Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

giovedì 6 marzo 2025

“Pax, vel iniusta, utilior est quam iustissimum bellum.

 




A quanto pare una Europa che vuole acquisire una sua autonomia dagli USA non dimostra altro che volerne essere più dipendente.

La proposta irricevibile della Von der Leyden di aumentare le spese militari vertiginosamente, senza avere un piano militare comune per l'Europa, né per quanto riguarda l'organizzazione di un vero Esercito Europeo né per ciò che attiene al suo finanziamento mediante un debito comune europeo, si traduce solo in maggiori spese per il singoli Stati nell'acquisto di altre e nuove armi dagli USA,

Così, da una parte si aumenta il debito di ciascuno Stato sottraendo finanziamenti a opere da tempo necessarie: scuole, ospedali, messa in sicurezza dei territori da pericoli idrogeologici, manutenzione impianti idrici, e infrastrutture necessarie per i trasporti, specialmente nel Sud, dall'altra non si fa altro che riempire le casse delle multinazionali che da sempre lucrano sui sanguinosissimi conflitti.

E' stupefacente come un Partito Popolare Europeo che prende spunto dalla dottrina sociale cristiana e dovrebbe seguire le indicazioni del Papa, possa invece allinearsi pedissequamente alle direttive dei centri economici e finanziari che sono interessati alla produzione e vendita degli armamenti.

Le armi finanziate dagli Stati sono infatti per loro i guadagni più sicuri e permanenti. Lucrare sulla paura è l'attività umana più ignobile ma sicuramente più redditizia. Perché le armi sono come un vuoto a perdere, si utilizzano e si rinnovano automaticamente, generando profitti incessanti e crescenti per chi le produce.

Da quando le armi sono diventare un prodotto industriale e tecnologico, la loro produzione e vendita non è mai cessata ed è stata sempre alimentata da nuovi conflitti sparsi nel mondo

Tutti sanno che la crisi ucraina non potrà essere risolta con un conflitto permanente, ma pare che i più interessati alla prosecuzione di questa strage infinita non vogliano altro che garantire che le armi non finiscano mai di essere prodotte ed acquistate, oltre che naturalmente di essere usate

Di fronte a questa crisi l'Europa sta rivelando ancora una volta la sua inefficacia e la sua nullità, perché non si mostra con una voce autorevole e largamente rappresentativa

Abbiamo appena visto due vertici concludersi miseramente con un nulla di fatto. Uno in Francia al seguito delle velleità neo napoleoniche di Macron di egemonizzare la difesa europea proponendo pure il suo ombrello nucleare, come se non bastassero tre bombe russe ad alto potenziale atomico per zittire definitivamente la Francia, poi è seguito quello inglese, ancora più allargato per avere qualche possibilità in più nell'intento inglese di tutelare i propri interessi in Ucraina con il contributo di una coalizione militare al suo seguito, anche questa volta con l'autorevolezza di uno Stato che ambisce ad essere una potenza atomica ma che, lo stesso, sarebbe spazzato via da un paio di bombe termonucleari russe ad alto potenziale.

L'Europa prima di parlare di produzione di armi, può avere una industria in grado di produrle? Perché non c'è molta differenza tra farsi difendere dagli USA e il farlo da soli con le armi prodotte e vendute dagli USA, anzi in questa seconda prospettiva si è anche più dipendenti

Per essere veramente autonoma l'Europa deve programmare ed attuare un piano per realizzare un Esercito, una Aviazione e una Marina comune con una unica bandiera, una unica conduzione militare ed una unica divisa. Ma per questo, ci vuole un governo federale comune che legiferi nel merito, con una Costituzione Europea che stabilisca limiti e necessità operative.

La diatriba Europa USA per la questione della crisi ucraina, è molto semplice da comprendere se si va un po' oltre le varie sparate propagandistiche dei media, ed è molto più pratica.

Si tratta solo di chi potrà autorevolmente sedersi al tavolo delle trattative con la Russia. 

