di Diego Fusaro
“Al governo servono subito sei miliardi”: questa la gigantografia che
campeggiava qualche giorno fa sulla prima pagina di un noto quotidiano
italiano. Nihil novi sub sole. Siamo ormai ampiamente avvezzi a frasi come queste, che ripetono in forme diverse sempre il solito mantra: occorre assecondare le leggi imperscrutabili dell’economia, ossia della teologia della disuguaglianza sociale.
Nell’epoca del fanatismo dell’economia e del totalitarismo del mercato, anche la violenza cambia forma, riconfigurandosi sub specie oeconomiae.
Lo si evince nitidamente non solo dalla forma capillare con cui la
violenza oggi si scatena in forme tanto più invisibili quanto più
potenti e pervasive (tagli salariali, licenziamenti, contratti a
termine, innalzamento dell’età pensionabile, ecc.): accanto a questo
fenomeno – che certo non deve essere sottovalutato –, ve ne è un altro.
Lo si potrebbe compendiare così: oggi, nel quadro di un’Europa unita
esclusivamente sulle basi della Banca Centrale Europea e della
conseguente eurocrazia, si realizza tramite la violenza silenziosa
dell’economia l’oppressione dei popoli che nel Novecento era ottenuta
mediante il dispiegamento di carri armati e drappelli militari.
In questo scenario, non stupisce che vengano imposte agli Stati
svuotati di sovranità le quarantott’ore di tempo, come nei classici ultimatum
politici, per adottare adeguate misure di crescita. È secondo questa
logica illogica che deve essere compresa la frase – che ha tutto il
sapore di un ultimatum – a cui si faceva poc’anzi riferimento:
“al governo servono subito sei miliardi”. Perché, si potrebbe
ragionevolmente domandare? Qual è il senso di questa folle stregoneria
in cui l’economia autoreferenziale, che ha spodestato Dio, detta le sue
leggi a un’umanità ridotta a un misero pulviscolo di atomi-consumatori
che le obbediscono ciecamente? La risposta la si troverebbe certo
agevolmente nel solito teologumeno, a cui siamo ormai a tal punto
avvezzi da non accorgercene nemmeno più, “ce lo chiede l’Europa”. Il
carro armato in cui si cristallizzava l’essenza politica della violenza
nel Novecento ha oggi ceduto il passo allo spread e alla borsa,
alla violenza economica che non si vede non perché non vi sia, ma
perché è a tal punto pervasiva da aver saturato la società in ogni suo
atomo.
Da
http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/spread-e-ultimatum-10515.html
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