Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 5 dicembre 2018

Dedicato ai soloni del sì come un disco rotto





                                               di Carlo Felici


Una delle scuse più frequenti adottate da coloro che non accettano che un governo democraticamente eletto, a prescindere dal fatto che piaccia o no, sia legittimato a governare, è che gli eventuali mali derivanti dal suo operato, sono dovuti ad un mancato nuovo meccanismo costituzionale del tutto superato con la vittoria del No nel recente referendum costituzionale, la quale, ricordiamolo bene, è stata una vittoria di larga maggioranza, acquisita anche con una partecipazione notevole di cittadini, cosa ben rara ormai in tornate referendarie, vittoria tale, del 60% circa dei No e con un'affluenza di più del 65% dei partecipanti, che, in genere è ormai anche difficile raggiungerla in normali tornate elettorali. Una vittoria, dunque, soprattutto della democrazia
Segno evidente che una Costituzione come la nostra, sebbene inapplicata, manomessa e più volte aggirata, riscuote ancora un larghissimo consenso popolare.
Basterebbe solo questo per non farne una battaglia di parte, per sostenere cioè che essa appartiene tuttora a tutto il popolo ed è consustanziale quindi anche a quel che resta della cosiddetta sinistra italiana.
Invece ci tocca ad assistere tuttora alle maledizioni di certi soloni della sinistra mai esistita come sinistra, che adducono tutti i mali proprio alla nostra Costituzione ed alla sua permanenza, considerandola un meccanismo che tiene tuttora ingessato il paese e gli impedisce di fare riforme fondamentali, che è servita solo per combattere Renzi nell'ambito stesso del suo partito e che addirittura è espressione di un “conservatorismo borbonico”.


Vediamo se è vero: le riforme se si vogliono fare, si fanno, e si sono fatte anche con questa Costituzione, basti pensare alle leggi sul lavoro, riformate e controriformate, quelle sul federalismo fiscale, quelle sui diritti civili e quelle amministrative. Se esse non vanno in porto, non è colpa della Costituzione, ma della permanente litigiosità ed eterogeneità degli schieramenti politici che non esitano ad unirsi anche da sponde contrapposte, se tale intento torna compatibile con i loro interessi e, ovviamente, a fare il contrario se i loro interessi vengono intaccati.
Lo abbiamo ben osservato con gli ultimi risultati elettorali e le ultime coalizioni di governo: pur nel cambiamento estenuante delle leggi elettorali, non c'è stato alcun problema per la formazione di governi che hanno ottenuto la fiducia anche da forze politiche presentatesi in campagna elettorale come forze contrastanti tra loro. Monti ha governato con la fiducia del PD e di Forza Italia, Renzi con la fiducia di forze politiche di centrodestra, oggi siamo governati da forze politiche che si sono presentate agli elettori come antagoniste tra loro.
Si vede bene che in Italia l'antico vizio del trasformismo permane, nonostante cambino gli assetti istituzionali (monarchia o repubblica) o crollino i regimi.
E poi davvero si è votato No solo per mandare Renzi a casa? Chi è stato a personalizzare lo scontro istituzionale se non lui stesso? Non è stato forse lui a giocarsi tutto su quella sgangherata riforma che annullava la funzione del Senato pur tenendolo in vita in stato comatosamente clientelare?
Ha perso solo perché i daleminani gli si sono rivoltati contro oppure perché un intero Paese, inclusi coloro che avrebbero potuto avvantaggiarsi di più da quella riforma gli si sono rivoltati contro?
Allora, se quella riforma fosse passata, ci sarebbero state subito dopo le elezioni politiche perché sarebbe stato assurdo tenere in piedi un Parlamento completamente delegittimato dagli elettori.
E chi le avrebbe vinte? Voi pensate davvero che le avrebbe vinte il PD anche senza la scissione dei dalemiani nella primavera del 2017 quando il M5S era al punto massimo dei suoi consensi?
Ovviamente le avrebbe vinte il M5S che adesso governerebbe anche da solo, per l'effetto combinato della riforma costituzionale e dell'Italicum. E poi, probabilmente, per effetto inevitabile della delusione verso i grillini e del populismo di Salvini, la Lega.
