di Carlo Felici
Carissime compagne e compagni,
impossibilitato da gravosi impegni ad
essere con voi a Livorno, vi invio questo mio messaggio di
incoraggiamento, con alcune mie considerazioni su ciò che, a mio
avviso, può e deve contare per rendere il Socialismo Italiano ancora
vivo e presente.
Chiariamo subito una questione, che
deriva anche dall'ultimo esito elettorale: l'atomozzazione dei
socialisti italiani ha raggiunto in questa ultima occasione i suoi
livelli più bassi e grotteschi, oltre che direi ridicoli.
Sostanzialmente i socialisti oggi rimasti in Italia e, chi più o chi
meno, aventi come partito di origine il PSI, si sono divisi in tre:
una componente è andata a sostenere una lista populista di sinistra
insieme ai comunisti e ai centri sociali: Risorgimento Socialista.
Un'altra componente fortemente critica verso il PSI ha cercato di
inserirsi nella lista dei fuoriusciti dal PD e guidata da Grasso,
alcuni con risultati inconcludenti e altri con l'unico risultato di
farsi espellere dal PSI. E infine la terza, restando nel PSI, ha
messo (è il caso di dirlo letteralmente) INSIEME una lista con Verdi
e prodiani, la quale, a sua volta, alla ricerca di un impossibile
riscatto identitario, non ha avuto che un misero risultato da
prefisso telefonico magari buono solo per ET..nel suo disperato
tormentone..telefono..casa, forse il peggiore di tutte, l'unico
socialista eletto tuttavia risulta oggi il segretario del PSI, che è
stato sostenuto nel suo collegio dal PD. Ed è quindi lui il vero ET
(Extra Trombati).
La chiamavano trinità ed ebbe come
unico risultato l'azzeramento delle candidature e delle liste
socialiste e l'autopromozione a senatore del segretario del PSI. Il
quale, cosciente sia del suo risultato sia del fatto che il PSI ormai
è legato mani e piedi alla sua sorte, ha rassegnato le dimissioni,
sapendo benissimo che sarebbero state respinte. D'altronde come
negare che il PSI oggi sopravvive solo grazie al successo della sua
candidatura?
Ma il PSI, ormai lo sanno anche i bimbi
dell'asilo, non è il Socialismo Italiano, e quindi, carissime
compagne e compagni, dovremmo chiederci seriamente dove sta il
Socialismo Italiano e se davvero lo possiamo trovare da qualche
parte, o paragonarlo a qualcosa che ancora esiste nel mondo.
A quest' ultimo quesito potremmo
rispondere che solo nei paesi anglosassoni, paradossalmente, sebbene
per tanto tempo in essi sia stato respinto in condizioni marginali,
oggi è tale da manifestare in pieno tutta la sua vitalità, mentre
in quelli europei e mediterranei è in piena decadenza.
Questo vuol dire un fatto certo che i
cosiddetti socialisti dell'Europa senza se e senza ma, dovrebbero
considerare seriamente. Il Socialismo non è ancora al potere ma si
rafforza di più fuori che dentro l'Europa, in Inghilterra con
Corbyn, negli USA con Sanders e in Sudamerica con vari leaders che
pur sopravvivono alla morte di Chavez e di Castro, con intenti e
prospettive dichiaratamente socialisti. La UE e con essa il FMI, la
Troika, la NATO e tutte quelle strutture sovranazionali che hanno
imposto in Europa il primato dell'economia sulla politica, è di
fatto antisocialista, impedisce a priori politiche keynesiane, rende
vano in partenza ogni eventuale new deal europeo che possa sforare
necessariamente i parametri di Maastricht e tende continuamente a
mettere il cappio al collo dello spread a qualsiasi governo che possa
minimamente immaginare un assetto diverso da quello contingente il
quale sta portando, in nome del monetarismo ad oltranza, un intero
continente verso la xenofobia populista e verso nuove forme di
nazionalismo.
In tal modo, risulta del tutto evidente
che l'euro è servito soprattutto alla Germania a far pagare ad un
intero continente i costi della sua riunificazione, e a tutti i
popoli dell'eurozona la stabilità monetaria e la supremazia
economica continentale della nazione tedesca. Tutto ciò con una
Germania in cui la socialdemocrazia è completamente asservita agli
interessi nazionali e all'oltranzismo monetario, senza per altro
curarsi né delle prospettive internazionali, né di una autentica e
più proficua redistribuzione delle risorse nella stessa Germania
soprattutto tra Est e Ovest.
E' quindi evidente che il Socialismo
che non è condizionato da questi fattori eurocentrici risulta più
libero, credibile ed autentico, tale cioè da raccogliere larghi
consensi.
Nella UE invece, facendo da puntello
permanente alle politiche neoliberiste, esso è stato del tutto
screditato ed è quindi in calo verticale di consensi. In Germania
sopravvive abbracciato strettamente al potere, ma con esso sta
lentamente affondando nelle stesse sabbie mobili che si è costruito,
una elezione dopo l'altra.
La sinistra in Italia non esiste più e
le opposizioni populiste sono ormai nelle stanze del potere, l'Italia
anticipa, come in altre epoche storiche, ciò che progressivamente
avviene poi in tutta Europa.
