Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

venerdì 15 novembre 2024

WHO'S AFRAID OF THE BIG BAD WOLF?





La canzoncina “Chi ha paura del lupo cattivo?” si adatta in particolare a quanto viene scritto da molti su Elon Musk in questi giorni, soprattutto dai detrattori di Trump che imputano alle immense risorse di Musk la sua vittoria, sottovalutando completamente la scelta del popolo americano.

Ma chi è veramente Elon Musk? Un genio della creatività mediatica e tecnologica attuale, una sorta di Leonardo dei nostri giorni (considerando che anche Leonardo non disdegnava di mettersi al servizio dei potenti di allora, costruendo anche macchine da guerra)? Oppure il capo di una sorta di Spectre, che ci ricorda i primi film di 007, con lo scopo di arrivare a costruire una rete talmente potente da condizionare più o meno tutti i governi dell'Occidente?

Nell'uno e nell'altro caso mi pare che si sopravvaluti questo personaggio e non lo si inquadri nella sua giusta dimensione.

Chi ha visto Megalopolis non avrà difficoltà ad associare Elon Musk al Cesare-Catilinia del film che si erge nella sua città e nel suo tempo con la sua genialità futurista, capace di concepire l'impossibile per una sorta di utopia da realizzare in particolare per le classi dirigenti del futuro, parte di una famiglia di eletti, in base alle loro capacità intellettive e creative.

Ma Elon Musk non è nemmeno quello.

E' sempre quel ragazzino bullizzato, che ha saputo, grazie alla sua resilienza e alle sue straordinarie capacità intellettive, superare ogni difficoltà nella sua vita, facendo di ogni ostacolo una risorsa, e sapendo cogliere perfettamente i segni del suo tempo, con straordinaria rapidità ed efficacia.

La sua storia è una sequela di continui cambiamenti e di impegno per realizzare continuamente progetti innovativi, e non tanto per acquisire sempre maggiore potere. Musk ha ottenuto sempre maggiore influenza spesso perché le sue intuizioni si sono rivelate efficaci, anche se hanno prodotto enormi resistenze nell'ambito di un apparto che ha continuato a lungo a speculare su armamenti e sfruttamento di materie prime fossili.

Non è un caso che Alan Friedman, sempre compromesso con i “poteri forti” in America, lo consideri un pericolo. Ma Elon Musk è davvero un pericolo per l'umanità oppure una straordinaria opportunità?

Sappiamo bene, anche mediante le riflessioni filosofiche di Heidegger, Severino e Galimberti, che la Tecnica con la T maiuscola è la vera padrona, da tempo, del destino umano, film come Matrix hanno saputo rappresentare da anni questo fenomeno dei nostri giorni. La Tecnica è la padrona dei “rimedi” che Nietzsche già definiva da oltre un secolo “peggiori dei mali” con cui l'umanità ha cercato di esorcizzare il “thauma”, non la meraviglia, ma l'orrore arcano di dover vivere, ammalarsi e morire, da cui sono nate tutte le religioni e le filosofie, e che il Buddha aveva scoperto per primo. Quei “rimedi” spesso sono finiti in pseudo valori fittizi, vincolati ad esigenze di potere, e talmente conflittuali tra loro da produrre guerre di religione, ideologiche ed olocausti, sacrificando per primi i loro fondatori.

Ebbene Elon Musk ha capito che, se non si può addomesticare la Tecnica, si può almeno tentare di montare sulla sua groppa e cavalcarla come fa un bravo cow boy in un rodeo, senza esserne disarcionato.

Le sue creazioni, in campo mediatico e tecnologico hanno avuto sempre lo stesso fine: cercare di configurare un futuro per una umanità che, se continua a sperperare risorse e a sfruttare con intensità crescente le materie prime fossili di questo pianeta, rischia seriamente di suicidarsi. O a causa di guerre sempre più dirompenti per il controllo di tali fonti energetiche oppure per l'innalzamento della temperatura globale e per l'invadenza dei rifiuti in ogni angolo del pianeta

L'errore principale di chi critica Elon Musk è quello di inquadrarlo in categorie ammuffite: destra sinistra che persino Mazzini 175 anni fa definiva obsolete, ma sulle quali si sono costruite consorterie di potere inossidabili che solo apparentemente si contrappongono, ma in realtà sono perfettamente solidali nel voler mantenere i loro privilegi e il controllo totale della politica e dell'economia dei loro Paesi

Elon Musk ha saputo muoversi nel panorama politico del suo Paese, molto più duttile rispetto al nostro, avendo sempre chiaro il suo obiettivo il quale non è avere potere a tutti i costi, ma poter innovare  senza avere intralci. Non di rado il suo ottimismo e il suo entusiasmo lo hanno reso molto poco diplomatico e apparentemente molto poco democratico, ma non si può non essere consapevoli che, per quanti soldi possa avere investito nella campagna elettorale di Trump, quelli dei suoi oppositori erano persino maggiormente cospicui, e che senza che lo stesso popolo americano fosse stato convinto delle opportunità mostrate sia da Trump che da Musk, per rimettere seriamente in moto gli USA, con gran parte dell'apparato mediatico contrapposto a lui, Trump non avrebbe mai vinto.

Musk pensa ed agisce con la velocità cibernetica, non con i tempi della diplomazia e della politica, sembra già vivere in una terra futura, non di anni, ma di secoli, che noi vediamo solo in film di fantascienza, ma che sta diventando rapidamente realtà, dove solo le persone che hanno seriamente introiettato l'esigenza di migliorarsi a beneficio del miglioramento di tutta l'umanità, possono efficacemente essere artefici dell'evoluzione di cui oggi il mondo ha bisogno

Forse è una famiglia di iniziati a tale compito? O solo un gruppo di persone che, superando gli steccati ideologici, politici, religiosi, senza lasciarsi condizionare da altro, focalizza la sua intenzione sul futuro necessario e possibile per tutti noi?

E' del tutto evidente che, procedendo con le vecchie categorie della politica, che presuppongono dialettica, confronto, scontro, lotta di classe e via dicendo, tutto ciò appare solo come un terribile processo autoritario. Ma, a pensarci bene, cosa c'è di più autoritario di una politica rivelatasi del tutto autoreferenziale, lasciando marcire le esigenze vere del popolo, servizi sociali, beni comuni, possibilità di lavoro stabili, opportunità di crescita e di innovazione?

Chiedete agli apparati di sicurezza e di polizia se sono in grado di anticipare seriamente le truffe e gli hackeraggi telematici, specialmente se viaggiano alla velocità della luce sfruttando le monete virtuali. Le economie di molti Paesi oggi sprofondano nei debiti, perché non sanno crescere mediante l'innovazione specialmente mediatica e tecnologica, e questo impaludamento rende i governi sempre più autoritari e insensibili a qualsiasi sorta di opposizione, fino a manganellare senza pietà chi protesta

Allora dove sta l'autoritarismo? 

Musk ha fondato e ristrutturato varie aziende con estrema competenza, altrimenti sarebbe già fallito e sarebbe stato fatto fuori da un mercato mobilissimo ed estremamente basato sull'efficienza. Uno dei suoi progetti è stata OpenAI per rendere accessibile le AI a tutti, il suo scopo dichiarato è “contrastare le grandi aziende che possono guadagnare troppo potere attraverso il possesso di sistemi super-intelligenti dedicati agli utili, così come i governi che possono utilizzare le AI per ottenere il potere, ma anche per opprimere i cittadini” E questo vi sembra un progetto autoritario o rivoluzionario in un mondo sempre più oligarchico in cui la tecnologia viene messa sempre di più al servizio di precisi interessi economici e politici?

Acquisendo Twitter Elon Musk ha condotto una straordinaria campagna di pulizia mediatica, agendo in nome della trasparenza e della efficienza. Molti account erano stati scoperti falsi, prima dell'accordo e oltre a denunciarli Musk licenziò anche i manager e tutti i responsabili

Nel 2022 bloccò i profili di alcuni giornalisti che avevano violato la sua privacy, e la Commissione Europea considerò persino tale violazione come libertà di informazione e dei media.

Nonostante gli attacchi permanenti che egli subisce e sicuramente continuerà a subire per la sua straordinaria influenza, esattamente come altri personaggi alla stregua di Julian Assange o Pavel Durov, Musk continua ad essere nel mirino dei suoi potenti nemici, quindi non stupisce che egli abbia trovato dei potenti amici a sostenerlo.

Ma i suoi riconoscimenti parlano da soli, per quanto riguarda le sue abilità.

L'American Institute of Aeronautics and Astronautics lo ha premiato con il George M. Low Space Transportation Award, per il  “contributo più rilevante nello sviluppo di sistemi di trasporto spaziale commerciale, usando innovativi approcci a basso prezzo" La Kitty Hawk Fondation lo ha definito “Living Legend in Aviation”. Ha vinto il premio Werner Von Braun della Società Spaziale Nazionale e anche il  Premio Heinlein per avanzamenti nella commercializzazione spaziale La Space Foundation lo ha inserito nell'ambito degli eroi spaziali più popolari.

Non si può dubitare quindi che i suoi successi derivino da competenze estremamente rilevanti e precise, e non certamente soltanto da opportuni appoggi politici

Elon Musk ha un solo difetto, quello di pensare che tutto il mondo possa agire e pensare con la sua stessa velocità e che gli apparati istituzionali possano essere influenzati dalle sue opinioni, ma forse questo è quello che temiamo noi e non lui.

