In questo scorcio di autunno, il freddo
pungente ancora non arriva, il retaggio è quello di una stagione
umida che già dall'estate non ci ha abbandonato mai, causando
disastri come la mosca che aggredisce le olive e da cui pare non
abbiamo ancora imparato a difenderci adeguatamente, tanto che ha già massacrato circa un terzo della nostra produzione. Quando impareremo
che questione ecologica e questione sociale sono oggi indissolubili?
Purtroppo con ricorrenza ciclica anche
gli alluvioni continuano ad imperversare, specialmente nell'alto
Tirreno, la zona in cui si scontrano più facilmente e repentinamente
le correnti di aria calda africana con quelle di aria fredda del nord
d'Europa dissestando senza pietà un territorio già devastato da
decenni di incuria e condoni
Ma il clima meteorologico forse qui da
noi riflette sempre di più anche quello umano, che si sta
surriscaldando in maniera esponenziale, tanto che c'è da augurarsi
che non arrivi anche il peggio con i suoi morti.
Operai in sciopero da mesi presi a
manganellate, piazze in cui la rabbia cresce incontrollata, un
sindacato che va allo sciopero generale finalmente conscio fino in
fondo che non ci sono “governi amici” e altri che ingialliscono
miseramente inseguendo litanie di strategie alternative all'unico
elemento di vera protesta che si ha nei paesi democratici:
l'astensione dal lavoro.
Ma se poi, in fondo, avessero ragione?
Cosa ha ottenuto la Grecia con una
campagna di scioperi quasi ad oltranza e con mobilitazioni quasi
quotidiane? La crescita di un modesto 1,4%, quando la sua economia ha
perso negli ultimi anni il 25% delle sue potenzialità, con chiusure
di accademie, università e persino ospedali. Con la recrudescenza
della malattie infantili e la gente che oramai disbosca un patrimonio
boschivo già misero, per riscaldarsi
Come se ne esce? Forse solo con le
insurrezioni almeno se continuiamo a credere che siano necessarie
ogni volta che i diritti elementari dei popoli sono calpestati o che
valgano non solo per voler a tutti costi aderire ad una comunità
dove questo avviene sempre di più, solo quando c'è qualcuno che
paga per farle. O pensiamo forse che l'UE sia intoccabile, solo
perché dice di aver posto fine a secoli di guerre fratricide,
sostituendo ad esse la guerra permanente dei ricchi contro i poveri,
fino al punto da spingerli ad eliminarsi da soli?
Sarà questo anche il nostro destino,
dato che dalla recessione sembra che non ci spostiamo più?
E' il periodo per l'Italia forse tra i
peggiori, non solo dall'inizio della Repubblica, ma persino dalla sua
Unità.
E non c'è nemmeno verso di credere che
se ne possa uscire tanto facilmente. Chi oggi è al governo, infatti,
sebbene assediato come se non più che gli ultimi superstiti di Fort
Apache, sta lì convinto di durare perché sa che nessuno gli
staccherà la spina. Sa che il popolo è ricattato da una entità
ormai metafisica chiamata spread, che aleggia su di noi peggio delle
Erinni, e sa che i suoi fedelissimi uniti ai millantatori sparsi un
po' ovunque a destra e a sinistra, una volta caduto il loro
referente, non ne avranno altri da mandare avanti.
E allora avanti, costi quel che
costi...manganellate, scioperi, manifestazioni, proteste e chi più
ne ha più ne metta. Renzi è convinto ormai di essere invulnerabile.
E lo è soprattutto per colpa dei suoi
“chiagni e fotti”, la peggiore genia che oggi si trova ad
inquinare il panorama politico italiano.
Scrive Antonio Caporale: “«Del resto
[noi italiani,
n.d.r.] siamo maestri nell'arte del «chiagni e fotti», e cioè del
lamentarsi perché tutto va male, fino a che non si può trarre dal
marcio quel che serve a ciascuno; del piangere miseria collettiva,
mentre si persegue l'interesse individuale»
La simbologia più potente del chiagni e fotti resta quella espressa dalle "lacrime" della Fornero, di cui anche cipolle che aveva in tasca sono tuttora schifate.
