Leonardo Boff*
Tutto
ciò che è sano si può ammalare. Anche le religioni e le chiese. Oggigiorno
in particolare assistiamo alla malattia del fondamentalismo che
contamina settori importanti di quasi tutte le religioni, chiesa
cattolica compresa. A volte c'è una vera guerra religiosa. Basta seguire
alcuni programmi religiosi, soprattutto televisivi, di stampo
neopentecostale, ma anche di alcuni settori conservatori della Chiesa
Cattolica per udire la condanna di persone e gruppi, di certe correnti
teologiche o delle religioni afro-brasiliane presentate come invenzioni
diaboliche.
L'espressione
maggiore del fondamentalismo di stampo pugnace e sterminatore è quella
rappresentata dallo Stato Islamico che fa della violenza e
dell'assassinio del «differente», l'espressione della sua identità. Ma
c'è un' altra tendenza riprovevole, molto presente nei mezzi di
comunicazione di massa, specialmente in televisione e radio: l'uso della
religione per fare molti proseliti, predicare il Vangelo del benessere
materiale, scucire soldi agli adepti e arricchire pastori e vescovi
(vescovi, per auto-poclamazione). Ci sono anche religioni di mercato,
che ubbidiscono alla logica del mercato, della concorrenza e
dell'aggregazione del massimo numero possibile di persone per un più
corposo accumulo di denaro.
Se
osserviamo attentamente, nella maggioranza di queste chiese mediatiche il
Nuovo Testamento è citato raramente; predomina, nella predicazione,
l'Antico Testamento. Si capisce perché: il Vecchio Testamento, eccetto i
profeti e qualche altro testo, enfatizza il benessere materiale come
espressione del gradimento di Dio. La ricchezza occupa il posto
centrale. Il Nuovo Testamento esalta i poveri, predica la misericordia,
il perdono, l'amore verso il nemico, amplia la solidarietà verso i poveri e verso i
caduti lungo il cammino. Dov'è che si sente dire perfino nei programmi
cattolici, le parole del Maestro: Beati voi poveri perché vostro è il
Regno di Dio?
Si
parla troppo di Gesù e di Dio, come di realtà disponibili sul mercato.
Tali realtà sacre per loro natura, esigono riverenza e devozione,
silenzio rispettoso e compostezza devota. Il peccato più frequente è
contro il secondo comandamento: Non usare il santo nome di Dio invano.
Invece questo nome è incollato ai vetri delle macchine, perfino sul
portafogli, quasi che Dio non stesse in ogni luogo. Gesù di qua Gesù di
là, una banalizzazione dissacrante e irritante.
Quel
che fa più male e scandalizza sul serio è usare il nome di Dio e di
Gesù per fini esclusivamente commerciali. Peggio, per coprire imbrogli,
furti di denaro pubblico e lavaggio di soldi. C'è perfino un'impresa
chiamata Gesù. Nel nome di Gesù hanno fatto la cresta per milioni in
truffe ed imbrogli, nascondendo il tutto in banche straniere e con altre
corruzioni che coinvolgono i beni pubblici. E tutto questo con la
maggiore sfacciataggine.
Se
Gesù stesse ancora in mezzo a noi, sicuramente farebbe quello che ha
fatto ai mercanti del Tempio: prese uno scudiscio e li fece scappare e
rovesciò i tavoli dei cambiavalute. Per queste deviazioni da una realtà
sacra, perdiamo l'eredità umanizzante delle scritture giudeo-cristiane
e specialmente il carattere liberatore e umano del messaggio e della
pratica di Gesù.
La religione può fare il bene migliore, ma può fare
anche il male peggiore.
Sappiamo
che l'intenzione originaria di Gesù non era quella di fondare una nuova
religione. Ce n'erano tante al suo tempo. Non pensava a una riforma del
giudaismo vigente. Lui voleva insegnarci a vivere, orientati dai valori
presenti nel suo sogno maggiore, quello del Regno di Dio, fatto di
amore incondizionato, di misericordia, perdono e abbandono fiducioso in
Dio, chiamato Papà (Abba, in ebraico) con caratteristiche di madre
d'infinità bontà. Lui ha messo in marcia la gestazione di un uomo nuovo e
di una donna nuova, l'eterna ricerca dell'umanità.
Come
il libro Atti degli Apostoli lo descrive, il Cristianesimo
inizialmente era più movimento che istituzione. Si chiamava il Cammino
di Gesù, realtà aperta ai valori fondamentali che il Signore aveva
predicato e vissuto. Ma nella misura in cui il movimento cresceva,
fatalmente si trasformava in istituzione, con regole, riti e dottrine. E
il potere sacro (sacra potestas) si costituì come asse organizzatore di
tutta l'istituzione che adesso si chiama Chiesa. E questa ne ha
fagocitato il carattere di movimento. Dalla storia apprendiamo che là
dove il potere prevale, sparisce l'amore e scompare la misericordia.
Questo è quanto è accaduto, purtroppo.
Secondo
Hobbes il potere si mantiene soltanto cercando sempre più potere. Siamo
avvisati. Sono nate chiese imponenti, istituzioni, monumenti, ricchezze
materiali e persino banche. E con il potere la possibilità della
corruzione.
E'
con piacere che stiamo assistendo a una novità: il Papa Francesco sta
riscattando il Cristianesimo, più come movimento che come istituzione,
più come incontro tra persone e con il Cristo vivente di illimitata
misericordia, che con la ferrea disciplina e dottrina ortodossa. Lui,
come Gesù, ha messo al centro la persona, non il potere, non il dogma,
né l'inquadramento morale. Con questo ha permesso a tutti, anche a
coloro che non fanno parte dellistituzione, di potersi sentire sulle
orme di Gesù, nella misura in cui scelgono l'amore e la giustizia.
*Leonardo Boff, filosofo, scrittore, columnist del JB on line
Traduzione Romano Baraglia e Lidia Arato
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