Se vuole esercitare una delicata funzione pubblica come quella che gli è stata affidata, mettendolo a capo del Dipartimento di Efficienza Governativa, deve anche imparare che un uomo con tali responsabilità deve sapere tenere a freno la lingua, perché le sue affermazioni non vengono lette mai come semplici opinioni, ma come tendenza di un apparato politico in costruzione.

Quindi una opinione sull'operato dei nostri apparati di giustizia, per quanto possa essere motivata da una palese inefficienza e da un riscontrato debordamento di settori della nostra magistratura in ambito politico, fino ad avere determinato con tangentopoli un vero e proprio terremoto globale istituzionale in Italia e senza alcun miglioramento in ambito politico, ebbene tale opinione resta comunque inopportuna. Sia perché viene facilmente strumentalizzata sia perché esula dal compito che un personaggio con tali responsabilità ha nel suo Paese e mette a serio rischio la compattezza e la efficacia della sua squadra.

Se Elon Musk vuole fare anche il politico, ebbene deve imparare molto rapidamente che le qualità di un politico efficace sono quelle di avere molta accortezza per ogni parola che dice in ogni contesto, molta diplomazia anche con i suoi più feroci avversari, molta fiducia da dare e ricevere nell'ambito della sua squadra e infine non deve mai perdere di vista il suo obiettivo con la carica che gli è stata conferita in base al consenso popolare

In una democrazia non si governa per privilegio dinastico o per una sorta di iniziazione al governo, ma solo perché il popolo conferisce un mandato, esercitando la sua sovranità nella convinzione che tale mandato venga svolto solo nell'interesse generale della volontà del popolo e che produca risultati efficaci per tutto il popolo

La più antica democrazia moderna del mondo non deve assolutamente dimenticare questo principio, assumendo piuttosto la fisionomia di un impero decadente, nemmeno per altro paragonabile a quello millenario romano, che cerca di rilanciarsi attraverso una élite di maghi delle cripto valute e della innovazione tecnologica e mediatica

 Il rischio di una configurazione di un sistema ipertecnologico e di comunicazione che vada oltre i controlli dei singoli Stati in maniera globale connesso alla introduzione e diffusione generalizzata di valute virtuali private è sempre più evidente. Così come lo è il rischio dell'uso di queste cripto valute in valori di scambio del tutto estranei alle economie che sono alla base di quelle che permangono essere le realtà socioeconomiche legate agli Stati democratici e alle loro istituzioni finanziarie e monetarie connesse alle loro Banche Centrali

Per di più si rischia lo scontro diretto tra cripto valute di diversa tendenza politica emergenti anche da Stati legati ad altre alleanze socio economiche come i BRICS, oltre che fornire lo strumento occulto di acquisto di beni illeciti come armi, droghe, materiale umano (dal commercio degli organi allo sfruttamento sessuale, fino all'immigrazione clandestina) nel dark web.

Di conseguenza se davvero Musk vuole raggiungere dei chiari obiettivi di innovazione e di progresso con il mandato che un Presidente eletto dal popolo gli ha conferito, deve essere consapevole di dovere agire con estrema prudenza, diplomazia e anche assoluta trasparenza. Una sua mossa falsa infatti può mettere a serio rischio non solo una squadra nascente, ma la stessa credibilità del progetto su cui si fonda l'alternativa che la nuova Amministrazione Americana ha proposto al suo elettorato vincendo le elezioni.

Diceva Charles Reese: “La credibilità, come la verginità può essere persa solo una volta e mai più recuperata” Attento dunque a come puoi perdere la tua come politico, Elon. Perché non potrai tornare indietro.

Carlo Felici

domenica 10 novembre 2024

PER UN PAESE PIU' TRANQUILLO




Gli episodi di violenza giovanile con vittime sempre più frequenti, dovute a conflitti fra giovani anche per futili motivi, sono ormai all'ordine del giorno in Italia, e non sono certamente lo specchio di un Paese affidato ad una destra che fa della legge e dell'ordine il suo motto fondante.

Evidentemente sono il riflesso di qualcosa di ben più profondo. Sono infatti il substrato di una Italia che ha perso non solo i suoi valori fondanti, che risalgono al Risorgimento e alla Resistenza al nazifascismo, ma che ormai ha anche una estrema fragilità in quelle che dovrebbero essere le sue principali colonne che la dovrebbero sostenere: la famiglia e la scuola

Le prime crepe della prima istituzione sono sicuramente dovute a ciò che è progressivamente accaduto dal 68 in poi, quando in Italia si è verificata contemporaneamente una mutazione del costume ed antropologica. Il costume è cambiato, soprattutto per la progressiva emancipazione femminile, che ha portato le donne ad ottenere alcune importanti conquiste: il divorzio e l'aborto, e la modifica dello Stato di Famiglia che ha riconosciuto parità di diritti e doveri tra i coniugi, rompendo così con una tradizione patriarcale millenaria e con un ingerenza clericale nella vita quotidiana degli italiani. Ma a tutto ciò non è seguita una adeguata emancipazione della mentalità maschile, che rimane tuttora legata agli schemi del maschio e marito padrone della famiglia, avendoli ereditati in gran parte dalle famiglie di adozione. Il mutamento antropologico è stato dovuto all'esplodere della civiltà dei consumi e all'affermarsi di una mentalità per cui apparire ed avere costituiscono l'identità assoluta di quello che dovrebbe essere un cittadino, ma che invece risulta solo un atomo sociale, del tutto disarticolato dal contesto in cui vive. Il profeta di questa mutazione fu Pasolini, il suo errore fu cercare una chiave risolutoria nel passato o in società ancora arcaiche.

La soluzione infatti non è ideologica e nemmeno tanto culturale, ma soprattutto educativa. Ma può educare un maleducato, cioè uno Stato impostato su disvalori, del tutto esautorato dalla sua funzione etica?

La scuola ha cominciato a subire una progressiva involuzione con l'introduzione dei decreti delegati che volevano essere uno strumento di democrazia, ma che alla fine si sono rivelati un deteriore elemento di ingerenza, molto spesso impropria, nella scuola da parte di genitori incapaci di educare i loro figli, sovente in contrasto tra di loro, che pretendono sempre e comunque buoni risultati e che considerano la scuola solo un luogo dove parcheggiare i loro figli quando vanno a lavorare, salvo che non se li dimentichino nell'auto parcheggiata prima ancora che possano andare a scuola.

La scuola che in Italia fino agli anni 70 del secolo scorso, era un modello educativo tra i più rilevanti al mondo, negli ultimi 30 anni è stata demolita a forza di riforme che avevano solo un unico scopo, tagliare i bilanci, raschiare un barile da tempo sfondato, perché tanto i pezzi di carta uno se li può pure comprare nei diplomifici privati. A ciò si deve aggiungere la permanenza di classi pollaio, l'accorpamento di vari istituti scolastici anche di ordini diversi sotto una unica dirigenza sempre più svincolata dalla sua funzione di "primus inter pares" e sempre più debordante nell'autocrazia burocratica. L'ultimo governo in carica non ha fatto eccezioni e i suoi tagli alla scuola sono talmente rilevanti, da non avere paragoni nella storia intera del nostro Paese, inoltre il tentativo di regionalizzarla, con la sciagurata riforma dell'autonomia differenziata, non farebbe che sparare su un organismo in stato comatoso.

E' del tutto evidente che, minando le colonne portanti della società, essa tende a collassare su se stessa, non investendo preziose risorse su famiglia e scuola (ma anche sulla sanità) ci si ritrova seriamente in un Paese allo sbando esistenziale, morale e sociale.

L'Italia così diventa non uno Stato rispettabile tra quelli più in vista in Europa e nel mondo, ma una sorta di repubblica delle banane, alla stregua di vari regimi sudamericani del passato, perché pure quelli ormai si stanno emancipando. Da noi, invece, l'involuzione continua senza sosta da più di 30 anni ormai.

Se non si fanno più figli in Italia, è evidente che questo è dovuto ad una situazione di profondo disagio e di vita non solo lavorativa, ma anche esistenzialmente precaria tra i giovani che dovrebbero creare il futuro di questo Paese. Da tempo non si forniscono loro opportunità di impiego stabile anche con un elevato livello di cultura, lasciandoli in balia permanente delle loro famiglie di origine e impedendo loro di avere quelle sicurezze che sono indispensabili per concretizzare un progetto famigliare

Ad approfittare di questa situazione di sbandamento dei giovani sono evidentemente le mafie di qualsiasi tipo ormai profondamente radicate ed infiltrate in Italia, tanto da costituirne una parziale ossatura anche per l'intero sistema economico, come un cancro ormai in metastasi.

Il risultato di tutto ciò sono giovani che non hanno più nulla in cui credere la cui narcosi più salutare, si fa per dire, è il gioco con la play-station, che almeno evita la droga e l'alcool, ma non sempre. Giovani che sono in crisi di identità anche sessuale, che socializzano con sempre maggiore difficoltà, che non hanno più valori morali ereditati da contesti famigliari fatiscenti, non hanno fede religiosa né politica, e che spesso sono ossessionati dall'immagine e dal desiderio di successo immediato. I quali sostanzialmente ruotano intorno al loro ego, ultimo rifugio della loro disperazione, e che quando questo ego è fortemente minacciato possono scatenare una violenza feroce e criminale.

