Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 22 ottobre 2025

TAPPATI IN QUESTO PAESE




Questo governo ha superato ormai la metà del suo mandato, ed è ovvio fare un bilancio di quello che è stato, si fa, o è successo fino ad ora

Sul piano internazionale, si può dire che l'allineamento con gli USA non ha precedenti per come si è seguita pedissequamente la politica di questa amministrazione americana, senza ombra di sfumature critiche. Stiamo assistendo ad un vassallaggio più che ad una amicizia intramontabile, segnato da un certo strabismo in campo europeo. Oramai anche i media americani sottolineano il fatto che questo governo, in spregio alle regole europee, cerca accordi separati, sul piano economico, con gli USA, specialmente per quanto riguarda i dazi, il fatto poi di sostenere da una parte lo sforzo difensivo ucraino e dall'altra lo sganciamento americano, solo funzionale alla vendita di armi americane ai paesi europei da consegnare agli ucraini, sfiora il grottesco, se non il ridicolo.

Ma andiamo con ordine nel rilevare i fatti più eclatanti di questi ultimi anni

Il governo esordì con un decreto “rave” che aveva lo scopo di evitare assembramenti, ma è facile intendere come si possa passare da quelli musicali a quelli politici di opposizione, quindi tendenzialmente ideologico

Il reddito di cittadinanza che si è detto doveva essere abolito è stato ridimensionato e calibrato in base alla situazione concreta

Gli sbarchi che dovevano essere annullati, sono tuttavia cresciuti secondo le seguenti percentuali:

Nel 2023 abbiamo avuto 158.000 sbarchi con un aumento del 50% rispetto all'anno precedente

Nel 2024 gli sbarchi sono stati 66.300, con un calo del 57% rispetto al 2022

Nei primi sei mesi del 2025 si è avuto un aumento del 14,9% rispetto allo stesso periodo del 2024 in cui erano stati 26010.

Abbiamo registrato un aumento vertiginoso di spese militari da Paese in guerra (manca poco al ripristino della leva obbligatoria) a tutto discapito di Sanità, Scuola e servizi pubblici essenziali

Si continua con la politica assistenziale dei bonus o degli una tantum che corrispondono ad una elemosina di Stato, senza intraprendere in alcun modo politiche salariali strutturali efficaci di cui possano beneficiare soprattutto i giovani per farsi una famiglia e fare dei figli. L'effetto sulla denatalità è più che evidente

Ad un aumento di stipendi e pensioni irrisorio è corrisposto un altro aumento della tassazione, praticamente con una mano si dà e con l'altra si toglie, lasciando la situazione invariata anche quando l'inflazione tende a crescere e il tenore di vita e il mercato ne risentono

Si è speso circa un miliardo per centri di accoglienza in Albania rivelatisi del tutto inutili se non dannosi e rinnegati da tutta l'Europa.

E' stata istituita una nuova festa nazionale in onore di S. Francesco che ha speso tutta la sua vita per i valori della pace e della solidarietà, tanto che tuttora il saluto francescano è..Pace e Bene..salvo poi vendere armi ad un Paese guidato da un personaggio dichiarato criminale di guerra per quello che ormai molti paesi del mondo e anche vari esponenti della Chiesa chiamano genocidio. Tanto che gli stessi membri di questo governo sono stati denunciati alla Corte Penale Internazionale

E' stato pagato un volo di Stato per riportare in Libia un criminale internazionale resosi responsabile di reati abietti, in violazione del Trattato di Roma.

L'occupazione dei media del servizio pubblico è stata totale e pervasiva, con denunce nei confronti di coloro che ancora osano fare giornalismo di inchiesta, salvo poi esprimere solidarietà parlando di “sacralità dell'informazione” solo quando questi subiscono attentati dinamitardi

Abbiamo assistito allo sgombero di occupazioni abusive a senso unico, come con il caso Leoncavallo, mentre in altri casi come quello di casa Pound, si chiude un occhio o magari tutti e due.

A fronte di aumenti irrisori per stipendi e pensioni, abbiamo assistito ad un vergognoso  incremento di compensi per sottosegretari e parlamentari, assieme ad una imbarazzante pratica di abbondante nepotismo

La tassazione continua a gravare pesantemente sul ceto medio che tende a sparire, e nessuna politica fiscale efficace compare contro i grandi profitti delle società finanziare o sui patrimoni oltre i 5 milioni di euro.

Le accise che dovevano essere abolite solo solo state ridimensionate, diminuendo quelle sulla benzina e aumentando quelle sui diesel che evidentemente colpiscono di più chi usa spesso per lavoro il mezzo di trasporto su strada.

Ormai la gente guarda più le piattaforme che la RAI perché il servizio pubblico è di una monotonia abissale, e del tutto uniformato ai dettami governativi

C' è di che rimpiangere i governi non solo della prima Repubblica in cui il dibattito era acceso ma sempre con toni che rientravano nella decenza, ma anche quelli berlusconiani in cui l'Italia un ruolo importante di mediazione e di una certa autorevolezza nel Mediterraneo e anche nei rapporti con la Russia, lo aveva

Ora siamo a questa situazione ben misera sul piano internazionale, in cui ci apprestiamo a seguire gli USA anche a costo di mettere in crisi il nostro rapporto con l'Europa e la stessa credibilità dei nostri personaggi di governo di fronte alla Corte Penale Internazionale a cui per altro l'Italia ha aderito senza esitazione

Sul piano interno la situazione, con stipendi al palo, giovani senza un futuro stabile e reddito adeguato per farsi una famiglia e crescere dei figli, una età pensionabile che è sempre più un miraggio, perché la Fornero tuttora regna indisturbata, nonostante gli strombazzamenti di un Salvini in calo di consensi verticale, non è certo rosea

Purtroppo non è nemmeno rosea quella che dovrebbe essere una concreta alternativa in Italia, e forse l'unico posto in cui, non senza polemiche (perché noi tanto non ce le facciamo mai mancare) è stata fatta la differenza rispetto ad un passato torbido o inerziale, è Roma, una capitale che oggi è un cantiere in piena ristrutturazione, con opere che vengono fatte concretamente dando lavoro e servizi ai cittadini. Ovviamente ci sta pure chi non è nemmeno contento di questo, ma almeno abbiamo un sindaco che dice..aspettate non ho finito, Roma non è stata fatta in un giorno e sicuramente non si più ristrutturare con un solo mandato, per cui fatemi prima finire il lavoro..che evidentemente non è solo il suo. Eppur si muove..e non è poco.

Se tale modello del “fare” per i cittadini con tutte le critiche possibili e immaginabili, ma comunque accompagnato da una credibilità conquistata sul campo, fosse esteso a modello nazionale, trasformando l'intera Italia in un cantiere di rinnovamento effettivo, forse, e dico forse..avremmo un po' di gente in più a votare..anche se non ci giurerei.

In ogni caso è già molto che Gualtieri non abbia fatto come Veltroni, per magari andare a sbattere in un mancato consenso a livello nazionale

Non esiste ancora la possibilità di un cambiamento, perché non esistono ancora modelli alternativi credibili in sede di opposizione in cui si passa tuttora dal movimentismo alla demagogia in un battibaleno, non abbiamo ancora proposte politiche strutturali alternative e vera unità di intenti che possano convincere soprattutto i ceti medi timorosi di perdere anche quello che è rimasto loro, nonostante l'erosione del reddito. E la gente si ricorda ancora di essere stata tappata in casa, quindi questo governo può soltanto farsi male da solo, difficile che venga scalzato da un vero governo alternativo o che cada lungo il suo percorso, come osserviamo anche da alcuni segnali in sede locale e amministrativa

Speriamo solo che la gente, quando si accorgerà che la casa in cui è stata tappata è diventato un intero Paese, non sia troppo tardi.

Carlo Felici


mercoledì 15 ottobre 2025

ATTENZIONE ALLE DEMOCRATURE

 



La pace in Medio Oriente oggi, per chi sa guardare un po' più in là del proprio naso, è ancora una bella speranza e ci auguriamo non l'ennesima illusione.