Ma la riforma era sbagliata per tutta una serie di ragioni tra cui il fatto che avrebbe ridotto i poteri del Parlamento a favore del Governo , avrebbe complicato il processo legislativo, non avrebbe ridotto i costi della politica se non in modo irrilevante, avrebbe ridotto fortemente le competenze delle regioni, ma non di quelle che spendono mediamente di più, quelle a Statuto Speciale Sicilia e Val d’Aosta in testa, e si sarebbero premiati i consiglieri regionali affinché 74 di loro diventassero senatori, insieme a 21 sindaci. In compenso si sarebbe ridotto il peso politico ed istituzionale dei residenti all’estero.
La riforma era nata palesemente per rafforzare l'esecutivo ma ecco nel merito specifico dei suoi articoli quel che un illustre costituzionalista socialista riformista e quindi non tacciabile di velleitarismo o di derive daleminane ha sottolineato, si tratta di Felice Besostri:
Se vuoi eleggere il Primo Ministro fai una riforma costituzionale senza ipocrisie e non una legge elettorale: in ogni caso lo dici con chiarezza e non lo nascondi con un trucco.
I poteri del Governo aumentano, ma dopo aver aver rafforzato il Primo Ministro. Il Governo, solo il Governo, neppure la Camera dei Deputati a maggioranza assoluta, può grazie al nuovo art. 117 c. 4 Cost. “intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva” basta che affermi che lo fa per tutelare l’interesse nazionale o l’unità giuridica e economica della Repubblica.
Per il nuovo art. 72 c. 7 Cost. il Governo, quando ritiene che un disegno di legge sia essenziale per il programma di governo, dichiarazione non soggetta a controllo, può imporre la sua iscrizione nel programma dei lavori della Camera e che sia approvato in via definitiva entro 70 giorni. Un’umiliazione di un Parlamento nel quale grazie al premio di maggioranza ha 340 seggi su 630: non si fida neppure della sua maggioranza! In realtà il governo si rafforza indebolendo tutti gli altri poteri costituzionali, quando bastava introdurre il voto di sfiducia costruttiva: un istituto che funziona benissimo in Germania. La Camera è ridotta a ratificare senza discussione tutto quel che vuole il Governo e il suo Presidente. Il Senato di 100 membri non rappresenta più il popolo italiano, che comprende anche i cittadini residenti all’estero, e neppure le “istituzioni territoriali” come falsamente dice il nuovo art. 57 c. 1 Cost..
I 5 membri della Corte Costituzionale, già eletti da un Parlamento di 945 membri in seduta comune ora sarebbero eletti 3 membri da una Camera nelle mani del Governo e per 2 da un Senato di appena 100 membri a mezzo servizio, che penseranno a nominare giudici che difendano i loro interessi e non i principi costituzionali. Il Presidente della Repubblica dipenderà per la sua elezione dalla lista vincitrice del premio di maggioranza, che può bloccare all’infinito la sua elezione, occupando con il suo Presidente della Camera il posto di Capo dello Stato provvisorio (nuovo art.86 c. 1 Cost.). Il capo della lista tributaria del premio di maggioranza ha uno strumento di pressione in più nei confronti del Presidente della Repubblica, perché per l’art. 90 Cost. può essere messo in Stato d’accusa dalla maggioranza assoluta del Parlamento in seduta comune, solo che non è più un Parlamento di 945 membri eletti con un quorum di 473 voti, ma da una Camera di 630 membri dominata dal partito di Governo e da 100 Senatori, cioè un quorum di 365 voti, basta trovare 25 senatori tra sindaci e consiglieri regionali, appartenenti allo stesso partito del Capo del Governo e comunque ricattabili perché in scadenza di mandato o sensibili alla benevolenza finanziaria del governo.
I costi della politica sono stati identificati soltanto con le indennità di carica dei rappresentanti eletti dal popolo e non con una riduzione dei costi degli apparati:
la sola presidenza del Consiglio ha più addetti del Senato e costa di più per una pletora di consulenti strapagati e scelti discrezionalmente, la grande maggioranza senza concorso pubblico in spregio all’art. 97 c. 3 Cost..
Una riduzione del 10% di tutte le indennità avrebbe comportato un risparmio maggiore della riduzione di 215 senatori. Che il costo delle indennità dei senatori consiglieri regionali e sindaci sia pagata dalle loro Regioni o Comuni è un risparmio per il bilancio dello Stato ma un costo maggiore per le Regioni e i Comuni, che pagano un’indennità per svolgere un lavoro diverso da quello per cui sono stati eletti e con l’aggravio di indennità di trasferta. A parte l’assurdità di prevedere indennità diverse per la stessa funzione dal deputato regionale siciliano, pagato come un parlamentare al sindaco di un piccolo Comune con 2.000 euro al mese?