Spesso per loro una donna non è una persona da conoscere, a poco a poco, da stimare, da amare nel pieno rispetto della sua autonomia, libertà ed integrità, ma solo qualcuno in cui proiettare tutte le loro aspirazioni, da idealizzare, ma allo stesso tempo da colpire appena delude i sogni onanistici che essi si fanno sulle loro compagne o mogli. Incapaci come sono di percepire che la vita, come la identità di una persona, è continuamente in fieri, in movimento ed in evoluzione e che un rapporto cresce e si mantiene in vita mediante soprattutto la stima reciproca, la volontà e la determinazione di saperlo rinnovare ogni giorno anche a costo di mettere in crisi se stessi.

Purtroppo oggi per un giovane mettere in crisi se stesso è talmente difficile che in vari casi risulta impossibile, quindi scatta la molla distruttiva anche solo se viene pestata una scarpa, anche solo per un'occhiataccia. E il vincente risulta quello che si fa rispettare da tutti, non con la sua integrità, onestà e assoluta incorruttibilità, che sono il risultato di una vita serena e senza paure anche negli errori e nelle sconfitte, ma quello che si impone sulle paure degli altri acquisendo potere con la corruttibilità e la violenza e che vive nella paura di essere scalzato. Ovviamente tutte le organizzazioni criminali sono interessate a questo processo degenerativo il cui risultato principale è portare al potere persone di loro fiducia che fanno i loro interessi e non quelli del popolo italiano

Questo procedimento iniziato in Italia già dal dopoguerra, con l'esaurimento delle generazioni che hanno lottato per emancipare l'Italia, fondandola su nuovi valori costituzionali, ormai è a punto degenerativo talmente avanzato che possiamo seriamente temere che tutto un impianto democratico sia seriamente a rischio di collassare e che dalle sue ceneri non esca una nuova Italia, ma solo un Paese spezzettato in mano ai vari boss locali. Peggio che tornare ad una condizione prerisorgimentale.

L'Italia è stata fatta da veri Patrioti, lo furono gli uomini del Risorgimento e lo erano anche quelli della Resistenza contro il nazifascismo. Se non comprendiamo, e soprattutto se non lo comprenderanno bene i giovani, che il solo rinnovare questi valori potrà rimetterci in moto come veri Patrioti di un'Italia del XXI secolo, non avremo più una Patria e forse nemmeno una Italia, a tutto vantaggio di quelli che in più di 150 anni non ci hanno mai creduto

Cesare Pavese scriveva: “Un Paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un Paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo,”

 Così...cerchiamo almeno di stare più tranquilli


Carlo Felici

mercoledì 6 novembre 2024

Senza illusioni ha vinto Trump

 




Mi rendo conto di essere stato l'unico a supportare Trump su questo giornale, con alcuni articoli che uscirono l'estate scorsa, tra cui uno intitolato “Senza illusioni sostengo Trump” e a questo punto non credo che un articolo potesse essere titolato meglio

Gli americani hanno votato convintamente Trump evitando tutte le illusioni possibili, in special modo quella che lo voleva dipingere come un tiranno affamato di potere, come un violentatore seriale, come un avanzo di galera, un plutocrate e quant'altro.

Hanno premiato la sua determinazione, la sua volontà di non arrendersi mai anche mentre gli fischiavano le pallottole intorno, di sapersi rialzare sempre, e Trump non solo non si è dato per vinto e si è rialzato, ma questa volta ha stravinto, ha trionfato ma senza toni trionfalistici

Una delle prime cose che ha detto è stata “Io non inizio le guerre, le faccio finire” e sicuramente sarà di parola anche se ancora non sappiamo come, inoltre si può essere certi di un rilancio dell'economia e di una discesa dell'inflazione, e le borse già volano..

Un uomo che si voleva dietro le sbarre è riuscito anche alla sua età, a girare tutta l'America insegnando ai politicanti nascosti dietro ad una tastiera che la politica si fa ancora convincendo la gente, andando ad incontrarla anche se poi rischi di incontrare una pallottola o un killer nascosto nei paraggi.

E' questo che gli elettori americani hanno premiato, perché un Kennedy si è schierato con lui? Perché JFK tentò di fare lo stesso, andando dove era più in bilico e sfavorito, con una auto scoperta per essere visto dalla gente, e mentre erano appesi i manifesti per le strade, con la sua faccia e sopra scritto wanted , lui continuò a sorridere a tutti da quella auto scoperta finché fu vigliaccamente ucciso

Poteva capitare anche con Trump ma stavolta la sorte è stata più benevola o magari lo hanno protetto le preghiere dei suoi sostenitori.

I suoi detrattori non hanno fatto altro che dipingerlo come un fascistoide, ma è ben noto che i dittatori non amano stare in mezzo alla folla, se ne guardano bene, preferiscono guardarla dall'alto dei loro balconi o dalle loro auto blindate. Trump ha saputo interpretare i bisogni profondi di un americano medio che, di fronte alla crisi di credibilità di uno Stato che deve fronteggiare le sfide di un mondo multipolare, ha bisogno di ritrovare la sua identità.

E l'identità che fece vincere all'America due guerre mondiali che non era affatto scontato che si potessero vincere inizialmente, non è complicata, l'americano medio ama la sua terra, la sua famiglia e il suo lavoro, anche andando in guerra, non ci va con il fanatismo dell'eroe che deve combattere e vincere per la Patria, ma semplicemente con la dedizione al lavoro che gli tocca a fare.

Trump non a caso nel suo primo discorso ha citato tutti, perché sa che gli americani che lo hanno votato non sono l'America del Ku Klux Klan, ma sono bianchi, neri, ispanici, nativi, cristiani, musulmani, arabi, ebrei, tutti insieme afflitti da un solo problema che si chiama job. Lavoro, impegno, certezza che i soldi non vadano buttati per finanziare armi ed armamenti che sono come dei vuoti a perdere.

Trump non è di sinistra, ma nemmeno di destra, è un personaggio che sfugge alle definizioni, ma sa di poter vincere solo con i fatti, anche se spesso nei suoi discorsi va sopra le righe. Ma chi è andato più di tutti sopra le righe è stato chi ha definito lui e i suoi sostenitori spazzatura, e poi è stato giustamente spazzato via. Trump spazzò via l'ISIS, creatura sfuggita di mano ai suoi oppositori.

E' presto per capire bene cosa farà, ma si può star certi che, così come non ha assunto la veste del trionfatore, ora si appresta a concretizzare il suo programma, il famigerato MAGA Make America Great Again, a far rialzare la testa di un'aquila fin troppo umiliata dai suoi detrattori, mentre essi sono fin troppo coperti dalle sue ali, pagate dai contribuenti americani. In fondo lo slogan poteva essere abbreviato SGA. Stay Great America. Resta Grande America, che hai scoperto con la tua rivoluzione, la democrazia e il multiculturalismo prima di una Rivoluzione Francese finita nel Terrore o di una Rivoluzione Russa finita nel Gulag

Troppo comodo pensare...adesso dovremo pagare di più per proteggerci, quando non si è fatto altro che agitare un pericolo da noi stessi generato, sostenendo i regimi più velleitari e scatenando conseguentemente le guerre sulle quali lucrano solo grandi gruppi finanziari. Cosa ha fatto l'Europa per proteggere le donne afghane, per far cessare la guerra in Ucraina, per stoppare il genocidio palestinese, per isolare l'autocrate che in Israele non sente più nessuno? Forse si accorgerà presto che quello che egli considera il suo migliore alleato gli imporrà di finire il lavoro..ma non più alla sua maniera. Forse l'Iran si accorgerà presto di non poter più cospargere il Medio Oriente con i suoi droni o missili tramite i suoi servi che assediano Israele. E Putin saprà di avere un interlocutore interessato più a far finire la guerra che a vincere a tutti i costi solo per restare al potere.

E' presto per fare ipotesi, perché la partita sarà lunga e difficile, ma una cosa è certa: a giocarla non ci sarà un anziano signore che aveva ormai difficoltà a mettere un piede dietro l'altro, sebbene volesse fino all'ultimo ricandidarsi, e nemmeno la sua vice col sorriso stampato in faccia, magari per conquistare il pubblico femminile, nascondendo una smorfia di disprezzo per i suoi avversari ritenuti spazzatura, ci sarà un rispettabile signore di 78 anni che si è rialzato dopo che gli avevano sparato, continuando a lottare e a cercare il suo popolo in giro per l'America con ben più di 900 comizi e che alla fine ha vinto anche la disperazione che lo voleva perdente a tutti i costi e le paure dell'uomo nero che si temeva trivellasse pure il giardino di casa.

Da noi si dice...arrivaci, se sei capace.

Carlo Felici

martedì 5 novembre 2024

Sesso e potere





 Sesso e potere è il titolo di un film del 1997, che parla di un Presidente coinvolto in uno scandalo sessuale il quale per distogliere l'attenzione dei media, si inventa una guerra finta, ingaggiando un produttore di Hollywood a pochi giorni dalle elezioni. Uscì più o meno in concomitanza con uno scandalo reale che coinvolse il vero presidente degli USA Bill Clinton.

La storia umana, da tempi immemori, è costellata di episodi sessuali collegati a personaggi di potere, enumerarli tutti richiederebbe una rassegna enciclopedica, basta però ricordarne solo alcuni, persino presenti nella Bibbia, come la storia di Giuditta e Oloferne, generale degli Assiri che si invaghì di lei che lo invitò ad un banchetto, lo fece ubriacare e poi lo decapitò, favorendo la vittoria dei Giudei. Pensiamo ad Aspasia, la compagna di Pericle, che ispirò non solo la conduzione del potere ad Atene, ma anche la formazione di un centro culturale che fu il fulcro della filosofia dell'epoca e che sembra avesse coinvolto lo stesso Socrate, il quale probabilmente si ispirò a lei nel Simposio riferito da Platone, con il personaggio di Diotima.