La storia non si ripete, ma ha i suoi
corsi e ricorsi, per cui attualmente siamo di fronte ad un forte
ricorso nazional-populista che non promette nulla di buono, ma che,
in ogni caso, è ancora in gran parte da vedere nella sua attuazione,
pur essendo ormai diventato ineluttabile.
Per reagire a tutto ciò, in senso
autenticamente socialista, non è possibile tornare indietro di 100
anni ad una ragione positivista turatiana che oggi non solo non
esiste più, ma risulta del tutto antistorica, avendo già dimostrato
di esserlo già 100 anni fa durante la prima guerra mondiale.
E' infatti già assodato che allora, senza
nulla togliere al ruolo svolto da Turati tra la fine dell'800 e i
primi del 900, avevano più ragione i Corridoni, i Labriola, e
soprattutto i Rosselli, ma non sto a dilungarmi in ulteriori
considerazioni storiche che per altro ho già svolto.
Oggi, carissime compagne e compagni, è
necessario un salto di qualità e per far questo anche una sorta di
esame di coscienza critico da parte delle tre componenti socialiste
rimaste che analizzo nello specifico.
Risorgimento Socialista coglie meglio
di tutti questa aporia imprescindibile tra Europa e Socialismo, non
si può sviluppare il Socialismo in questa Europa che è di fatto
nettamente antisocialista, però non riesce ad uscire dal piccolo
recinto residuale di una sinistra che ancora procede per slogan, per
riesumazione di antifascismi inconcludenti (guardiamo quanti voti
hanno preso i movimenti neofascisti, praticamente la stessa
percentuale irrisoria della sinistra in coma profondo), con programmi
desueti che richiamano alla necessità dello stato sociale senza se,
senza ma e però anche senza risorse, rincorrendo più o meno gli
stessi parametri e nello stesso spazio elettorale di chi è ormai già
fuori da questo schema, ed ha già sviluppato il suo populismo “puro”
senza rottami ideologici: la Lega e Il M5S. A voler occupare uno
spazio già occupato, si rischia di avere solo il consenso di
quell'ombelico che ci si limita a contemplare in continuazione.
I Socialisti in Movimento, credendo
che la vittoria referendaria del No rappresentasse un vero e proprio
spartiacque politico, anche nella sinistra, hanno creduto
erroneamente che, in nome di esso, si potesse costruire un nuovo
partito di sinistra in chiave alternativa al Partito Democratico,
trascurando però completamente alcuni fattori. Il primo, e cioè il
fatto che Liberi e Uguali non è un partito ma una lista elettorale
costruita non mediante un autentico dissenso politico dal PD (infatti
molti dei suoi appartenenti votarono i peggiori e più antisociali
provvedimenti di Monti), ma soprattutto per garantire una presenza
parlamentare a coloro che Renzi aveva deciso di depennare dalle sue
liste elettorali. Il secondo è che ormai la sinistra non fa più
alcuna presa sull'elettorato, che è in grado di riconoscerla anche
se si maschera dietro un magistrato e dietro uno slogan, dal quale
non a caso manca la fraternità, senza la quale, la libertà e
l'uguaglianza sono solo una presa per i fondelli. Che non può che
mancare tra chi ha votato la legge Fornero, il Job act, la buona
scuola e via dicendo..insomma tra coloro che fino a ieri erano in uno
schieramento tutt'altro che fraterno e solidale. Il terzo, infine, è
che quello schieramento, che di rosso oltre che forse un po' di
vergogna aveva solo il simbolo, è stato percepito come
potenzialmente collateralista, e cioè pronto, alla prima occasione,
non solo a sostenere un eventuale centrosinistra a guida PD, ma
persino a rientrare nel PD qualora la pietra dello scandalo renziano
fosse stata rimossa
Ci spiace per i socialisti che si sono
illusi di ricollocarsi in questa ben misera prospettiva politica, ma
è andata male...molto male.
E veniamo infine alla terza componente,
quella dei naufraghi aggrappati al relitto della scialuppa. Eh, sì
perché il PSI non è più nemmeno una scialuppa di salvataggio, dato
che quest'ultima si è schiantata contro gli scogli dell'esito
referendario, verso i quali il suo segretario l'ha portata
incautamente, prendendo posizione per il Sì e trascurando del tutto
il fatto che ciò non solo sarebbe stato fallimentare ma, per di più,
avrebbe aperto una spaccatura profonda nella chiglia del PSI, tale da
farlo affondare definitivamente. Oggi abbiamo quindi solo un suo
relitto su cui c'è seduto solo il suo segretario ET (Extra Trombati) mentre gli
altri, in mare aperto, gli restano aggrappati per non restare
dispersi e affondare miseramente. Magari ululando ancora alla
luna...: solo nel PSI si è socialisti!.. temiamo che non ci siano più nemmeno i chiari di luna ad ascoltarli.
Nel suo cupio dissolvi però, il PSI
aveva avuto una bella intuizione che, se supportata da tempo con un
vero progetto politico rilanciato con convegni, nel web, magari anche
con altri strumenti mediatici, e con sperimentazioni territoriali,
avrebbe potuto avere e meritare ben altro successo.