Il piano di pace proposto da Trump ed attuato per ora con la restituzione degli ostaggi e il ritiro dell'esercito israeliano da Gaza, è sicuramente un buon inizio, ma abbiamo già visto in passato situazioni simili che, senza un riconoscimento ed un consolidamento dell'esistenza di uno stato palestinese accanto ad Israele, non sono durate a lungo

Ora il problema si presenta alla stessa maniera con l'unica variante che durerà fino a quando Trump non avrà avuto successo nelle elezioni di mezzo termine

Il presidente americano è infatti in notevole difficoltà, perché gli americani stanno osservando quanto egli sia legato mani e piedi alla oligarchia interna che ha il ferreo dominio negli USA che che si è arricchita dagli anni della reganomics fino ad oggi, sempre di più, a tutto discapito di una classe media che sta letteralmente sparendo

Le manifestazioni negli USA contro il genocidio a Gaza rischiavano quindi di saldarsi con il dilagante disagio sociale che sta letteralmente privando i cittadini americani di molti dei loro diritti democratici. Questa crescente rabbia da parte di buona parte del popolo americano comincia ad essere rappresentata anche in film come “Civil war” del 2024 e “One battle after another” (2025) con scenari da guerra civile e di rivoluzione interna agli USA, a prefigurare un futuro non poi tanto remoto di cui si ha percezione solo vivendo negli USA e non tanto da fuori.

Era del tutto evidente quindi che, in queste condizioni, Trump avesse bisogno di un successo da sbandierare in casa e all'estero, per mantenere una certa credibilità in calo e ovviamente mantenendo ottimi rapporti con un personaggio dichiarato criminale di guerra dalla Corte Internazionale Penale, essendo legato a lui dai suoi finanziatori.

Ora però, nonostante le sbandierate candidature al premio Nobel per la pace, che forse avrebbe pure ottenuto se avesse fermato anche il conflitto in Ucraina, ma lì evidentemente ha trovato un altro criminale internazionale meno legato mani e piedi a lui, Trump comunque non ha scongiurato il pericolo tutto interno di essere scalzato

Lo dice la situazione stessa in cui versano gli USA e dobbiamo riconoscere che questo, in fondo è un bene, se aprirà gli occhi non solo agli americani, ma anche alle forze di opposizione democratica che, fino ad ora, hanno fatto ben poco per invertire la tendenza dominante allo squilibrio sociale e all'arricchimento senza limiti dell'oligarchia americana che ha il controllo dell'economia e dei media. Quindi, tutto sommato, l'elezione di Trump, come abbiamo rilevato prima che venisse eletto, è stato un bene, affinché suonasse forte e chiaro il campanello di allarme per tutti

Vediamo bene perché osservando la situazione interna USA, ben delineata anche da Bernie Sanders.

Negli USA oramai regna la paura, ben occultata dai nostri media, che sono asserviti ad un governo che sbraita di sovranismo ma è di fatto lo scendiletto dell'attuale amministrazione americana.

Gli attacchi contro i media, le università, gli studi legali, il Congresso e i tribunali sono all'ordine del giorno e stanno generando un clima di panico crescente in tutto il Paese minando la democrazia americana e facendola debordare verso un regime autoritario. Persino gli agenti dell'ICE vengono utilizzati per sfondare le porte e l'esercito statunitense per pattugliare le città.

E' del tutto evidente che i miliardari diventano sempre più ricchi, mentre il sistema sanitario americano, già profondamente minato, potrebbe arrivare al suo totale crollo. Proseguendo tale azione l'attuale governo USA farà perdere a circa15 milioni di americani a basso reddito e della classe operaia l'assistenza sanitaria e i premi raddoppieranno per oltre 20 milioni di persone iscritte all'Affordable Care Act. LA conseguenza sarà che decine di migliaia di persone moriranno inutilmente ogni anno. Ovviamente ciò avverrà affinché l' l'1% più ricco possa ottenere 1.000 miliardi di dollari di sgravi fiscali.

L'assurda politica negazionista nei confronti del “cambiamento climatico” non potrà che ritardare o bloccare la trasformazione economica necessaria per avere energia sostenibile affrontando quella che è ormai una minaccia globale di cui persino i cinesi sembrano rendersi meglio conto

Il sostegno dato ai multimiliardari che sono amici di Trump per promuovere lo sviluppo della robotica e dell'intelligenza artificiale, non potrà che causare la perdita di milioni di posti di lavoro e annullare la privacy un po' ovunque

Nonostante tutto ciò e le continue manifestazioni di forza muscolare, questa amministrazione americana sta rivelando sempre di più la sua debolezza, lo dimostrano i recenti sondaggi e il fatto che ben 320.000 cittadini americani hanno manifestato di recente contro la deriva oligarchica negli USA, mentre non pochi democratici stanno seriamente considerando di opporsi ai tagli nella sanità, è un segnale evidente che qualcosa si muove

Sono ormai molti i progressisti, i democratici e gli indipendenti che ormai sfidano apertamente anche l'establishment del Partito Democratico, candidandosi al Senato, alla Camera degli USA, in Michigan, Maine, Texas, Nebraska e in vari distretti del Paese, tra cui spiccano James Talarico in Texas e Zohran Mandani a New York

 Persino i repubblicani ormai si stanno rendendo conto del progressivo calo di consenso e stanno per questo ridisegnando le loro candidature perché ormai sta emergendo negli USA il fatto che una forte maggioranza degli americani ritiene che Trump stia abusando e utilizzando in modo improprio la carica di presidente, portando il Paese verso una deriva autocratica ed autoritaria

Purtroppo se Trump diventa impopolare, il Partito Democratico non acquista consensi, data la inefficacia delle sue politiche precedenti e sua impotenza ad arrestare il processo di divaricazione sociale tra ricchi e poveri, ma questo è una dinamica che non riguarda solo gli USA, bensì vari Paesi europei tra cui il nostro

Infatti il nostro governo appare ormai sbugiardato anche verso gli stessi suoi sostenitori di destra, perché ha fatto professione di sovranismo essendo schiacciato sempre sulle posizioni dell'attuale amministrazione USA, in maniera talmente servile da non avere paragoni in tutta la nostra storia repubblicana. Il governo Meloni ha sbraitato contro l'immigrazione e ha battuto tutti i record di arrivi, doveva essere un elemento di mediazione per la risoluzione del conflitto ucraino invece si è rivelato più realista del re sostenendo l'autocrate ucraino anche quando Trump era critico verso di lui, si è accodato ad Israele, senza riconoscere lo Stato palestinese e senza aver parlato mai di genocidio, si doveva agire per incrementare la sicurezza cittadina invece in alcune città la situazione è divenuta esplosiva, il governo ha assunto un controllo ferreo del sistema pubblico di informazione degno di un Minculpop, i tagli alla sanità e alla scuola hanno battuto ogni record. Dovevano contrastare le politiche gender, a prescindere dal fatto che siano utili o no, invece vediamo che pure la Poli Bortone ha patrocinato pure il Gay Pride.

Il problema qui, come negli USA, resta quello di una efficace opposizione che inverta la tendenza perniciosa all'abbattimento dei servizi pubblici, affronti seriamente il problema della tassazione a senso unico anche sugli immobili a fini speculativi, dell'incremento delle pensioni (specialmente per chi è invalido) e dei salari qui fermi più che nel resto d'Europa, della fine delle morti sul lavoro, che qui sono ancora uno stillicidio quotidiano, di una seria politica di sostegno non solo economico ma anche psicologico alle famiglie, dato che ormai si muore in Italia più di famiglia che di mafia, con l'incremento dei consultori e non con la loro chiusura, di contrasto alla criminalità organizzata in maniera efficace territorialmente, in definitiva con una reale svolta nell'attenzione non solo ai diritti civili, ma anche seriamente a quelli sociali

Altrimenti non potremo più blaterare di democrazia contro regimi, perché una situazione in cui la democrazia è ridotta a cittadini che votano sempre meno, fino a meno della metà degli elettori e le politiche sono fatte da governi falsamente opposti tra loro, non solo è il sintomo evidente dell'esistenza di un regime, di una democratura senza alternative, ma anche dell'aperto sbeffeggiamento della fiducia degli elettori e della stesso significato concreto della democrazia.

Mussolini diceva che “ La democrazia è un regime senza re infestato da molti  re che sono spesso più esclusivi, tirannici, e distruttivi di uno se è tiranno”...per uno che ha fatto tre guerre in venti anni, non è stato certo un bel dire...però è vero che quando manca unità di intenti per un campo non solo largo ma autenticamente alternativo, finisce che ognuno se la canta come vuole e non si fa mai giorno

E' vero pure, come sosteneva Pertini che “E' meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature” però non possiamo negare che quando si arriva al peggio del peggio, al fatto che la gente non ci crede e non vota più, la porta delle dittature si spalanca inevitabilmente.