Ricordiamo Cleopatra, la quale non fu solo regina di Egitto, legata a Cesare prima e poi ad Antonio, ma fu l'ispiratrice della svolta ellenistica nella conduzione stessa dell'impero secondo un modello orientale in cui l'assolutismo è legato alla figura del sovrano illuminato dalla cultura e dal favore degli dei. E che dire di Teodora di Bisanzio, la quale, nonostante fosse una attrice, fece innamorare a tal punto l'imperatore Giustiniano che la volle come propria moglie e a tal fine, fece persino cambiare la legge imperiale che gli vietava di sposare attrici, influenzando notevolmente la sorte dell'intero impero bizantino

Nel Medioevo spiccano le figure di Ethelfleda, regina di Mercia, la quale sconfisse il Vichinghi e creò un centro di cultura in cui crebbe il nipote Athelstan, primo re degli Anglo-Sassoni, e quella di Matilde di Toscana che seppe difendere validamente le sue terre sia dall'autorità del Papa Gregorio VII, sia dall'aggressione dell'imperatore Enrico IV, persino sconfiggendolo in battaglia ed essendo incoronata da Enrico V vicaria imperiale e Vice Regina d'Italia nel 1111.

La società medioevale, soprattutto con le guerre feudali, le Crociate e la nascita dei codici cavallereschi, vede fiorire la poesia trobadorica che spesso non è altro che lo strumento per conquistare il cuore di una donna lasciata sola nell'esercizio del potere ed assumerne il controllo conquistando il suo cuore e il suo regno.

Il Rinascimento vede le grandi cortigiane impossessarsi della cultura ed assumere posizioni, spesso grazie alle loro abilità amatorie, di notevole spicco nell'esercizio del potere. Scrive Anna Brasi in “Le cortigiane arte e prostituzione): “lo scambio è chiaro, il denaro (il potere) significa autonomia per quelle donne che possono gestirlo. E le cortigiane, libere dagli obblighi familiari, possono suonare, comporre musica, secondo la moda rinascimentale dell’improvvisazione, (quanta musica di anonimi è stata composta da donne?) scrivere, dipingere, cantare, danzare, giocare con tutte le forme dell’arte, esprimere una loro socialità. «…Data è dal ciel la femminil bellezza, perché ella sia felicitate in terra di qualunque conosca gentilezza» Canta Veronica Franco, poetessa e cortigiana veneziana. Veronica vive il suo tempo, il Rinascimento, in tutte le sue contraddizioni, accetta e riconosce la sua condizione sociale di cortigiana senza troppe angosce e moralismi e rivendica una poesia femminile contro chi l’oltraggia definendola «meretrice intellettuale”. 

L'età moderna è segnata dallo sviluppo del capitalismo e dalla regressione nel processo di emancipazione femminile e nell'esercizio del potere fino a tempi molto recenti. A lungo, dallo sviluppo della rivoluzione industriale, fino alla sua seconda fase e alla metà del XX secolo, la funzione della donna è strettamente legata ai sistemi di produzione. Da una parte contribuisce alla crescita del capitale mediante la manodopera femminile spesso asservita agli stessi strumenti di produzione, dall'altra è essenziale per la conservazione del capitale, mediante matrimoni combinati per accrescerlo nel tempo. 

E' proprio in questa fase che tuttora ha il suo sviluppo apicale con la globalizzazione di un capitalismo senza regole, che il sesso diviene non solo per la donna, ma in generale per molti rapporti interpersonali, uno strumento di emancipazione e di potere economico.

Quello che prima si conquistava con il carisma, la gestione del sacro o del patrimonio famigliare legato ad una industria, oggi si realizza grazie a speculazioni e al raggiungimento di posizioni di potere, legate a personaggi da conquistare con la seduzione

Seduzione e potere sono diventati ormai interconnessi a tal punto che, osservando il miserevole panorama politico o in generale mediatico, ci accorgiamo che i cosiddetti scandali legati a personaggi molto ricchi e potenti incappati in situazioni sessuali piuttosto scabrose e ricattabili, sono all'ordine del giorno.

Ma quel che è più grave, è il fenomeno dei conflitti famigliari, legati spesso a patrimoni contesi e a relazioni sempre più critiche perché non basate su una condivisione di affetti durevoli, ma spesso su  unioni compromissorie che celano conflitti latenti per l'esercizio del potere nella famiglia o nella coppia. E i casi che finiscono in tragedia ci hanno portato a constatare che, per esempio, in Italia si muore più per conflitti famigliari o relazionali che di mafia.

Noi siamo spesso portati a focalizzare i grandi scandali che emergono nei media, per il controllo di alcuni personaggi di potere, come quello da cui siamo partiti prendendo ad esempio la vicenda di Clinton, o magari proseguendo zoomando sulle vicende di Trump, Berlusconi o di qualche personaggio dell'attuale governo costretto a dimettersi, ma la vicenda del sesso legato al potere è ben più vasta nell'epoca del capitalismo dominante e globalizzato, perché destinata a pandemizzarsi.

Se tutto quello che occorre all'essere umano per emanciparsi è ormai solo il denaro, è del tutto evidente che l'essere umano, che sia uomo o donna ha poca importanza, cercherà con tutti i mezzi di procurarselo e il sesso è uno strumento potentissimo nei rapporti tra esseri umani

E' una energia straordinaria che Wilhelm Reich ha scoperto essere un elemento rivoluzionario soprattutto se analizzato nel rapporto che c'è sempre stato tra repressione sociale e repressione sessuale. Possiamo dire infatti che soprattutto con l'affermarsi del modello assolutizzante e unico nella gestione dei rapporti umani, inizialmente legato al dominio delle religioni monoteistiche e poi strettamente connesso alla tirannide del capitale, il sesso è stato sempre di più messo sotto controllo e gestito per fini di potere, per costringere le masse a viverlo secondo codici sempre più repressivi, anche quando appaiono sfrenatamente liberi, anche nella pornografia, essi infatti restano vincolati alla mercificazione e quindi all'assolutismo del denaro.

Vivere il sesso liberamente, per la società a modello unico religioso ed economico è un pericolo, rappresenta infatti il minare alla base la stabilità del loro fondamento piramidale dei rapporti sociali, in cui spesso solo il vertice è libero, pur nascondendo ciò alla massa, per consolidare il suo potere e poter continuare a sfruttare l'utilizzo stesso della massa come merce a fine di profitto.

Gli impulsi sessuali infatti non sono né legati ad una età specifica e nemmeno alla genitalità o funzione riproduttiva, essi sono piuttosto un veicolo di creatività, comunicazione ed emancipazione dei rapporti umani mediante i sentimenti che si legano ad essi, come la spuma ad un'onda.

Quando sono repressi e veicolati, inevitabilmente conducono a conflitti interiori che possono portare ad azioni distruttive o autodistruttive spesso generate da impulsi improvvisi e inarrestabili

Le cronache ormai sono piene di queste storie che coinvolgono anche i ragazzi, gli adolescenti ineducati da una scuola che ignora del tutto la sessualità degli alunni considerandola solo un fattore fisiologico e sconnettendola così del tutto dai rapporti umani interrelazionali.

Le istituzioni non hanno alcun interesse ad educare i giovani a vivere la loro sessualità in modo libero e creativo, perché se lo facessero sicuramente essi metterebbero in discussione fino a reputarli inaccettabili i modelli dominanti.

Le istituzioni, i sistemi economici, politici e religiosi dominanti hanno invece interesse ad ingabbiare la sessualità umana, fino a ridurla a ombra o a parole nel web, così l'essere umano è persino spaventato nel momento in cui si tratta di viverla naturalmente oppure vuole avere su di essa un tale controllo ossessivo da reputare la controparte come uno strumento onanistico per affermare su di essa quel potere che le consente di acquisire la propria sicurezza. E se ciò non avviene si può persino scatenare una furia distruttiva mortale

Una rivoluzione sociale non può quindi che essere anche una rivoluzione sessuale. Alla fine degli anni 60 e fino alla metà degli anni 70, sembrava che sempre di più masse ingenti di giovani ne fossero convinte e cercassero di realizzare entrambe, ma il ferreo monoteismo del capitale è riuscito allo stesso tempo ad accontentarle, ad addormentarle e a strumentalizzarle, fino non solo a trarne profitto, e a nullificarne l'effetto, ma persino a generare e indurle all'accettazione e alla affermazione di modelli inversi

Tutto ciò che era esigenza di liberazione in quel periodo, è poi divenuto strumento di mercificazione, con le industrie discografiche, cinematografiche, della moda, dei consumi, delle immagini, della musica, dei concerti, dei gadget a qualsiasi livello, e ovviamente della droga che è lo strumento di massimo addormentamento e nullificazione dell'individuo.

Quella quindi che intendeva essere una rivoluzione sessuale e sociale, sulla scia delle teorie di Marcuse e di Reich, è divenuta solo una mutazione del costume ancor più gestibile e fruttuosa per il capitale, specialmente con l'uso dei media e Internet senza alcun controllo. L'universo virtuale è infatti spesso più efficace persino della droga e, considerando le ingentissime ricchezze di chi lo gestisce, sicuramente più redditizio e meno rischioso. E' l'unico strumento efficace che trasforma nell'immediato una apparente libertà in una sostanziale schiavitù. Tanto che la gente non legge più, ma rincorre la vetrina di Instagram, ossessionata dall'apparire e dall'affermarsi attraverso l'apparire.

