In questi giorni torridi anche la temperatura degli eventi che riguardano il quadro internazionale sembra innalzarsi verso livelli alquanto allarmanti
Due vicende in particolar modo stanno infiammando i media attualmente: la vittoria di Maduro e l'ennesimo colpo mirato contro l'Iran, nel suo territorio, con l'assassinio di uno dei capi più importanti di Hamas.
Sono vicende che non possono non avere ripercussioni nelle rispettive aree geo strategiche in cui si sono verificati
Cominciamo dall'elezione di Maduro, assai controversa per le reazioni interne ed internazionali, perché da una parte le organizzazioni degli osservatori per altro provenienti prevalentemente da partiti amici di Maduro come quello socialista spagnolo, sembrerebbero confermare la loro validità, dall'altra le contestazioni e le denunce di brogli da parte dell'opposizione sono all'ordine del giorno e rischiano di creare un clima da guerra civile.
In questa situazione, in cui specialmente se la tensione aumenterà, è veramente difficile stabilire torti e ragioni, dato soprattutto l'incremento progressivo delle proteste e degli scontri dell'opposizione verso i sostenitori del governo di Maduro, molti dicono che gli oppositori sono manovrati dai servizi USA e dalla CIA, ma se ciò fosse vero, questi servizi, avrebbero già corrotto polizia ed Esercito che in Venezuela, è noto a tutti, si danno volentieri al migliore offerente, è già successo in passato, e potrà accadere anche in futuro
Però, con tutto che comprendiamo il pericolo dell'ennesima dittatura militare e del colpo di Stato che riporterebbe il solito fantoccio al potere e al servizio delle multinazionali petrolifere, c'è da rilevare che Maduro ha iniziato la vendita del petrolio in Petro, una criptovaluta, per sottrarre il mercato al dominio del dollaro e alla svalutazione. Paga addirittura le pensioni in Petro, tuttavia sappiamo quanto siano volatili le criptovalute, tali da aumentare e azzerare il loro valore in modo rapidissimo. Inoltre egli nel 2018 è stato messo sotto accusa dalla Corte Internazionale Penale e nel 2020 dall'ONU, per la repressione su vasta scala e con torture, dei movimenti di opposizione. Maduro non ha la stoffa né di Chavez né di Fidel, nonostante sembra voglia seguirne le orme, ed è evidentemente sostenuto da quei paesi antagonisti dell'Occidente: Cuba, Russia, Cina Iran, Siria, Nicaragua, Corea del Nord, Bielorussia, Bolivia ed Honduras, che si giovano delle esportazioni di petrolio venezuelane. Maduro ha impedito a 5 milioni di venezuelani in gran parte espatriati per sfuggire alla repressione, di votare. Rischia di comportarsi peggio di Pinochet che accettò la sconfitta referendaria, ma il problema è un altro: senza il sostegno della polizia e dei militari, Maduro difficilmente potrebbe conservare il potere, e questo appoggio rischia di diventare sempre più caro e rischioso. Perché a manifestare contro di lui non ci sono solo molti poveri nei confronti dei quali Maduro ha adottato poco più che una politica assistenziale, ma anche vari poliziotti che sono stati visti togliersi la divisa. Il rischio è dunque che, se scoppierà una guerra civile, sarà manovrata come al solito, in Sudamerica, dai servizi segreti della Superpotenza che ha usato per molto tempo i paesi di quel continente come il cortiletto servile di casa. In questo caso, dunque, sarà molto importante vedere come reagiranno altri paesi sudamericani, in particolare quelli che ultimamente hanno mostrato di voler difendere la loro autonomia, e come lo stesso Maduro saprà destreggiarsi per conservare il potere senza trincerarsi nella autoreferenzialità più assoluta.
Passando all'Iran, notiamo che il lancio del missile sui bambini inermi avvenuto ad opera di milizie filoiraniane, guarda caso, arriva all'indomani dell'elezione di un Presidente iraniano considerato tra i “moderati” e mentre si apriva uno spiraglio per le trattative sulla liberazione degli ostaggi.
La reazione “mirata” di Israele, la cui precisione è davvero stupefacente perché, nonostante sia avvenuta in un altro Paese, e per questo non rivendicata apertamente, ha colpito solo l'edificio dove era individuato il bersaglio senza danneggiare le cruciali e governative zone limitrofe, in modo alquanto diverso rispetto a ciò che avviene a Gaza o in Ucraina, anch'esse zone colpite da razzi provenienti da altri stati e territori. La questione quindi di colpire uno Stato oltre i propri confini, assume toni sempre più marginali se non ridicoli, considerando ciò che avviene quotidianamente, e anche ciò che è avvenuto dopo la reazione che già ci fu qualche tempo fa da parte dell'Iran con il lancio di centinaia di missili su Israele, quasi tutti intercettati
Tutti hanno timore di una escalation del conflitto in Medio Oriente, ma difficilmente prendono in considerazione sia il fatto che né Netanyhau, né l'Iran hanno interesse a espandere la guerra, chi è al potere in Israele e in Iran ha solo interesse a prolungarla per ricattare il proprio popolo e mantenersi così al potere. Sia Netanyhau che Khamenei hanno una sequela di oppositori, tenuti a freno con apparati repressivi e solo in nome della guerra. Ma questi oppositori esistono e manifestano, anche rischiando la prigione e la morte, un colpo così mirato Israele non avrebbe potuto portarlo a termine se non con l'aiuto degli oppositori interni iraniani, che vogliono liberarsi del regime integralista
Alla luce di tutto ciò, appare sempre più evidente che, all'approssimarsi delle elezioni americane, Trump non potrà che avvantaggiarsi nel conquistare crescenti consensi in una opinione pubblica stanca di sovvenzionare apparati militari, e guerre permanenti, alla ricerca di un personaggio forte che sappia mettere fine alle situazioni di crisi
Come ha già rilevato Rampini, una situazione di crisi crescente in Venezuela potrà incrementare la pressione migratoria verso gli USA con nuove ondate di migranti, nei confronti delle quali Kamala Harris ha già dimostrato palesemente la sua impotenza e incompetenza, così come difficilmente potrà svolgere un ruolo autorevole nei confronti di Israele, che già si è inimicata con le sue affermazioni durante la visita di Netanhyhau, o nei confronti del regime iraniano che già Trump aveva colpito soprattutto nei suoi interessi economici, non parliamo poi del conflitto tra Russia e Ucraina in cui la Harris rischia di contare come il due di briscola, o verso Cina e Corea del Nord.
Le conclusioni che possiamo trarre sono piuttosto semplici, se continua così, in America e forse anche altrove, se Trump non esagererà con la demonizzazione della sua avversaria, ma continuerà a dimostrare la sua incompetenza, la gente lo vedrà sempre di più nelle vesti dell'uomo forte e del pompiere che spegne gli incendi e rimette in moto l'economia americana
Forse servirebbe anche da noi un pompiere dato che abbiamo a che fare non con un Nerone redivivo, ma con chi lascia che l'incuria e la mancanza di controllo incendino le zone più centrali e pregiate della capitale, intorno a centri nevralgici per la comunicazione, per la tutela dell'ordine e la gestione della giustizia.
Noi, per fortuna, non abbiamo più tanti rivoluzionari da operetta in fregola di bombe molotov, ma solo gente accampata intorno a bivacchi improvvisati, e non sono nemmeno di manipoli, ma solo di gente da manipolare.
Carlo Felici
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