In pieno Far West, in America nel 1873 circa, si diffuse una pistola “rivoluzionaria”, non più ad avancarica ma a retrocarica con tamburo rotante e a single action, capace cioè di sparare a ripetizione con una sorprendente continuità di fuoco solo alzando il cane ogni volta. Fu la pistola che ebbe più successo nel West e che era destinata a dirimere le sfide per portare la pace in quei territori in cui l'amministrazione centrale stentava ad esercitare il suo controllo, tramite i suoi sceriffi, giudici o le giubbe blu dell'esercito. E' quella pistola che tuttora fa da protagonista nei film western che rievocano quelle vicende anche se sicuramente edulcorandole
Ebbene quella pistola si chiamava Peacemaker, poiché in un modo o nell'altro portava la pace, in quanto ogni cosa era destinata a risolversi tramite il suo operato, e la pace, anche eterna, arrivava prima o poi, a seconda della destrezza con cui veniva impugnata
A distanza di oltre un secolo, colui che è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, chiamandolo “il nuovo sceriffo in città” e auto nominandosi proprio col nome di quella pistola: “Peacemaker”, poiché al suo primo insediamento esordì dicendo: “io non inizio le guerre, le finisco”, ebbene questo presunto “Peacemaker” pare si riveli molto presto come un “Fakemaker”, cioè un fabbricante di corbellerie, uno che appunto un milanese chiamerebbe pure un “pistola”, cioè potremmo dire un “cazzone”, uno che non brilla certo per qualità strategiche o intellettive.
Avendo condotto una campagna elettorale all'insegna dell'America First, si è fatto pienamente imbambolare dal “Netanyahu first" E quell'America che un tempo esercitava la sua leadership nel mondo dettando l'agenda strategica ai suoi alleati, ora pare invece seguire pedissequamente le esigenze del suo alleato principale, senza nemmeno criticarlo minimamente.
Netanyahu vuole spianare Gaza, e deportare i palestinesi? Bene, Trump promette di farci un paradiso turistico con tanto di casinò e resorts, senza minimamente curarsi delle povere vittime innocenti, specialmente donne e bambini che muoiono quotidianamente sotto i bombardamenti israeliani
Netanyahu che sente la sua stessa popolazione protestare per il perdurare di una guerra inutile e dannosa, accusa il Paese più controllato al mondo dall'Agenzia Atomica Internazionale che non conferma, di produrre la bomba atomica e lo bombarda senza curarsi di nessuno? Bene, (anzi male) Trump lo segue e manda i suoi bombardieri strategici a bombardare siti da cui l'uranio è stato già tolto, solo per esibire una potenza militare nel mondo e far contento il suo principale socio.
Ma lo fa, ed è questa la cosa più grave per la democrazia americana, senza consultare nessuno, avvertendo solo il suo principale alleato militare: la Gran Bretagna, e soprattutto senza consultare né avvertire il Congresso, non essendo gli USA minacciati, ma avendo intrapreso una azione di guerra contro un altro paese sovrano che non aveva attaccato gli Stati Uniti.
Ovviamente i media imbambolati dal politically correct a senso unico di genuflessione verso l'amministrazione attuale americana, evitano di sottolineare questo grave vulnus non solo verso il diritto internazionale, ma soprattutto verso gli elettori statunitensi e verso la loro democrazia
Certamente se un presidente con un curioso cappellino in testa, decide quando gli pare di fare la guerra a chi gli pare mentre qualcuno dei suoi collaboratori fa le corna, questa sarebbe una ottima sequenza per un film comico, ma un po' meno decisamente se effettivamente si tratta concretamente del Presidente degli Stati Uniti, forse più che un impeachment occorrerebbe un trattamento sanitario.