A guardar bene, quindi non c'è nulla di più reazionario in tutto ciò che trasforma efficacemente gli esseri umani in variegate marionette, e li rende talmente fragili ed insicuri a tal punto dal far cercare loro i sistemi politici più rigidi ed autoritari, mentre si beano in un universo virtuale dove tutti dicono quello che vogliono ma sempre di più fanno quello che altri dicono loro indotti in gran parte dai media, e senza discutere in alcun modo.

Wilhelm Reich scriveva: “ I moralisti non riusciranno mai a capire che l'infelicità sessuale è parte integrale dell'ordinamento sociale che essi difendono” e ancora: “ L'amore, il lavoro e  la conoscenza sono la fonte della nostra vita, dovrebbero anche governarla”

Finché non capiremo profondamente tutto questo applicandolo alle nostre vite ad ogni costo, anche a quello di rovesciare un intero sistema di valori e di funzioni politiche ed economiche, saremo sempre solo delle ombre che vagano in attesa di precipitare nell'abisso.

Carlo Felici.

venerdì 1 novembre 2024

MEGALOPOLIS





Se andate a vedere il film forse testamentale di Coppola (ma non glielo auguriamo) non mettetevi troppo vicino allo schermo, rischiereste di lasciarvi prendere per mano dal maestoso fiorire del caleidoscopico turbinio delle immagini e perdervi il senso completo dell'opera, sempre che l'opera un senso compiuto ce l'abbia

A ben guardare, infatti, nonostante l'impegno pluriennale del regista che vi ha investito gran parte delle sue risorse, il film un senso compiuto non lo ha. Esso infatti sembra corrispondere ad una specie di big bang o martellata megagalattica sul mondo contemporaneo globalizzato sotto l'egida dell'imperialismo atlantista americano, dissacrando tutti i suoi miti, dal costume, al sesso, al cinema, alla competizione sociale, perfino scendendo nei particolari dei rapporti  intimi interpersonali, dove la massima imperiale “competition is competition” domina su tutto e ad ogni costo, per lasciar posto, come unica alternativa ad una utopia elitaria, senza capo né coda. Solo cristallizzata nel tempo

Come dire..il nostro mondo sta degenerando verso questa Babilonia, e noi non possiamo fare altro che sognarne un altro fermo nel tempo che corrisponde ad un grande sogno di pochi, ma che non sappiamo né dove né quando realizzare

Nelle citazioni del film quasi messe a forza nei vari personaggi che riecheggiano una storia millenaria condensata e cristallizzata in un paio di ore, nella sua pirotecnica scenografia e fotografia, viene evocata una civiltà romana che però ha poco e niente a che fare con il chiassoso e spesso cafonesco decadere di un modello globalizzato di pseudo civiltà basata esclusivamente sul culto del denaro e del profitto che ne deriva.

Il film di Coppola è intimamente reazionario, perché come quasi tutti i film americani di grande effetto, si basa sul culto del supereroe (in questo caso Cesare Catilina) il quale, non sono possiede magicamente la chiave della risoluzione del conflitto, ma ha anche l'autorità e la capacità visionaria e persuasiva per imporsi sulle masse. Ma per fare cosa e come, nessuno lo sa, a meno che non si affidi ai suoi straordinari superpoteri che ovviamente nessun personaggio comune può possedere né possiederà mai

Il conflitto di classe, per la risoluzione dei problemi dei poveri che in un'America che ha strangolato negli ultimi decenni quella classe media la quale, con i suoi sacrifici, il suo buon senso, e la sua determinazione, le fece vincere ben due guerre mondiali, unita nel culto della libertà e della democrazia, in questo film è ridotto al dissidio tra una massa di dannati guidati dall'ennesimo demagogo tribuno della plebe affamato di potere, che finisce non a caso a testa in giù come Mussolini, e l'élite che sa sempre riciclarsi, giovandosi di un sempre nuovo Catilina Cesare da integrare nel suo sistema e da vendere a milioni di disperati che continueranno a vivere per strada sognando solo a bocca aperta, una nuova utopia.

Quella che fu la cifra millenaria della civiltà romana, cioè il “regere imperio populos, parcere subiectis, debellare superbos”, la capacità di dominare soddisfacendo i bisogni delle masse, per esempio non speculando sul costo dell'acqua ma regalandola a tutti, con acquedotti millenari, il fatto che tale cifra fosse indissolubile rispetto ai “mores maiorum”, nel film non ne appare nemmeno l'ombra.

La capacità di integrare popoli di diversi costumi, religioni, attitudini ed usanze che fu la carta vincente dell'antica Roma, si basava proprio su questi valori: “fides, pietas, majestas, virtus et gravitas” Cioè la fiducia unita al rispetto, l'autorità che deriva dalla lealtà e dalla reciprocità, violando la quale anche un imperatore può essere eliminato, se non corrisponde a quell'onestà, a quella verità e a quella affidabilità che lo lega ai cittadini di tutto un impero. Tutto ciò in questa rappresentazione tanto caleidoscopica quanto farsesca è del tutto eclissato

Non c'è nemmeno l'eco di un mondo di valori perduto in Megalopolis, perché quel che lega il tutto in una sceneggiatura fin troppo frammentaria, è la suggestione in cui ogni personaggio vive, prigioniero sostanzialmente di se stesso.

Ed è questa la vera cifra della pseudo civiltà che il film riesce efficacemente a rappresentare: l'individualismo esasperato nella ricerca spasmodica del potere e del denaro che lo anima e lo perverte.  Non c'è un poeta come Marziale, calato nei vizi del suo tempo che riesca a rappresentarli con potente efficacia mentre egli stesso vive in una dimora estranea ad essi “pauca sed apta mihi” piccola ma adatta a me, che rifuggo dai bisogni e dai mali superflui, che riesce a dire “lasciva est nobis pagina, sed vita proba”, cioè la nostra rappresentazione è lasciva, ma la vita di chi la rappresenta lascia intendere che l'integrità e l'onestà sono reali e possibili

Il film, più adatto a rappresentare una Babilonia immersa in un turbine apocalittico, evidenziato con straordinari effetti speciali, piuttosto che un'antica Roma in decadenza, non lascia speranze, non fa intendere che un'altra vita è possibile e necessaria, esso è puritanamente lo specchio di un inferno dove una massa di dannati, può solo contemplare il sogno dei predestinati, quelli che con le masse non avranno mai a che fare, non avranno né veri confronti né vera capacità di integrazione, e dove la cifra della grazia dei predestinati è solo la loro permanenza al potere nella gestione della sua ricchezza.

In questo, effettivamente, Coppola rappresenta perfettamente un “impero americano” in piena decadenza, di fronte ad un mondo sempre più multipolare e sempre meno disposto ad essere sfruttato per il privilegio di pochi, e tanto frammentato al suo interno, da doversi sostenere con guerre sempre più frequenti e una repressione sempre più brutale che grava sui più poveri e disperati, ancora in gran parte neri. Che non sa trovare una alternativa a se stesso, dato che come ultima speranza ai cittadini ha offerto la competizione di due candidati (tralasciamo l'ultima comparsa dell'ora della disperazione) che, per età e capacità di gestire ed innovare un intero sistema così complesso e articolato, e soprattutto per poter anche lontanamente incarnare una utopia possibile come quella dei veri Cesare e di Catilina che era una utopia di integrazione poi in gran parte realizzata, erano e restano due figure ben misere.

Il film, in definitiva, conquista per le sue suggestioni fin troppo cacofoniche e per il turbinio delle vicende e delle immagini, ma non convince affatto per quanto riguarda l'immaginare un futuro possibile e necessario, e resta una magniloquente performance, in cui lo stesso voler fermare il tempo, che poi è la chiave vera del progresso umano e sociale, resta lo specchio di una disperazione assoluta.

Perché in esso anche l'ultima utopia offerta è del tutto speculare all'inferno in cui si è destinati a vivere e a morire in Megalopolis.

mercoledì 21 agosto 2024

L'HUMANITAS CHE VINCE DAVVERO

 



Il livello di civiltà di un popolo si misura in base alla sua humanitas. Il significato latino di humanitas va ben oltre il concetto che oggi abbiamo di “umanità”, i latini infatti associavano al termine “humanitas”, il considerarsi tutti appartenenti alla medesima “natura universale”, dal momento stesso in cui si è nati (diritto naturale) e tali da dover per questo sviluppare nel corso della vita una sorta di “amicizia ecumenica”, nel senso etimologico del termine che richiama alla “casa comune, intesa come habitat umano e contesto naturale di vita, senza distinzioni di etnia, cultura o provenienza. Per questo era garantito il rispetto di tutti quei culti che non mettevano in discussione l'auctoritas dell'impero, anche se anticamente due principi spesso sono stati in collisione tra loro: quello secondo cui “veritas non auctoritas facit legem”, che è poi il principio di Socrate, della “legge non scritta” di Antigone, e in definitiva del primo Cristianesimo, fino ad arrivare al giusnaturalismo.

Vi fu poi quello, che animava il Diritto Romano, anche se tale ambito era garantito da leggi che potessero essere universali ed ecumeniche, appartenenti cioè ad una cittadinanza che nel terzo secolo venne estesa a tutto l'impero, ma che divenne molto più restrittivo col formarsi degli Stati nazionali, in epoca moderna e che richiama la dottrina di Hobbes.

