Se la situazione non fosse estremamente seria con tutti i morti che si susseguono in Ucraina da ben più di dieci anni, e le macerie di interi villaggi e città spianate, l'incontro tra Trump e Zelensky che resterà nella storia come uno dei più singolari in campo diplomatico, tanto per usare un eufemismo, si potrebbe tranquillamente inserire in una puntata delle “comiche finali”. Mancava infatti solo Pulcinella che facesse capolino dietro Zelensky con il suo “mazzarocco” a dare la “legnata” ultimativa, in effetti come ha sottolineato Trump, in tempi di spettacolarizzazione di tutto, una “ottima televisione”
Ma siccome la situazione è alquanto problematica, cerchiamo di non lasciarci suggestionare solo dagli ultimi minuti enfatizzati da tutti i media, e analizziamo l'incontro nella sua interezza.
L'incontro non era iniziato male, con Trump che riconosceva l'importanza del lavoro fatto con Zelensky e la disponibilità ad un incontro con Putin per trovare un accordo risolutivo.
Zelensky, pur riconoscendo la disponibilità e il lavoro di Trump esordisce con una frase che lascia preludere tutto il resto “se Trump riuscirà a fermare Putin, questo dovrà essere affisso sulle pareti della Casa bianca”, frase questa ad effetto che dimostra il pieno scetticismo del leader ucraino sulla riuscita dell'impresa
Il resto non è un altro che un seguito di battute tra chi è convito di riuscire a trovare una soluzione negoziale, e un altro che invece è pienamente scettico che tale impresa non avverrà mai oppure non verrà rispettata da Putin. Praticamente un cortese dialogo tra sordi
Il Presidente USA che ripete di essere convinto di arrivare al “cessate il fuoco” e quello ucraino che ripete sommessamente che anche se ci si arriverà non verrà rispettato, praticamente lasciando intendere a tutta la stampa e al pubblico americano che Trump è un illuso e un incapace e non manterrà mai quello che ha promesso e che solo Putin deve pagare i danni di guerra.
A quel punto si scatena anche l'ironia del pubblico sul vestiario di Zelensky che non ha mai abbandonato il suo monotonissimo grigioverde in una sorta di look bellicistico ad oltranza. Ma Trump persino lo difende dicendo che gli piace come è vestito.
Ce n'è abbastanza perché la “rissa dialettica” possa scatenarsi con una sorta di “tiro al piccione viaggiatore”. Quando Vance interviene ricordandogli che si stanno tentando tutte le strade ed è inutile dire che tanto non si approderà a nulla, Zelensky risponde con una certa supponenza chiamando il Vicepresidente JD e non con il suo titolo istituzionale, inevitabilmente JD si irrita e gli ricorda però senza alzare i toni che Zelensky è il primo ad avere problemi militari perché non ha più gente disposta a combattere e deve costringere gli uomini ad andare al fronte
Ma lui a questo punto sale sul piedistallo, lui che è venuto a chiedere garanzie per il suo Paese, preferirebbe dire agli americani cosa devono fare, e si mostra incredulo e scettico su quello che faranno e gli stanno dicendo.
Il confronto con il Vicepresidente, che gli ricorda di avere fatto campagna elettorale per i suoi avversari battuti, culmina quando Zelensky si rivolge a lui chiedendogli se è mai stato in Ucraina, come a replicare..tu non sai di cosa stai parlando e diventa insostenibile quando lo stesso Zelensky si rivolge a Trump dicendogli testualmente “durante una guerra ognuno ha problemi, persino voi, ma voi avete un bell'oceano e non sentite i problemi ora, ma voi li sentirete nel futuro”
A questo punto la comica finale è bella che partita. Zelensky, non solo è arrivato ad un incontro dicendo in continuazione che non ha fiducia nelle capacità del Presidente americano di arrivare ad un accordo, ma indossa ora pure gli abiti del profeta di sventura per tutto il popolo americano...con il suo sottinteso...non sapete a cosa andate incontro.
Inevitabilmente Trump interviene ricordandogli che lui non ha alcun diritto di dire agli americani cosa sentiranno in futuro, che sta solo cercando di risolvere un problema e se è venuto per quello, non ha nessun diritto di dare ordini o presagire il futuro di chi cerca di aiutarlo a risolverlo. Le parole testuali di Trump sono “you are not in the position to dictate that”, non sei nella posizione di dare direttive (ovvio dati i suoi risultati sul campo e nonostante gli aiuti militari ricevuti).
Ricordiamoci che Zelensky è riuscito a silurare l'unico suo generale vittorioso, perché troppo popolare e troppo “stratega”, più o meno come se, mutatis mutandis, ci fosse stato Cadorna a governare l'Italia nel 1917 e non volesse cambiare una strategia suicida.
Ma Zelensky più che, mutatis mutandis, sembra ora essere “in mutande”, dato che non sa più che pesci prendere e ne becca solo in faccia dall'unico che ha forza e mezzi per poterlo aiutare
Il “nuovo sceriffo” in città sta quindi per cacciarlo, ricordandogli che è solo un “giocatore d'azzardo” con una posta troppo alta per lui e senza uno straccio di carta in mano per potere vincere.
In effetti, a questo punto, manca solo Pulcinella che sbuchi alle spalle del povero Zelenzsky con il suo “mazzarocco” castigatore.
