Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

domenica 28 aprile 2013

Una volta per tutte. Una volta per tutti.





Proprio nel giorno in cui un carrozzone di governo in cui c'è di tutto e pure il suo contrario, almeno apparente, si insedia e giura su quella Costituzione che avrebbe dovuto almeno ricordare a tutti che la sovranità popolare resta la base della nostra democrazia, in una mattinata in cui, in spregio ad essa e ad ogni eventuale volontà popolare di cambiamento, si decide di continuare ad oltranza, non solo con lo stesso presidente della Repubblica, ma anche con la stessa “ammucchiata” trasversale di partiti, di prima delle elezioni, ebbene arriva un pazzo squilibrato e disperato (così dicono), con una pistola dalla matricola abrasa, guarda caso proprio come quella dei killer della criminalità organizzata, a sparare a due poveri carabinieri, di guardia nella piazza.
Pare volesse uccidere, ma non ha ucciso, pare volesse suicidarsi, ma non si è suicidato, pare infine volesse contestare, ma, di fatto, sta dando alla casta e ai suoi vassalli, valvassori e valvassini, il pretesto per annientare ogni eventuale forma di sacrosanta protesta popolare.
Le giaculatorie degli scherani di questa pietosa difesa ad oltranza del contingente autoreferenziale, quelle dei media a loro asserviti, si sprecheranno nelle prossime ore nell'amplificare le grida e le invettive contro i seminatori di odio, contro gli evocatori delle tempeste, ovviamente trascurando del tutto le vere cause dello scatenamento della tempesta sociale in atto nel nostro paese, che già ha provocato numerosissime vittime e tantissimi suicidi, i quali non hanno avuto di certo quel risalto mediatico ed il fulgore della prima pagina che questo attentatore sbucato dal nulla sembra stia avendo oggi.
Sono gli stessi carabinieri a rimarcarlo quando dicono: “"La gente non ne può più e se la prende con noi".
Già..ma quale “gente”? Siamo davvero sicuri che la “gente” che se la prende con il primo carabiniere che gli arriva a tiro sia proprio quella che soffre di più ed è più disperata? Siamo davvero sicuri che un individuo così possa provenire dalle file di quei poveracci massacrati in galera oppure manganellati a sangue quando provano a difendere il loro salario ed il loro posto di lavoro, occupando una fabbrica o sbarrando una strada?
Ci sono troppe coincidenze in questo atto criminoso che si vuole venga liquidato con la disperazione e con la follia (forse anche perché alle favole sugli anarco-insurrezionalisti non crede più nessuno) che non tornano.
Il “pazzo” spara indisturbato ben sei colpi ed i carabinieri non rispondono al fuoco (per alcuni meno male perché così nessun altro si è fatto male) lui spara sei colpi, ma il caricatore di quella 7.65 ne può contenere di più, almeno otto e, guarda caso, lui però ne aveva messi solo sei e li finisce tutti, così non riesce a suicidarsi prima che lo gettino a terra. Per fortuna non uccide ma ferisce, in maniera non letale, infine i fotografi inquadrano persino la sua arma rimasta a terra, con il caricatore tolto accanto ad essa (ovviamente dubitiamo che l'abbia lasciata lì proprio lui in tal modo), ha la matricola abrasa, esattamente come quelle che si reperiscono clandestinamente magari con qualche contatto con i malavitosi.
I risultati di questa tragica rappresentazione sono essenzialmente due: il primo è che molti avranno il pretesto per dare addosso ai cosiddetti “seminatori di violenza” da qualsiasi parte provengano, forse ancora di più se saranno sospettati di provenire da un mondo di disperati aizzati da abili pifferai, il secondo è che i luoghi del potere saranno ancora più blindati, impenetrabili ed impermeabili a qualsiasi tentativo di contestazione popolare, a qualsiasi manifestazione di dissenso anche e soprattutto organizzata democraticamente.