In base ciò vige il principio per cui “auctoritas, non veritas, facit legem”, in virtù di questo l'autorità sovrana dello Stato rappresentata dall'assolutismo regio, fonda la legge ed il suo indiscutibile valore con tutti i poteri concentrati che ne conseguono. Nè la divisione dei poteri teorizzata dall'Illuminismo e applicata prima con la rivoluzione americana e poi con quella francese, mettono più in discussione il fatto che l' “auctoritas” dello Stato sia inappellabile. Essa può essere solo suffragata dal consenso popolare ma mai contraddetta, su di essa, in epoca moderna si fonda la stessa convivenza umana, messa così al riparo dal caos, dal “bellum omnium contra omnes”, dal conflitto permanente tra nature diverse e conciliabili solo mediante l'inflessibile potere della legge.

E' del tutto evidente che questo principio scaturito in un contesto storico denso di conflitti e guerre, specialmente di religione, ha continuato a caratterizzare l'ossatura degli stati moderni, fino ad incancrenirsi nei regimi totalitari, di varia natura ideologica o religiosa, in cui l'autorità dello Stato diventa dittatura e autocrazia (ma pur sempre figlia del Leviatano di Hobbes)

E' altrettanto palese che tale principio scaturisce da una profonda sfiducia nella natura umana, e da un terrore che, per evitare il terrorismo degli istinti contrapposti, non ha esitato, fin dai tempi rivoluzionari, a farsi esso stesso strumento di potere, fino a tagliare le teste come le zucchine.

Persino l'impero romano era più elastico in tal senso, lo vediamo nella stessa contrapposizione tra Gesù e Pilato il quale alla verità del Cristo, basata sulla sua stessa natura universale, contrappone prima la sua domanda “Che cosa è la verità?”, supponendo che essa sia nulla di fronte alla sua “auctoritas”, ma poi lascia alla folla decidere il senso concreto di quella “veritas”, facendo intendere che lo “ius” universale si dovesse comunque adattare ai contesti e alle culture locali

Negli Stati moderni lo ius non è più universale ma invece segue immancabilmente i loro confini e al loro interno resta indiscutibile ed inflessibile, ne conseguono le espulsioni o lo schiavismo di coloro che non corrispondono ad una determinata legislazione di cittadinanza (quasi che fossero invisibili, nella loro “prescindenza”) e l'incarceramento anche in condizioni disumane di coloro che violano la legge che lo Stato impone.

Ma vi erano altri due principi che contraddistinguevano l'humanitas, il primo che identifica ogni essere umano in quanto dotato di una insopprimibile dignità, specificità e natura, le quali vanno oltre l'appartenenza ad un contesto religioso o culturale, e il secondo in base al quale un cittadino è tale in quanto dedito ad “otium” e “negotium”, cioè ad una sua formazione culturale permanente, data anche dalle relazioni che ha nel contesto in cui vive, e ad un impegno lavorativo e produttivo che arreca benefici a se stesso e alla comunità in cui opera.

Questi antichi principi furono ripresi dallo stesso Mazzini, padre nobile della nostra Repubblica, quando affermò che un vero Stato e una vera democrazia si hanno solo quando tutti i cittadini hanno una buona educazione culturale (istituti scolastici solidi ed efficienti), la possibilità di votare direttamente i loro rappresentanti (e non una lista riempita da un segretario di partito), e infine l'opportunità di lavorare per emanciparsi ed emancipare la società in cui vivono

Dopo questa ampia premessa che spazia dai tempi antichi fino ai nostri, osserviamo bene che il nostro Paese, se nello sport conquista un numero di medaglie sempre maggiore, nel campo della “civitas” e dell' “humanitas” è tuttora ben lungi dal salire sul podio ed essere pienamente appagato dall'inno nazionale per una Italia che purtroppo “desta non è”

Basta osservare alcune questioni fondamentali, riferendosi sempre ai principi mazziniani e alle loro antiche origini.

Non abbiamo, di fatto, una Costituzione Italiana “fondata sul lavoro” come dovremmo, e non rispettiamo i lavoratori che muoiono come mosche nei posti di lavoro quotidianamente, secondo uno studio della UIL sono infatti centinaia i lavoratori che muoiono ogni anno soprattutto nei settori edilizio ed agricolo. Molti di essi sono stranieri, privi di cittadinanza e diritti, ridotti in una condizione di semi schiavitù, diciamo semi, solo perché sono liberi di crepare altrove per strada o sotto i ponti o magari tentando altri viaggi della fortuna in condizioni disastrose.

E' del tutto evidente che un sistema che vuole progredire non solo in benessere, ma anche in libertà e giustizia sociale, deve trovare un modo per formare queste persone e garantire loro i diritti e i doveri di cittadinanza.

Molti di loro, ma anche non pochi cittadini italiani, privi di opportunità e in condizioni disperate, per degrado famigliare e mancanza di adeguata assistenza sociale, finiscono nella rete della criminalità organizzata o nel gorgo della disperazione, della droga o di azioni criminose compiute persino in famiglia. La conseguenza è che le carceri si sono riempite a dismisura e che la popolazione carceraria ormai vive in condizioni subumane, per cui sicuramente ora possiamo dire che un animale in uno zoo vive meglio di un detenuto.

Il carcere così, è divenuto non uno strumento di riabilitazione per rendere consapevole il reo del suo misfatto e rieducarlo ad un reinserimento sociale e produttivo, ma è oggi di fatto solo un strumento di tortura, come dimostrano anche certe affermazioni grottesche e fuori da ogni logica umana e di cultura di chi respinge il problema dicendo; “il carcere non è un hotel”, evidentemente così si dimostra solo ignoranza e dabbenaggine politica

Quanto abbiamo messo in evidenza contribuisce quindi a mostrare che i problemi delle carceri, della cittadinanza e del lavoro sono interconnessi. E' un unico problema che deve essere affrontato non a compartimenti stagni ma tenendo conto proprio di questa interdipendenza.

Alla forza lavoro va riconosciuta la sua dignità e la sua qualificazione. Ad un immigrato che vuole lavorare in Italia va fatto innanzitutto un corso di Italiano e poi vanno indicate le norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, mostrando a chi può rivolgersi senza essere ricattato o ridotto in schiavitù e soprattutto che non deve sopravvivere nascondendosi. Il nostro territorio ha immensi problemi idrogeologici che richiedono interventi permanenti di messa in sicurezza e di manutenzione con un apporto di manodopera crescente che potrebbe essere utilizzata anche portando i detenuti a compierla, per riabilitarsi. Gli immigrati che lavorano nel Meridione o in altre regioni per la raccolta di vari prodotti agricoli, in varie aziende senza scrupoli, vivono in condizioni peggiori degli schiavi negli Stati Confederati prima della guerra civile americana, perché non hanno alloggio né protezione, e se subiscono un infortunio vengono scaricati senza pietà in mezzo alla strada come un sacco di immondizia.

Chi non ha una cultura purtroppo non è nemmeno capace di tutelarsi, per questo è indispensabile fornire incentivi all'acquisizione della cultura. Per questo lo Ius culturae o Ius scholae non può essere una questione di contrapposizione politica, ma è un principio di humanitas e di civiltà da condividere universalmente

Lo stravolgimento etnico-culturale da alcuni paventato per contrastare quella che qualcuno ha definito addirittura come “sostituzione etnica”, è tipico soltanto di una società debole, incapace di trasmettere i suoi valori di civiltà “forti”, ed evidentemente impotente rispetto ad altre culture che si affermano non con la forza delle armi ma con quella dei loro principi che sono maggiormente condivisi, perché ritenuti più credibili ed efficaci

E' del tutto evidente che una società in cui la famiglia, la scuola, la sanità, l'inserimento lavorativo, la rieducazione, fanno acqua da tutte le parti, è sempre più fragile e incapace non solo di integrare ma anche di proporsi come un modello condivisibile di Stato e di convivenza

Il principio per cui si diventa italiani non solo da genitori italiani, ma per il riconoscimento della lingua, della cultura e delle leggi italiane è sacrosanto e in passato ha fatto la differenza tra una democrazia come quella ateniese, xenofoba, sessista e schiavista durata ben poco, e la millenaria civiltà romana che emancipava gli schiavi facendoli anche arricchire come liberti, portava le donne ad avere risalto politico fino a tramare contro la vita degli stessi imperatori ed era sostanzialmente costituita da etnie eterogenee che non per questo non potevano arrivare alla massima “auctoritas” imperiale, pur provenendo dalle parti più disparate dell'impero e senza alcuna forma di razzismo, ma in ogni caso nel rispetto universale del diritto romano.

Come dunque abbiamo dimostrato, la questione delle carceri e dello ius scholae sono non solo interconnesse ma alla base della stessa civiltà e di una democrazia compiuta, dovrebbero trovare quindi un consenso trasversale nella loro risoluzione, invece sono all'origine di contrasti politici, spesso anche sulla “lana caprina”. Come per esempio il fatto che la cittadinanza si acquisisca con 13 anni di frequenza scolastica anziché con 8. Perché la questione non sono gli anni, ma cosa si fa durante quegli anni, se si scalda la sedia e si va avanti con esami finti e senza sapere mettere una frase dopo l'altra persino durante il percorso universitario, oppure se anche con un corso 150 ore pienamente efficace si acquisiscono la capacità di parlare e scrivere in Italiano correntemente e senza errori sintattici ed ortografici, si conoscono la Costituzione e le leggi del nostro Paese, specialmente quelle che tutelano il lavoro, e ci si sa difendere e organizzare di fronte ad un rinnovato schiavismo o ad una accusa ingiusta, perché le carceri sono state affollate anche con errori giudiziari, costati a tutti noi cifre astronomiche.

