Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

venerdì 29 dicembre 2023

Molte sono le cose terrificanti ma..




Si sta per chiudere il secondo anno della postpandemia e, gettando uno sguardo a ritroso, ci rendiamo conto che l'umanità, dopo essere stata costretta a rintanarsi, ha accumulato parecchia frustrazione, vediamo quindi che le rapine sono aumentate del 75% , gli attentati del 53%, gli omicidi volontari del 35,3 %, i tentati omicidi del 65,1, le lesioni del 33.8% e le percosse del 50%, questi sono i dati sconfortanti della Direzione centrale della Polizia criminale.

La violenza è sempre espressione di un malessere, nasce dalla frustrazione in individui incapaci di realizzarsi che sfogano su altri la propria impotenza ed angoscia interiore.

Viene spontaneo dunque chiedersi da cosa nasca tale incapacità e patire nell'essere umano.

L'uomo più di altri esseri viventi è capace di cose straordinarie e terrificanti. E' l'unica specie vivente in grado di modificare radicalmente l'ambiente terrestre e anche di annientare la biodiversità, sebbene, con ciò in definitiva egli minacci solo la propria sopravvivenza su questo pianeta il quale a lungo a fatto a meno dell'essere umano e può benissimo continuare ad esistere se l'umanità si estinguerà. Per la natura, infatti, non fa una gran differenza che sulla Terra vivano gli esseri umano o gli scarafaggi, lo dice anche il proverbio “ogni sfarrafone e bello a mamma soja” Per madre Terra quindi se ad un conflitto atomico generalizzato sopravviveranno gli scarafaggi, molto resistenti alle radiazioni, o gli esseri umani, non cambierà nulla né nella sua rivoluzione né nella sua rotazione millenaria.

C'è un verso dell'Antigone di Sofocle che rende bene l'idea di una umanità allo stesso tempo, meravigliosa e terrificante, di come convivano in essa natura angelica e demoniaca.

Esso in greco recita così: πολλὰ τὰ δεινὰ κοὐδὲν ἀνθρώπου δεινότερον πέλει. E vuol dire “molte cose sulla Terra sono terrificanti ma nessuna lo è più dell'essere umano.

Si tenga conto che però “deina” non rappresenta al plurale neutro solo “le cose terrificanti e mostruose” ma anche quelle “straordinarie per abilità e perizia”

Quindi è proprio della natura umana possedere una sostanza che la rende al contempo meravigliosa e terribile, capace di creare come di annientare.

Sofocle stesso prosegue, mediante il Coro della Tragedia, dicendo “Contro le insidie del futuro non va mai privo di risorse; solo contro la morte non ha scampo, ma pure a malattie incurabili ha trovato rimedi. Padrone della scienza e del pensiero, padrone delle tecniche oltre ogni speranza, si può volgere al male o al bene..”

E conclude affermando che solo il rispetto della legge e dei giuramenti divini gli potrà garantire grandezza nella sua città, mentre ne sarà bandito se la sua abitudine di vita sarà fondata sull'eccesso, sulla tracotanza.

I Greci definivano l'eccesso con la parola ὕβρις cioè l'orgoglio smodato che porta ad una smisurata esaltazione di sé e del proprio Ego in tutti i campi del vivere, persino sessuale, tanto che lo stuprare si dice in greco hybrìzō.

Tale condizione implica una rottura del mètron, l'equilibrio su cui si fonda un'esistenza virtuosa, la quale è consapevole dei limiti da non oltrepassare, per relazionarsi correttamente con gli altri individui e la comunità della pòlis.

La hybris genera necessariamente la nemesis, la rottura dell'equilibrio infatti causa inevitabilmente la sua ricomposizione da parte del destino della necessità, rappresentato dagli dei o dalla Tyche, la quale era la personificazione della Fortuna intesa come sorte ed è quindi legata alla giustizia e alle sue leggi.

