Da che mondo è mondo, i mostri servono
per alimentare le paure e per usare queste ultime al fine di
esercitare e potenziare il controllo ed il potere su qualcuno.
Si comincia con i bimbi per contenere e
controllare la loro imprevedibilità, raccontando loro favole che li
spaventano, per poi rassicurarli, se si lasceranno docilmente guidare
dagli adulti. Si prosegue con la scuola che minaccia bocciature ed
emarginazione, e si conclude con la minaccia più grande: quella che
se non sei merce da vendere nel mercato, non solo non vali, ma non
sei proprio nulla.
Questa è la logica del capitalismo e
della società borghese, in cui il riconoscimento sociale è
indissolubilmente legato alla indiscutibilità della legge del
valore, al rapporto cioè tra la domanda e l'offerta, in un mercato
globale in cui esseri umani e natura sono ridotti a merce per fini di
profitto.
Una logica, di fatto, tra le più
autoritarie ed assolutiste, poiché tende a mettere ai margini fino
all'annichilimento, tutto ciò che l'ostacola e chiunque non si adegui ad essa.
Sappiamo bene che il terrorismo
internazionale, e specialmente quello definito “di natura islamica”,
è risultato inversamente proporzionale alla fine del comunismo e
alla riduzione dell'ideologia socialista e comunista nel mondo. Per
cui, tanto più quella è arretrata, tanto più il fondamentalismo è
avanzato. Per due fondamentali motivi: sia perché la
contrapposizione est-ovest, in termini ideologici, in realtà
separava uno stesso condominio, di cui il muro di Berlino era
barriera interna allo stesso mondo condominiale, in cui capitalismo
di stato e di corporazione si contrapponevano solo in maniera
apparente, sia perché il vuoto lasciato dalla ideologia socialista,
pur tuttavia considerata come strumento di rivalsa e di emancipazione
dei popoli poveri contro quelli ricchi e le loro oligarchie
fiduciarie, è stato coperto soprattutto dal progredire della
religione islamica e dai suoi fondamentalismi.
Il mondo oggi va verso la catastrofe
bellica ed ecologica con straordinaria rapidità e disinvoltura,
senza che appaiano all'orizzonte seri rimedi, perché, a tale
assetto, non viene tuttora contrapposta una vera alternativa di
sistema, se non in termini piuttosto generici, e morali (più che
economici e sociali) e l'unico che sembra possa seriamente
rendersene conto è il Papa. Unica voce che oggi grida in un deserto di
indifferenza e di ferocia.
La situazione è tale che gli stati, se
non hanno struttura di macrostati che ambiscono ad essere
superpotenze, tendono ad essere sempre più insignificanti e piegati
alla logica dell'accumulazione di capitale in senso globale e
monopolista.
Prova ne è il varo del TTIP, quel
trattato che, in una dimensione già abbondantemente affermata della
prevalenza dell'economia sulla politica, porterebbe, di fatto alla
creazione di un'area economica e commerciale in cui le norme di
mercato imposte dalle grandi multinazionali specialmente americane,
vincolerebbero le leggi e la vita dei singoli popoli, specialmente
europei, agli interessi e all'accumulazione di profitto di questi
grandi oligopoli, fino a strangolare ogni eventuale e residua
sovranità popolare e nazionale.
Gli effetti rovinosi di questa tendenza
in atto, in Italia, sono già visibili da circa cinque anni, da
quando cioè agli italiani sono stati imposti governi non votati e
progetti di riforme elettorali e costituzionali sempre più
restrittivi delle libertà dei cittadini e della loro possibilità di
esercitare delle scelte sovrane. Ovviamente questa non è solo una
politica attuata in Italia, ma in tutta Europa e, più o meno, con
clausole non troppo difformi, in tutti quei paesi in cui lo Stato
orbita intorno ad altri organismi più forti e non ha né forza
economica, né politica, e tanto meno militare, per contrastare
questa rovinosa riduzione della democrazia ad oligarchia finanziaria
e commerciale.
