Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 24 novembre 2025

EUROPA..DUCUNT VOLENTEM FATA NOLENTEM TRAHUNT.

 



L'Europa dopo la seconda guerra mondiale, ma già parzialmente dopo la prima, perse la sua centralità nel mondo, dopo avere cercato di espandere i suoi interessi imperialistici un po' dovunque. Se esaminiamo la storia dei conflitti mondiali, quelli europei superano abbondantemente tutti quelli sorti in altre parti del mondo e in gran parte esportati dagli europei, per questo possiamo senz'altro dichiarare che l'Europa è sempre stato dai tempi dell'antica Roma, il continente più guerrafondaio del mondo e che solo i Romani seppero tenerlo in pace per molto tempo.

Ora che si cerca di trovare una fine ad un conflitto sorto, si badi bene, non nel 2022, ma nel 2014, con i bombardamenti ucraini nelle zone russofone e con la discriminazione persino linguistica di quelle aree, in base ad un piano proposto da Trump e considerato “una buona base da Putin”, l'Europa (ma bisognerebbe anche capire quale in buona sostanza) insorge e appare come un fantasma che evoca ulteriori incubi di guerra.

In cosa consista questa controproposta “europea” dei cosiddetti “volenterosi con l'elmetto” si fa fatica pure a crederlo, dopo le distruzioni e gli innumerevoli lutti costati in quasi 4 anni da questa inutile guerra.  Si vorrebbe un esercito ucraino illimitato, in pratica condannando tutti gli uomini ucraini dai 16 ai 60 anni ad una vita in trincea e a uno stillicidio di morti, spalancando le porte alla NATO e alle sue installazioni, tramutando così quello che Papa Francesco definiva “abbaiato ai confini della Russia” in un vero e proprio “canile feroce” insediato permanentemente. Per di più senza cedere nemmeno un'unghia di territorio, con l'illusione di poterlo riconquistare con truppe straniere di mercenari disposti a tutto per trarne profitto e la minaccia altalenante di sanzioni semi permanenti.

Questo, in estrema sintesi, il piano di “volenterosi” il cui fine, in breve, è partecipare al banchetto con cui alla fine si deciderà la ricostruzione e come verranno sfruttate le risorse minerarie ed agricole del territorio ucraino.

Appare del tutto evidente che questo piano “fantoccio” che nessuno dei cosiddetti “volenterosi” ha mai avuto il coraggio di spiattellare davanti a Trump, non serve per avvicinare la pace, ma piuttosto per allontanarla del tutto, in special modo illudendosi che a risolverla basteranno dei mercenari europei mandati lì a combattere per denaro e non per difendere il proprio Paese da ulteriori altre varie minacce, esattamente come stanno facendo i russi.

La direttrice di questo piano che ha il consenso di quei Popolari Europei di ispirazione cattolica che dovrebbero avere la pace a cuore prima di ogni altra cosa e su scala globale, è invece la prima ad agitare i venti di guerra. Ursula von der Leyen ha detto esplicitamente che non vuole nessuna concessione territoriale, nessun limite all'esercito ucraino (ci chiediamo se almeno quello demografico abbia un fondamento), nonostante le numerosissime perdite subite, non vuole nemmeno alcuna neutralità, ma una adesione piena alla NATO (ipotesi che ha generato il conflitto)  e minaccia continue sanzioni alla Russia, appena possa derogare da tale diktat.

Ora, se consideriamo che l'Ucraina rischia il tracollo, perché i russi se la prendono comoda, ma non hanno mai smesso di avanzare, se pensiamo a quanti uomini ucraini, anche arruolati a forza, sono morti in questo conflitto e continuano a morire, se pensiamo che gli USA stanno smettendo di finanziare la guerra e di inviare armi, e soprattutto se consideriamo che l'Europa che ora vuole a tutti i costi l'integrità territoriale dell'Ucraina, è la stessa che ha assistito impassibile alla separazione (per fortuna pacifica) tra cechi e slovacchi, al dilaniante smembramento della ex Jugoslavia, in pezzi sempre più piccoli, fino al Kosovo, che non ha battuto un colpo né per Cipro invasa dai turchi e divisa permanentemente, per non parlare della Palestina o di altri conflitti nel mondo in cui la cosiddetta Europa si è rivelata uno zero assoluto, verrebbe solo da rispondere...torna a casa Lessie, vai a cuccia che è meglio.