Carlo Felici.

giovedì 25 settembre 2025

PALESTINA, UNA TRAGEDIA GLOBALE

 



La situazione in Palestina sta assumendo la fisionomia di una tragedia senza fine sia sul piano morale che materiale. L'Olocausto del popolo palestinese, la pulizia etnica di quel territorio che si spinge fino al genocidio di un popolo di persone inermi e del tutto indifese, per di più malate ed affamate, non sembra possa essere arrestato, e la comunità internazionale sta rivelando per questo del tutto la sua immonda e immorale impotenza

La soluzione della convivenza di due Stati, sebbene raccolga la maggioranza dei consensi sul piano internazionale, appare sempre di più una utopia, sia perché il governo israeliano non la vuole sia perché non si sa come possa essere attuata

Se infatti il governo israeliano ribadisce che non consentirà mai l'affermazione di uno Stato destinato ad essere governato da Hamas, d'altra parte la comunità internazionale non mostra alcuna possibilità di realizzare concretamente un governo che dia necessarie garanzie di sicurezza ad Israele, e che possa fare a meno di Hamas

Per più di una dozzina di anni è stata messa in atto una fragile convivenza, interrotta da attentati terroristici e fatta cessare definitivamente dall'attacco alla popolazione israeliana il 7 ottobre del 2023.

Come abbiamo già ribadito in precedenza, Hamas e Netanyhau sono speculari rivelandosi di fatto come “i migliori nemici” in quanto l'uno incoraggia l'altro nel restare al potere. Netanyhau ha bisogno di Hamas per restare al potere così come Hamas ha bisogno di Netanyhau per far presa sulla popolazione palestinese ormai ridotta allo stremo, e condannata ad essere calpestata in ogni suo diritto.

Se molti Paesi ormai riconoscono la necessità che i palestinesi abbiano il loro Stato, nessuno è in grado di sostenete come esso possa restare in piedi ed offrire al contempo le necessarie garanzie di sicurezza ad Israele

C'è un fondo di verità nella posizione del governo italiano nel dover riconoscere lo Stato palestinese solo se gli ostaggi verranno liberati e Hamas non avrà il governo di quei territori. Ma in pratica questa posizione è come quella di un gatto che si morde la coda. Chi infatti potrà garantire in uno stato permanente di guerra e di massacro di massa le azioni necessarie per la liberazione degli ostaggi e l'emarginazione di Hamas?

E' del tutto evidente che se Hamas ha il sostegno dell'Iran, Israele ha quello dell'amministrazione americana, e questo conflitto si aggiunge agli altri in corso, configurando su vasta scala quella che Papa Francesco definiva una “terza guerra mondiale a pezzi”, acuita dall'impotenza dell'ONU, nata proprio per prevenire ed evitare la globalizzazione delle guerre.

Se l'elezione di Trump aveva suscitato qualche speranza e se lui stesso aveva dichiarato in uno dei suoi primi discorsi di voler chiudere i conflitti e di non volerli iniziare, la sua azione successiva si sta rivelando del tutto inefficace e deludente, sia perché Putin sembra non filarselo per niente anzi addirittura pare considerarlo suo complice, in un pietoso gioco delle parti in cui i civili ucraini continuano a farne drammaticamente le spese, con un permanente stillicidio di morti anche di civili inermi, sia perché in Palestina Trump si è rivelato di fatto come il migliore alleato di Netanyhau.

Lo stesso Charlie Kirk che era stato uno dei suoi maggiori promotori nella recente campagna elettorale, ultimamente aveva criticato il suo operato sia per quanto riguarda l'attacco all'Iran sia per la sua impotenza nel genocidio in atto in Palestina.

Le proteste per questa immane tragedia ormai dilagano in tutto il mondo, dai campus americani alle piazza europee e probabilmente se su tale questione fosse avvenuta una saldatura tra sinistra americana e conservatori, in particolare tra i giovani, sarebbero stati guai molto grossi per una amministrazione USA che sembra del tutto appiattita sulla politica criminale di Netanyhau. La morte di Kirk a tal proposito, ci appare alquanto sospetta.

La cosa infatti più raccapricciante è la repressione di tutti i movimenti che sostengono l'indipendenza e la liberazione della Palestina dall'invasione israeliana che sembra voglia annichilirla a tutti i costi. Ormai basta solo esporre una bandiera palestinese per essere identificati dalla polizia, ovunque in Occidente questa fobia sta prendendo piede trasformando di fatto le democrazie in regimi, e minando la loro credibilità nel condannare i regimi altrui, specialmente in Russia, Cina e Iran.

Netanyhau è stato dichiarato come Putin un criminale di guerra, dalla Corte Penale Internazionale, un atto che, ricordiamolo bene, è vincolante per ben 124 Paesi esclusi Israele e Usa, ma inclusa l'Italia.

Purtroppo l'incongruenza delle azioni penali è del tutto palese, condanniamo Putin e la Russia a sanzioni crescenti, ma non facciamo lo stesso con Israele, eppure entrambi gli Stati hanno invaso territori a loro estranei e sovrani nella loro integrità.

Solo la Spagna a conduzione socialista ha saputo alzare la voce nel merito, reagendo sia alle maggiori spese militari imposte dall'amministrazione americana sia bloccando le merci militari destinate ad Israele

Chi è complice di un criminale di guerra, è a sua volta un criminale, questo è affermato in tutte le legislazioni moderne, però pare che questo principio in campo internazionale non venga applicato se non con molto arbitrio.

Se sul piano internazionale l'arbitrio diventa dilagante, allora la guerra esplode su scala globale come è già accaduto in passato, e il costo per uscirne, più passa il tempo, per l'incremento di armi micidiale, più è destinato ad aumentare sia in termini di rovine sia in quello di vittime, specialmente tra popolazioni inermi

Purtroppo questa è l'epoca dei “bulli al governo” che sbraitano tanto, ma poi o non concludono nulla o fanno solo un gran casino che non finisce più.

Da questo punto di vista non possiamo che elogiare il governo cinese, che ha saputo far tesoro della sua millenaria saggezza confuciana, non promuove guerre sta pazientemente a guardare, e si fa alla grande gli affari propri che per questo vanno benone, fino a far diventare la Cina la maggiore potenza economica mondiale.

Pare quindi che con tanti litiganti “democratici” con velleità di “democrature” (regimi democratici che reprimono il dissenso o hanno il controllo assoluto delle comunicazioni), a godere sia il tanto vituperato “comunismo” in salsa di capitalismo di Stato confuciano

Diceva Mao: “Gli imperialisti non dureranno più molto, perché stanno commettendo tutti i misfatti possibili”

Possiamo dagli torto quando vediamo ormai affermarsi nelle società occidentali un degrado morale tale, non solo da generare guerre senza fine, ma anche da rendere persino più numerosi gli omicidi in famiglia rispetto a quelli delle criminalità organizzate che controllano ormai larga parte e delle economie occidentali?

Charlie Kirk aveva intuito che la svolta è necessaria innanzitutto a livello morale che che solo facendo riferimento al tessuto connettivo cristiano dell'Occidente, e rivolgendosi in particolare ai giovani, si poteva sperare di ottenere qualche risultato, impedendo un ulteriore degrado. Sulla sua maglia portava la scritta “Freedom”, perché credeva in quella verità universale che evangelicamente ci rende liberi, l'unica che con solide basi morali, può porre fine alla miseria morale ed ai misfatti che ne seguono. Con lui hanno usato una pallottola invece che tre chiodi

Poi come sempre accade, segue la retorica e i gadget, per mettere sotto una campana quello che cristianamente andrebbe gridato da ogni tetto

Nel Vangelo di Luca, Gesù dice ai suoi discepoli: "Tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti"

In effetti bisognerebbe andare anche lì, per evitare almeno che ci si spari..

giovedì 18 settembre 2025

CHARLIE KIRK UN MARTIRE SCOMODO

 





Charlie Kirk è morto per testimoniare le sue idee, e questo fa di lui anche etimologicamente un martire, specialmente se proprio lui ha dichiarato apertamente che la sua miglior morte sarebbe stata per quello in cui credeva.