Fatto sta che però Trump non è così folle come sembra, sa infatti benissimo che l'Iran avrà ben poco da una Russia che ha deciso di avere ottimi rapporti con Israele, tenendo conto anche del fatto che i principali sostenitori di Netanyahu, sono proprio in maggioranza tra gli emigrati sovietici prima e russi poi in Israele e che Israele non si è sognata minimamente di varare sanzioni alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina. Sa anche che la Cina è solo interessata ai suoi affari, come sempre, e l'unica cosa che le interessa, è che lo stretto di Ormuz non venga chiuso, come d'altronde alla maggioranza di coloro che fanno affari nel mondo. Inoltre sicuramente Trump ha calcolato che l'Iran non ha paesi amici od alleati nell'area mediorientale, in quanto Paese sciita in un contesto prevalentemente sunnita. Infine probabilmente non gliene importa nulla del cambiamento di regime in Iran, anche se una volta dice di non volerlo, poi subito dopo il suo contrario, come spesso accade con tale personaggio. Anzi, in fondo, sta facendo un grandissimo favore al regime in atto, perché le proteste, che stavano crescendo, in tal modo, con la guerra in atto, si bloccano di sicuro e anche gli oppositori, in nome della difesa dell'integrità nazionale, tornano a cuccia
Esattamente come sta accadendo in Israele che, prima dell'attacco all'Iran, era sull'orlo di una guerra civile, con manifestazioni di protesta quasi quotidiane. Mentre ora tutti zitti e rintanati nei rifugi
Si ripete in grande lo stesso giochetto tra Israele ed Hamas, l'uno attaccando l'altro in uno stato di permanente conflitto, è destinato a diventare il suo “migliore nemico”, quello che maggiormente può garantire consenso emergenziale ad un governo liberticida e corrotto
Tutti i regimi autoritari cercano di restare in piedi, usando la guerra, persino il fascismo, in crisi di consensi, fece tre guerre in 20 anni, sperando di salire sul carro del vincitore e devastando l'Italia e costringendola ad un futuro di vassallaggio. In Grecia lo stesso, il regime dei colonnelli cadde in seguito ad una guerra. In Spagna e Portogallo la caduta dei regimi fu dovuta a conflitti coloniali
Ora si tratta semplicemente di vedere quanto potranno resistere il regime iraniano e quello israeliano bombardandosi a vicenda, sapendo però perfettamente, e lo hanno dimostrato i mercati per primi, che nessuno li seguirà in tale scellerata escalation
Lo sanno anche gli USA che sono partiti, per la loro missione “martello di mezzanotte”, dal loro Paese e non dalle basi dei loro alleati. Probabilmente lo sa anche Israele che, dopo il suo attacco che ha mandato all'aria le trattative in corso, è sottoposta quotidianamente al “mazzarocco missilistico di mezzogiorno”..e oltre
Speriamo lo sappia almeno l'ONU o il suo fantasma che ha riunito con un certo ritardo e su richiesta iraniana, il Consiglio di Sicurezza. A tal proposito rileviamo che la maggior parte dei Paesi membri, non ha condannato gli USA per l'attacco immotivato ad un Paese sovrano, ma ha semplicemente espresso una censura per l'escalation militare del conflitto tra Israele e l'Iran e soprattutto per le tragiche conseguenze sulla popolazione civile
La questione della bomba all'Iran assomiglia tremendamente alle armi di distruzione di massa di Saddam, mai trovate e mai minimamente confermate
L'Iran non è l'Irak, ha resistito nei millenni a notevoli invasioni, persino a quella Romana, quindi una guerra sul campo in quel Paese non è minimamente immaginabile
Gli USA dopo la guerra di Corea, che sostanzialmente finì in un pareggio, non hanno più vinto palesemente nessun'altra guerra. In Irak la situazione è tuttora instabile, in Afghanistan sono stati messi in fuga dai talebani e nel mondo la loro credibilità internazionale è fortemente compromessa.
E' davvero sconfortante osservare come, nonostante le promesse elettorali di Trump che si era accreditato seriamente come Pacemaker, dicendo che avrebbe fatto finire le guerre in un batter d'occhio, oggi accada l'esatto contrario, perché le guerre con lui, non solo perdurano ma si stanno anche incrudelendo.
L'Europa non si lasci coinvolgere e faccia della sua inerzia una virtù mediatrice, perché una guerra non perdura mai all'infinito e perché poi c'è sempre da lavorare per spalare le macerie. E dica chiaramente a Trump che il suo destino non è quello di un Peacemaker, ma di fatto quello di un Fakemaker, sperando che, di fronte alle proteste montanti del suo popolo, non agisca come i regimi e scateni una guerra più vasta.
I latini dicevano “bis peccare in bello non licet”...però ci pare, francamente, che finora di errori ne siano stati commessi ben più di uno, e per la pace nel mondo non possiamo certo affidarci agli scongiuri dello staff militare di Trump.
Carlo Felici
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