La crisi in Italia sta completamente ridisegnando gli assetti politici e il quadro di riferimento dell'elettorato.
Una
intera classe politica, pur perdente, non si sta affatto rassegnando
a dover cambiare profondamente se stessa ed il proprio modo di
rapportasi con i cittadini, prova né è il fatto che non ha alcuna
intenzione di restituire la sovranità elettorale al popolo,
cambiando una legge “porcata” che tutti sanno essere un colpo
mortale alla democrazia, prova ne sono i numerosi provvedimenti che
non incidono affatto nel tessuto sociale e mantengono sostanzialmente
inalterato un regime di privilegi che appare tuttora inossidabile.
Nessuna iniziativa sostanziale per i disoccupati, nessuna per le famiglie
povere che oltre allo sfratto rischiano anche il sequestro dei loro
figli, niente di sostanziale per ridurre la pressione fiscale e
rilanciare la produttività, nulla che rilanci il ruolo della scuola
pubblica, niente contro il conflitto di interessi e tanto meno nulla
di veramente incisivo contro la corruzione, non parliamo poi di
ridurre lo stipendio dei parlamentari e dei dirigenti pubblici, un
nulla che più nulla non si può, nemmeno con il nichilismo più
spinto.
Se
tutto questo accade è perché, evidentemente, ciò che moltissimi
elettori hanno percepito come una realtà concretamente innovativa e
quasi rivoluzionaria, il movimento di Grillo, ha aggiunto ad un nulla
sostanziale anche un altro nulla virtuale e parlamentare. Abbiamo un
nulla al quadrato?
Purtroppo
no, ne abbiamo uno al cubo, se aggiungiamo a questi nulla anche il
nulla di un popolo che, unico in Europa e nel Mediterraneo, ancora
non riesce non dico a sollevarsi e ad insorgere, ma almeno a
risvegliarsi da un demenziale torpore, l'unico serio fattore di
rivolta organizzata si è avuto in Val di Susa, dove, nonostante le
strumentalizzazioni dei media asserviti ad un regime fallimentare,
una intera popolazione continua a lottare con tutti i mezzi che ha,
rischiando: galera, botte e repressioni di ogni tipo. Eppur si
muove..direbbe qualcuno, ma può bastare? Evidentemente no, qui pare
che la terra stessa abbia sussulti maggiori degli
italiani..purtroppo, con ciò che ne deriva.
C'è
evidentemente chi teme anche nella cosiddetta sinistra una sorta di
insurrezionalismo fine a se stesso, non pilotato, non guidato ed
afferma che solo una forza orientata verso la socialdemocrazia e tale
da mettere in atto provvedimenti analoghi a quelli presi dopo la
crisi del '29, potrebbe ridurre il rischio di una rivolta su larga
scala che potrebbe essere pilotata da gruppi populisti o di destra.
Ora,
a parte il fatto che la crisi del '29 non fu certo stoppata dalla
democrazia e tanto meno dal new deal, ma da una catastrofica guerra
mondiale e che tale scenario non è del tutto remoto in queste
circostanze odierne, anche se ovviamente, tutti noi cerchiamo di
scongiurarlo, oggi, c'è qualcosa di profondamente nuovo rispetto al
passato: una rivoluzione nelle strutture di comunicazione che è già
avvenuta e si sta strutturando come permanente, e globale. Essa
rappresenta un enorme salto di qualità rispetto al passato nel
raggiungimento di una coscienza critica non eterodiretta, da parte
del singolo cittadino. Però non in tutti i casi essa, da sola, può
costituire un serio terreno di aggregazione e di mobilitazione per
cambiare radicalmente uno stato di cose.
Il
recente connubbio parlamentare tra forze che fino a poco tempo fa si
facevano l'occhiolino, giocando ogni tanto ad insultarsi, salvo poi
votare spesso e volentieri provvedimenti cruciali insieme: il PD e il
PdL, ha definitivamente scardinato le categorie già ampiamente
scricchiolanti di “destra e sinistra” e solo un gonzo della
politica, un illusionista fallito o un “capetto” in cerca di
vecchie truppe cammellate può ancora usarle.
Ma
guardiamole queste riunioni di partito, questi congressi, queste
assemblee associative che sembrano uscite da un circolo di bocciofili
di una casa di riposo, dove si continua a dire come si potrebbe, come ci si dovrebbe agganciare a questo o a quel vecchio rottame della
politica per restare ancora a galla, guardiamoli poi questi
“capetti”, quelli che vorrebbero, in queste circostanze, apparire
come i maghi della strategia politica dell'ultimo corso, candidarsi e
scavare profondamente nell'acqua!
Oggi,
non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo la dicotomia
destra-sinistra non dice più assolutamente nulla e quindi
addirittura chiamare di destra o di sinistra un soggetto politico,
vuol dire prendere in giro se stessi, prima ancora che l'elettorato.