Stiamo solo assistendo a una paradossale opera grottesca, l'Europa che pensava di cucinare una situazione geopolitica nuova di espansione ad Est, ora, dopo una guerra palesemente persa, sta trasformandosi in menù, e senza nemmeno poter dire ai veri cuochi...ma io stavo cucinando!

Ora il problema è che non basta di sicuro fare la voce grossa per riprendere in mano le pentole del conflitto, bisogna avere il consenso di una opinione pubblica che non ne può più di questa guerra che non capisce, non solo in USA, ma anche nel resto del continente europeo, bisogna avere un esercito comune ben organizzato, e non gruppi sparsi di volenterosi, e bisogna avere anche una vera unità di intenti politici e una forza di dissuasione atomica pari almeno a quella della Russia, che in uno scontro atomico diretto solo con l'Europa sicuramente uscirebbe vincente e devastante.

Ora francamente, di fronte ad una situazione che, se non fosse per la tragedia che accompagna sempre ogni conflitto, specialmente se si prolunga nel tempo (ma l'Europa non ha timore né di pestilenze né di guerre durate anche 30 anni, se si guarda al passato) verrebbe da pensare non solo a quanto sia ridicolo che la cosiddetta “Europa dei volenterosi” continui ad abbaiare ferocemente non solo contro la Russia, ma persino contro il suo “padrone americano”, magari non in faccia, ma solo quando guarda altrove, e persino verrebbe da rimpiangere i tempi della guerra fredda, in cui gli europei stavano buoni e zitti ognuno sotto il suo ombrello americano o sovietico, e la minaccia di conflitti europei era solo una ipotesi molto remota, tanto quanto quella che i russi smettessero di vendere grano agli americani oppure gli europei di vendere fabbriche alla Unione Sovietica. Il tutto mentre i salari erano indicizzati, il PIL cresceva e l'inflazione diminuiva.

Il problema oggi evidentemente, considerando che il buon vecchio Marx con il suo materialismo storico, non cessa mai di avere ragione, è che ogni guerra, persino da quella di Troia, sorta non per le belle forme di Elena ma per il passaggio strategico anche allora verso l'Ucraina fonte di grano (il tanto ambito “vello d'oro) e sopravvivenza per i Greci, nasce e si sviluppa per motivi economici

E il bandolo della matassa oggi non sono tanto le integrità territoriali, di cui, sotto, sotto, nemmeno ai “volenterosi” importa più tanto, ma le risorse territoriali che conseguirebbero a tali “integrità”

Il vero problema è chi ricostruirà l'Ucraina, chi trarrà vantaggio dalle sue “terre rare”, chi dalle sue risorse minerarie, chi da quelle agricole ingenti da millenni.

In poche parole la guerra per la “Patria” si riduce a “bottino ricco mi ci ficco”

L'Europa vera ha perso una straordinaria occasione a non fare entrare la Russia nella NATO e poi magari nella UE, illudendosi che Putin possa essere peggio di Orban

Nel giugno del 1994 la Russia firmò un documento quadro della Pfp, che era a tutti gli effetti “l'anticamera” del formale ingresso nella NATO. Infatti il concetto di Partnership for peace proposto nel 1993 aveva portato la Russia a sondare le concrete intenzioni dell'Alleanza, iniziando ad adeguare la propria politica estera ai processi politici interni e misurando per questo le proprie ambizioni, ma evidentemente quello che allora sembrava un ingresso imminente, fu solo una scusa per allargare la NATO ad Est, costringendo la Russia ad arretrare fino al 2014, quando la Russia cominciò a reagire seriamente.