Il Senato non rappresenta le autonomie ma solo i consigli regionali che scelgono i sindaci all’insaputa dei loro colleghi sindaci della loro Regione. 
l nuovo Senato dovrebbe rappresentare le autonomie , ma si tiene nascosto che, se un Sindaco di Città Metropolitana, cioè delle entità territoriali più importanti, si fa eleggere direttamente non può essere nominato senatore: un’assurdità.
Sul superamento del bicameralismo paritario c’era un vastissimo consenso bisognava profittarne per fare una riforma condivisa, invece siamo passati da un bicameralismo paritario a un bicameralismo confuso e pasticciato quando si poteva passare 
ad un sistema monocamerale ovvero ad un Senato come il Bundesrat tedesco, ovvero il Senato francese dove sono veramente rappresentate le autonomie o quello spagnolo espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi.
Cosa è successo, invece? Sono stati dati 2 Senatori alla Val d’Aosta con 126.806 abitanti o 4 alla Regione Trentino Alto Adige con 1.029.475 abitanti su 100, che ne avevano rispettivamente 1 e 7 su 315 , cioè raddioppano il loro peso percentuale e i si sono tolti i 6 senatori della circoscrizione estero rappresentativi di milioni e milioni di cittadini italiani residenti fuori dall’Italia. Nella logica sbagliata dei falsi riformatori poteva essere conservata una quota di Senatori esteri eletti dai Comites o altre nuove forma di rappresentanza. La combinazione di legge elettorale e revisione costituzionale rende gli italiani all’estero di serie C.
In serie A ci sono i cittadini di Val d’aosta e Trentino Alto Adige che eleggono al primo turno complessivamente 12 deputati 9 in collegi uninominali e 3 in Trentino Alto Adige di recupero proporzionale, cioè un territorio con 1.156.281 abitanti elegge lo stesso numero di deputati della Circoscrizione estero, che però non parteciperanno al ballottaggio. Di serie B il resto degli italiani senza collegi uninominali, con un recupero proporzionale del 37,5%. ma con i capolista bloccati.
Il Senato nuovo è un pasticcio si parla all’art. 57 Cost. di eleggere i senatori con metodo proporzionale tanto per prendere in giro gli elettori ovvero per incapacità di revisionale la Costituzione, 
quando in 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale e in 2 due senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost. è inapplicabile. L’ennesima presa in giro. La revisione del Senato è la più grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina. Quando si trattava di un senatore o 2 tanto valeva farli eleggere direttamente. I sostenitori del SI non hanno pensato al fatto che non si fanno le riforme fotografando lo stato di fatto, cioè pensando ad una Camera dominata dal PD ora o da un Partito della Nazione domani, che nel contempo sia forza dominante in tutte le regioni e province autonome tranne 3: Lombardia 14 senatori, Veneto 7 e Liguria 2, cioè con le opposizioni ad esagerare con 13 senatori su 100, meno di un terzo.
Con il rinnovo dei Consigli regionali e provinciali tra il 2017 e il 2020, chi garantisce le maggioranze blindate? Nessuno! Un senato con le opposizioni al 33% grazie al nuovo art. 70 Cost. può bloccare e ritardare la legislazione paritaria, che non sono solo le leggi costituzionali e quelle elettorali, ma sopreattuto quelle di carattere generale sulle forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione Europea. In caso di contrasto tra le Camere non ci saranno più i rimedi bicamerali paritari perchè il governo non può porre la fiducia su una legge al Senato, né il Presidente lo può sciogliere ex art. 88 Cost., quando ci fossero maggioranze disomogenee.
La funzione legislativa non è stata semplificata a prescindere dal fatto che il problema dell’Italia è l’esistenza di troppe leggi confuse e contraddittorie, Con 2 Camere ne facciamo già di più della Germania e della Francia, con una Camera al servizio del Governo ce saranno troppe: il nostro problema è che noi facciamo leggi provvedimento, cioè norme che negli altri paesi si fanno con regolamenti governativi. Il peso del bicameralismo sarebbe stato ridotto con semplici riforme dei regolamenti. 
Quanti sanno che con la fine di una legislatura decade tutto il lavoro fatto, anche se per approvare definitivamente una legge bastava un voto in Commissione o in Aula?
