Già, perché più che un vertice europeo, esso è sembrato una allegra (ma non troppo) rimpatriata di fantasmi che, di recente, non hanno fatto di meglio che aleggiare sul continente senza decidere nulla di serio, tranne osservare scrupolosamente bilanci e tasse e programmare altre spese.
Poche settimane fa abbiamo avuto un vertice a sei, ora la riunione è stata con ben 19 membri, della più varia e singolare provenienza
Immancabilmente presente Ursula con der Leyen che però, oltre a reclamare guerra ad oltranza contro la Russia, non pare sia capace prendere decisioni o di fare altro altro se non proporre missili, carri armati, aerei, cannoni e via dicendo. Non sembra che ospedali, scuole, trasporti, infrastrutture per la sicurezza idrogeologica interessino molto alla campionessa delle grandi coalizioni europee.
La sua presenza infatti, in qualità di Presidente della Commissione europea e quella di Costa, che presiede il Parlamento europeo, non sono qualificate per prendere decisioni in nome di tutti i Paesi della UE.
Ci stava pure il Ministro degli Esteri turco, nonostante la spocchia che l'Europa ha sempre mostrato sull'entrata della Turchia nella UE, e solo perché l'esercito turco è uno dei più qualificati e potenti dell'area europea e mediterranea.
La singolare presenza anche del Presidente rumeno contestato a furor di popolo e quella di un cancellerie tedesco appena silurato dalle recenti elezioni politiche in Germania, ha reso questa riunione alquanto farsesca
Infine, nonostante la presenza delle maggiori autorità danesi, finlandesi e svedesi, mancavano del tutto i rappresentanti delle Repubbliche Baltiche che rischiano di più nel confronto con la Russia.
Allora si capisce bene che, nonostante le velleità dei leaders inglese e francese che magari, sotto sotto, ambiscono ad avere una egemonia militare in Europa o almeno ad assumere un ruolo di guida nell'eventualità di un confronto militare con la Russia, intervenendo in Ucraina, gli “allegri fantasmi” riuniti a Londra non hanno prodotto una emerita onanistica soluzione, tanto per usare un elegante eufemismo
Più o meno come a Parigi poche settimane fa, il vertice europeo si è concluso con un nulla di fatto. Né Francia né Inghilterra sono in grado di raccogliere intorno a sé un concreto consenso che assicuri una azione decisa e risolutiva.
L'Europa è una forza economica, ma resta una nullità sul piano politico e militare.
Con buona pace di tutti quelli che andranno a manifestare in piazza convocati dal menestrello di Repubblica, reclamando una Europa che non c'è come nell'opera teatrale "Aspettando Godot".
Dalla caduta del Muro di Berlino la UE ha solo saputo allargarsi come un organismo che ingrassa, ma più diventa grosso e più resta impacciato a condurre la sua vita sedentaria, senza un minimo di agilità e forza. Dalla crisi jugoslava a quella ucraina, l'Europa ha brillato solo per la sua impotenza
E adesso si agita scompostamente perché tra Trump che minaccia dazi e ritiro dalla NATO (che non farà mai) non sa più trovare ciò che dai tempi dell'Impero Romano, non ha più avuto: unità territoriale, politica e militare
Forse quindi, mutatis mutandis, varrebbe la pena di indossare un cappellino rosso con scritto Make Roman Empire Great Again, se non ci fosse dietro l'angolo il rischio di essere accusati di neofascismo. Il fatto è però che mentre il fascismo fu una caricatura dell'antica Roma, quella che dovrebbe essere l'Europa unita nata appunto dai trattati di Roma, quasi settanta anni fa, nasce proprio dall'ossatura del Diritto Romano, debitamente aggiornato ed applicato in un modo o nell'altro a tutti gli Stati europei
Perché l'Europa non sa trovare una leadership? Mentre l'Impero romano la trovava nonostante a guidarlo fossero gli imperatori provenienti dalle etnie più disparate al suo interno?
Perché l'Europa, nonostante la UE, è tuttora sciovinista. È tuttora protesa ad esaltare le singole identità dei singoli Stati Europei, a discapito di quella identità che un tempo, valse, dall'imperatore Caracalla in poi, per il civis romanus in tutto l'impero, dall'Atlantico al Mar Nero o Ponto Eusino, come si chiamava allora.
Noi non siamo e non vogliamo essere ancora cittadini europei, in primo luogo e minacciamo tuttora come in certi Stati europei, ulteriori scissioni identitarie interne, su cui le grandi potenze hanno buon gioco per sobillare gli appetiti locali anche a scapito di guerre e contrasti politici dirompenti, come vediamo pure in Italia, con i nostalgici della Padania o addirittura del Regno delle due Sicilie
Il “civis romanus” è molto lontano dall'identità europea e ad evocarlo non sarà certo il saluto pseudo-romano di qualche esaltato nostalgico di una romanità di cartapesta.
L'essenza del “civis romanus”, quella per cui si poteva andare in battaglia “scatenando l'inferno” era connaturata all'indissolubile legame che, la parola “civitas”, nel suo significante, evocava col duplice significato di “civiltà” e di “città”, nel riconoscimento cioè che il diritto della "città" di Roma era una forma di "civiltà" condivisa tra popoli tra i più eterogenei per religione, etnia e cultura, tale era la discriminante tra il “fas” e il “nefas” che separava il giusto, il lecito, dall'ingiusto e dall'illecito, che dovrebbe essere tuttora l'anima del diritto internazionale. Dove lo “ius” che garantiva il “fas” era calpestato, Roma interveniva con tutta la forza delle sue legioni etnicamente molto eterogenee, ma unite nel riconoscersi nella “civitas” che in molti casi ambivano a guidare e rappresentare anche quando l'Impero lasciò il posto ai cosiddetti “regni romano-barbarici”
Nella storia millenaria della civiltà umana, forse solo l'Islam è stato in grado di contrastare questa sorta di diritto universale, ponendosi di fronte ad esso come una “civitas” alternativa. Ma non di certo a livello globale, in cui nelle istituzioni universalmente riconosciute, tuttora la “civitas” del diritto romano costituisce, debitamente aggiornata, l'ossatura delle principali istituzioni legislative mondiali
Siamo perciò portati a credere che la mancanza di vera unitarietà della prassi politica e militare europea risieda nella mancanza di una identità comune radicata nell'animo dei popoli europei
Cosa mai potrà evocarla di nuovo?
Chissà, magari la lingua latina recentemente ripristinata nelle scuole medie italiane
Se il suo studio diventasse, come avveniva fino al 1600, obbligatorio per tutte le istituzioni politiche e culturali europee, se diventasse la lingua ufficiale, non solo della Chiesa Cattolica, ma di tutta l'Europa, anche a livello di contatti internazionali e diplomatici, forse gli europei, comincerebbero a pensare con un'altra mentalità, più logica, più concreta, più produttiva
Fino a capire definitivamente che INTER DUAS TERTIUM NON DATUR. Che tra gli interessi di due superpotenze militari e politiche, un terzo soggetto politicamente e militarmente insignificante non ha alcuna possibilità di inserirsi per esercitare un ruolo che sia al contempo vantaggioso, e universalmente e civilmente valido
E in conclusione saprebbero nel loro animo e nel loro cuore, prima ancora di tradurlo, cosa vuol dire
UBI MAIOR MINOR CESSAT, con buona pace delle facce blu a stelle gialle.
Carlo Felici
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