di Carlo Felici
L’Italia è
un Paese nato negli intrallazzi e nella corruzione che sono mali endemici,
perduranti e mai morti, nella storia degli ultimi 150 anni d’Italia.
Tra i primi
a denunciare questo male cronico nascente fu un ex garibaldino: Felice
Cavallotti, morto in un duello, perché insultato e ammazzato da un sostenitore
di Crispi che Cavallotti aveva smascherato varie volte, con scritti e discorsi parlamentari
che oserei definire, per quel tempo, “epici”.
Giolitti,
definito non a caso da Salvemini “il ministro della malavita”, non fu da meno,
seguì la tradizione, inaugurata da De Pretis, del clientelismo e del
trasformismo, riuscendo anche a coinvolgere, sebbene marginalmente, i
socialisti di allora che, con Turati, cercarono validamente di favorire un
processo di riforma e di emancipazione popolare il quale venne interrotto
bruscamente con la Grande Guerra, a cui seguì il biennio rosso e la stagione
del sindacalismo rivoluzionario arrestata, manu militari, dal fascismo
lautamente sovvenzionato dai latifondisti e dai padroni del vapore. Lo stesso fascismo
che si affermò con tangenti e intrallazzi politici, praticando anch’esso quel
trasformismo che gli servì per conquistare il potere con una lista
maggioritaria nazionale, e, ahimè, purtroppo a poco servì allora la coraggiosa
denuncia di Matteotti, uomo di straordinaria integrità morale oltre che
politica, ammazzato da sgherri fascisti al soldo dei pescecani speculatori e
tangentari di quel tempo.
Il mito del
duce onesto e laborioso è stato smentito ormai non solo dai documenti storici
ma anche dai programmi televisivi, così come quello sugli “italiani brava gente”
soldati della guerra fascista.
Nel dopoguerra, dopo la grande ma effimera stagione della Resistenza e della Costituente, lo sappiamo molto bene, la corruzione e le mazzette sono diventate parte integrante di
un modello di democrazia malata e mai diventata concretamente matura, sia per
la mancanza di alternanza politica, sia perché i due principali concorrenti
nell’alveo democratico e costituzionale: DC e PCI, furono rispettivamente sempre sovvenzionati
dagli antagonisti di una guerra fredda ultradecennale. Il sistema era
endemicamente basato su finanziamenti illeciti, ma l’unico a pagare per tutto
questo fu il leader socialista Craxi che, sebbene inaugurasse
rovinosamente la stagione assolutista della leadership politica e partitica,
almeno ebbe il coraggio di dire con una certa onestà e chiarezza certe cose in
Parlamento, così come avvertì che l’Europa fondata sui rigidi parametri di Maastricht
era destinata a diventare un inferno.
Oggi quella
profezia si sta avverando, ma pare che l’alternativa proposta dalla sinistra
sia solo quella di tornare al bel tempo che fu, quello in cui, anche all’epoca
di Craxi il debito cresceva allegramente e tutti se lo bevevano senza stare
tanto a pensare alle generazioni future che, oggi, sono puntualmente arrivate e
si trovano in condizioni sicuramente peggiori di quelle che glielo hanno
consegnato.
Per certa
sinistra, il cui obiettivo principale dovrebbe essere quello di tutelare le
classi più deboli e povere, la soluzione sarebbe, così come per certo
sovranismo populista transpartitico, quella di tornare alla valuta nazionale,
dopo l’annichilimento del 25% del nostro potenziale manifatturiero e
industriale, avvenuto negli ultimi 20/25 anni. Riesumando magari il giochetto
di svalutare, per aumentare l’inflazione, stampando carta moneta e sperando in
una nuova stagione di maggiori esportazioni.
Peccato che
uscendo dall’eurozona si esca anche dalla UE, e si debba così tornare a pagare
i dazi doganali, peccato che con un patrimonio in euro, i più ricchi potranno
tranquillamente capitalizzare la moneta forte, tenendosi i loro investimenti in
euro, e spendendo gli interessi in moneta debole la quale ovviamente renderà
interessi sempre maggiori anche se di valore decrescente. Mentre i poveracci,
con stipendi fissi o precari in moneta sempre più svalutata, dovranno fare la
fame come se non più di adesso.
Nessuno
pensa a quanto in Italia si sia speculato sul passaggio dalla lira all’euro,
fino a far valere un euro come prima valevano mille lire, mentre il cambio ne
esigeva duemila, nessuno che si chiede cosa è stato fatto in termini di
risanamento dei bilanci negli anni che hanno seguito l’introduzione della
moneta unica e preceduto la crisi del 2008, evidentemente si è troppo
indaffarati a trovare un facile capro espiatorio nella secolare crudeltà
teutonica.
