di Carlo Felici
Viviamo in tempi di sovranità sempre
più limitata, perché l'orizzonte globale in cui si estende la
ferrea ideologia del “capitalismus sive natura”, con cui si
pretende di far credere che non esista altra verità oltre quella del
contingente, non rende possibile altra libertà che non consista nel
sentirsi pienamente organici ad un imperativo categoricamente
vincolato alla necessità di adeguare il volere al dovere essere
merce per fini di profitto.
Anche la nostra bella Repubblica nasce
già con questo imprimatur, in un'epoca in cui fu già molto
importante essere riusciti ad redigere una Costituzione tra le più
avanzate al mondo, e, potremmo dire senza tema di smentita, anche
troppo “avanzata” per un popolo poco educato e ancor più
scarsamente abituato alla consuetudine dei diritti e dei doveri
necessari ed indissolubili in un autentico tessuto democratico. La
nostra Repubblica è così nata con un abito meraviglioso che però
ha per molto tempo nascosto vergogne alquanto luride e meschine:
servilismo, corruttele, clientelismo, ruberie, immoralità largamente
diffuse nella gestione del potere e dell'amministrazione pubblica,
collusioni con mafie di ogni tipo e permanenti tendenze municipaliste
e centripete, sempre in agguato, per minare il senso di appartenenza
ad una comunità e ad uno Stato che, se il fascismo aveva idolatrato,
la repubblica dei boiardi ha continuato, nei fatti, spesso a
bestemmiare senza ritegno.