Oggi,
la vera discriminante resta quella del XX e del XIX secolo e solo chi vorrebbe che questo XXI secolo annullasse definitivamente il
passato, con tutta la sua storia dei conflitti sociali, può
presentarsi, a seconda dei casi, come chirichetto, sacerdote,
vescovo, cardinale o addirittura papa del nulla, e cioè di quel che lo stesso Gesù definiva Mammona, il dio mercato, il vero
Anticristo.
Oggi, l'autentico AUT AUT è ancora tra Socialismo o barbarie, tra una
società in cui regnano la libertà e la giustizia sociale, organizzate
e governate secondo modelli concretamente e non virtualmente
democratici e partecipativi, oppure il caos speculativo, le mille
bolle finanziarie, l'usa e getta in cui l'essere umano, per fini di
profitto, è ridotto a merce e alla schiavitù salariale.
Questo
è l'unico paese d'Europa e uno dei pochi al mondo in cui le
colonizzazioni culturali e politiche messe in atto hanno
desertificato la cultura socialista, e sebbene essa abbia segnato le
tappe più significative del progresso democratico, civile e sociale
dell'Italia.
Per
rimettere in moto un processo virtuoso di educazione ai valori
sociali più significativi ed elevati, bisogna ripartire dalle scuole
medie, nemmeno dai licei.
Cosa
fare dunque in un momento così difficile e cruciale?
La
soluzione concreta non ci appare poi così difficile: non possiamo
certo copiare gli altri, specialmente quando abbiamo già dato ampie
prove di non saperlo fare. Una aggregazione di più partiti di
sinistra è del tutto fallimentare, che la si chiami Syriza oppure
“maccheroni al sugo” non importa, essa reca già con sé il virus
e il difetto di origine che non può che portarla ad ammalarsi e a
morire: “la sinistra” Lo abbiamo visto con la lista “Arcobaleno”,
lo abbiamo riscontrato con Sinistra e Libertà, lo abbiamo recentemente osservato con
“Rivoluzione civile” e continueremo a farlo con tutte queste toppe messe su un
vestito nuovo, tutto questo vino nuovo messo in vecchi otri, alquanto
sfondati.
Per
costruire una seria alternativa al blocco di potere bipolare che oggi
tiene l'Italia sotto una cappa di piombo più pesante di quella degli
stessi anni storici “di piombo” e che potrebbe improvvisamente
sviluppare una ferocia repressiva, finora messa in atto solo in
situazioni sporadiche come a Genova o contro singole persone e
gruppi, è necessario costruire un blocco sociale con una seria coscienza delle condizioni delle classi attualmente subalterne, che
coinvolga tutti coloro che sono seriamente minacciati dalla crisi,
includendo persino quelli che potrebbero essere utilizzati per una
repressione su vasta scala.
Per
questo il Socialismo che in Italia deve essere destinato a
contrastare la barbarie nullificante del capitalismo cainamente
speculatore deve essere costruito pazientemente, in primis, su base nazionale, ecologica e patriottica, e
coinvolgere conseguentemente tutti coloro che, su tale base, sono
pronti ad agire mobilitandosi a tutti i livelli, a partire non solo
dalle piazze, ma anche dai loro posti di lavoro, dai presidi dei territori minacciati dalla devastazione ambientale e delle
fabbriche dismesse ed occupate, e anche da quelle rimesse in moto con nuovi
sistemi autogestiti e cooperativistici
Il
Socialismo ecologico e patriottico che può rivoluzionare questo paese non deve
essere basato su assetti corporativi, ma organizzato in maniera cooperativistica e fondato sulla autogestione delle risorse produttive. Già molti esempi
virtuosi di questo tipo sono sorti e stanno nascendo, persino
nel mondo anglosassone, mentre qui si stanno affacciando prepotentemente,
non lasciamoli cadere nel nulla.
Questo
modello di Socialismo, evidentemente, non può restare avulso dalle
realtà socialmente innovative e rivoluzionarie che sono in atto nel
mondo, dal Sudamerica all'Europa, e anche in altri paesi del mondo.
Si può e si deve costruire una rete di rapporti solidali ed internazionalisti tra forze già in lotta su base nazionale, per costruire Stati più forti, in grado
di resistere meglio e di respingere le politiche speculative messe in
atto su vasta scala.
Se
in Germania vincerà di nuovo la Merkel, e proseguirà con essa la
politica del rigore che sta massacrando i popoli, specialmente
dell'Europa meridionale, non un singolo Stato dovrà reagire, ma
tutta un'area nevralgica dovrà mostrare una adeguata capacità di
coordinarsi e combattere le politiche assassine che le vengono
imposte.
Non
è dunque teorizzabile e tanto meno ipotizzabile una uscita da parte
di un singolo Stato europeo dall'euro, perché, in tal modo esso
scapperebbe da una servitù: quella verso la Germania, per andare
incontro ad un'altra. Verso quella del dollaro e degli USA, e
probabilmente proprio a questo mira il paese che ha maggiori interessi
imperialistici nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
Si
dovrà piuttosto costruire, anche rimettendo seriamente in
discussione quegli accordi economici che hanno procurato a molti
popoli solo povertà, disoccupazione e rovina economica, una nuova
sinergia monetaria ed economica e sociale tra paesi mediterranei, non
solo della sponda nord, ma anche di quella sud di questo mare, da
sempre strategicamente cruciale per gli equilibri mondiali.