L'arma del debito si è rivelata più
efficace di quella militare, per imporre vincoli e condizioni di
sudditanza sempre più gravosi, per cui si strozza prima uno stato,
senza salvarlo così come si fa con una banca, specialmente se di
grandi proporzioni, poi lo si costringere a vendere il suo patrimonio
nazionale e contemporaneamente si svuota ogni sua possibilità di
essere internamente sovrano, infine si acquistano a prezzo di
svendita i suoi beni più preziosi: aeroporti, porti, isole,
patrimonio artistico, senza sparare un colpo. Caso mai si spara, in
maniera efficace e mirata, a chi può denunciare ed opporsi a tale
progetto, convogliando consenso intorno a sé.
La recente minaccia terroristica che
molti fanno risalire al risentimento di popoli del tutto emarginati e
sfruttati, oltre che bombardati dall'Occidente, in realtà, è da
ritenersi un prodotto interno all'Occidente stesso per accelerare
tale processo.
Un modo cioè tanto subdolo quanto
tragico e crudele per rendere più rapidi i processi autoritari con
cui si mette sotto controllo la vita di ciascuno e si riducono
fortemente i diritti costituzionali di tutti.
La tecnocrazia oligarichica che si sta
configurando in questi primi anni del Terzo Millennio, infatti, nella
previsione di un incremento della sovrappopolazione e di una
riduzione delle risorse e delle materie prime, necessita che si crei
un nuovo Medioevo, fatto di grandi feudatari di un sistema gestito
dai grandi feudi economici corporativi che comprano i loro vassalli
affinché garantiscano, con il loro mandato pseudoparlamentare, i
loro interessi, nella prospettiva che chi ha consolidi il potere di
avere e sempre di più, e che chi non ha, sia spinto sempre più
inesorabilmente verso la rottamazione, in un destino di precarietà,
emarginazione e solitudine, da cui ci si salva solo con la
sottomissione alle regole della corporazione, e sempre se tale
sottomissione viene da essa ritenuta vantaggiosa, altrimenti si può
tranquillamente schiattare in solitudine.
Come i bambini sono spaventati dalle
favole che starebbero meglio nei racconti horror, in cui il lupo
mangia la povera bimba e la sua nonna solo per aspettare il
cacciatore che, compassionevolmente, apre la pancia del lupo, dopo
averlo ammazzato, per farle uscire di nuovo vive e magari molto grate
al suo grosso fucile, così le masse occidentali, ridotte prima ad
atomi umani che girano prevalentemente intorno ad identità virtuali,
suscitando solo reazioni a catena mediatiche, buone solo per gli
uffici di statistica e pubblicitari, per incrementare le loro
strategie di vendita e il loro profitto, e spaventate poi ad arte da
nemici che possono nascondersi ovunque, specialmente nei luoghi
dell'incontro e del divertimento, diventano sempre più docili e
remissive, ed accettano, in nome della sicurezza, sistemi tanto
invasivi da rendere la loro vita come la passeggiata permanente in un
giardino di cristallo che si può attraversare solo restando nudi.
Quanto più cresce la paura, tanto più
sale il desiderio di sicurezza, e così, maggiormente, sistemi che
sanno di essere autoritari ed hanno fini autoritari, legittimano la
loro esistenza giustificandosi col fatto che non esiste alcuna alternativa a loro
stessi.
L'Isis quindi serve a questo scopo, con
la complicità di chi evidentemente, non solo lascia fare, ma, sotto
sotto, gli fornisce anche mezzi adatti a tale finalità. Come si
spiegherebbe, altrimenti, il doppio gioco che rende possibile la
vendita di armi a paesi (come quelli arabi del Golfo Persico) che
palesemente usano o aiutano i fondamentalisti e l'embargo invece a chi (come la
Russia) li contrasta validamene?
Come giustificare il fatto che questa
minaccia viene considerata endemica e permanente e che le guerre
collegate ad essa, durano ormai da più di quindici anni, più di
quanto possa essere durata ogni altra guerra nel mondo su fronti così
vasti e globali?