Ora non tutte le idee sono condivisibili, ma se non esortano apertamente al crimine, devono essere comunque considerate rispettabili, anche se evidentemente avremo sempre chi si schiera per sostenerne alcune e chi invece lo fa per altre.

Anche Martin Luther King morì per le sue idee, martire dunque anche lui, come qualsiasi persona che si impegna per sostenere le proprie idee fino alla morte

E non si possono fare graduatorie o mettere qualcuno al di sopra di un altro, ci si può solo schierare per sostenere l'uno o l'altro

Chi uccide qualcuno disarmato nascondendosi vigliaccamente, dimostra sempre la paura di quelle idee, la incapacità di contrastarle con la ragione e un pubblico dibattimento.

Con Socrate e Gesù è accaduto lo stesso, anche con Matteotti, ma le loro idee non sono morte con loro, quindi non moriranno nemmeno quelle di Martin Luther King e di Charlie Kirk

Ma quali erano veramente le idee di Charlie Kirk?

E' stato detto che fosse un conservatore, indubbiamente era un repubblicano, sostenitore di Donald Trump, però subito dopo la sua morte molte sue affermazioni sono state estrapolate dal contesto in cui sono nate, fino a farne un intollerante personaggio dell'ultradestra. Ma è veramente così? A chi fa comodo che sia così? Sicuramente alcune sue affermazioni si rivelano contraddittorie, ad esempio Charlie Kirk si è sempre schierato per la tutela della vita sin dal suo concepimento, quindo contro l'aborto, ma la sua tutela della vita non si estende fino all'abolizione della pena di morte.

Come possa un autentico cristiano entrare in contraddizione così palese con se stesso, lo sapeva solo lui e purtroppo non ce lo potrà spiegare anche perché nessuno gli ha mai fatto una domanda così semplice e diretta tra i suoi interlocutori.

Ora a prescindere dalle dichiarazioni a caldo di vari esponenti sia della destra che della sinistra che non esistono da tempo perché, di fatto destra e sinistra sono del tutto speculari e hanno abbandonato i cittadini da tempo su questioni cruciali come i salari, i servizi pubblici, l'assistenza sanitaria, la scuola, la tutela della sicurezza nei posti di lavoro ecc. Ebbene, nonostante un po' tutti abbiano provato a strumentalizzare questa vicenda per farne un uso propagandistico, la dinamica di tale assassinio, così come il movente, non sembra molto corrispondere a come è stato liquidato in pochi giorni, c'è sicuramente qualcosa di più oscuro per chi non si accontenta delle facili giustificazioni deui media spesso pilotati dai poteri che li finanziano.

Innanzitutto è incredibile che, dopo l'attentato a Trump non riuscito per miracolo, i servizi di sicurezza americani non abbiano adottato adeguate misure di prevenzione per episodi analoghi, lasciando i tetti del tutto senza sorveglianza come era già accaduto in precedenza

In secondo luogo, sembra abbastanza incredibile che, non solo il giovane assassino possa aver raggiunto tale zona salendo sopra un tetto del tutto inosservato in pieno giorno, ma che pure con precisione chirurgica possa essere andato a bersaglio con un colpo solo letale avendo solo 22 anni ed esperienza di caccia ma non militare.

Innanzitutto Charlie Kirk non è stato ucciso da un esponente radicalizzato della sinistra, come pareva inizialmente per le scritte trovate sui bossoli, ma da un esponente dell'ultra destra più fanatica e integralista di quanto Kirk possa sembrare

A chi giova tutto questo? Evidentemente è questa la domanda che ci dobbiamo fare sempre in queste circostanze. Kirk sicuramente era un giovane molto promettente nell'ambito della politica repubblicana, uno che riceveva notevoli finanziamenti da coloro che condividevano le sue idee e volevano contrastare quelle opposte che circolano nei campus americani.

Kirk era molto attivo e disponibile verso i giovani che lo incontravano anche se non pare avesse molto seguito, non sicuramente quanto quello che è cresciuto intorno al suo operato dopo la sua morte

Fonti vicine a Trump e a Kirk affermano che egli si fosse schierato apertamente contro potenti gruppi finanziari americani come BlackRock, per le loro azioni speculative affermando tra l'altro che: “"Bisogna impedire a Blackrock di comprare case unifamiliari per poi affittarcele. È una semplice soluzione politica, se hai asset management da 100 miliardi non devi stare nel business delle abitazioni per famiglie, punto. Questo fa gonfiare artificialmente il costo delle case in tutto il paese. lo credo che avere una casa debba essere un bene morale per tutta l'umanità." 

Gli si può dare torto?

E ancora risalta il fatto che ultimamente si era opposto alla politica di Netanyhau, rifiutando un massiccio finanziamento offerto da una organizzazione sionista per la sua organizzazione Turning Point

In particolare si era schierato apertamente contro l'ingerenza dell'amministrazione israeliana nella politica internazionale ed amministrativa di Trump, sconsigliando Trump di bombardare per conto di Israele l'Iran, e suscitando per questo una reazione rabbiosa del Presidente USA.

I ricchi e potenti alleati di Netanyhau erano allora entrati in collisione con lui, non potendolo controllare mediante i finanziamenti, gli stessi che probabilmente assicurano alla amministrazione americana, per il sostegno ad Israele

Bisogna dire che l'organizzazione di Kirk è stata finanziata fin dall'inizio da potenti gruppi sionisti israeliani, e Kirk li ha ampiamente ripagati, sostenendo apertamente Israele in una campagna islamofoba e facendo anche viaggi di propaganda in quel Paese sostenendo la necessità della difesa contro Hamas e il terrorismo

Fin qui tutto bene..però ultimamente, dopo il massiccio assalto a Gaza e il massacro anche di molte vittime innocenti, Kirk ha cambiato atteggiamento, non solo per la questione di Gaza, ma anche perché i sostenitori di Israele tra i giovani repubblicani non sono nemmeno un quarto.

Nel luglio scorso Kirk aveva persino offerto sulla sua piattaforma TPUSA per i giovani un forum dove vari esponenti della destra ed ex di Fox News hanno apertamente denunciato la politica di Netanyhau 

In seguito a ciò Kirk è stato subito fatto oggetto di critiche feroci da parte di quei potenti finanziatori che invece sostengono Netanyhau negli USA. Una volta Kirk ha persino detto a Kelly: “Ho meno capacità… di criticare il governo israeliano rispetto agli stessi israeliani. E questo è davvero, davvero strano”. 

Il 9 settembre Kirk ha detto a Shapiro: “Forse dovremmo anche porci la domanda: i media stanno presentando totalmente la verità quando si tratta di Israele? È solo una domanda!”.

Ora è evidente che sia il governo israeliano che Netanyhau stesso hanno espresso il loro cordoglio per Kirk e che tutto ciò non può evidentemente far pensare ad un coinvolgimento del Mossad nella morte di Kirk, anche se l'attivista americano ha confessato apertamente di avere avuto paura, dopo le reazioni critiche alla sua iniziativa dei potenti gruppi sionisti che operano negli USA

E tutto questo potrebbe anche essere una montatura per voler screditare il governo israeliano che oggi, in ogni caso, ha più un problema enorme con la sua opinione interna rispetto a quello che potrebbe avere con i giovani repubblicani. Un problema che ha generato in Israele ultimamente manifestazioni di massa e che sicuramente una brutale occupazione militare non risolverà definitivamente.

Noi non possiamo che riconoscere il coraggio di Kirk, la sua disponibilità a rischiare in un Paese dove gli omicidi politici sono all'ordine del giorno anche nei confronti della parte avversa alla sua. La sua maieutica disponibilità al dialogo, anche se un po' a tesi, quella sua evidentemente da cui si partiva sempre, non quella socratica che trovava sempre la verità in itinere, durante il dialogo stesso

E' del tutto evidente che se uno fa una domanda a un trans del tipo: dimmi che cosa è per te una donna...dammi una definizione della parola donna..., parte da un concetto tutto suo e non è molto disponibile a dialogare per capire insieme all'interlocutore cosa effettivamente faccia parte dell'identità femminile

Però Kirk in un confronto a due (forse è meglio questa definizione di “dialogo”) ebbe a dire anche testualmente nei confronti di un giovane repubblicano che intendeva escludere i gay dal partito gridando che "è contro Dio", e chiedendogli se Kirk fosse davvero cristiano, che Gesù Cristo era amorevole accoglieva le prostitute, che non viviamo in una teocrazia che essere cristiani vuol dire avere una mente aperta ma restare fermi nella propria fede. 