La situazione diventerà grave per l’attuazione del diritto UE. Finora si era trovata una soluzione molto veloce perché le due Camere delegavano con una legge il Governo di dare attuazione alle Direttive Comunitarie, Con il nuovo art. 71 il Senato non rinuncerà ad una delle materie più importanti di legislazione paritaria.Non si semplifica quando si passa da un articolo di 9 parole in un comma ad uno di 450 parole in 7 commi.
Il vero scandalo sta nell’art. 40 c.3 ultimo periodo del ddl costituzionale che recita : “
Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzialtro che riduzione dei costi della politica sono costituzionalizzati vitalizi e altri privilegi degli ex parlamentari e i contratti a trattativa privata che hanno arricchito chi affittava edifici alle Camere, faceva lavori o effettuava forniture. Questa norma non è una norma che possa stare in una Costituzione, per questo non se ne parla.”
Quindi o si dimostra punto per punto che veramente quella riforma avrebbe reso la democrazia più forte ed efficace, contestando queste affermazioni, oppure si lascia a chi è competente il compito di farlo.
Socrate e Platone attribuivano la degenerazione della politica e della democrazia al prevalere della demagogia e degli incompetenti.
Possiamo credere che gli italiani lo siano a grande maggioranza forse anche perché a scuola si insegnano poco materie giuridiche e molto poco la Costituzione, ma vogliamo davvero credere che una riforma fosse giusta solo perché avrebbe garantito “l'unità della sinistra”?
Ma di quale sinistra stiamo parlando poi? Di quella che ha demolito lo Statuto dei Lavoratori? Di quella che ha precarizzato in maniera endemica il mondo giovanile senza uno straccio di ammortizzatore sociale che non sia, come sempre e unico esempio in Europa, la famiglia? O di quella che ha riformato la scuola per favorire le chiamate dirette clientelari dei presidi sceriffi?
Ma tutto ciò almeno ha contribuito alla diminuzione del debito pubblico?
Nonostante la promessa di tagliarlo per le generazioni future – si legge nell’analisi di Bloomberg – il governo Renzi ha alzato il debito pubblico da 2.110 miliardi 2.230 miliardi, quindi 2.617 euro a persona
Bloomberg è una agenzia americana, non il gruppo propagandistico della Lega o del M5S.
Allora di cosa stiamo parlando?
Di qualcosa che non solo il popolo a rifiutato ma che è servito solo a buttare altri soldi.
Se si vuole trovare una ragione vera per il fallimento di una sinistra inesistente al punto tale che bisognerebbe smetterla di chiamarla sinistra, evitiamo per favore una volta per tutte di chiamare in causa la fantomatica riforma (che poi sarebbe più opportuno chiamare deforma) Costituzionale.
Il male della sinistra non è in definitiva, nemmeno la sua litigiosità, ma, alla prova dei fatti, la sua completa inadeguatezza, la sua incompetenza.
Una incompetenza si vince con una capacità di competere, quindi o troviamo quella, a prescindere sì da vecchie categorie già condannate da un Mazzini che già 170 anni fa scriveva: "Ho udito parlare intorno a me di diritta, di sinistra, di centro, denominazioni usurpate alla retorica delle vecchie raggiratrici monarchie costituzionali; denominazioni che nelle vecchie monarchie costituzionali rispondono alla divisione dei tre poteri, e tentano di rappresentarli; ma che qui sotto un Governo repubblicano, ch'è fondato sull'unità del potere, non significano cosa alcuna" (Giuseppe Mazzini. 10 Marzo 1849 alla Repubblica Romana.), oppure ci affidiamo agli avventurieri e agli improvvisati soloni del web.
L'unità del potere, Mazzini la intendeva come sovranità popolare, sancita da una Costituzione che ebbe una vita brevissima ma che fu ereditata, cento anni dopo, dalla nostra in misura preponderante.
Noi ce lo siamo dimenticato questo criterio della sovranità popolare, legato indissolubilmente all'interesse generale, facendo diventare la democrazia qualcosa di vario, di anarchico, di piacevole per alcuni e per altri no, in cui appaiono uguali anche coloro che uguali non lo sono stati mai. Quelli cioè a cui la democrazia è sempre servita per servire i loro interessi o intrallazzi.
Niente di nuovo lo aveva già detto Platone:
La democrazia è una costituzione piacevole, anarchica e varia, dispensatrice di uguaglianza indifferentemente a uguali e ineguali.”
A buon intenditor..non servono altre parole.







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