Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

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Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

mercoledì 25 giugno 2025

SI VIS PACEM PARA CIVITATEM

 





Durante un recente dibattito parlamentare, abbiamo ascoltato la Presidente del Consiglio pronunciare la famosa frase latina “si vis pacem para bellum”, spesso tradotta convenzionalmente con “se vuoi la pace, preparati alla guerra”

Ora l'origine di questa frase risale a vari autori latini fra i quali spicca Flavio Vegezio, funzionario aristocratico romano del V secolo, il quale scrisse un trattato: Epitoma rei militari, su richiesta dell'imperatore che, in quel periodo, era con molta probabilità, Teodosio II, in un'epoca imperiale di decadenza in cui la parte occidentale dell'Impero stava per dissolversi

Non è dunque questa massima figlia di un momento di splendore e di grandezza dell'impero, ma piuttosto di paura e di incipiente disgregazione, in cui bisogna essere sempre pronti allo stesso tempo a prepararsi alla guerra, ma anche a “pararla”, nel senso che il verbo latino “parare” esprime in uno dei suoi vari significati, cioè prepararsi, nel senso di difendersi e tutelarsi, che spesso allora consisteva nel deviare i conflitti da Oriente ad Occidente. Più o meno come fanno oggi i Paesi egemoni, nelle periferie del mondo

La frase è stata usata dalla Meloni per giustificare l'aumento delle spese militari che, secondo le indicazioni NATO, dovrebbe portare il nostro Paese, come altri, al 5% rispetto al PIL. Questo soprattutto per la minaccia di Trump di sganciarsi dalla difesa europea. Ipotesi altamente improbabile, dati i fortissimi interessi americani nella permanenza strategica delle loro basi, specialmente nel nostro Paese, dove ci sono più di cento istallazioni militari sotto il controllo diretto o indiretto della NATO. L'Italia accoglie circa dodicimila soldati americani, nelle basi NATO e nei principali punti strategici per la difesa e l'offensiva del fronte Sud che investe il Mediterraneo. Data la rilevanza assunta dal contesto mediorientale nella crisi bellica attuale, è molto facile capire come il nostro Paese diventi imprescindibile nel quadro strategico delle operazioni militari di tale scenario sempre più caldo.

Ma la Presidente del Consiglio ha legato le sue affermazioni anche ad un contesto di maggiore sovranità nazionale, asserendo che più un Paese è in grado di difendersi militarmente con mezzi adeguati e moderni, più può sottrarsi ad un destino di sudditanza rispetto ad altri ingombranti alleati che ne possono influenzare l'andamento geo strategico. Così come è allo stesso tempo necessario che tale Paese sia credibile, portando avanti gli impegni presi a livello internazionale

Tutto ciò potrebbe apparire come una giustificazione valida, per un programma piuttosto oneroso di investimenti che può produrre risultati vantaggiosi in termini economici, per il nostro Paese, se soprattutto verranno finanziate industrie militari italiane, ma, se gli investimenti andranno soprattutto verso l'acquisto di armi dall'estero in Europa per esempio dalla Germania, oppure dagli USA, evidentemente l'effetto sarà solo di dissanguare le casse dello Stato, aumentando vertiginosamente il debito e incrementando tagli che già ad esempio, nel settore scolastico e in quello sanitario, si stanno rivelando rovinosi.

Ma la domanda piuttosto è, a prescindere dalla entità delle spese militari, l'Italia è in grado di esercitare una politica autorevole soprattutto nel contesto mediterraneo e mediorientale, a prescindere da quelle che sono le indicazioni dell'amministrazione americana?

Quanto conta in Europa il Paese che accoglie più basi militari nel suo territorio nel nostro continente dopo la Germania?

Sicuramente, rispetto agli anni passati, ed in particolare agli ultimi del secolo scorso, il nostro ruolo risulta altamente depotenziato, per non dire affidato anche di recente a degli incompetenti.