A noi non resta che aggiungere “non giudicare per non essere giudicati”, per questo non giudicheremo Charlie Kirk ma lo ricorderemo sempre come una persona che, giuste o sbagliate che fossero le sue idee, ha avuto il coraggio di battersi disarmato per esse e di pagare il prezzo della propria vita per affermarle.

Per questo, anche se la verità sul suo assassinio probabilmente è più complessa di quello che sembra,  non gli mancheremo mai di rispetto.

Carlo Felici

giovedì 10 luglio 2025

SCENA MUTA?

 




Si concludono in questi giorni gli esami di maturità in tutte le scuole italiane senza che vi sia una adeguata riflessione sullo scopo, la validità e la funzionalità di tali prove.  

Dopo innumerevoli riforme, ciascuna delle quali ha vanamente cambiato i sistemi di valutazione, si è tornati alla vecchia contabilità dei voti, al giudizio numerico frutto di medie matematiche di risultati conseguiti durante gli anni e durante le prove di esame. Questo è avvenuto i tutti i cicli della scuola secondaria, sia di primo che di secondo grado, medie e superiori.

Eppure i risultati, misurati anche con le prove INVALSI, non sembrano certificare un vero salto di qualità nella preparazione degli studenti italiani. Qual è dunque il difetto di origine di un sistema che non produce risultati adeguati, in particolare nella motivazione e nella formazione degli studenti? Tenendo conto che formazione è null'altro che il frutto della motivazione. Poiché solo uno studente altamente motivato, può conseguire alti risultati formativi.

Chi come me ha insegnato per svariati decenni nella scuola secondaria di primo e secondo grado una idea precisa se l'è fatta, ma prima di esporla sarà il caso di analizzare le risposte che gli stessi studenti stanno cominciando a dare.

Sono comparsi i casi di uno studente e di una studentessa che hanno rifiutato di sottoporsi all'esame orale, pur sapendo che la loro “media matematica” avrebbe consentito loro di superarlo lo stesso, adducendo più o meno le stesse motivazioni, troppo sbrigativamente liquidate da una preside come “di comodo”

Ebbene, ciò che gli studenti mettono in risalto come negativo, non è un singolo aspetto di questo o quell'indirizzo scolastico e nemmeno la struttura del ciclo scolastico, ma l'architrave stesso che sorregge ancora tutto il sistema formativo scolastico italiano, tuttora basato come più di un secolo fa, sul voto numerico.

Lo studente non accetta di essere ridotto ad un numero, che cioè tutta la pedagogia dei docenti italiani sia ridotta ad una docimologia contabile, la quale spinge inevitabilmente gli studenti e le famiglie a confrontarsi su risultati stabiliti da numeri, e sovente genera anche forme di competizione insopportabili e frustranti fra gli studenti stessi o proteste al limite del nevrotico nelle famiglie se uno studente non arriva a ciò che la mamma o il papà si aspettano in termini numerici

Eppure la realtà dimostra che anche gli studenti che escono con una votazione alta dagli esami di maturità, sovente hanno una preparazione a dir poco mediocre, o comunque priva di quel senso critico, di quella inventiva, o di adeguata originalità per produrre innovazione e creatività negli studi superiori o nel lavoro.

E' quindi evidente che un tale sistema, nonostante ci si continui a ripetere che è necessario per formare dei giovani ad affrontare le difficili sfide della vita, si sta rivelando del tutto fallimentare.

E il motivo è presto detto, esso riduce infatti il rapporto tra docente e studente a mero calcolo statistico e a contabilità, aggravando e rendendo frustrante il rapporto tra gli stessi studenti, basato sul confronto spesso spasmodico tra votazioni numeriche diverse.

C'è un evidente difetto di formazione nei docenti italiani, specialmente in quelli di scuola superiore. C'è il pregiudizio duro a morire, per cui chi sa, inevitabilmente sa pure insegnare, cioè chi è padrone della sua materia, è automaticamente anche in grado di insegnarla. E questo è quanto di più pedagogicamente sbagliato, fin dai tempi di Socrate, il quale insegnava che affinché qualcuno possa imparare, è necessaria un'arte maieutica, una propensione all'osservazione dell'interlocutore e al dialogo formativo che conduce ad una scoperta condivisa, tale è il senso originario della verità per coloro che hanno inventato la storia e la filosofia. 

Heidegger mise bene in risalto la differenza di etimologia e di senso nei due vocaboli che in greco e in latino hanno come comune significato la verità. Uno è alethéia, l'altro veritas.

Il primo vocabolo composto da un alfa privativo e da un derivato di lanthàno che vuol dire nascondo, esprime il significato del non nascondimento, della scoperta continua destinata a perfezionarsi, il secondo che ha come radice Wer, ci riporta alla fede per qualcosa di indiscutibile e quindi anche al conformare una opinione a quello che viene definito un fatto, senza considerare che altri fatti potrebbero smentirlo. La verità latina ha senso solo se la si crede e la si impone come tale, quella greca solo scoprendola sempre meglio.

E' quindi del tutto evidente che la scuola italiana si basa tuttora sul senso e significato della verità latina. Ci devi credere perché te lo dico io insegnante e tanto meglio tu mi ascolti, tanto più credi in quello che ti dico conformandoti a come te lo dico e ai miei contenuti, tanto più i tuoi risultati saranno positivi e degni di lode

Come è evidente, in tal modo non si contribuisce alla crescita di menti autonome e creative, ma solo alla creazione di ripetitori, che sicuramente, in quanto tali, saranno con un tempo non troppo remoto sostituiti da robot, accomunati in questa sorte anche dagli insegnanti. Un robot infatti è capace di memorizzare ed esporre in maniera impeccabile un numero di nozioni infinitamente maggiore rispetto a come può esserne in grado un essere umano.

Una scuola di robot in cattedra che misurano numericamente i risultati mediante quiz a risposta multipla, valutando in maniera contabilizzata i risultati, non è molto lontana dalla realtà odierna e sicuramente potrà essere anche molto più efficiente. Ma cosa produrrà? Evidentemente solo individui predisposti a credere ed a conformarsi, cioè ad obbedire senza derogare dal loro percorso, una scuola cioè di automi inevitabilmente frustrante e incubatrice di odio che, come abbiamo già visto molte volte negli USA, dove il verbo “competition is competion” è legge e “veritas”, sovente è destinata ad esplodere in violenza incontrollabile in sparatorie nel mucchio, generate da una inevitabile e inarrestabile frustrazione. Noi, nonostante gli illustri trascorsi ormai da svariati decenni, della scuola italiana, ci stiamo avviando per quella strada.

Allora sarà il caso di arrestarsi in tempo, di rimettere al centro di ogni assetto formativo non il numero, ed il voto che ne consegue, ma l'essere umano, con un duplice scopo: dialogare con lo studente e osservarlo attentamente ed interdisciplinarmente, nel suo processo di crescita formativa.

Ma senza programmarla, come oggi si fa, privandosi del suo contributo, cioè senza valutare livelli di partenza ed obiettivi da conseguire, privandosi dell'ascolto e dell'osservazione in itinere dei risultati che si possono ottenere ed incrementare in base alla natura stessa dell'alunno con cui ci si confronta. Non può esistere un programma o una programmazione per una intera classe così come non possono esistere indirizzi uguali per tutti durante il percorso di crescita dei singoli alunni, perché ogni alunno ha una natura, una personalità, una storia e una attitudine che deve scoprire sempre meglio, osservando quel che gli è più congeniale ed assecondandolo mediante il contributo maieutico del suo insegnante. Così come ogni alunno deve imparare a competere non con altri diversi da lui, ma sempre e soltanto con se stesso, con quello che, a poco a poco, o magari rapidamente riesce ad imparare e migliorare, rispetto al suo passato.