Unire l'ambientalismo ed il socialismo,
con intenti democratici, non solo in una misera listarella elettorale
dell'ultima ora, tanto per stare INSIEME, ma soprattutto per creare
un programma ed un progetto politico Ecososocialista Democratico che
avrebbe potuto essere il vero futuro della sinistra, e senza avere
per altro bisogno della sinistra in quanto tale con la sua scia
infinita di fallimenti.
Mettere al primo posto questione
sociale e questione ambientale, come vado dicendo da tempo, quasi
voce che grida nel deserto, per creare posti di lavoro insieme alla
valorizzazione di un ambiente non solo naturale ma anche artistico
tra i migliori del mondo. Pensiamo per esempio a quanti posti di
lavoro si possono creare rinnovando l'impianto idrico italiano,
quanti nella tutela del patrimonio boschivo, quanti nella dotazione
di impianti ad energia solare, quanti nella digitalizzazione e nella
promozione delle bellezze artistiche
Per fare questo però ci vogliono
risorse e una grande pulizia della mente e della società
Non si può innovare rischiando al
contempo di buttare tutto nell'ennesimo pozzo senza fondo delle mafie
e della corruzione. Quindi Ecosocialismo anche per una autentica
pulizia sociale della società e non solo polizia, specialmente
quando ci accorgiamo che anche questa è prigioniera di vecchie
logiche repressive stabilizzati. Lo stesso vale per la Magistratura.
La pulizia, intesa come integrità ed ecologia sociale applicata a
tutti i rami della società, a partire da quello educativo.
Dal punto in cui siamo, carissime
compagne e compagni, possiamo solo risalire, perché temo che più in
basso non si possa scendere, più in basso ci sono solo le illusioni
onanistiche, le fantasmagoriche pippe sul rinnovamento della sinistra
con nuove sorti e progressive, il miraggio delle future Epinay che
pure in Francia portarono alla presidenza un socialista sciovinista
europeo che da giovane era nella Cagoule e da vecchio fu fiero
oppositore di un autentico socialista come Thomas Sankara.
Dimentichiamo anche l'illusione della
rinascita identitaria in un secolo ed in un millennio in cui i
giovani che votano per la prima volta a stento sanno che cosa
significa la parola socialista, e meno che mai sanno cosa è stato,
non dico Turati o Pertini, ma persino Craxi.
Il socialismo del pannolone adatto solo
ad ultrasessantenni, scusate se lo dico in maniera così impietosa,
val bene solo per una prece, e se ne sentono di infinite nel
web...come tanti lugubri lamenti funebri
Mettiamoci in testa che un autentico
progetto socialista deve andare oltre gli steccati dei parametri
europei, avere coraggio, guardare ai paesi anglosassoni dove non è
schiavizzato dal ricatto del debito, essere coniugato con una
economia sociale di mercato in cui i profitti non servono per mire
speculative ma sono equamente distribuiti ed il sistema fiscale
alimenta lo stato sociale senza sprechi e corruttele. Deve ridurre il
ruolo della burocrazia, essere orientato verso l'innovazione
tecnologica ed il decentramento, premiare il merito, ma sostenere
l'indigenza, tutelare servizi e beni comuni e mettere tutti nelle stesse condizioni di opportunità,
promuovere la scuola della ricerca e della collaborazione per primati
di equipe.
Essere commisurato alle risorse
ambientali e culturali del nostro Paese. E soprattutto essere basato
sulla capacità di mobilitazione permanente.
Lo aveva già inventato nei suoi
principi fondamentali ed umanistici colui del cui ritratto erano
piene le prime sedi del Partito Socialista già dal 1892, ed era
Garibaldi, in lui, infatti, socialista ed ecologista erano tutt'uno,
essere patriota e internazionalista erano un'unica vocazione, etica
ed impegno politico indissolubili, popolo ed esercito una cosa sola.
Mi dispiace carissime compagne e
compagni di non essere lì in camicia rossa, ma vi assicuro che la
prossima volta non ve la farò mancare.
Non è facile indossarla, bisogna
meritarsela giorno dopo giorno, anche quando scende la notte come
oggi, ma si ha sempre fede nel Sol dell'Avvenire.
Questo compagno è un combattente, ed io se verrò a Livorno, lo proporrò come Presidente del nascente Partito Socialista Unito, con la vocazione a difendere i lavoratori, i deboli, i perseguitati da una Legge Vecchia ed obsoleta che non garantisce all Donne di vivere serenamente, specialmente quelle che sono sottoposte a Stolking. Infine un pensiero ai non Socialisti che hanno svenduto un patrimonio storico, ideologico ed hanno usato il simbolo del garofano rosso per due posti in questo Parlamento ove la Sinistra non è rappresentata, se non da ex DC, poi Margherita, poi Ulivo, infine PD. Tacco di Ghino.
RispondiEliminaGrazie per aver apprezzato e per la candidatura, io sono solo "uno della compagnia", come avrebbe detto Labriola, che mi è sempre piaciuto più di Turati
RispondiEliminaCarlo Felici