Ma quale altra dimostrazione vogliamo di
tutto ciò se non quella palese che ci dà la cosiddetta sinistra
della maggioranza relativa di governo?
La più critica, la più caustica, la
più corrosiva, e ben più della benevola quanto inconsistente
opposizione nazarena, verso il nostro premier, e però, la più
solerte, la più immediata, la più responsabile nell'attribuirgli
immancabilmente e sempre la sua fiducia.
Quella che affolla le riunioni, le
interviste, le assemblee associative di una sinistra del tutto
impotente ed inesistente, e che non fa altro che blaterare di cambi
di inversioni, di tendenze innovative, di ristrutturazioni, di
“momenti di passaggio”..per poi restare a guardare lo sfacelo
sociale in corso per mancanza di politiche industriali, per il
completo rinnegamento del metodo concertativo, per il perdurare di
livelli di corruzione tanto endemici quanto stratosferici, senza
battere ciglio...ma continuando comunque a battere cassa.
E' la peggiore di tutte e di tutti,
perché ancora illude il malcapitato e residuale elettore che si
possa invertire una tendenza oligarchica maggioritaria, quella che
ormai il capo del governo ha consolidato, legando le sorti di tutti
quelli che gli danno la fiducia alle sue.
Se cade infatti Sanson (con palese
allusione al gelato) cadono pure tutti i suoi filistei.
E allora, per favore, abbiate la
compiacenza di non invitarmi a riunioni in cui si parli di Socialismo
con i “chiagni e fotti”. Questa nobile parola lasciate che mi
evochi ancora lontane melodie romantiche, di eroi della democrazia,
che magari sfidavano a duello i loro avversari piuttosto che
soccombere alle loro menzogne e, pur rimettendoci la pelle,
lasciavano in eredità ai posteri i loro discorsi come i migliori
sermoni della religione dell'impegno civile.
"il trasformismo è
decadimento…sfacelo morale…il parlamentarismo trasformato in
scuola di particolarismo gretto, di egoismi, di scoraggianti
incoerenze, di più scoraggianti audacie, di piccoli intrighi, di
piccole astuzie, di una politica piccina, in una manipolazione
faticosa di caratteri e di coscienze, in una senile abilità del
comporre giorno per giorno le maggioranze"
Lo diceva Felice Cavallotti più di
cento anni fa, quando questo cancro della nostra democrazia era agli
inizi, ricordiamolo oggi che ormai è diventato metastasi.
E facciamola finita una volta per tutte
con il lasciarci abbindolare dai falsi personaggi parolai di sinistra
o di destra, dagli affabulatori sovranisti che magari fino a ieri
erano vice segretari della presidenza del consiglio dei governi oggi
ridottisi ad oppositori nazarenati.
C'è solo un comico, oggi, che continua
a far bene il suo mestiere e che resta in piedi senza reverenza alcuna, anche nella sede della mafia
continentale in cui salvare una banca conviene di più che salvare un
paese, salvo poi dire quando striscia prostrato:..eppur cresce
ancora! C'è solo uno che riesce a far ridere e piangere allo stesso
tempo, con l'arte dei grandi poeti e drammaturghi, e costui non è in
alcun Parlamento né in alcun Senato a prepararsi per il solito
vitalizio dorato. Ebbene, non è la panacea, forse di politica non
capisce un cazzo, però meno male che c'è, altrimenti il nostro
dramma sarebbe molto più cupo e non solo per i pochi che ancora
vogliono disperatamente sperare ma..anche agli occhi di tanti altri
europei che ci commiserano ormai da tempo.
I sinistrati del chiagni e fotti pare lo abbiano capito e adesso
sembra che vogliano ricompattarsi all'ombra del sovranismo populista.
Dopo avere invano rincorso Tsipras, adesso sembrano rincorrere Salvini
che sta creando ad arte anche la Lega dei Terroni (ovviamente da lui
chiamata lega del popolo) e Grillo.
Il sovranismo basato
sull'uscita dall'euro, senza se e senza ma, non è però la soluzione
ma l'ulteriore problema.