La valutazione per ogni alunno così non deve essere effettuata in base al sapere acquisito ma a quanto egli ha saputo incrementarlo, per come è riuscito a migliorare il suo sistema di apprendimento, volta per volta con il tempo di fronte agli stimoli che l'insegnante gli ha messo a disposizione. E l'arte dell'insegnante è proprio quella di creare stimoli che incrementino le motivazioni, con tutti gli strumenti che egli riesce a mettere in campo, non solo con la sua cultura libresca, ma persino con una passeggiata in un bosco, con un film, o una rappresentazione scenica

E' tempo che i cosiddetti “programmi e manuali” vengano dati al macero, perché non esiste un programma tanto adeguato da adattarsi alla personalità di ciascuno studente, esiste una classe in cui, dialogando al suo interno si possono fare programmi discussi ed approvati da tutti e che tutti a quel punto rispettano, perché corrispondono, in linea almeno di massima, alle attitudini e alle motivazioni di tutti.  

Mettiamocelo bene in testa, solo uno studente altamente motivato e pienamente coinvolto, specialmente nel ciclo di studi superiori (ma io partirei anche dalla terza media) riesce a conseguire e a condividere obiettivi formativi elevati. Uno studente soggetto al continuo confronto con altri e ossessionato dal dover soddisfare il suo insegnante per prendere un voto alto, magari uscirà dalla scuola con un pezzo di carta con un numero alto, ma sicuramente con una testa incapace di pensare autonomamente.

Forse è questo che una società governata in modo autoritario vuole assicurarsi per il futuro, ma sicuramente non è questo l'obiettivo che può rendere competitivo un Paese, in sede globale

Altrimenti i nostri studenti più preparati non se ne andrebbero all'estero per specializzarsi nel pensare con la testa propria e trarre maggiori vantaggi da essa.

Noi dobbiamo, per riformare seriamente la scuola, ripensare i cicli scolastici ed i sistemi di valutazione. Innanzitutto creare un ciclo continuo che segua pedagogicamente uno studente e lo accompagni anche esistenzialmente negli anni più difficili della sua crescita umana ed esistenziale, dalla preadolescenza, dai 12 fino ai 16 anni, dando risalto in tale ciclo a tutti gli aspetti che possono aiutare la sua personalità a crescere e a relazionarsi con altri, sulla base di valori condivisi.

Poi dare ampio spazio alle sue attitudini, non con licei a compartimenti stagni, ma con la possibilità facilitata di passare da un liceo e persino da un corso all'altro valutando e potenziando le competenze, le attitudini e le motivazioni che ogni studente mette in campo e, a questo punto, dandogli anche la possibilità di valutare lo stesso insegnante in base alla qualità dei risultati che riesce ad ottenere

Il voto va semplicemente abolito, con delle note specifiche sul percorso di ciascuno studente inerenti alla sua base di partenza, alle sue difficoltà, ai risultati che ha ottenuto prendendone coscienza e superandole, e a come è riuscito ad interagire meglio con gli altri.

Io immagino i futuri esami di maturità come esami di equipe, cioè con piccoli gruppi, magari sorteggiati, che interagiscono e creano qualcosa in comune in un laboratorio creativo, da discutere nello stesso gruppo e con i docenti nella prova finale

Le valutazioni finali saranno condivise, al massimo su tre livelli, adeguato, innovativo e creativo. Ovviamente tenendo conto della possibilità che sia inadeguato per mancanza di motivazione, di impegno e di condivisione

Perché la vita alla fine è quella che ci giudica di più e nella vita gli esami “non finiscono mai” e li si supera sempre se si ha una buona motivazione, una capacità di innovare rimettendosi in discussione, e soprattutto di partecipare e condividere, per fare in modo che l'impegno di ciascuno sia potenziato dallo stesso impegno di coloro che ne sono partecipi. Le scuole giapponesi, altamente competitive funzionano così, alta preparazione individuale, ma estrema disciplina di gruppo, chi va per conto suo alla fine si vergogna prima ancora di essere estromesso o bocciato.

In molte scuole scandinave non esiste più l'insegnamento frontale, eppure sono quelle che presentano i migliori risultati didattici

Più di 2000 anni fa lo stesso Seneca si lamentava per un sistema scolastico che puntava più sulle necessità della scuola rispetto a quelle indispensabili per la formazione degli alunni e stigmatizzava la sua critica in una delle sue Lettere a Lucilio con la frase “Non vitae sed scholae discimus”. Non stiamo imparando a vivere ma ad adeguarci alla scuola

Quindi nonostante non i secoli, ma persino i millenni passati, siamo ancora a questo, esasperando la burocrazia scolastica con infinite ed asfittiche riunioni, con collegi inesauribili e inconcludenti, con relazioni spesso autoreferenziali ed astruse..si potrebbe continuare, ma mi fermo evidenziando la necessità di invertire la frase di Seneca, non facendone il pietoso specchio di una realtà immutabile, ma un auspicio vero per una scuola nuova e soprattutto per una vita nuova

Non scholae sed vitae discimus. Non impariamo per qualcosa che resterà confinato e ripetuto all'infinito nelle mura degli edifici scolastici, ma per una vita che ormai si può e si deve estendere globalmente a tutta la civiltà umana, In un palcoscenico talmente vasto da rendere impossibile ogni scena muta.


Carlo Felici




mercoledì 25 giugno 2025

SI VIS PACEM PARA CIVITATEM

 





Durante un recente dibattito parlamentare, abbiamo ascoltato la Presidente del Consiglio pronunciare la famosa frase latina “si vis pacem para bellum”, spesso tradotta convenzionalmente con “se vuoi la pace, preparati alla guerra”

Ora l'origine di questa frase risale a vari autori latini fra i quali spicca Flavio Vegezio, funzionario aristocratico romano del V secolo, il quale scrisse un trattato: Epitoma rei militari, su richiesta dell'imperatore che, in quel periodo, era con molta probabilità, Teodosio II, in un'epoca imperiale di decadenza in cui la parte occidentale dell'Impero stava per dissolversi

Non è dunque questa massima figlia di un momento di splendore e di grandezza dell'impero, ma piuttosto di paura e di incipiente disgregazione, in cui bisogna essere sempre pronti allo stesso tempo a prepararsi alla guerra, ma anche a “pararla”, nel senso che il verbo latino “parare” esprime in uno dei suoi vari significati, cioè prepararsi, nel senso di difendersi e tutelarsi, che spesso allora consisteva nel deviare i conflitti da Oriente ad Occidente. Più o meno come fanno oggi i Paesi egemoni, nelle periferie del mondo

La frase è stata usata dalla Meloni per giustificare l'aumento delle spese militari che, secondo le indicazioni NATO, dovrebbe portare il nostro Paese, come altri, al 5% rispetto al PIL. Questo soprattutto per la minaccia di Trump di sganciarsi dalla difesa europea. Ipotesi altamente improbabile, dati i fortissimi interessi americani nella permanenza strategica delle loro basi, specialmente nel nostro Paese, dove ci sono più di cento istallazioni militari sotto il controllo diretto o indiretto della NATO. L'Italia accoglie circa dodicimila soldati americani, nelle basi NATO e nei principali punti strategici per la difesa e l'offensiva del fronte Sud che investe il Mediterraneo. Data la rilevanza assunta dal contesto mediorientale nella crisi bellica attuale, è molto facile capire come il nostro Paese diventi imprescindibile nel quadro strategico delle operazioni militari di tale scenario sempre più caldo.

Ma la Presidente del Consiglio ha legato le sue affermazioni anche ad un contesto di maggiore sovranità nazionale, asserendo che più un Paese è in grado di difendersi militarmente con mezzi adeguati e moderni, più può sottrarsi ad un destino di sudditanza rispetto ad altri ingombranti alleati che ne possono influenzare l'andamento geo strategico. Così come è allo stesso tempo necessario che tale Paese sia credibile, portando avanti gli impegni presi a livello internazionale

Tutto ciò potrebbe apparire come una giustificazione valida, per un programma piuttosto oneroso di investimenti che può produrre risultati vantaggiosi in termini economici, per il nostro Paese, se soprattutto verranno finanziate industrie militari italiane, ma, se gli investimenti andranno soprattutto verso l'acquisto di armi dall'estero in Europa per esempio dalla Germania, oppure dagli USA, evidentemente l'effetto sarà solo di dissanguare le casse dello Stato, aumentando vertiginosamente il debito e incrementando tagli che già ad esempio, nel settore scolastico e in quello sanitario, si stanno rivelando rovinosi.

Ma la domanda piuttosto è, a prescindere dalla entità delle spese militari, l'Italia è in grado di esercitare una politica autorevole soprattutto nel contesto mediterraneo e mediorientale, a prescindere da quelle che sono le indicazioni dell'amministrazione americana?

