
ostinatamente la proposta di un ministro con una esperienza
ultradecennale ed un curriculum degno di un premio Nobel, si badi non
perché fosse intenzionato ad uscire dall'eurozona, bensì soltanto
per avere espresso alcune critiche agli assetti attuali su cui si
fonda l'unione monetaria.
Ma questo forse era solo il pretesto
per non consentire la formazione di un governo che avrebbe creato un
precedente molto pericoloso per come invece si vuole tuttora
mantenere l'Unione Europea, senza un governo politico e alla mercé
dei mercati speculativi che da sempre si accaniscono sui più deboli
e premiano i più forti, poiché sono essi stessi la massima
espressione in economia della volontà di potenza e del darwinismo
sociale.
Non stiamo a discutere sulla qualità
della proposta politica che era alla base del governo che stava per
nascere, né su quella delle forze maggioritarie che dovevano sostenerlo. Ci
basta dire che la democrazia si rispetta anche quando non piace. E
che una brutta democrazia si corregge con una buona democrazia, non
con un tutore che la sospende pretendendo, da solo, di interpretare
il bene di una intera comunità. E poi quale bene?
Il governo che si doveva insediare è
stato respinto quando lo spread era a 220, ora che si dà l'incarico ad un aspirante premier di un governo tecnico, voluto solo dal presidente della Repubblica, a cui
va umanamente tutto il nostro rispetto anche quando riteniamo possa
avere fatto istituzionalmente scelte sbagliate, che ovviamente
paghiamo tutti, lo spread è già a 320. In un colpo solo questa
mossa lo ha fatto salire di 100 punti. Davvero un bel risultato!
Andremo a votare con ogni probabilità
tra tre mesi, cioè a settembre, e possiamo anche aspettarci che nel
frattempo lo spread arrivi a 650.
E allora, cosa faremo? Voteremo con la
spada di Damocle di questo fantasma speculativo sul collo? Come un
tempo l'Italia votò con un vero pesante bastone sulla testa da parte
della incipiente dittatura?
Il gioco sporco esige giocatori
impavidi, che sanno mettersi in gioco senza paura, avendo nella mente
e nel cuore il ricordo delle centinaia di migliaia di Patrioti che
non esitarono a combattere per il loro Paese, nel Risorgimento e
nella Lotta di Liberazione.
Essi non rischiavano il portafoglio, ma la loro stessa vita che non esitarono a sacrificare
affinché noi fossimo finalmente non più “un volgo disperso che
nome non ha”, ma un popolo libero, se la parola popolo ha ancora un
significato, dato che essa presuppone una coscienza popolare, una
coscienza patriottica.
Siamo in queste condizioni perché in
Europa è tramontato il sogno di Mazzini, di Garibaldi, di Spinelli, di Eugenio Colorni, di Jean Monnet, di Joseph Bech, di Konrad Adenauer, di Paul-Henry
Spaak e si è fatto largo l'incubo di una gabbia monetaria
speculativa in cui salvare una banca conta più che salvare un
popolo.
A fronte di tutto ciò, il Socialismo
Europeo appare come un pugile intronato, quello italiano, con tutta
la cosiddetta sinistra italiana, come invece un pugile scazzottato
fuori dal ring, essendo del tutto incapace di conquistarsi almeno il
rispetto del combattente sconfitto. Perché da tempo ha abbassato le
braccia solo per prendere cazzotti, fino a quello che l'ha messa in
KO definitivo, fuori dall'agone politico nelle ultime elezioni.
Scrive giustamente Ennio Bispuri: “Leu
è al 2%. Potere al popolo (ma che cosa è il popolo?) è allo 0,1%
(parenti e amici dei fondatori). Quando ci sono tre/quattro sinistre
non c'è nessuna sinistra. Perché non viene letto Ferdinand
Lassalle? Perché non siamo stati capaci di fare una Bad Godesberg
invece di praticare la droga delle scissioni? Tutto quello che sta
succedendo è colpa della sinistra, incapace di intendere e di
volere, che, nella sua assoluta insipienza, non è riuscita nemmeno
ad attuare il suicidio assistito.”
In Italia manca clamorosamente un partito Ecosocialista che sappia coniugare indissolubilmente questione sociale e questione ambientale in nome di una democrazia pulita, dentro e fuori, nella migliore tradizione garibaldina. In mancanza di ciò vi è il vuoto di una proposta culturale, prima ancora che politica.
In Italia manca clamorosamente un partito Ecosocialista che sappia coniugare indissolubilmente questione sociale e questione ambientale in nome di una democrazia pulita, dentro e fuori, nella migliore tradizione garibaldina. In mancanza di ciò vi è il vuoto di una proposta culturale, prima ancora che politica.
