Il Takbir è nato come riconoscimento della grandezza incommensurabile di Dio, ma purtroppo è diventato, specialmente oggi, grido di terrore e di morte.
Allahu Akbar! Significa infatti “Dio è (sempre) il più grande”, così come è testimoniato nella sura del puro monoteismo che nell'Islam equivale ad un terzo del Corano, in essa leggiamo: “Allah è unico, Allah è l'assoluto. Non ha generato e non è stato generato. Nulla è più grande di Allah”
Il Takbir accompagna i musulmani nella preghiera canonica quotidiana, nella chiamata da parte del muezzin e può essere invocato nei momenti di difficoltà, specialmente quando ci si trova di fronte ad un pericolo e lo si deve affrontare. L'espressione deriva dalla radice araba K-B-R che indica la grandezza, e da un rafforzativo che rende il significato tale da rappresentare un superlativo relativo, cioè una grandezza assoluta se paragonata alle cose, anche le più grandi, di questo mondo. Infatti Allahu Akbar non è altro che la forma abbreviata di “Allahu Akbar min kulli shay” che vuol dire “Dio è il più grande di ogni cosa”
Sarà bene sgomberare subito ogni equivoco ed ogni ambiguità, Dio nella fede musulmana, in quella cristiana e in quella ebraica è lo stesso, pronunciato in modi diversi corrisponde alla stessa essenza, assoluta, incommensurabile ed incomparabile. Cambiano solo i modi di pregarlo e la teologia dottrinale.
Se osserviamo infatti le varie espressioni ebraiche e cristiane, notiamo anche delle assonanze nei significanti.
Nella sura del puro Monoteismo il musulmano dice: Allahu ahad (Dio è uno), l'ebreo nello Shemà Israel dice: Ado-nai ehad, il cristiano Alleluia che deriva dall'ebraico Hallelu e Yah. Tutte e tre le espressioni, nel loro significato, conservando significanti fortemente assonanti, esprimono la lode per l'unico Dio, assoluto ed incomparabile.
Da tutto ciò si evince che il più grande paradosso della Storia è che, in passato come oggi, assistiamo a conflitti tra i più rovinosi, tra genti che professano la fede nello stesso Dio e per di più con parole quasi analoghe.
Tutto questo ci fa forse pensare, come affermava Nietzsche, che tali sono ormai solo invocazioni funeree per un Dio che “è morto”, e in effetti, considerando la storia e come si sono sviluppati i conflitti, le diatribe teologiche e gli scontri dottrinali tra i vari fedeli di questo stesso Dio, non possiamo che dargli ragione, in particolare osservando come miseramente, nel mondo contemporaneo, prevale la disillusione e il nichilismo. Nietzsche però riteneva che tale constatazione dovesse portare ad un modo diverso, per l'umanità, di rapportarsi con se stessa e col mondo con cui l'uomo avrebbe potuto superare se stesso (oltrepassandosi), esaltando la creatività e la vitalità soffocata da secoli di rimedi al “male di vivere” rivelatisi negli scontri politici, economici, religiosi e direi anche filosofici, “peggiori dei mali stessi”, se affrontati con un sano “amor fati”, con una accettazione stoica del destino necessario che ci è dato di vivere.
Le scene che passano di fronte ai nostri occhi attoniti, sono tuttora, dopo due guerre mondiali rovinose e l'invenzione di armi capaci di annientare la specie umana nella sua interezza, sono tuttora sconfortanti, per il nichilismo che pervade le varie società del cosiddetto “terzo millennio”, scene di guerra soprattutto per l'appropriazione di materie prime ed agricole vitali, scontri religiosi, etnici e politici, sullo sfondo di un mondo che più che multipolare sta emergendo come “multi criminale”, non solo per i conflitti geopolitici, ma anche per quelli che coinvolgono ormai il tessuto vitale della vita quotidiana degli esseri umani, dato che, ad esempio, la criminalità domestica ha ampiamente superato quella organizzata dalle mafie, ovviamente aggiungendosi ad essa in una spirale di morte quasi quotidiana in cui vengono inghiottite tragicamente intere famiglie
Assistiamo a scene di follia pura, con bambini trucidati in nome di un Dio che dovrebbe essere Misericordioso e Compassionevole, bombardati e straziati in nome di un Dio di cui il santo nome del suo Regno dovrebbe essere benedetto per sempre, ad altri bambini che si ammazzano perché l'odio cieco gli è penetrato nel loro cervello e nel loro cuore, inculcato da adulti che ormai vivono ed agiscono in modo peggiore delle bestie, le quali mai potrebbero concepire, motivate solo da loro istinto, tanta crudeltà da mettere in atto
Dio in tutte le tre fedi monoteistiche globali, è associato alla compassione ma anche alla giustizia, però oggi viene invocato soprattutto per ragioni di vendetta. Senza tenere conto che l'abisso che separa la giustizia dalla vendetta è sempre quella consapevolezza che ci impedisce di diventare esattamente come il criminale che ha messo in atto il suo crimine. Questa è la vera sapienza, descritta da Socrate, da Abramo, da Gesù e anche da Muhammed.