Se è molto difficile risalire la china in questo periodo, per ragioni di consensi (la gente non vota più) e di risorse che scarseggiano notevolmente, è altresì fondamentale non perdere, in nome di questioni apparentemente emergenziali, la tenuta democratica e la sovranità parlamentare. A tal proposito bisogna dire che quando la Presidente del Consiglio, assicura che ogni decisione che riguardi una partecipazione del nostro Paese a imprese militari dovrà passare per un dibattito parlamentare, va sicuramente apprezzata. Specialmente considerando che lo stesso Trump ha agito senza alcuna autorizzazione da parte del suo Congresso

La tradizione dell'impegno militare italiano è soprattutto quella di garantire un ruolo di mantenimento della pace, con opportune iniziative sia per la mediazione durante i conflitti sia per la tutela delle loro vittime e dei profughi e rifugiati che ne derivano.

A questo quindi vanno principalmente destinate le risorse militari se proprio si deve incrementarle, ad apparati logistici, tecnologici di avanguardia (perché la guerra ormai è soprattutto hakeraggio), a strutture medico militari, a infrastrutture che consentono di agevolare gli aiuti in Paesi colpiti dalla guerra (costruzione di ponti, strade, ospedali) e in particolare a rafforzare e dotare di mezzi avanzatissimi e sofisticati, il sistema di intelligence, per esempio facendo apprendere al personale militare le lingue dei Paesi in cui si deve operare. Non è quindi soltanto comprando cannoni, missili, droni, aerei, o carri armati che si costruisce un efficiente apparato di Difesa agile e moderno, adatto alle sfide dei nostri tempi.

Resta il nodo della cosiddetta “Difesa Europea”, molti reclamano un esercito europeo con le sue divise, bandiere e comandi unificati. A ben guardare però in Europa, così come è, e non come vorremmo che fosse, tale velleità appare piuttosto come un'Araba Fenice, cioè che tutti sanno che ci sia, ma solo sulla carta, e però dove concretamente sia nessun lo dice.

L'Europa è stata in passato il continente più feroce e guerrafondaio al mondo, si è logorata nelle guerre intestine diventate mondiali, e causate dai suoi nazionalismi contrapposti che hanno avuto come unico risultato il ridurla in macerie più di ottant'anni fa e renderla succube di due potenze contrapposte che, da allora, non hanno mai finito di osteggiarsi, spartendosi l'egemonia nel nostro continente

Tuttora Russia e Stati Uniti si contendono la loro supremazia in Europa, e pensare che tutti gli europei, anche nei Paesi occidentali stiano tutti dalla parte degli Stati Uniti, è una pia illusione. Per cui se, puta caso, avessimo un confronto militare diretto tra i due blocchi, non pochi sarebbero i casi di guerra civile anche nei vari Paesi europei

E' pertanto indispensabile non solo non partecipare ad un confronto militare diretto con la Russia, sapendo arginare e trovando finalmente una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, ma è anche fondamentale ristabilire un equilibrio nei rapporti internazionali, diplomatici ed economici tra UE e Russia, tenendo anche conto del fatto che la Russia ha giocato un ruolo importantissimo nel contrasto all'espansione del terrorismo islamista.

Attualmente con il suo minaccioso riarmo la Germania non sembra comprendere la necessità vitale per i suoi interessi e per quelli europei, di una nuova Ostpolitik, cioè di una fondamentale opera di distensione e pacificazione ad Est dei confini della UE, cercando di svolgere una opportuna mediazione tra UE e Russia, ma puntando piuttosto a contrastare quella che viene considerata una minaccia, con un'altra mediante l' incremento vertiginoso del riarmo, uguale ed inversa

Sicuramente la Russia sta approfittando di questo scollamento tra UE e USA per ottenere la maggior parte dei risultati territoriali possibili, con l'obiettivo di umiliare il governo ucraino, trascurando ogni sua esigenza di tutelare la propria sovranità nazionale.