 Tutti pensavano che sarebbe crollata in base ad uno sforzo bellico prolungato, per dissensi interni e mancanza di risorse..invece eccola lì che avanza e che può persino dettare le condizioni per la “sua pace”, dopo avere vinto Napoleone e Hitler e ora i rottami di una Europa che appare sempre più come un “miles gloriosus” intronato da debiti, costo vertiginoso delle materie prime, dazi imposti dagli USA, spese militari insostenibili, welfare a catafascio, inflazione crescente, esportazioni a picco..in definitiva sanzioni che sono non una zappa ma un martello pneumatico sui piedi. E di fronte a ciò appare persino la figura ridicola di una Ursula di cui gli europei non sono stati capaci di liberarsi a strombazzare trombe di guerra ad oltranza? Viene proprio da applaudire a chi l'ha votata accelerando così la fine di una UE sempre più inutile e sempre più dannosa.

Ai cosiddetti volenterosi non possiamo che ricordare il famoso motto latino “Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”, soprattutto quando il destino si fa sempre più palese, per l'inerzia di chi non ha saputo esserne prima “faber”

L'Europa resta un'altra cosa, credo lo sappiano ormai anche i bambini che ancora leggono anche le fiabe russe e magari, crescendo, Tolstoj e Dostoevskij

Diceva Tolstoj: “Tutti pensano di cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso”, c'è da sperare che russi, ucraini ed europei, ma un po' tutti nel mondo possano tenere a mente anche questa frase di Dostoevskij: “È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.” Questo ovviamente prima che la UE proibisca la Letteratura Russa come ha già fatto con la Falce e Martello...

Carlo Felici 

giovedì 6 novembre 2025

Z IL SEGNO DI ZOHRAN

 


New York, si sa, è uno Stato, non solo una grande megalopoli ed una città, chi governa New York amministra la parte più avanzata degli Stati Uniti, il suo cuore pulsante multietnico, multicolore e dalle infinite opportunità. Quello che con la sua Statua della Libertà è stato un faro di speranza per milioni di immigrati che hanno creato l'ossatura della superpotenza attuale statunitense

New York è anche un laboratorio di creazione artistica, con i suoi studi cinematografici e televisivi con i media che vi sono presenti, con i centri finanziari e con una miriade di piccole, medie e grandi attività economiche.

Chi ha avuto la fortuna di salire in una giornata di sole su una delle Torri Gemelle che ora purtroppo non ci sono più, ha ben vivida la memoria di come questa città pulsante di giorno e di notte sia una estensione di agglomerati abitativi a perdita d'occhio, essere su una di quelle torri era un po' come sorvolarla in elicottero, dopo esservi saliti con ascensori rapidissimi.

Lo spirito di New York è quello di un americano autentico che forma il suo destino, lo crea anche dal nulla, mettendosi alla prova nelle sterminate opportunità che vi sono, e purtroppo, se si lascia andare, rischia anche di perdersi.

Governare New York non è come governare gli altri Stati, ma è un po' come mettere una ciliegina su una torta anche quando la torta non ha lo stesso sapore della ciliegina, ma può influenzarlo a tal punto da rendere l'intera torta deliziosa come la ciliegina.

A New York oggi è avvenuta una vera rivoluzione, di quelle pacifiche, senza scontri, senza armi, senza vittime, una delle migliori rivoluzioni della storia.

Perché per sua stessa ammissione e per le sue testuali parole “è stata rovesciata una dinastia politica”, questo ha detto il neoeletto sindaco di New York Zohran Mamdani

Diciamolo subito con chiarezza, questa non è soltanto una sua vittoria, ma anche una grande vittoria della democrazia statunitense, potreste infatti immaginare che possa essere eletto a Mosca un diretto antagonista di Putin, o a Pechino un feroce oppositore di Xi Jinping? No, probabilmente sparirebbero prima che potessero anche tentare di candidarsi

Invece a New York un candidato che era dato nei sondaggi all'uno per cento, ha saputo rovesciare tutte le aspettative dei media e riportare la politica democratica dove essa è nata, in mezzo alla gente

Con un padre di origini ugandesi e una madre di origini indiane, più giovane delle stesse speranze di vittoria, Zohran ha vinto con un programma socialista, non aggiungiamo democratico, perché i socialisti veri, da sempre, sanno che il Socialismo non è il Comunismo, ma è l'autentica democrazia che coniuga sempre la libertà con la giustizia sociale, dando a ciascuno gli stessi punti di partenza per competere, senza lasciarsi corrompere.