Se la Destra in Italia continua a ignorare o a porre questioni che impediscono una rapida risoluzione di questi problemi e la componente più liberale di questo governo che non vuole assecondarla ma nemmeno si posiziona su questioni demagogiche e velleitarie tali da creare solo un polverone propagandistico per fini elettorali, ma vuole invece acquisire maggiore autonomia nella sua fisionomia politica e nel suo operato, non possiamo che incoraggiarla ed esserne contenti, perché qui non si tratta di una idea "di sinistra", ma di una questione di civiltà.

Il problema infatti non è dare a questo Paese un assetto politicamente stabile, ma assicurare che in esso i problemi cruciali vengano risolti con un consenso politico adeguato

Perché non giova dare del “coglione” a chi procede in senso ostinatamente inverso, solleticando la frustrazione e la rabbia popolare e i peggiori istinti xenofobi, traendo anche notevoli benefici dalle vendite di opinioni quanto meno discutibili, giova dimostrare come in uno Stato dotato di humanitas e di civitas, la fisionomia dell'italiano è data non dal colore della sua pelle, ma dal successo che si trae in tutti i settori da una formazione italiana di ottimo livello non solo nello sport, ma soprattutto con una scuola e un apparato accademico efficiente, e non fatiscente o nepotista

Le medaglie olimpioniche o i primati tennistici infatti non sono solo dei singoli atleti, di varia origine etnica e culturale, sono soprattutto, per loro stessa ammissione, della scuola sportiva che li ha formati e della squadra con cui hanno interagito fino a raggiungere primati mondiali

Può l'Italia essere una squadra vincente non solo nel calcio o nello sport? Evidentemente no, se ci sono allenatori incapaci e scuole inadeguate

Vale la pena di citare per intero la conclusione di una delle Lettere a Lucilio di Seneca (un capolavoro della civiltà romana) per comprenderne davvero il senso evitando facili e false interpretazioni: “Quemadmodum omium rerum, sic litterarum quoque intemperantia laboramus: non vitae sed scholae discimus” che possiamo tradurre con “come in tutte le faccende, così anche in quelle culturali, ci adoperiamo da incapaci. Ci interessano più le dispute sulla scuola che quelle che riguardano la vita”

Così in passato ci siamo accalorati per cambiare voti, giudizi, materie, cicli scolastici, con l'unico risultato di rendere il percorso scolastico sempre più inadeguato e miserevole, e non lo abbiamo invece reso tale da essere la base risolutiva dei problemi cruciali della vita di ogni cittadino, fino almeno ad avvicinarci a qualche primato di civiltà e di..humanitas.


Carlo Felici

sabato 10 agosto 2024

SENZA ILLUSIONI SOSTENGO TRUMP




Le prossime elezioni americane, più di altre in passato, sono destinate ad avere enormi conseguenze non solo per questioni interne agli USA, ma anche per gli equilibri geostrategici nel resto del mondo

Nonostante la stampa “progressista” sia più o meno tutta allineata nel sostenere la candidata democratica Kamala Harris, vicepresidente subentrata alla rinuncia di Biden a ricandidarsi, c'è seriamente da riflettere su questa competizione a due, senza pregiudizi e rimanendo scrupolosamente e concretamente aderenti alla realtà dei fatti.

Una eventuale vittoria della Harris non potrebbe che rappresentare una piena continuità con ciò che è stato già messo in opera da Biden, e che si è rivelato in gran parte fallimentare. Non vi è infatti stata una sostanziale crescita economica negli USA e nel mondo in questi ultimi quattro anni, l'impegno militare USA è cessato con un fuggi fuggi disordinato in Afghanistan che ha lasciato nelle mani dei talebani, non soltanto una quantità spropositata di mezzi logistici ed armi abbandonati in fretta e furia, con la perdita pure  di vari soldati americani, ma anche le donne afghane che tanto la Harris aveva detto di voler proteggere ed emancipare, e che ora sono ripiombate in un destino di sopraffazione e di miseria.

Ma l'amministrazione democratica ha abbandonato l'Afghanistan solo per potenziare l'impegno militare in Ucraina con una fornitura continua e crescente di mezzi, finanziamenti, e armi agli ucraini, senza che questi abbiano conseguito risultati rilevanti, data comunque la situazione di una Russia capace di produrre mezzi e armi a getto continuo e di compensare le perdite con sempre nuovi arruolamenti, senza che l'economia russa abbia subito danni tali da compromettere il continuo sforzo bellico.

A ciò si è aggiunto il fronte mediorientale, in cui la guerra tra Hamas e Israele, iniziata nell'ottobre dello scorso anno ha portato ad una escalation senza soluzione di continuità e senza che gli sforzi per una mediazione o una tregua siano mai andati a buon fine. Trump, a suo tempo, non solo seppe colpire obiettivi mirati, ma scoraggiò anche l'Iran dall'intraprendere azioni sempre più offensive, per procura, mediante i movimenti armati contro Israele che questo Stato finanzia da sempre. Oltretutto minacciando sanzioni e riducendo drasticamente rapporti economici e tolleranza verso il suo programma di sviluppo dell'energia nucleare, in cambio riuscì anche a moderare l'azione ritorsiva di Israele, riconoscendole Gerusalemme come capitale dello Stato.

I quattro anni dell'amministrazione Trump sono stati anni sostanzialmente pacifici, caratterizzati soprattutto dalla vittoria sull'ISIS che purtroppo ora sta rialzando la testa.

Sul piano interno Trump si adoperò per contenere l'inflazione e garantire la crescita economica, anche se il voto spesso è conseguenza di scelte emotive, vale la pena di mettere a confronto i risultati sia di Trump che di Biden.

Con Biden i posti di lavoro e la crescita economica sono stati soprattutto la conseguenza del “rimbalzo” dopo la pandemia che Trump ebbe la sfortuna di subire alla fine del suo mandato e che portò alla perdita di moltissimi posti di lavoro. Quindi, quello di Biden, è stato un recupero diremmo anche fisiologico, più che una sostanziale crescita. Trump seppe creare circa 176.000 posti di lavoro, Biden invece 200.000, ma dopo la pandemia che aveva portato alla perdita di ben 20 milioni di posti di lavoro; per cui la crescita di 14 milioni sbandierata da Biden, va comunque sottratta a quei 20 con un perdurante deficit di 4. Queste sono le cifre del U.S. Bureau of Labour Statistic, il quale mette in risalto pure che con Trump, al netto della pandemia, la disoccupazione scese al 3,5%, cioè il minimo rispetto al mezzo secolo precedente.

Rispetto a ciò, i tassi di interesse con Biden sono saliti vertiginosamente assieme all'inflazione che con Biden ha superato l'8%, attestandosi sul 4%, mentre con Trump non superò il 2%. Ciò ha reso sempre più difficile per gli americani ottenere prestiti e finanziamenti per l'acquisto dei generi alimentari, dell'assistenza sanitaria delle auto e di una casa. Ma quello che ha colpito di più la popolazione è stato l'aumento vertiginoso delle materie prime, della benzina e del gas che ha influito un po' su tutto.

Il recente cambio in corsa tra Biden e la Harris, dovuto soprattutto ai finanziatori che piuttosto tardivamente hanno capito che con Biden le probabilità di successo erano praticamente azzerate nonostante la sua ostinazione a voler comunque proseguire, non hanno certo rimesso in moto la fiducia dei mercati che recentemente hanno subito un crollo a livello internazionale, segno evidente di un deficit di fiducia verso il futuro

Come si è rilevato inizialmente, mai come prima, almeno in tempi relativamente recenti, le elezioni americane ci prospettano scenari alquanto diversi, sia per lo sviluppo dell'economia sia per la compagine internazionale globale, soprattutto tra Occidente e paesi in conflitto come Iran, Israele, Ucraina e Russia, ed emergenti come Cina e altri Sudamericani.

Mai come oggi è necessaria una discontinuità che i democratici americani non hanno saputo offrire, con la candidatura della Harris, quando in questa occasione sarebbe stato necessario un outsider come lo fu Kennedy nei primi anni 60

I democratici, più che offrire serie alternative alle proposte molto concrete di un Trump che si è posto come primo obiettivo il raggiungimento della pace e il rilancio dell'economia, sono indaffarati a demonizzarlo, facendolo apparire come un criminale, un avanzo di galera, un autocrate, pronto a scatenare la guerra civile in caso di sconfitta.  Anche in Italia, lo abbiamo visto sia con Berlusconi che con la Meloni, agitare lo spauracchio del plutocrate o del fascista, all'atto pratico, durante il confronto elettorale non giova molto, anzi, rischia di peggiorare le cose, proprio perché in questo caso l'elettore viene svalutato come incapace di riconoscere il vero pericolo per la democrazia rispetto a quelli che gli si mostrano arrogantemente come i suoi unici interpreti

In una democrazia più consolidata da oltre 200 anni, rispetto ai meno di 80 della nostra, questo processo rischia di fallire ancora di più, nonostante le reiterate insistenze dei DEM,

Sicuramente, dato che viviamo nella società dell'immagine e della suggestione, più che i fatti concreti che qui abbiamo cercato di avvalorare con dati incontrovertibili, la lotta tra i due candidati e il confronto diretto che ci sarà tra loro, sono destinati ad essere sempre più serrati. Però non dimentichiamo che Trump, a suo tempo, riuscì a battere una candidata molto più promettente della Harris, e cioè Hillary Clinton, a suo tempo molto più preparata e convincente, mentre la Harris non ottenne nemmeno un voto come candidata alla Presidenza

Nella sua recente conferenza stampa Trump ha esaltato anche il ruolo di Martin Luther King, smentendo così seccamente le accuse di razzismo e sarebbe sicuramente più autorevole della Harris nell'interloquire con i maggiori leaders mondiali.

