di Carlo Felici
Domenica 6 giugno il mentore del quotidiano che
maggiormente in Italia risalta per la sua “metereologia" del turbocapitalismo:
Scalfari, che in quel settore è ormai più noto del mitico colonnello Bernacca,
nel suo editoriale, tra l'altro scrive:
“Il Movimento
5Stelle sta vivendo una fase di ricerca di libertà. Non sappiamo quanto sia
estesa tra i cittadini entrati in Parlamento. È comunque giusto dire che Grillo
e il suo iniziale successo sono stati utili al risveglio della democrazia
italiana così come è utile oggi che gli eletti delle 5Stelle rivendichino la
loro dignità di teste pensanti e scoprano la politica.
La politica - lo dice la parola
stessa - è una visione del bene comune, la visione di una società al cui
servizio la politica si pone. Attenzione: il "demos" cioè il popolo, esprime una
società, cioè un insieme di comportamenti che spesso non collimano con la
visione del bene comune di una parte politica. Questa distinzione non va
dimenticata da quanti riflettono su ciò che avviene intorno a
loro.
Tra
il "demos" e le diverse parti politiche che competono c'è sempre un rapporto
interrelazionale: il "demos" modifica le parti politiche e queste a loro volta
modificano il "demos", ciascuna a proprio modo. Questa è l'etica della politica:
quella di Aristotele, non quella di Platone. Il resto è futile chiacchiera o
esperta demagogia.”
Ora sappiamo molto bene che,
indipendentemente dal suo “bollettino del tempo contingente”, la politica oggi
non è la visione del bene comune, ma il giudizio di dio, nelle vesti un po'
Mammoniche del Sig. Mercato. E guai a sfuggire al suo sermone! Perché egli è più
spietato e vendicativo dello Zeus che lanciava saette, il dio mammonico, infatti, lancia piuttosto spread che fanno molto più male di un fulmine il
quale, al massimo, fa una vittima alla volta. Una botta di spread invece ti fa
fuori una nazione in men che non si dica.
E veniamo al “demos che esprime una
società”..altra castroneria megagalattica..o forse un semplice arcaicismo per
gonzi domenicali. Il popolo che modifica le parti politiche nell'era del “pacco
elettorale” fa ridere non solo i polli ma anche le uova. Che invece le parti
politiche modifichino il “demos” è purtroppo vero a tal punto, che tale modifica
sta portando alla sparizione degli stessi connotati del “demos” oltre che
del suo concetto, con il “cratos” (potere) che ne consegue.
Il finale è poi da apoteosi della
millantatura “Questa è l'etica della politica...” maddeché? Oggi etica e
politica sono in collisione frontale, come una 500 (ma di quelle vecchio tipo)
che va a sbattere contro un carro armato. Prova ne è il fatto che la politica
spreme e spende di più per carri armati e affini piuttosto che per operai e
famiglie che producono 500..e non solo.
Ma tornando ai due giganti del pensiero
tirati in ballo dal “metereologo delle tempeste monetarie”,
temo che oggi non
sia possibile stare dalla parte di Platone e tanto meno da quella di Aristotele,
in quanto la Weltanschauung odierna è del tutto opposta alla loro, che
ragionavano ed agivano in un contesto in cui il mètron: l’equilibrio e la giusta
misura erano innanzitutto rifiuto della crematistica, e cioè della accumulazione
di una ricchezza fine a se stessa.
Nel quarto libro
della Repubblica, Adimanto obietta a Socrate che i governanti potrebbero non
essere “felici” a rinunciare al possesso delle ricchezze e dei beni (dato che
proprio questo prevedeva il progetto politico platonico) e Socrate risponde in
modo oggi completamente spaesante ma assai acuto che possono, proprio perché
alcuni trovano la propria realizzazione non nella ricchezza, ma in altre cose.
Diremmo noi che uno così, in politica, oggi non sarebbe entrato mai, giacché
attualmente chiunque mette piede in un Parlamento di privilegiati l’ultima cosa
a cui pensa e che fa, è proprio quella di andarsene o
dimettersi.
Ma veniamo anche ad
un passaggio aristotelico, anch’esso piuttosto stupefacente per noi: Politica
VII, 12, 1332: “La vita felice richiede un certo sostegno di beni materiali, ma
in misura minore per quegli individui che hanno le migliori disposizioni morali,
ed in più grande quantità per coloro le cui disposizioni, sul piano etico, sono
meno buone”. Oggi, con una lettura superficiale, potremmo dire che “non possiamo
non essere aristotelici”, e ti credo!..con quello che abbiamo, specialmente in
Italia, sotto gli occhi…
Però, attenzione,
Aristotele dice che la ricchezza è solo un dato compensativo per risarcire dei
“poveretti”, quelli che intellettualmente e umanamente (cioè moralmente) sono
alquanto carenti. Essi infatti cercano la ricchezza perché “si impegnano
unicamente a vivere e non a vivere secondo il bene. Ora, proprio perché la fame
di vivere è illimitata, essi sono egualmente portati a desiderare mezzi
illimitati per soddisfarla” In pratica, questo ci dimostra che oggi viviamo
dominati da “morti di fame” che però affamano la gente pur di arricchirsi e
soddisfare la loro bulimia..
Allora, tenendo
conto che Rousseau dice chiaramente che “La ricchezza dei poveri è rappresentata
dai loro figli; quella dei ricchi dai loro genitori.”, in un’epoca in cui il
demos non è più quello di una polis, ma più concretamente quello di una
cosmopolis, i cui figli ormai vagano sparsi per il mondo, superando anche
piuttosto agevolmente le frontiere, forse sarebbe il caso di dire che tra
Platone, Aristotele e Rousseau, ha ancora ragione Marx, specialmente quando ci
ricorda che: “L’esercizio della dittatura democratica popolare implica due
metodi. Nei confronti dei nemici, noi applichiamo quello della dittatura; in
altri termini: per tutto il tempo che sarà necessario, noi non permetteremo loro
di partecipare all’attività politica, li obbligheremo a sottomettersi alle leggi
del governo popolare, li costringeremo a lavorare con le loro mani affinché si
trasformino in uomini nuovi. Per contro, nei confronti del popolo, non il metodo
della coercizione, bensì il metodo democratico viene applicato; in altri
termini: il popolo deve poter partecipare all’attività politica; occorre
applicare, nei suoi confronti, i metodi democratici di educazione e di
persuasione, invece che obbligarlo a fare questa o quest’altra
cosa.”
In poche parole:
costringere ad una seria dieta i bulimici del profitto (delle regole ferree e condivise possono essere altrettanto efficaci di una cosiddetta "dittatura", specialmente se sono l'effetto di una "volontà generale"), ed educare il popolo a
nutrirsi e a nutrire, secondo giusta
misura. Sono due passaggi indispensabili, se vogliamo tornare a parlare di "partecipazione politica"
La salute
dell’umanità e della Terra sicuramente, in tal modo, ne trarrebbe un gran
beneficio.
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