Sarà bene dunque approfondire, soprattutto alla luce degli eventi che sono tragicamente accaduti di recente, cosa dice il Corano a proposito della giustizia e del perdono,
Citiamo Il Corano (2ª136): “Dì: noi crediamo in Dio, in quel che ci ha rivelato, e in quello che ha rivelato ad Abramo, a Ismaele, a Isacco, a Giacobbe, alle tribù, in quel che è stato dato a Mosé e a Gesù, e in quel che è stato dato ai Profeti dal Signore: noi non facciamo differenza alcuna con nessuno di loro. A Lui noi siamo sottomessi”. In buona sostanza quindi, per l’Islâm, l’Ebraismo è la religione della speranza, il Cristianesimo è la religione dell’amore, e l’Islâm stesso è la religione della fede, e non vi è discriminazione alcuna tra queste fedi né differenze sostanziali.
Altrettanto esplicito è il Corano a proposito del pentimento: (39ª53):”Dì: «O miei fedeli! Voi che avete commesso degli eccessi a vostro proprio detrimento, non disperate della misericordia di Dio. Certo: Dio perdona tutti peccati, perché Egli è il Clemente, il Misericordioso.(11ª90):Chiedete perdono al Signore, e tornate pentiti a Lui.(66ª8):Credenti, tornate a Dio pentiti d’un pentimento senza riserve”
Solo due peccati non otterranno perdono da Dio, essi sono l’idolatria e il suicidio consapevolmente voluto.
II Versetto 10ª162 recita :”La mia vita e la mia morte appartengono a Dio. E il Corano stesso ripete per ben dieci volte: “E’ Dio Colui che dà la vita e la morte.” Ci sta anche uno specifico hadîth che lo conferma: «Colui che si sarà ucciso con un’arma tagliente, nel fuoco della Gehenna sarà punito con quella stessa arma (Bukhârî, XIII, 84,1). Colui che si sarà strangolato da se stesso, continuerà a strangolarsi nell’inferno. Colui che si sarà trafitto, nell’inferno continuerà a trafiggersi (Bukhârî, XXIII, 84, 3).»
Quindi nella fede musulmana è gravissimo peccato anticipare volontariamente l'ora della propria morte ed è ancora più grave anticiparla, provocando la morte di altre persone. Veniamo infine al concetto di giustizia su cui il discorso sarebbe alquanto complesso, perché dovrebbe tenere conto dello sviluppo nel tempo della sharia in base al contributo dei tradizionalisti, dei giureconsulti, e dei teologi filosofi delle varie scuole che si sono avvicendate soprattutto tra ottavo e nono secolo con le quattro grandi scuole di Giurisprudenza, le quali tuttora abbracciano oggi circa l’ottantacinque per cento del mondo musulmano: la Scuola hanafita, la Scuola mâlikita, la Scuola Shâfi`ita, e la Scuola hanbalita. Possiamo però almeno, come nei casi precedenti, partire da alcuni principi ribaditi nel Corano che sono molto chiari ed evidenti e da cui deriva la gran parte delle interpretazioni e attuazioni. E' scritto nel Corano (4ª58): “Certo: Dio vi ordina […], quando giudicate fra le genti, di giudicare con equità. Sì, è il meglio cui Dio vi esorta. Certo: Dio è Colui che sente, che vede. E ancora: (16ª90):“Dio ordina la Giustizia e il bene […], proibisce le turpitudini, il biasimevole, la ribellione. Ecco a che cosa vi esorta. Rammentatevene.” Tutto ciò nella consapevolezza e fede assoluta che, come abbiamo rimarcato inizialmente solo Allah (Dio) è il giusto in assoluto e solo a Dio si può chiedere di essere perdonati, così ogni giorno il musulmano, consapevole della sua imperfezione, dovrebbe accompagnare la sua preghiera quotidiana con l'invocazione: “Rabbi-ghfirli ua-rḥamni” O mio signore, perdonami e abbi misericordia di me.