Ma i
problemi restano sul tappeto anche se molti cercano di nascondere la sozzeria
sotto di esso. Se la Grecia è andata a picco, è stato perché l’alfiere della
sua sinistra: Tsipras non ha voluto far pagare ai ricchi armatori ciò che
dovevano pagare in termini di contributi fiscali e si è fatto ricattare dalla
loro velleità di trasferirsi altrove e delocalizzare le loro attività, così,
invece di rispondere con la chiusura dei porti greci a chi ci avesse provato,
alla fine, ha svenduto anche il porto del Pireo ad altri, sotto la scure dei
tagli e della Troika.
Così, se in
Italia il debito continua ad aumentare e la UE ci chiede di pagare 6 miliardi
in più, noi rispondiamo con 110 miliardi in meno di introiti fiscali dovuti. Così
la corruzione in Italia vale circa 60 miliardi di euro l'anno, ma nel 2011 sono
state inflitte condanne solo per 75 milioni. Questi non sono dati di un blogger
uscito di testa o endemicamente rompicoglioni, ma della Guardia di Finanza e
della Corte dei Conti.
Se davvero
fossimo in grado di essere onesti e meno corrotti, noi semplicemente potremmo
essere uno dei paesi migliori e più virtuosi della UE e guardare sì stavolta “con
sovrano disprezzo a certe dottrine d’oltralpe”
Ma,
evidentemente, a tanti politiconzoli, le cose vanno bene come sono, salvo
gridare..via! Via dall’Euro che tutto si aggiusta e diventeremo come la
Svizzera e il Giappone!
Trascurando
però il fatto che la crisi sta arrivando al galoppo anche da quelle parti e che
il Giappone, per esempio, ha il debito sovrano più grosso del mondo, ed è
tenuto in piedi solo per motivi geostrategici, dato che i rendimenti dei suoi
titoli sono ormai a zero e non si sa proprio come potrà finanziarsi
ancora in futuro.
Allora,
viene persino il sospetto che certe mafie e certe corruttele abbiamo una sponda
tanto trasversale, da passare persino per certi filosofi del jet set e da arrivare anche a sinistra, dopo che gli strilloni dell’onestà
pentastellata a Roma oggi sentono i cori di: Marra-mao perché sei al gabbio
pane e vino non ti mancavan..oppure Marra bubù quante corna so quassù..
La questione
morale, in questo paese, è un po’ come l’Araba Fenice, che ci sia ciascun lo sa…dove
sia nessun lo dice, almeno nessuno che voglia seriamente fare pulizia in casa
propria prima ancora di levare il dito contro quella altrui.
Però, non
disperiamo, volendo, le risorse e le iniziative ci sarebbero, perché gli
italiani, saranno forse molto cornuti e mazziati, ma non sono tutti criminali e
fessi, lo dimostra il recente voto nel referendum costituzionale.
Ce ne sono
tanti che possono fare la differenza ma oggi sono costretti al margine, sia dai
partiti di consorteria, sia da quelli padronali, sia da quelli a vocazione
comico-velleitaria.
Per riprendere
in mano una politica seria, basterebbe anche solo seguire le indicazioni del
Papa, basterebbe leggere la sua Laudato Sì, basterebbe fare pulizia ecologica e
morale coniugando indissolubilmente questione morale, questione sociale e
questione ambientale. Seguendo cioè un progetto di rinnovamento culturale e
spirituale, prima ancora che politico, sociale ed economico.
Ma noi siamo
indefessamente suggestionati non dall’Eterno come Spirito Compassionevole,
quanto piuttosto dall’ “eterno ritorno” nietzschiano dei “soliti noti” che a
sinistra sono sempre gli stessi, in un eterno gioco dei quattro cantoni, dei “soliti
intrallazzi”, delle “solite beghe di partito”, vedasi farsa congressuale di un
PD che sembra una commedia pirandelliana della serie “sei personaggi in cerca
di segretario”, quando non addirittura del solito “faraone imbalsamato”, vedasi
ennesima candidatura del Berluska premier.
E vogliamo
quindi scapparcene da tutto ciò con uno iammocinne dall’euro guagliò?
Ma per
favore…cerchiamo piuttosto di capire cos’è la vera politica e soprattutto la
vera cultura politica: metterci in riga, far quadrare i conti, non fare sconti
ai corrotti e ai corruttori, e poi lottare per una Europa più democratica in
cui gli speculatori che hanno i loro complici mafiosi nei vari stati non siano
nelle condizioni di contare sul loro potere, per rimpinguarli di soldi in
cambio della svendita del patrimonio pubblico e produttivo del loro paese.