Quanto conta in Europa il Paese che accoglie più basi militari nel suo territorio nel nostro continente dopo la Germania?

Sicuramente, rispetto agli anni passati, ed in particolare agli ultimi del secolo scorso, il nostro ruolo risulta altamente depotenziato, per non dire affidato anche di recente a degli incompetenti.

Se è molto difficile risalire la china in questo periodo, per ragioni di consensi (la gente non vota più) e di risorse che scarseggiano notevolmente, è altresì fondamentale non perdere, in nome di questioni apparentemente emergenziali, la tenuta democratica e la sovranità parlamentare. A tal proposito bisogna dire che quando la Presidente del Consiglio, assicura che ogni decisione che riguardi una partecipazione del nostro Paese a imprese militari dovrà passare per un dibattito parlamentare, va sicuramente apprezzata. Specialmente considerando che lo stesso Trump ha agito senza alcuna autorizzazione da parte del suo Congresso

La tradizione dell'impegno militare italiano è soprattutto quella di garantire un ruolo di mantenimento della pace, con opportune iniziative sia per la mediazione durante i conflitti sia per la tutela delle loro vittime e dei profughi e rifugiati che ne derivano.

A questo quindi vanno principalmente destinate le risorse militari se proprio si deve incrementarle, ad apparati logistici, tecnologici di avanguardia (perché la guerra ormai è soprattutto hakeraggio), a strutture medico militari, a infrastrutture che consentono di agevolare gli aiuti in Paesi colpiti dalla guerra (costruzione di ponti, strade, ospedali) e in particolare a rafforzare e dotare di mezzi avanzatissimi e sofisticati, il sistema di intelligence, per esempio facendo apprendere al personale militare le lingue dei Paesi in cui si deve operare. Non è quindi soltanto comprando cannoni, missili, droni, aerei, o carri armati che si costruisce un efficiente apparato di Difesa agile e moderno, adatto alle sfide dei nostri tempi.

Resta il nodo della cosiddetta “Difesa Europea”, molti reclamano un esercito europeo con le sue divise, bandiere e comandi unificati. A ben guardare però in Europa, così come è, e non come vorremmo che fosse, tale velleità appare piuttosto come un'Araba Fenice, cioè che tutti sanno che ci sia, ma solo sulla carta, e però dove concretamente sia nessun lo dice.

L'Europa è stata in passato il continente più feroce e guerrafondaio al mondo, si è logorata nelle guerre intestine diventate mondiali, e causate dai suoi nazionalismi contrapposti che hanno avuto come unico risultato il ridurla in macerie più di ottant'anni fa e renderla succube di due potenze contrapposte che, da allora, non hanno mai finito di osteggiarsi, spartendosi l'egemonia nel nostro continente

Tuttora Russia e Stati Uniti si contendono la loro supremazia in Europa, e pensare che tutti gli europei, anche nei Paesi occidentali stiano tutti dalla parte degli Stati Uniti, è una pia illusione. Per cui se, puta caso, avessimo un confronto militare diretto tra i due blocchi, non pochi sarebbero i casi di guerra civile anche nei vari Paesi europei

E' pertanto indispensabile non solo non partecipare ad un confronto militare diretto con la Russia, sapendo arginare e trovando finalmente una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, ma è anche fondamentale ristabilire un equilibrio nei rapporti internazionali, diplomatici ed economici tra UE e Russia, tenendo anche conto del fatto che la Russia ha giocato un ruolo importantissimo nel contrasto all'espansione del terrorismo islamista.

Attualmente con il suo minaccioso riarmo la Germania non sembra comprendere la necessità vitale per i suoi interessi e per quelli europei, di una nuova Ostpolitik, cioè di una fondamentale opera di distensione e pacificazione ad Est dei confini della UE, cercando di svolgere una opportuna mediazione tra UE e Russia, ma puntando piuttosto a contrastare quella che viene considerata una minaccia, con un'altra mediante l' incremento vertiginoso del riarmo, uguale ed inversa

Sicuramente la Russia sta approfittando di questo scollamento tra UE e USA per ottenere la maggior parte dei risultati territoriali possibili, con l'obiettivo di umiliare il governo ucraino, trascurando ogni sua esigenza di tutelare la propria sovranità nazionale.

Per gli americani, l'Ucraina non è più una priorità, e pare che stiano lasciando che il governo ucraino vada a logorarsi fino a che non sarà costretto alla resa, la “martoriata ucraina” trova sempre meno spazio anche nelle omelie, ma continua a soffrire bombardamenti sempre più pesanti, che non saranno certamente fermati da una schiera di “volenterosi” facenti capo o alla Gran Bretagna o alla Francia, perché di europei pronti ad immolarsi per l'Ucraina ce ne sono sempre meno

Il timore maggiore, dunque, per una Europa che non è ancora capace di agire all'unisono ed è tenuta insieme soprattutto dalla sua burocrazia e dalla sua moneta, è che vada incontro ad una nuova epoca di riarmo in ordine sparso con obiettivi non solo divergenti, ma anche rischiosamente contrapposti, quando entrano in gioco ruoli di primo piano nel continente, che ci ricordano tristemente ere napoleoniche o hitleriane.

E' quindi indispensabile rafforzare, in un momento come questo, l'alleanza con gli USA, contando sul fatto che se Trump con le sue velleità altalenanti, prima o poi dovrà lasciare il comando, il rapporto tra gli Stati Europei e gli USA dovrà conservare i suoi obiettivi di tutela delle libertà fondamentali, di prevenzione delle crisi belliche internazionali, di contrasto ad altre egemonie di Stati con straripanti interessi continentali che al loro interno non manifestano alcuna alternanza democratica e sono retti da capi di Stato praticamente inamovibili per decenni, silenziando ogni sorta di opposizione.

Ci sono forze politiche anche in Italia che tendono a dipingere gli USA esclusivamente come un Paese guerrafondaio ed imperialista, in fondo le stesse che erano collaterali al partito comunista più forte dell'Occidente fino alla caduta del Muro di Berlino, con il solo risultato che nel nostro Paese la guerra civile iniziata nel 1943, con l'8 settembre, è perdurata per decenni nel dopoguerra in modo strisciante e violento, portando a pericolose collusioni tra apparati ideologici estremisti e velleitari e terrificanti organizzazioni criminali, mietendo così vittime innocenti, nei treni, nelle piazze e nelle stazioni, colpendo anche le menti più illuminate del nostro Paese.

Gli Stati Uniti sono un Paese pieno di contraddizioni, ma che conserva ancora una capacità di rinnovarsi e mettersi in discussione, soprattutto osservando personaggi come Sanders e le manifestazioni oggi crescenti ed imponenti contro Trump, in particolare nelle università e in California, questo in altri Paesi come la Russia o la Cina non accade.

Ovviamente noi dobbiamo avere un ruolo credibile ed affidabile, specialmente proseguendo la politica del dialogo con tutti, persino con un criminale di guerra come Netanyhau, perché grazie a questo dialogo anche col “demonio”, siamo riusciti a mettere in salvo più palestinesi rispetto a tutti gli altri Paesi europei e a portare la maggiore quantità di aiuti a Gaza che altri non sono riusciti a portare

La politica trumpiana fatta soprattutto di grosse dichiarazioni presto ridimensionate dai fatti, prima o poi si ridimensionerà o imploderà, un legame di civiltà invece non può e non deve implodere né deflagrare. L'Europa non deve fare a gara per chi si riarma di più, deve conservare il suo livello fondamentale di civiltà, di democrazia, di collaborazione e di tolleranza, incrementandolo tanto più quanto altrove esso regredisce

Perché sono sempre le armi della civiltà a prevalere, e anche quando un popolo sembra sconfitto, esso è invece destinato a vincere sul suo vincitore.