Tutto ciò si spiega solo con la
sostanziale contiguità e specularità che le mire del profitto hanno con il progredire di un
terrorismo che cresce con il traffico di armi, droga, esseri umani, reperti archeologici, materie prime e via dicendo, e che va di pari passo con la realizzazione di un sistema
antidemocratico basato sull'impero dell'economia oligopolistica e
capitalistica nella sua forma più sfrenata ed esente da controllo
alcuno, in vaste aree dell'Occidente come l'Europa e gli USA e che,
in prospettiva, ciò possa estendersi a tutto il mondo.
Terrorizzare e rassicurare, e, mentre
ciò accade, ridurre inesorabilmente la funzione del cittadino,
portatore di diritti e di doveri alla forma merce della schiavitù
salariale del consumatore in grado di riprodurre solo la sua
forza-consumo, ed, in particolare, solo se è contiguo agli interessi
della corte corporativa, se invece se ne allontana, può essere, in un mondo
già troppo popolato, annullato, persino costretto a suicidarsi per
mancanza di prospettive.
Specialmente se la prospettiva più
efficace, quando si tratta di lottare su larga scala, resta quella di
sviluppare una coscienza, organizzarsi ed unirsi insieme ad altri per
ottenere gli stessi scopi di emancipazione e di liberazione.
Costringere gli individui a comunicare per via prevalenemente
telematica equivale a impedire sul nascere che siano imprevedibili, e
cioè praticamente a leggere nel loro cervello, dato che tutti i
sistemi telematici sono facilmente controllabili.
Quando si sa già quello che essi
pensano e che fanno, in tempo reale, è molto più facile scardinarli
dall'interno, seminando tra di loro il germe del dubbio,
dell'insoddisfazione o dell'impotenza.
Ecco dunque eliminata in partenza la
possibilità che esistano popoli dotati di una loro identità e
cultura, così vengono appositamente mescolate le masse, mediante
fenomeni dirompenti che alimentano enormi flussi migratori,
riducendole infine a consumatori, le si pollifica, atomizzandole in
una solitudine fatta di lavoro controllato e ricattato, alternato da
vacanze utili solo a riprodurre e tonificare la loro capacità
produttiva, la loro forma merce.
Non aspettiamoci dunque che tali
fenomeni possano ridursi, quanto piuttosto che accelerino, perché il
verbo del capitalismo globalizzato è quello di massimizzare i
profitti e di ridurre al massimo ogni forma di dissenso che possa
ostacolare tale processo.
Siamo tornati, senza accorgercene,
mutatis mutandis, al tempo dell'Europa del Congresso di Vienna, in
cui assolutismo e repressione andavano di pari passo e gli stessi
sgherri, non di rado, alimentavano e nutrivano briganti e
brigantaggio, per giustificare misure repressive e per eliminare sul
nascere il dissenso, fino a definire i patrioti dell'epoca come
briganti e terroristi. Non a caso ci sono certuni che, persino in
Italia, cercano di rivalutare gli stati preunitari e anche il
brigantaggio.
E non è escluso che se qualcuno
volesse seriamente ribellarsi, oggi, potrebbe essere assimilato ad
una sorta di minaccia nazionale e persino globale.
E' tempo dunque di tornare, come
allora, all'opera dei “Carbonari” a quel lavoro paziente che è
fatto di proselitismo, di educazione, di organizzazione sul campo,
più che mediatica, nei territori e in ogni luogo di incontro tra
esseri umani, per far crescere e promuovere, a tempo debito, una
nuova primavera dei popoli, non più ricattabili e non più soggetti
alla paura.
E' tempo di Risorgimento, un
Risorgimento patriottico ed internazionalista, socialmente avanzato,
da operare con tutti i mezzi a disposizione, ma anche con
originalità, creatività e fantasia.
La fantasia che mai, nessuna forma di
potere autoritario ha avuto né mai avrà.
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