Questa è la
direzione, lottare per una Europa più onesta e più democratica, lo ha detto a chiare lettere Varoufakis: «Usciamo dalla tenaglia tra establishment e
nazionalismi di destra. Serve una grande coalizione progressista, fondata su un
manifesto di proposte su temi concreti: dalle disuguaglianze alla finanza»
Ecco, usciamo
da questo, prima che dall’euro, evitando di rincorrere il nazionalismo per meri
scopi propagandistici, per raschiare il fondo del barile sfondato del consenso,
con il risultato di far arrivare alla poltrona qualche rottame di politico
riciclato, solo per togliere qualche votarello a qualcuno che minaccia il
perdurante galleggiamento dei partiti contenitori nostrani.
Se il leader
di Risorgimento Socialista ci viene a dire che “Le cose che rappresentano il
prodotto dell'agire razionale si realizzano solo dopo che hanno preso forma nel
pensiero . Questo e' il significato filosofico del comune termine tecnico :
"Progetto"
Noi gli
rispondiamo serenamente ed hegelianamente che “tutto ciò che è reale è
razionale”, ma nel corso del divenire storico, e la progettualità non può non
tener conto di tale processo, pertanto il pensiero è già azione, quando è
pienamente consapevole di ciò che storicamente vive, hic et nunc, non ieri e
nemmeno domani, ma qui ed ora.
Quindi il
progetto è ragionare sull’oggi, come divenire storico, in itinere, su quello
che accade e su come è necessario agire nell’accadimento odierno.
L’accadimento
odierno non è la panacea dell’uscita dall’euro, ma è un desolante panorama
politico italiano in cui la progettualità come orizzonte culturale e politico,
non parte perché il suo presente è tanto marcio che essa preferisce la fuga
fantasiosa nel futuro, o autorefenziale, o utopico o, peggio, millantatorio.
Vorrei infine ricordare con garbo e senza malanimo ai soloni di Risorgimento Socialista che si sono scoperti euroscettici e fanno pure la filosofia dell'uscita dall'euro che "Draghi in risposta ad alcuni europarlamentari italiani ha dichiarato per la prima volta che in caso di ipotetica uscita di un Paese dall’Eurozona, i saldi Target2 della banca centrale uscente dovrebbero essere regolati in pieno. Per capire che cosa significhi questa affermazione occorre sapere che secondo i dati più aggiornati la Banca d’Italia deve all’Eurosistema 363 miliardi di euro...udite! Udite..ben più di Spagna (-330 miliardi), Portogallo (-72 miliardi) e Grecia (-72 miliardi)"
Avevamo concluso in precedenza con un quo vadis rivolto a Risorgimento Socialista e oggi, alla luce di questa ennesima e asfittica sua tendenza sovranista, lo possiamo serenamente tradurre con un romanesco..ma ndò vài..la banana lasciamo che siano altri che condividono tale tendenza ad aggiungerla.
Vorrei infine ricordare con garbo e senza malanimo ai soloni di Risorgimento Socialista che si sono scoperti euroscettici e fanno pure la filosofia dell'uscita dall'euro che "Draghi in risposta ad alcuni europarlamentari italiani ha dichiarato per la prima volta che in caso di ipotetica uscita di un Paese dall’Eurozona, i saldi Target2 della banca centrale uscente dovrebbero essere regolati in pieno. Per capire che cosa significhi questa affermazione occorre sapere che secondo i dati più aggiornati la Banca d’Italia deve all’Eurosistema 363 miliardi di euro...udite! Udite..ben più di Spagna (-330 miliardi), Portogallo (-72 miliardi) e Grecia (-72 miliardi)"
Avevamo concluso in precedenza con un quo vadis rivolto a Risorgimento Socialista e oggi, alla luce di questa ennesima e asfittica sua tendenza sovranista, lo possiamo serenamente tradurre con un romanesco..ma ndò vài..la banana lasciamo che siano altri che condividono tale tendenza ad aggiungerla.
A noi resta
il monito di Carlo Rosselli, in riferimento ai suoi scritti sul Risorgimento
“Il popolo
italiano, più che mai nel passato, si avvede oggi che all’Austria (o alla
Germania potremmo dire oggi) esterna, corrispondeva un’Austria interna: una
oppressione sociale che si ritrova presso a poco uguale in tutti i paesi
capitalistici, e da cui non è ancora liberato
E questo è
il risorgimento sociale, la rivoluzione per cui lavoriamo e che dobbiamo
condurre, non più soltanto sul piano italiano, ma europeo ed umano”
Liberandoci
soprattutto dalla fin troppa demagogia “austriacante” che opprime le nostre associazioni
e partiti politici, e dai puntali spuntati degli elmi dei loro capetti.
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