Se infatti i Romani dicevano “si vis pacem para bellum”, allo stesso tempo riconoscevano che “Graecia capta ferum victorem cepit”

Così una rinnovata Europa di cui nessuno oggi può fare a meno, pur essendo stata vinta da USA e URSS (oggi Russia), può e deve vincere, non solo in armi ma soprattutto in civiltà, i suoi rozzi vincitori di ieri e di oggi


Carlo Felici


lunedì 23 giugno 2025

THE FAKEMAKER



 In pieno Far West, in America nel 1873 circa, si diffuse una pistola “rivoluzionaria”, non più ad avancarica ma a retrocarica con tamburo rotante e a single action, capace cioè di sparare a ripetizione con una sorprendente continuità di fuoco solo alzando il cane ogni volta. Fu la pistola che ebbe più successo nel West e che era destinata a dirimere le sfide per portare la pace in quei territori in cui l'amministrazione centrale stentava ad esercitare il suo controllo, tramite i suoi sceriffi, giudici o le giubbe blu dell'esercito. E' quella pistola che tuttora fa da protagonista nei film western che rievocano quelle vicende anche se sicuramente edulcorandole

Ebbene quella pistola si chiamava Peacemaker, poiché in un modo o nell'altro portava la pace, in quanto ogni cosa era destinata a risolversi tramite il suo operato, e la pace, anche eterna, arrivava prima o poi, a seconda della destrezza con cui veniva impugnata

A distanza di oltre un secolo, colui che è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, chiamandolo “il nuovo sceriffo in città” e auto nominandosi proprio col nome di quella pistola: “Peacemaker”, poiché al suo primo insediamento esordì dicendo: “io non inizio le guerre, le finisco”, ebbene questo presunto “Peacemaker” pare si riveli molto presto come un “Fakemaker”, cioè un fabbricante di corbellerie, uno che appunto un milanese chiamerebbe pure un “pistola”, cioè potremmo dire un “cazzone”, uno che non brilla certo per qualità strategiche o intellettive.

Avendo condotto una campagna elettorale all'insegna dell'America First, si è fatto pienamente imbambolare dal “Netanyahu first" E quell'America che un tempo esercitava la sua leadership nel mondo dettando l'agenda strategica ai suoi alleati, ora pare invece seguire pedissequamente le esigenze del suo alleato principale, senza nemmeno criticarlo minimamente.

Netanyahu vuole spianare Gaza, e deportare i palestinesi? Bene, Trump promette di farci un paradiso turistico con tanto di casinò e resorts, senza minimamente curarsi delle povere vittime innocenti, specialmente donne e bambini che muoiono quotidianamente sotto i bombardamenti israeliani

Netanyahu che sente la sua stessa popolazione protestare per il perdurare di una guerra inutile e dannosa, accusa il Paese più controllato al mondo dall'Agenzia Atomica Internazionale che non conferma, di produrre la bomba atomica e lo bombarda senza curarsi di nessuno? Bene, (anzi male) Trump lo segue e manda i suoi bombardieri strategici a bombardare siti da cui l'uranio è stato già tolto, solo per esibire una potenza militare nel mondo e far contento il suo principale socio.

Ma lo fa, ed è questa la cosa più grave per la democrazia americana, senza consultare nessuno, avvertendo solo il suo principale alleato militare: la Gran Bretagna, e soprattutto senza consultare né avvertire il Congresso, non essendo gli USA minacciati, ma avendo intrapreso una azione di guerra contro un altro paese sovrano che non aveva attaccato gli Stati Uniti.

Ovviamente i media imbambolati dal politically correct a senso unico di genuflessione verso l'amministrazione attuale americana, evitano di sottolineare questo grave vulnus non solo verso il diritto internazionale, ma soprattutto verso gli elettori statunitensi e verso la loro democrazia

Certamente se un presidente con un curioso cappellino in testa, decide quando gli pare di fare la guerra a chi gli pare mentre qualcuno dei suoi collaboratori fa le corna, questa sarebbe una ottima sequenza per un film comico, ma un po' meno decisamente se effettivamente si tratta concretamente del Presidente degli Stati Uniti, forse più che un impeachment occorrerebbe un trattamento sanitario.

Fatto sta che però Trump non è così folle come sembra, sa infatti benissimo che l'Iran avrà ben poco da una Russia che ha deciso di avere ottimi rapporti con Israele, tenendo conto anche del fatto che i principali sostenitori di Netanyahu, sono proprio in maggioranza tra gli emigrati sovietici prima e  russi poi in Israele e che Israele non si è sognata minimamente di varare sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina. Sa anche che la Cina è solo interessata ai suoi affari, come sempre, e l'unica cosa che le interessa, è che lo stretto di Ormuz non venga chiuso, come d'altronde alla maggioranza di coloro che fanno affari nel mondo. Inoltre sicuramente Trump ha calcolato che l'Iran non ha paesi amici od alleati nell'area mediorientale, in quanto Paese sciita in un contesto prevalentemente sunnita. Infine probabilmente non gliene importa nulla del cambiamento di regime in Iran, anche se una volta dice di non volerlo, poi subito dopo il suo contrario, come spesso accade con tale personaggio. Anzi, in fondo, sta facendo un grandissimo favore al regime in atto, perché le proteste, che stavano crescendo, in tal modo, con la guerra in atto, si bloccano di sicuro e anche gli oppositori, in nome della difesa dell'integrità nazionale, tornano a cuccia

Esattamente come sta accadendo in Israele che, prima dell'attacco all'Iran, era sull'orlo di una guerra civile, con manifestazioni di protesta quasi quotidiane. Mentre ora tutti zitti e rintanati nei rifugi

Si ripete in grande lo stesso giochetto tra Israele ed Hamas, l'uno attaccando l'altro in uno stato di permanente conflitto, è destinato a diventare il suo “migliore nemico”, quello che maggiormente può garantire consenso emergenziale ad un governo liberticida e corrotto

Tutti i regimi autoritari cercano di restare in piedi, usando la guerra, persino il fascismo, in crisi di consensi, fece tre guerre in 20 anni, sperando di salire sul carro del vincitore e devastando l'Italia e costringendola ad un futuro di vassallaggio. In Grecia lo stesso, il regime dei colonnelli cadde in seguito ad una guerra. In Spagna e Portogallo la caduta dei regimi fu dovuta a conflitti coloniali

Ora si tratta semplicemente di vedere quanto potranno resistere il regime iraniano e quello israeliano bombardandosi a vicenda, sapendo però perfettamente, e lo hanno dimostrato i mercati per primi, che nessuno li seguirà in tale scellerata escalation

Lo sanno anche gli USA che sono partiti, per la loro missione “martello di mezzanotte”, dal loro Paese e non dalle basi dei loro alleati. Probabilmente lo sa anche Israele che, dopo il suo attacco che ha mandato all'aria le trattative in corso, è sottoposta quotidianamente al “mazzarocco missilistico di mezzogiorno”..e oltre

Speriamo lo sappia almeno l'ONU o il suo fantasma che ha riunito con un certo ritardo e su richiesta iraniana, il Consiglio di Sicurezza. A tal proposito rileviamo che la maggior parte dei Paesi membri, non ha condannato gli USA per l'attacco immotivato ad un Paese sovrano, ma ha semplicemente espresso una censura per l'escalation militare del conflitto tra Israele e l'Iran e soprattutto per le tragiche conseguenze sulla popolazione civile

La questione della bomba all'Iran assomiglia tremendamente alle armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate e mai minimamente confermate

L'Iran non è l'Irak, ha resistito nei millenni a notevoli invasioni, persino a quella Romana, quindi una guerra sul campo in quel Paese non è minimamente immaginabile

Gli USA dopo la guerra di Corea, che sostanzialmente finì in un pareggio, non hanno più vinto palesemente nessun'altra guerra. In Irak la situazione è tuttora instabile, in Afghanistan sono stati messi in fuga dai talebani e nel mondo la loro credibilità internazionale è fortemente compromessa.

E' davvero sconfortante osservare come, nonostante le promesse elettorali di Trump che si era accreditato seriamente come Pacemaker, dicendo che avrebbe fatto finire le guerre in un batter d'occhio, oggi accada l'esatto contrario, perché le guerre con lui, non solo perdurano ma si stanno anche incrudelendo.

L'Europa non si lasci coinvolgere e faccia della sua inerzia una virtù mediatrice, perché una guerra non perdura mai all'infinito e perché poi c'è sempre da lavorare per spalare le macerie. E dica chiaramente a Trump che il suo destino non è quello di un Peacemaker, ma di fatto quello di un Fakemaker, sperando che, di fronte alle proteste montanti del suo popolo, non agisca come i regimi e scateni una guerra più vasta.

I latini dicevano “bis peccare in bello non licet”...però ci pare, francamente, che finora di errori ne siano stati commessi ben più di uno, e per la pace nel mondo non possiamo certo affidarci agli scongiuri dello staff militare di Trump.


Carlo Felici