Le forze di polizia di una Repubblica democratica fondata sul lavoro, sono evidentemente costituite da lavoratori, i quali hanno per altro non solo il dovere di difendere le istituzioni civili, ma anche il sacrosanto diritto di svolgere un mestiere con la piena fiducia dei cittadini e con tutti i mezzi che a loro spettano. Non dimentichiamo quindi che la loro sovraesposizione e il fatto che essa determini vittime nei loro reparti, dipende inesorabilmente dalla mancanza di mezzi adeguati e dai tagli di cui essi sono vittime, così come lo sono altri preziosi settori dello Stato: scuola, sanità, trasporti e via dicendo..ovviamente anche perché quelle indispensabili risorse vengono buttate per l'acquisto di bombardieri difettosi, per il perdurare di missioni militari senza fine (e con altrettante vittime) o con opere faraoniche di cui il normale cittadino italiano può benissimo fare a meno, o in miriadi di apparati corrrotti.
Non dimentichiamo che nell'ultima manifestazione delle forze di polizia a piazza delle Cinque Lune, venne denunciato, tra l'altro, il fatto che NEGLI ULTIMI 10 ANNI I FONDI DESTINATI ALLE INDAGINI ANTIMAFIA SONO STATI PRATICAMENTE DIMEZZATI.
CON LE ULTIME MANOVRE I VARI GOVERNI HANNO DISPOSTO UN TAGLIO DI OLTRE 13 MILIONI DI EURO A FRONTE DI UN TOTALE DI 20 MILIONI.
E' del tutto evidente che in Italia i problemi più grossi che impediscono a questo paese ed ai suoi abitanti di competere alla pari rispetto ad altri paesi più evoluti in Europa, sono dovuti alla stretta collusione tra politica e criminalità, la stessa che muove un giro di affari di circa 70 miliardi l'anno e che è alla base della gran parte del mancato introito fiscale necessario per impedire ulteriori tasse e manovre da perdurante salasso ai danni dei cittadini comuni.
Tutti sanno che questo paese è stato a lungo tenuto alla catena da una stretta collusione tra servizi segreti deviati, apparati corrotti della massoneria, mafie di vario genere, manovalanza neofascista, politici corrotti e compiacenti, e servizi segreti esteri, una volta perché si aveva la scusa dell'anticomunismo, oggi per garantire l'oligarchia dominante ed i suoi privilegi strettamente collusi con quelli della criminalità organizzata.
Da circa 45 anni la violenza indiscriminata in questo paese è sempre servita per stabilizzare un sistema di governo, spesso strumentalizzando disperazione e settarismo, ma, in ogni caso, rendendo impossibile ogni alternativa al potere contingente.
Non sappiamo quanti siano gli italiani che, in tutto questo tempo, non sono rimasti a dormire davanti alla TV ed hanno almeno imparato qualcosa.
Possiamo solo augurarci che almeno capiscano che la disperazione e la rabbia non si affrontano mai da soli, con il piglio del giustiziere solitario o con quello dell'ultimo samurai votato all'estremo sacrificio.
Noi che siamo gli eredi dei Di Vittorio, dei Buozzi e dei Brodolini, continuiamo a credere che l'ingiustizia, la corruzione, la sopraffazione e la sacrosanta protesta popolare devono essere messe in campo collettivamente, mediante quelle organizzazioni che dovrebbero avere il compito di tutelare i diritti e non svenderli ai sacerdoti del mercato speculativo globale.
Se essi si sono dunque macchiati di simonia, che vengano pure mandati all'inferno che meritano.
Che si costruiscano altre e più efficaci strutture di rappresentanza e di lotta seriamente impegnate a svolgere il loro compito più autentico e concreto
Questo governo è solo il frutto della disperazione di una casta che non sa più cosa inventarsi pur di restare al potere, persino a costo di ignorare e disprezzare la volontà del popolo.
E' un fortino assediato, una sorta di Fort Apache di una politica arrogantemente fallimentare.
Per combatterla e vincerla definitivamente non serve certo andare allo sbaraglio e tanto meno autodistruggersi, o men che mai restare imbrigliati nella solita rete dell'imbambolamento mediatico collettivo, occorre piuttosto unirsi tutti e seriamente, operai, disoccupati, agricoltori, precari, lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, esodati, cassintegrati, imprenditori seri ed onesti, poliziotti, carabinieri, magistrati, e persino ufficiali e soldati..
Unirsi ed agire presto, ma senza lanciare troppi messaggi nella piazza o nel web, essere concretamente e subitaneamente insieme: tutti per uno e uno per tutti..e soprattutto farla finita..una volta per tutte.
C.F.

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