Per gli americani, l'Ucraina non è più una priorità, e pare che stiano lasciando che il governo ucraino vada a logorarsi fino a che non sarà costretto alla resa, la “martoriata ucraina” trova sempre meno spazio anche nelle omelie, ma continua a soffrire bombardamenti sempre più pesanti, che non saranno certamente fermati da una schiera di “volenterosi” facenti capo o alla Gran Bretagna o alla Francia, perché di europei pronti ad immolarsi per l'Ucraina ce ne sono sempre meno

Il timore maggiore, dunque, per una Europa che non è ancora capace di agire all'unisono ed è tenuta insieme soprattutto dalla sua burocrazia e dalla sua moneta, è che vada incontro ad una nuova epoca di riarmo in ordine sparso con obiettivi non solo divergenti, ma anche rischiosamente contrapposti, quando entrano in gioco ruoli di primo piano nel continente, che ci ricordano tristemente ere napoleoniche o hitleriane.

E' quindi indispensabile rafforzare, in un momento come questo, l'alleanza con gli USA, contando sul fatto che se Trump con le sue velleità altalenanti, prima o poi dovrà lasciare il comando, il rapporto tra gli Stati Europei e gli USA dovrà conservare i suoi obiettivi di tutela delle libertà fondamentali, di prevenzione delle crisi belliche internazionali, di contrasto ad altre egemonie di Stati con straripanti interessi continentali che al loro interno non manifestano alcuna alternanza democratica e sono retti da capi di Stato praticamente inamovibili per decenni, silenziando ogni sorta di opposizione.

Ci sono forze politiche anche in Italia che tendono a dipingere gli USA esclusivamente come un Paese guerrafondaio ed imperialista, in fondo le stesse che erano collaterali al partito comunista più forte dell'Occidente fino alla caduta del Muro di Berlino, con il solo risultato che nel nostro Paese la guerra civile iniziata nel 1943, con l'8 settembre, è perdurata per decenni nel dopoguerra in modo strisciante e violento, portando a pericolose collusioni tra apparati ideologici estremisti e velleitari e terrificanti organizzazioni criminali, mietendo così vittime innocenti, nei treni, nelle piazze e nelle stazioni, colpendo anche le menti più illuminate del nostro Paese.

Gli Stati Uniti sono un Paese pieno di contraddizioni, ma che conserva ancora una capacità di rinnovarsi e mettersi in discussione, soprattutto osservando personaggi come Sanders e le manifestazioni oggi crescenti ed imponenti contro Trump, in particolare nelle università e in California, questo in altri Paesi come la Russia o la Cina non accade.

Ovviamente noi dobbiamo avere un ruolo credibile ed affidabile, specialmente proseguendo la politica del dialogo con tutti, persino con un criminale di guerra come Netanyhau, perché grazie a questo dialogo anche col “demonio”, siamo riusciti a mettere in salvo più palestinesi rispetto a tutti gli altri Paesi europei e a portare la maggiore quantità di aiuti a Gaza che altri non sono riusciti a portare

La politica trumpiana fatta soprattutto di grosse dichiarazioni presto ridimensionate dai fatti, prima o poi si ridimensionerà o imploderà, un legame di civiltà invece non può e non deve implodere né deflagrare. L'Europa non deve fare a gara per chi si riarma di più, deve conservare il suo livello fondamentale di civiltà, di democrazia, di collaborazione e di tolleranza, incrementandolo tanto più quanto altrove esso regredisce

Perché sono sempre le armi della civiltà a prevalere, e anche quando un popolo sembra sconfitto, esso è invece destinato a vincere sul suo vincitore.

Se infatti i Romani dicevano “si vis pacem para bellum”, allo stesso tempo riconoscevano che “Graecia capta ferum victorem cepit”

Così una rinnovata Europa di cui nessuno oggi può fare a meno, pur essendo stata vinta da USA e URSS (oggi Russia), può e deve vincere, non solo in armi ma soprattutto in civiltà, i suoi rozzi vincitori di ieri e di oggi


Carlo Felici


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