Salvini
vince perché riempie con molta furbizia e demagogia questo terrificante vuoto,
anche se resta alleato di colui che ha contribuito a devastare
l'Italia e che abbiamo lasciato con uno spread salito a 500. Uno che
non è stato nemmeno capace di opporsi o dimettersi quando ci venne
addirittura imposta una guerra contro colui con cui avevamo appena
firmato accordi commerciali: Gheddafi. E da essa è derivato il
disastro di dover essere governati da presidenti del Consiglio
imposti dal fantasma dei mercati. Mai eletti dai cittadini.
Anche
stavolta stava andando in questa maniera, persino prima che ci
venisse imposto un intero governo non eletto dai cittadini, come un
ultimo insulto per tutti noi, per la nostra democrazia e per tutti
quegli italiani che per l'Italia hanno dato la loro vita.
Come
se non bastasse, la stampa estera continua ad insultarci, come se
affondasse il coltello nel burro, in maniera becera e grossolana,
senza che la nostra stampa o le nostre autorità istituzionali
abbiano un minimo di reazione anche solo emotiva.
Abbiamo
avuto ministri e parlamentari indagati ed indefessamente fiduciari di
governi che sono stati sopportati dai mercati e dai paesi che in
Europa fanno da padroni e padrini, solo perché non ostacolavano le
loro direttive, come se per loro l'Europa fosse “cosa nostra”.
Un aspirante ministro dell'economia è stato invece respinto solo per
avere scritto un libro che attesta i mali che corrompono e corrodono
l'Unione Europea.
Può
un pesce protestare contro l'acqua in cui nuota? Direi di sì se
l'acqua è inquinata. Ebbene con l'acqua europea vale lo stesso,
depurare l'acqua senza buttarla, ovviamente, dato che un pesce non
diventa anfibio da un giorno all'altro. Anche se l'evoluzione e la
sopravvivenza lo possono indurre a diventarlo. Noi però attualmente
siamo pesci costretti a nuotare in acque inquinate, se proviamo a
togliere le origini del nostro inquinamento prima di depurare quello
generale, cioè tentando di modificare in meglio i parametri economici
europei, siamo buttati di nuovo nella nostra acqua putrida, con
l'aggravante del dileggio e del ricatto.
Quale
è l'obiettivo di fondo? E' facile intuirlo: sono i beni degli
italiani, il nostro patrimonio privato sul quale da abili predatori
hanno messo gli occhi famelici, coloro che credono di essere più
al sicuro di noi, ma che non guardano il loro fortino assediato. La
Afd in Germania è in crescita vertiginosa almeno quanto la nostra
Lega, sebbene entrambe non siano affatto partiti neofascisti o
neonazisti, lo vogliono far credere soltanto coloro che vorrebbero
agitare uno spauracchio strumentale. E che sanno in primis di mentire
a se stessi e non solo agli altri.
Salvini
votò per respingere una riforma costituzionale che avrebbe dimezzato
la sovranità popolare, sebbene desse più potere alle regioni e ai
loro rappresentanti. LaPetry, 43 anni, laureata in chimica, nata a Dresda, nella ex Ddr
dichiara «Noi
difendiamo i tedeschi più deboli, i pensionati al minimo, i
disoccupati, dimenticati dalla Grosse Koalition»
La
Germania di oggi dunque attacca l'Italia per attaccare la cosiddetta
minaccia populista che ha al suo interno, così come Napoleone III
combatteva la Repubblica Romana per sconfiggere allora la sua
opposizione socialista quella di Lodrou Rollin. Anche i nostri
patrioti allora erano definiti populisti, comunisti, anarchici,
persino briganti, eppure ebbero almeno il tempo di scrivere la
Costituzione democratica più avanzata che ci fosse allora al mondo,
anche più di quella americana e francese, di cui la nostra
Costituzione è erede diretta.
Con
questo non voglio affatto paragonare Di Maio a Mazzini oppure Salvini
a Garibaldi, i patrioti di allora rischiavano tutto, oggi quelli
improvvisati che abbiamo rischiano al massimo solo un po' di soldi. E anche perché quei patrioti facevano pagare tasse progressive e sui grandi patrimoni, non una flat tax..
Però
come nei corsi e ricorsi vichiani, tornano oggi in Italia condizioni
ricorrenti in epoche più buie del suo passato che minacciano la sua
libertà ed indipendenza. Sapremo essere all'altezza di coloro che le
superarono donandoci questo presente che per loro era un futuro solo
da immaginare?
Sapremo
essere degni di un ragazzo che a 23 anni perse prima una gamba e poi
la sua giovane e bellissima oltre che purissima vita, per regalarci
qualcosa che lui non vide mai se non in sogno?
Quando
canteremo ancora il suo inno, come faremo a guardarci in faccia e a
dirci fratelli se nella bocca e nella mente avremo solo una parola
orrenda, una storpiatura semantica?
Non
sia lo spread il nostro ultimo respiro ma sia, come nell'inno di Garibaldi, “la fiamma ed il nome d'Italia nel cuor” a bruciare
l'ultima paura e la perdurante codardia.
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