Ovviamente, nonostante questo quadro di fatti concreti, i media cercano in tutti i modi di lanciare la candidatura della Harris sicuramente molto più manipolabile di Trump da tutte le lobbies che sponsorizzano e finanziano i media.

Siamo nell'era dell'economia che prevale sulla politica, la quale a sua volta è dominata dai media, fin quasi a farci vivere in una bolla mediatica globale, più che da cittadini consapevoli, da trogloditi mediatici globali. Trogloditi vuol dire etimologicamente “cavernicoli” e il termine allude al mito della caverna di Platone, in cui le ombre proiettate sul fondo, vengono confuse con la realtà dai prigionieri che vi sono incatenati

Ebbene, oggi questa realtà illusoria è nel palmo di ciascuno di noi, e non vi è più alcun bisogno di catene, dopo avere reso necessario l'uso quotidiano di quello che rischia di essere il nostro “braccialetto elettronico”, lo smartphone, in cui ogni individuo si sente ormai arbitro di tutto, tranne che di una sua piena consapevolezza.

Diceva Mark Twain: “ Le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni, diviene facilmente il loro comandante; chi tenta di distruggere le loro illusioni è sempre la loro vittima”

Di conseguenza, anche se in politica si sceglie sempre il “male minore”, non bisogna farsi l'illusione che, da queste elezioni, possa emergere la pura verità, sarebbe pressoché un miracolo, anche se per chi ha fede esistono anche i miracoli.


Carlo Felici.

giovedì 1 agosto 2024

MADURO E IRAN: UN ASSIT PER TRUMP

 



In questi giorni torridi anche la temperatura degli eventi che riguardano il quadro internazionale sembra innalzarsi verso livelli alquanto allarmanti

Due vicende in particolar modo stanno infiammando i media attualmente: la vittoria di Maduro e l'ennesimo colpo mirato contro l'Iran, nel suo territorio, con l'assassinio di uno dei capi più importanti di Hamas.

Sono vicende che non possono non avere ripercussioni nelle rispettive aree geo strategiche in cui si sono verificati

Cominciamo dall'elezione di Maduro, assai controversa per le reazioni interne ed internazionali, perché da una parte le organizzazioni degli osservatori per altro provenienti prevalentemente da partiti amici di Maduro come quello socialista spagnolo, sembrerebbero confermare la loro validità, dall'altra le contestazioni e le denunce di brogli da parte dell'opposizione sono all'ordine del giorno e rischiano di creare un clima da guerra civile.

In questa situazione, in cui specialmente se la tensione aumenterà, è veramente difficile stabilire torti e ragioni, dato soprattutto l'incremento progressivo delle proteste e degli scontri dell'opposizione verso i sostenitori del governo di Maduro, molti dicono che gli oppositori sono manovrati dai servizi USA e dalla CIA, ma se ciò fosse vero, questi servizi, avrebbero già corrotto polizia ed Esercito che in Venezuela, è noto a tutti, si danno volentieri al migliore offerente, è già successo in passato, e potrà accadere anche in futuro

Però, con tutto che comprendiamo il pericolo dell'ennesima dittatura militare e del colpo di Stato che riporterebbe il solito fantoccio al potere e al servizio delle multinazionali petrolifere, c'è da rilevare che Maduro ha iniziato la vendita del petrolio in Petro, una criptovaluta, per sottrarre il mercato al dominio del dollaro e alla svalutazione. Paga addirittura le pensioni in Petro, tuttavia sappiamo quanto siano volatili le criptovalute, tali da aumentare e azzerare il loro valore in modo rapidissimo. Inoltre egli nel 2018 è stato messo sotto accusa dalla Corte Internazionale Penale e nel 2020 dall'ONU, per la repressione su vasta scala e con torture, dei movimenti di opposizione. Maduro non ha la stoffa né di Chavez né di Fidel, nonostante sembra voglia seguirne le orme, ed è evidentemente sostenuto da quei paesi antagonisti dell'Occidente: Cuba, Russia, Cina Iran, Siria, Nicaragua, Corea del Nord, Bielorussia, Bolivia ed Honduras, che si giovano delle esportazioni di petrolio venezuelane. Maduro ha impedito a 5 milioni di venezuelani in gran parte espatriati per sfuggire alla repressione, di votare. Rischia di comportarsi peggio di Pinochet che accettò la sconfitta referendaria, ma il problema è un altro: senza il sostegno della polizia e dei militari, Maduro difficilmente potrebbe conservare il potere, e questo appoggio rischia di diventare sempre più caro e rischioso. Perché a manifestare contro di lui non ci sono solo molti poveri nei confronti dei quali Maduro ha adottato poco più che una politica assistenziale, ma anche vari poliziotti che sono stati visti togliersi la divisa. Il rischio è dunque che, se scoppierà una guerra civile, sarà manovrata come al solito, in Sudamerica, dai servizi segreti della Superpotenza che ha usato per molto tempo i paesi di quel continente come il cortiletto servile di casa. In questo caso, dunque, sarà molto importante vedere come reagiranno altri paesi sudamericani, in particolare quelli che ultimamente hanno mostrato di voler difendere la loro autonomia, e come lo stesso Maduro saprà destreggiarsi per conservare il potere senza trincerarsi nella autoreferenzialità più assoluta.

Passando all'Iran, notiamo che il lancio del missile sui bambini inermi avvenuto ad opera di milizie filoiraniane, guarda caso, arriva all'indomani dell'elezione di un Presidente iraniano considerato tra i “moderati” e mentre si apriva uno spiraglio per le trattative sulla liberazione degli ostaggi.

La reazione “mirata” di Israele, la cui precisione è davvero stupefacente perché, nonostante sia avvenuta in un altro Paese, e per questo non rivendicata apertamente, ha colpito solo l'edificio dove era individuato il bersaglio senza danneggiare le cruciali e governative zone limitrofe, in modo alquanto diverso rispetto a ciò che avviene a Gaza o in Ucraina, anch'esse zone colpite da razzi provenienti da altri stati e territori. La questione quindi di colpire uno Stato oltre i propri confini, assume toni sempre più marginali se non ridicoli, considerando ciò che avviene quotidianamente, e anche ciò che è avvenuto dopo la reazione che già ci fu qualche tempo fa da parte dell'Iran con il lancio di centinaia di missili su Israele, quasi tutti intercettati

Tutti hanno timore di una escalation del conflitto in Medio Oriente, ma difficilmente prendono in considerazione sia il fatto che né Netanyhau, né l'Iran hanno interesse a espandere la guerra, chi è al potere in Israele e in Iran ha solo interesse a prolungarla per ricattare il proprio popolo e mantenersi così al potere. Sia Netanyhau che Khamenei hanno una sequela di oppositori, tenuti a freno con apparati repressivi e solo in nome della guerra. Ma questi oppositori esistono e manifestano, anche rischiando la prigione e la morte, un colpo così mirato Israele non avrebbe potuto portarlo a termine se non con l'aiuto degli oppositori interni iraniani, che vogliono liberarsi del regime integralista

Alla luce di tutto ciò, appare sempre più evidente che, all'approssimarsi delle elezioni americane, Trump non potrà che avvantaggiarsi nel conquistare crescenti consensi in una opinione pubblica stanca di sovvenzionare apparati militari, e guerre permanenti, alla ricerca di un personaggio forte che sappia mettere fine alle situazioni di crisi

Come ha già rilevato Rampini, una situazione di crisi crescente in Venezuela potrà incrementare la pressione migratoria verso gli USA con nuove ondate di migranti, nei confronti delle quali Kamala Harris ha già dimostrato palesemente la sua impotenza e incompetenza, così come difficilmente potrà svolgere un ruolo autorevole nei confronti di Israele, che già si è inimicata con le sue affermazioni durante la visita di Netanhyhau, o nei confronti del regime iraniano che già Trump aveva colpito soprattutto nei suoi interessi economici, non parliamo poi del conflitto tra Russia e Ucraina in cui la Harris rischia di contare come il due di briscola, o verso Cina e Corea del Nord.

Le conclusioni che possiamo trarre sono piuttosto semplici, se continua così, in America e forse anche altrove, se Trump non esagererà con la demonizzazione della sua avversaria, ma continuerà a dimostrare la sua incompetenza, la gente lo vedrà sempre di più nelle vesti dell'uomo forte e del pompiere che spegne gli incendi e rimette in moto l'economia americana

Forse servirebbe anche da noi un pompiere dato che abbiamo a che fare non con un Nerone redivivo, ma con chi lascia che l'incuria e la mancanza di controllo incendino le zone più centrali e pregiate della capitale, intorno a centri nevralgici per la comunicazione, per la tutela dell'ordine e la gestione della giustizia.

Noi, per fortuna, non abbiamo più tanti rivoluzionari da operetta in fregola di bombe molotov, ma solo gente accampata intorno a bivacchi improvvisati, e non sono nemmeno di manipoli, ma solo di gente da manipolare.


Carlo Felici