Plaudire alla gogna mediatica e al “trappolone” in cui si è ficcato il leader ucraino ci pare davvero poco opportuno, non mancheremo quindi di stile, enfatizzando una umiliazione diplomatica in diretta televisiva mondiale che sicuramente ha fatto piegare in due dalle risate l'unico responsabile dell'invasione di uno Stato sovrano che però non ha saputo rispettare le sue minoranze interne. Da noi lo fece Hitler quando, con la complicità inerte delle autorità e dei combattenti residuali fascisti e repubblichini si riprese in un batter d'occhio Trentino Alto Adige e Venezia Giulia ribattezzandoli con i nomi di province del Reich tedesco. Non lo ha fatto l'Italia democratica e repubblicana concedendo ampia autonomia fiscale, economica e culturale alle regioni tedescofone, tanto che oggi abbiamo un campione di fama mondiale in campo tennistico, che proviene da quei territori, il quale sventola il Tricolore italiano, non quello Austro ungarico. Forse perché i sudtirolesi sono più contenti di gestire le loro tasse nel loro territorio anziché farsi spremere dall'Austria.
Ma questo esempio di grande civiltà purtroppo non ha fatto scuola né dalle parti di Zelensky e nemmeno da quelle di Putin
E' del tutto evidente che abbiamo due personaggi in guerra tra loro che non sono affatto democratici, né rispettosi delle minoranze zittite inesorabilmente, e persino quelle religiose in Ucraina, e tanto meno disposti ad avere un dialogo interno con i loro oppositori
Quindi la panzana che andiamo a difendere la democrazia in Ucraina, per favore, cerchiamo di non bercela. Uno che vieta in Costituzione le elezioni durante la guerra che fa scriverci pure che non si devono fare negoziati con Putin, evidentemente è solo arroccato sul suo potere sperando di spaventare tutti coloro a cui chiede aiuto. Ma quando è arrivato a voler spaventare la più grande superpotenza militare globale, davvero è tornato penosamente alla sua vocazione iniziale di comico televisivo.
Ne abbiamo avuti anche noi di comici con velleità politiche, ma almeno hanno lasciato un movimento, o partito che ha dimostrato di poter sopravvivere, il premier ucraino sta dimostrando di non lasciar sopravvivere nemmeno il suo popolo e va a negoziare un trattato sullo sfruttamento di terre rare, senza supporre minimamente che chi le sfrutterà si guarderà bene dal non tutelare i suoi interessi. Ma è ovvio che questo Trump non può dirlo senza che le trattative non siano nemmeno iniziate.
Ora Zelensky andrà in Europa cercando di avere le stesse garanzie che non è riuscito ad ottenere per ora da Trump, magari dall'Inghilterra o dalla Francia, pur sapendo benissimo che nessuno Stato europeo è in grado da solo di tutelarne altri, anche solo per il fatto che una egemonia di un qualsiasi Stato in Europa, riporterebbe il nostro continente più guerrafondaio del mondo, nel baratro più profondo della sua storia. L'Europa, a questo punto, è messa alla prova e se riuscirà a bypassare Trump ottenendo una pace negoziata da Putin, farà la sua storia come mai prima, dalla seconda guerra mondiale in poi. E' dubbio che possa ottenerla minacciando una guerra ad oltranza contro la Russia, così come è dubbio che Putin possa trovare validi interlocutori, con la stessa forza di Trump. Ma certamente il futuro resta aperto
Si dovrà trovare prima o poi una soluzione a questa crisi. Personalmente credo che Putin sia più interessato a fare affari con l'Europa piuttosto che a dominarla, garantendosi una fascia di sicurezza ai suoi confini. Ovviamente l'Europa non deve farsi mettere i piedi in testa da Putin. Il problema è che un conflitto permanente con la Russia per l'Europa tutta è solo un modo per autodistruggersi, in una sorta di suicidio continentale, di cui saranno solo altri continenti già sviluppati o in via di sviluppo ad avvantaggiarsi. Prima tra tutti la Cina.
Putin ha un problema interno molto grosso, mantenere la sua popolarità ad un livello molto alto, per contrastare gli oligarchi che minacciano il suo potere e per tenere buono un popolo che non ha mai amato la guerra, e che fu l'unico in Europa, ad abbandonarla in nome di una rivoluzione. Oltre a ciò, anche a vincere il nazismo prima degli americani e degli inglesi. Ma quello era il popolo sovietico, ancora fiducioso in ideali non ancora traditi dalla sua nomenklatra. Oggi il popolo russo non è diverso da quei popoli occidentali in cui benessere, denaro, ricchezza, spettacoli e buoni ristoranti e vacanze sono le maggiori attrattive con il profitto che generano e con i beni che vengono consumati. Quindi Putin è per forza spinto a dover compensare i sacrifici militari con i sogni di gloria e di grandezza non tanto di un impero che non fu capace di sostenere né vincere un confronto bellico mondiale, ma di quella che fu la vera grandezza della Russia con l'URSS.
La Russia non ha più soldati sovietici a combattere, quelli che si gettavano alla carica contro i carri armati tedeschi gridando URRAH. Ha giovani europei che vorrebbero godersi una Europa di pace esattamente come tutti gli altri giovani europei che circolano in Europa. La chiave per risolvere questa crisi è rimuoverne gli artefici e rendere di nuovo protagonisti i popoli ucraino e russo. Che sono da sempre popoli fratelli.
Peccato che l'ideologia di un tempo sia morta del tutto. Il Socialismo pacifista da sempre tradito in Europa dallo sciovinismo fin dalla prima guerra mondiale, ma non in Russia e nemmeno in Italia (almeno di questo dovremmo vantarci con buona pace del mascellone nostrano finito come si sa) dovrebbe tornare protagonista e non sostenitore della guerra e dei dittatori, come pure appare nel laburismo inglese odierno.
Allora forse rivedremo come in un effimero Natale del primo degli anni della Grande Guerra, soldati uscire dalle trincee e abbracciarsi abbandonando le loro armi e confidando in un comune futuro di vita, libertà e giustizia.
Solo un sogno?
Forse, ma tutt'altro che un incubo come quello odierno.
Carlo Felici
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