Nella tragedia di Sofocle si contrappongono infatti le “leggi scritte” della polis e della nascente democrazia, con quelle norme derivanti dalla Tradizione e dal sangue, in particolare aristocratico, che, pur non essendo scritte, rappresentano i legami famigliari su cui si fonda il ghenos, la stirpe, l'onore dell'appartenere a una Tradizione e ad una Civiltà.

Tornando alle considerazioni iniziali e a certa violenza che vediamo dilagare anche in conflitti armati non lontani dalla nostra “civile Europa”, e di fronte ai quali le istituzioni comunitarie rivelano tutta la loro impotenza, rileviamo che molta della violenza dilagante da frustrazione è causata sia dalla incapacità di ritrovarsi e rispettare norme di legge comuni a tutti noi, sia dalla mancanza di “norme interiori”, di leggi non scritte che appartengano al substrato culturale o religioso di una comunità e che determinano il senso dell'onore e della rispettabilità

Per questo, ad esempio, abbiamo donne che cacciano di casa i mariti dopo un divorzio, ottenendo l'affidamento dei figli e l'abitazione, portando in essa i loro compagni o amanti, senza considerare la rabbia che ciò può generare in un ex marito o compagno, e abbiamo anche fidanzati che, perdendo il controllo che esercitano sulla vita della loro partner, sono spinti a reazioni incontrollate le quali non di rado determinano degli omicidi.

In tutti questi casi la hybris prevale fino ad annichilire la personalità di un individuo e c'è da chiedersi se anche l'assuefazione ai media dove prevalgono scene e immagini in cui la vita degli esseri umani è crudelmente annientata, possa contribuire a fare emergere dall'inconscio in maniera dirompente questi meccanismi distruttivi.

La nostra epoca è palesemente orientata all'eccesso, anzi, spesso tale “anormalità” diventa norma trasgressiva, nel vestire, nel parlare, nell'imporsi con la gestualità e, in generale, nelle relazioni in cui chi più “sgomita” si afferma.

La pseudo-civiltà del capitalismo consumista si fonda sull'illusione del desiderio inesauribile, con la conseguenza che il desiderare e il possedere determinano lo status delle persone in quanto proprietarie di “status symbol”, l'automobile, il vestito griffato, la casa, l'orologio e persino il corpo tatuato.

Di qui l'eclissi della persona in nome della sua immagine da ostentare nei media, in particolare nei social che non sono altro che il palco mediatico in cui tale ostentazione si afferma su scala globale.

E dove tale affermazione è frustrata o schernita subentra la violenza mediante lo stalking, l'umiliazione, il bullismo che, specialmente in personalità fragili, adolescenziali e poco aiutate dai rapporti famigliari, possono fare danni terrificanti e addirittura spingerle al suicidio

Alla radice di ogni sofferenza c'è sempre un desiderio irrealizzato, questa è una verità che fu scoperta anche dal Buddha moltissimi secoli fa, la riduzione della sofferenza e della violenza che scaturisce da essa mediante la frustrazione, passa attraverso la consapevolezza di un individuo e la conoscenza del suo sé, per cui la virtù suprema di ciascuno si fonda non tanto su norme legislative religiose, dogmatiche o morali che variano a seconda dei contesti, ma sul socratico γνῶθι σεαυτόν, gnōthi seautón conosci te stesso, scritto anche nel tempio di Apollo a Delfi. Apollo è il dio che propizia la conoscenza e la cura, ma anche quello che, con le sue frecce, ristabilisce l'equilibrio violato. Il suo simbolo era il carro del Sole che attraversa il cielo

Un firmamento che oggi noi guardiamo con occhi disincantati, e che abbiamo anche riempito di rifiuti orbitali

La perdita del senso del sacro, soprattutto collegato agli eventi naturali, quella dell'equilibrio fondato sull'onore dell'appartenenza ad una Tradizione e ad una stirpe, l'illusione che tutto sia a portata di mano, se si soggiace alla volontà di potenza nell'accrescimento del potere del denaro, sono gli elementi che determinano il contingente violento e disperato in cui ci troviamo pieni di oggetti, ma completamente desertificati di senso