Perché se anche fosse messa in atto una
misura del genere, assisteremmo immediatamente ad un balzo inflattivo
vertiginoso di una moneta debole ed incapace di sostenere lo sforzo
adeguato soprattutto per l'acquisto di materie prime. Inoltre, i ceti
più abbienti capitalizzarebbero la moneta forte, portandola in
banche di stati in cui viene usata, o investendola in titoli di
moneta forte, e spenderebbero gli interessi con cambio in moneta
debole sempre più vantaggioso.
La conseguenza per il popolo
costretto, nella maggior parte dei casi, all'uso della moneta sempre
più debole, sarebbe solo una spirale inflativa tale da portare
moltissimi a non avere nemmeno più lo stretto indispensabile e a
svendere tutto quello che già posseggono per farlo acquistare a chi
ha moneta forte da far valere sul mercato.
Una autentica politica
socialista, invece, parte dal presupposto che, per risanare il
bilancio dello Stato e rilanciare l'economia restano necessari alcuni
passaggi essenziali. Rinnovamento e cambio di indirizzo nella
compagine governativa, denuncia o comunque forzatura (la Germania lo
ha fatto più volte) dei parametri restrittivi della moneta, lotta
senza quartiere alla corruzione, alla collusione e alla
malversazione, così come all'evasione fiscale, e, solo dopo avere
assicurato un quadro politico più sano, una imposta sui grandi
patrimoni finanziari e immobiliari, abbassando contemporaneamente le
tasse sul consumo (IVA) e sui beni di prima necessità, come i
servizi essenziali e la casa di abitazione. Detassare chi produce in
Italia ed aumentare la tassazione sui prodotti delocalizzati,
incentivando fiscalmente le aziende che assumono i giovani.
In mancanza di tali misure, non serve cambiare moneta, una classe
politica inefficiente, scialacquona e corrotta non cambierebbe
infatti sistema di governo, usando una moneta debole, ma
utilizzerebbe la spirale inflattiva per consolidare il suo potere.
Oggi il giochetto di esportare in maniera competitiva grazie alla
svalutazione della moneta non vale più. Il mercato si è infatti
ulteriormente globalizzato e la concorrenza rispetto agli anni 80 è
maggiore. Solo un rinnovamento che punti sulla qualità dei prodotti
e sul rilancio della nostra identità produttiva, può consentire
all'Italia di reggere il confronto con altri paesi
emergenti.
Patriottismo, trasparenza, parsimonia ed efficienza
amministrativa, valorizzazione dei beni ambientali e culturali
(miniera a cielo aperto dell'Italia) tutela dei redditi e delle
pensioni, concertazione salariale, incentivi mirati all'incremento
della produttività, per interi gruppi produttivi e non per i singoli
individui, anche sfidando i parametri restrittivi europei, possono
rimettere in sesto questo Paese. E tutto questo può avvenire solo
all'insegna di un grande progetto Socialista. Grillo probabilmente
non lo capirà mai, perché la parola socialista gli ha fatto sempre
venire l'orticaria, dai tempi in cui i socialisti italiani lui li
mandava in Cina a forza di barzellette.
Forse dovrebbe leggersi di meno i suoi copioni e di più i libri
di storia e vedere che la storia dei socialisti è dai tempi di
Giolitti a quelli dell'ultimo premier che lui sbeffeggiava, legata
alla crescita del nostro paese e non alla sua decadenza.
Grillo vuol fare un referendum contro l'euro, e raccoglierà le
firme per una riforma costituzionale, ma deve mettersi bene in testa
che se prima non avrà spazzato via una intera classe politica di
corrotti e corruttori fino al midollo, passare dall'euro alla lira
sarà solo come mettere il carro davanti ai buoi e spingerlo con
tutti i soliti e grassi noti accomodati sopra, contro gli stessi buoi cornuti e
mazziati, fino a spezzar loro anche le corna oltre alla schiena.
Quindi la situazione oggi è tale che la sinistra è desertificata e
col piattino in mano. Il partito di governo brandisce il manganello
contro gli operai, mentre di nascosto la sua coscienza infelice
continua imperterrita il suo chiagni e fotti. E noi, sempre più
commiserati e fottuti, cosa aspettiamo ad unirci e a creare l'unica
vera alternativa democratica necessaria a questo Paese? Direi di
sbrigarci.
Possibilmente senza aspettare che la dicotomia destra e sinistra
si trasformi in quella tra grillini e grullini.
C.F.
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