Il
ruolo dell'associazionismo socialista o comunista deve essere oggi
quello di costruire un soggetto politico svincolato completamente
dall'orbita più o meno instabile di un PD abbarbicato strettamente
ad un PdL che è in declino inarrestabile, perché tenuto in piedi ed
insieme solo da un leader ormai fortemente compromesso nella sua
credibilità.
Sono
forze politiche arroccate tra di loro in un abbraccio mortale,
proprio perché in regresso, che, anche quando cantano vittoria, come
nelle recenti elezioni amministrative, perdono la metà dei consensi,
ignorando del tutto l'astensionismo.
La
realtà del panorama politico italiano oramai ci dimostra che dal
nulla può emergere qualcosa che può strutturarsi velocemente come
forza politica, e questo proprio grazie alle nuove possibilità di
comunicazione, così come tale soggetto può sprofondare di nuovo nel
nulla. E' accaduto con la Lega Nord, con L'Italia dei Valori, potrà
accadere con Grillo e persino con il PD o con il PdL che sono e
restano espressione di movimenti peculiari di realtà singole, non
progetti e partiti di grande respiro europeo o globale. Essi sono piccoli
o medi contenitori di interessi comuni, non grandi forze propulsive
su scala continentale, agganciate a movimenti della società civile e
del tessuto sociale di vari paesi, come in America Latina.
Questo
progetto di rinnovamento radicale ha però un grosso ostacolo lungo
il suo straordinario ma pur difficile cammino, rappresentato dai capi, capetti e
capettini che tuttora fanno la guardia al “bidone” della destra e
della sinistra, che hanno fatto carriere e sono ben “mantenuti”
per rendere impossibile ogni autentico rinnovamento, in quanto il
loro principale obiettivo è rendere ogni movimento o associazione
nascente compatibile con il “divide et impera” che è alla base
della fittizia strutturazione tra destra e sinistra di un sistema che
usa questa dialettica per sopravvivere.
Questi
vassalli, valvassori e valvassini della politica “imperiale”, espressione di un totalitarismo gerontocratico (facendo però più riferimento all'età politica che a quella anagrafica) che nel nostro paese tocca ormai i massimi vertici delle istituzioni, sono
sparsi a destra e a sinistra, il loro compito è quello di
sorvegliare e incanalare, la loro missione è quella di disunire, di
restare alfieri inamovibili di una polverizzazione dell'antagonismo
sociale e politico, affinché esso non trovi mai una via efficace di
sbocco. Oppure son specialisti nel fare, come nel caso di Grillo, la guardia al
cancello d'entrata nella stanza dei bottoni, impedendo da una parte
che la protesta si incammini verso vie più efficaci e concrete, e
dall'altra che “tutto cambi affinché nulla, sostanzialmente, vi
sia di diverso” E se qualcuno non è d'accordo, che gli si sbatta
pure il cancello in faccia.
E'
quindi necessario per costruire qualcosa di seriamente credibile e
concreto, spazzare via tutta questa nomenklatura di vecchie ciabatte
e ciabattini della politica di infimo cabotaggio.
Non
è una questione di età anagrafica ma di ruoli, si può infatti
essere anziani ma del tutto estranei a tale logica, così come
giovanissimi e già con la vocazione del chirichetto politico. E
soprattutto si deve diffidare enormemente di chi, tra costoro, ti dice che
non sei adatto al lavoro di gruppo, il "suo gruppo".
Non
si può, in definitiva, pretendere di costruire un nuovo movimento o
un nuovo e più credibile soggetto politico, consentendo doppie
adesioni, tenendo i piedi in realtà sciancatamente sparse. Questa
non può che essere l'ennesima falsificazione del perdurante
vassallaggio politico e direi anche esistenziale.
Un
tempo la Rivoluzione d'Ottobre si prefisse il compito di dare
l'assalto al cielo, e si illuse di esserci riuscita, finché il cielo
di Berlino le crollò addosso seppellendo con le macerie del suo muro
anche un mondo intero.
Questo
accadde perché quella rivoluzione aveva rinnegato i principi
dell'altra che l'aveva ispirata: la Comune di Parigi: Socialismo
Comunitario ed Autogestione, quelli che avrebbero dovuto animare i
Soviet, ma che finirono nei Gulag.
Oggi
non si tratta più di dare l'assalto al cielo, ma anche e soprattutto di lottare per la Terra, per liberarla da un mostro alieno capitalista che le sta
succhiando persino la sua linfa vitale, desertificando al tempo
stesso le culture autoctone e la biodiversità, per far trionfare un
dio mercato che può ridurre un intero pianeta ad un deserto
disabitato.
Questa
nuova epica missione attende i compagni cavalieri del Socialismo contro la
barbarie: liberare la Terra dall'oppressione, liberarla dalla destra
e dalla sinistra..del nulla.
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