Purtroppo assistiamo ad una recrudescenza di odio indiscriminato da parte di musulmani radicalizzati, soprattutto attraverso il web, che esorbita parecchio da una fede e da una prassi islamica corretta e svolta secondo i sani principi coranici. La conseguenza è il fanatismo, gli omicidi indiscriminati, il terrorismo contro le stesse società che hanno accolto e fornito opportunità di vita e progresso a queste persone in fuga dalla povertà, dalla miseria e dalla emarginazione.
E' dunque fondamentale che nelle società occidentali si cominci a fare una educazione e una cultura che possa al tempo stesso diffondere quel che il Corano realmente è, sgomberando pregiudizi e paure, e al tempo stesso opera di prevenzione nelle comunità in cui il rischio della radicalizzazione e del nichilismo associato ad un falso modo di interpretare l'Islam, è più forte.
In particolare osservando se quelle che si ergono a guide spirituali, sono pienamente coerenti con i principi che professano oppure eccessivamente indulgenti verso forme di lotta armata e cruenta. Dato che molti si ergono a guide spirituali interpretando il Corano e dimenticando che l'unico interprete di esso è il fedele sotto la guida di Allah, solo Allah è guida per una retta fede. E lo è in nome di ciò con cui inizia ogni Sura “Nel nome di Dio Misericordioso e Compassionevole” E' dunque sempre falso ciò che non viene interpretato alla luce di questa incommensurabile ed infinita Compassione e Misericordia.
Se il Corano quindi deve essere rispettato in tutti i principi, esso però non deve e non può sovrapporsi alle leggi dei Paesi democratici e al pluralismo religioso, culturale e politico che esse garantiscono a tutti. Persino un grande impero musulmano del passato, quello Ottomano, garantiva la libertà di culto alle varie comunità che esso includeva, e anche la loro possibilità di autogovernarsi mediante i loro rappresentanti religiosi con il sistema dei millet, in una convivenza di comunità e di fedi che l'Europa, con le sue guerre di religione e la sua caccia alle streghe e agli eretici, non conobbe mai. Tale sistema fu però interrotto dall'avvento una repubblica turca la quale, imponendo il laicismo a tutti, ha parallelamente, nei suo albori, anche discriminato e perseguitato varie comunità etniche e religiose, fino alla deportazione, ma che oggi si apre all'Europa e rappresenta il modo migliore di vivere l'Islam in un paese musulmano
Non c'è forma migliore di prevenzione e di eliminazione dei fenomeni di radicalizzazione e di terrorismo dell'educazione, che comprenda una corretta conoscenza del Corano nelle scuole ed una storia non solo dell'Europa, ma anche di altre civiltà che con essa hanno interagito nel tempo, nel rispetto scrupoloso dei principi costituzionali e democratici. Tale educazione, che deve essere anche linguistica, va rivolta, in particolare alle numerose schiere di immigrati che sbarcano ormai a centinaia nelle nostre coste, non relegandole nei centri di raccolta o facendo loro pagare il “pizzo di stato” per uscirne o avere una adeguata assistenza sanitaria che deve essere rivolta a tutti perché tutti sono esposti al contagio di malattie. Ma offendo loro l'opportunità di conoscere le nostre leggi, i nostri costumi, lo stesso Corano che molti di loro professano ma non hanno mai letto, la storia dei paesi da cui provengono e come hanno interagito con l'Europa nel tempo, e soprattutto la nostra lingua. Gli insegnanti non mancano e per questo ci vuole una precisa volontà politica di integrazione che purtroppo manca. Però se continueranno a mancare strutture formative che interessino e coinvolgano, saranno sempre di più le persone che saranno preda delle ombre del web, destinate a diventare pericolosi trogloditi e purtroppo anche criminali mediatici.
Muhammad Alì, al secolo Cassius Clay, che ne aveva prese e date tante, diceva: “L'Islam non è odio: Dio non sta con gli assassini”
Noi possiamo replicare con Papa Francesco: “Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia”. Perdono per la nostra ignoranza, mancanza di solidarietà, pace e misericordia, perdono per l'odio verso il “diverso”, per l'incomprensione di chi, in modo difforme professa lo stesso Dio, perdono per lo schierarsi con i contendenti in guerra, quando Dio, Allah (che è solo il suo nome in arabo) ci chiede di schierarci per la pace, con ogni vittima dell'odio e della crudeltà, e di non diventare assassino come altri assassini. Perdono per non essere noi stessi, e ciò a cui, con incomparabile Amore, ci ha destinati.
Carlo Felici
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