Allora sarà bene ricominciare a distinguere ciò che è naturale e ci è necessario per vivere e sopravvivere, non solo cibo, abitazione, e cure mediche, che per altro in veri paesi anche sviluppati, per le diseguaglianze sono già a rischio, mentre in altri sono completamente annientati da insensate guerre, ma anche la trama dei rapporti autenticamente umani che identifichiamo come amicizie, in grado di comprenderci, di sostenerci e di consigliarci. Distinguerlo da quello che pur essendo naturale, spesso non è necessario, come il cibo smodato, i vestiti griffati, tanto appariscenti quanto spesso soggetti a mode passeggere, i numerosissimi oggetti che affollano le nostre case, i rapporti inutili che ci causano sofferenza e che non siamo capaci di troncare, magari per necessità lavorative o persino per troppa compassione, i cellulari che cambiamo in continuazione, in definitiva una vita orientata dai messaggi pubblicitari e dallo spirito di emulazione, direi persino il sesso, quando esso assume la dimensione di una voglia temporanea che si esaurisce in uno sfogo tanto misero quanto effimero. Per evitare accuratamente ciò che non è naturale né necessario, come tatuarsi tutto il corpo, compiere strani riti che hanno come scopo ultimo solo l'illusione dell'accrescimento del nostro sé, del nostro potere e dei soldi che ne derivano, soprattutto sapendo fare a meno di ciò che non solo genera in noi stessi sofferenza e violenza, ma anche in altri, innanzitutto col nostro parlare, con l'eccesso di messaggi mediatici che non rispettano la capacità di accoglienza dell'altro/a, in particolare osservando e rispettando l'altro per quello che è e non per quello che vorremmo che fosse

Si badi, l'altro non è solo l'essere umano inquadrabile come “prossimo”, ma ogni essere vivente che entra nel quadro della “prossimia” a cui noi andiamo incontro inevitabilmente nella nostra vita, in particolare gli animali che danno di tutto e di più all'essere umano senza chiedere in cambio altro che affetto e rispetto, come i cani e i gatti, i quali sono esposti oggi a indicibili violenze gratuite, come lo scuoiamento, la tortura e l'abbandono.

Un essere vivente che pratica tali violenze come può pretendere di essere migliore di coloro che chiama con disprezzo “bestie”?

Chi ci aiuta a conoscere e ad emendare i nostri desideri? La cultura, la meditazione, le buone amicizie e soprattutto un buon tirocinio. Un atleta non è tale se non si allena, così un essere umano non è tale se non si allena ad essere “pienamente umano” mediante una capacità di vivere e gestire la propria vita nel rispetto degli altri esseri viventi, nella sua capacità di relazionarsi con loro per ridurre reciprocamente la sofferenza di ciascuno. E perseverando nella Via della gentilezza che il buddismo chiama Dharma.

Sono verità note fin dai tempi di Epicuro, lo stesso che esortava molti secoli fa ad intraprendere il cammino da subito, senza timore di essere troppo vecchi o troppo giovani e che purtroppo è rimasto inascoltato

La nostra civiltà, così ricca e “desiderabile”, si fonda sul desiderio smodato ed inesauribile, e per questo sulla condanna all'infelicità, alla disperazione, alla sofferenza che genera la violenza, la quale si illude di esorcizzarla mentre la eleva all'ennesima potenza

Invece il tempo della felicità è ora, qui, adesso, hic et nunc, se sappiamo conoscere e dosare i nostri desideri e relazionarli con quelli legittimi di qualsiasi altro essere vivente

Così, vivere per rimuovere la sofferenza dal mondo ci apparirà infinitamente meglio che alimentarla con infiniti desideri individuali e collettivi, il cui limite è solo il conflitto, la competizione e alla fine, quando sono incontrollati e generalizzati, la guerra.

Se davvero ci meritiamo di meglio, impariamo a meritarcelo.


Carlo Felici