Zhoran oltre ad essere un socialista dichiarato in un Paese che ancora confonde Socialismo con Comunismo, è anche musulmano, in un periodo in cui l'islamofobia è diventata un terreno di scontro non solo culturale, ma anche politico, ed ha dichiarato testualmente di non volersi scusare per queste due cose, gettando così un guanto di sfida ad un establishment che evidentemente è arrivato quasi a demonizzare sia il Socialismo che l'Islam per autolegittimarsi

Il suo programma è quello di “un governo municipale che aiuta tutti” e che non discrimina nessuno, né per il sesso, né per il genere, né per l'etnia, né per la religione o per le tendenze politiche. E soprattutto si afferma ascoltando la gente e senza pretese autocratiche

Praticamente gli antipodi dell'amministrazione trumpiana. La sua vittoria è stata possibile grazie alla indefessa attività di più di centomila volontari a tre milioni di porte a cui ha bussato, e a più di quattro milioni di telefonate, a dimostrare che quando la politica abbandona i palazzi e riparte dal basso può vincere alla grande. Zohran ha vinto anche grazie al voto degli ebrei di New York che sono moltissimi e che rappresentano in gran parte l'intellighenzia della città, il suo ceto intellettualmente più avanzato, e ha garantito che combatterà ogni forma di antisemitismo pur avendo sostenuto moltissimo la causa palestinese, specialmente contro le stragi a Gaza.

Zohran ha ottenuto il voto di tanti giovani come lui che hanno capito di avere dalla loro parte non un politico collateralista e sempre disposto al compromesso, ma un outsider che mette al primo posto quei servizi sociali che l'era del turbocapitalismo vuole rimuovere del tutto dalle istituzioni democratiche, rendendo così la democrazia solo un contenitore vuoto di contenuti, terreno di sfruttamento solo per una oligarchia di miliardari

Persone come lui non rappresentano soltanto una sfida al conservatorismo fine a se stesso, ma anche un modo di anticipare un futuro possibile, rendendo anche l'utopia non più un non luogo, ma solo un luogo non ancora realizzato e concretamente realizzabile

La vittoria di Zohran è la vittoria di uno Zorro senza maschera e non solitario ma con milioni di persone che invece di perdere la speranza abbandonandosi per strada hanno creduto e seguito la sua Z. Saprà il Partito Democratico non solo americano ma anche in altre parti del mondo, e persino in Italia, apprendere questa lezione socialista, dopo avere tentato di rimuovere il socialismo persino dalla storia? Saprà imboccare la via di un autentico rinnovamento e di una opera che concretamente non sia il cerchiobottismo in cui si controbilanciano spinte radicali e progressiste con altre moderate e conservatrici senza poi concretamente cambiare nulla? Questo è il dilemma fondamentale per rinnovare un intero Paese, e riconquistare la credibilità.

La Virginia e il New Jersey hanno premiato due governatrici moderate, ma sono anche le prime donne a governare il loro Stato.

Per vincere in un intero Paese, bisogna sapere interpretare il desiderio di cambiamento, ma anche quello di una sicurezza che non consiste nell'isolarsi nel contesto internazionale o nell'esaltare un patriottismo senza Patria ma quello in una Patria in cui tutti i cittadini abbiano, come sosteneva Mazzini, una cultura ed una educazione adeguate, un buon lavoro come opportunità per tutti e per avere una famiglia, in cui nessuno sia condannato a vivere per strada, e infine un voto che sia davvero un mandato popolare e non quello dei capi dei partiti con liste bloccate.

Ancora una volta la democrazia americana ha dimostrato la sua vitalità ed autenticità, dando un esempio al mondo...compresi noi italiani.

Attendiamo anche noi, che non abbiamo mai abbandonato i valori socialisti, il segno di uno Zhora,n un outsider che con la sua spada sfidi la politica dell'insider a tutti costi, del compromesso e di un campo largo che assomiglia a quello dei miracoli, ma che poi si inaridisce nelle tornate elettorali

Il segno di Zorro e quello di Zohran resta quello del coraggio, del non temere l'uno per cento. Perché i veri miracoli politici si ottengono col sostegno popolare, sempre.

Ditelo alzando il volume!


Carlo Felici