Tutti sanno infatti che la Russia non si ritirerà mai dai territori occupati e che non è interessata a occuparne altri. Perché occupare significa anche gestire e dai tempi dell'Impero Romano in poi la gestione è sempre stato un affare molto complicato. Lo stesso impero sovietico si è disgregato perché la sua gestione è venuta meno, in quanto è venuto meno il consenso, figuriamoci con una occupazione russa dell'Europa.

Quindi la verità è che non l'Europa, ma Francia e Inghilterra cercano di competere con gli USA per lo sfruttamento delle cosiddette terre rare e del complesso delle risorse minerarie e agricole che la Russia dovrà necessariamente lasciare al resto di una Ucraina non occupata, destinata ad essere in Europa più o meno una copia della Corea divisa in due questa volta non da motivi ideologici, ma da rigidi interessi economici e finanziari.

In tale contesto, la maggior parte dei Paesi europei non avrà che da guadagnare le briciole, gli avanzi di coloro che con la loro forza potranno essere maggiormente quotati per competere in tale trattativa. E se devono essere Francia o Inghilterra, probabilmente è molto meglio accodarsi agli USA. Anche perché, tuttora, senza USA, che siano le armi o il loro esercito sul campo, non si va da nessuna parte, e tanto meno ci va una Europa che per millenni è sempre stata in conflitto con se stessa

Cicerone diceva giustamente da filosofo e da politico: “Pax, vel iniusta, utilior est quam iustissimum bellum.” Una pace ingiusta è più utile di una guerra molto ingiusta

Questa è la massima che dovrebbero stamparsi bene in testa i politici italiani ed europei e che la nuova amministrazione americana sembra avere già appreso, sforzandosi di metterla in atto

E la Von der Lyen non starnazzerà certo di più delle oche del Campidoglio per impedire tale eventuale “pace ingiusta”. Conta nulla per Trump e sempre meno per una Europa che ha faticato anche per confermarne l'elezione

In questa situazione, sicuramente gli europei che agiranno all'unisono con la nuova amministrazione americana avranno dei vantaggi, gli altri che si metteranno di traverso non avranno né pace né guerra, ma solo svantaggi commerciali

E la tutela europea sarà come l'Araba Fenice, che ci sia ciascun lo sa, dove sia nessun lo dice.


Carlo Felici

martedì 4 marzo 2025

INTER DUAS TERTIUM NON DATUR

 


Il recente vertice di Londra si è rivelato degno di una seduta spiritica magari forse meglio da svolgersi in un castello scozzese sempre che la Scozia resti nella Gran Bretagna

Già, perché più che un vertice europeo, esso è sembrato una allegra (ma non troppo) rimpatriata di fantasmi che, di recente, non hanno fatto di meglio che aleggiare sul continente senza decidere nulla di serio, tranne osservare scrupolosamente bilanci e tasse e programmare altre spese.

Poche settimane fa abbiamo avuto un vertice a sei, ora la riunione è stata con ben 19 membri, della più varia e singolare provenienza

Immancabilmente presente Ursula con der Leyen che però, oltre a reclamare guerra ad oltranza contro la Russia, non pare sia capace prendere decisioni o di fare altro altro se non proporre missili, carri armati, aerei, cannoni e via dicendo. Non sembra che ospedali, scuole, trasporti, infrastrutture per la sicurezza idrogeologica interessino molto alla campionessa delle grandi coalizioni europee.

La sua presenza infatti, in qualità di Presidente della Commissione europea e quella di Costa, che presiede il Parlamento europeo, non sono qualificate per prendere decisioni in nome di tutti i Paesi della UE.

Ci stava pure il Ministro degli Esteri turco, nonostante la spocchia che l'Europa ha sempre mostrato sull'entrata della Turchia nella UE, e solo perché l'esercito turco è uno dei più qualificati e potenti dell'area europea e mediterranea.

La singolare presenza anche del Presidente rumeno contestato a furor di popolo e quella di un cancellerie tedesco appena silurato dalle recenti elezioni politiche in Germania, ha reso questa riunione alquanto farsesca

Infine, nonostante la presenza delle maggiori autorità danesi, finlandesi e svedesi, mancavano del tutto i rappresentanti delle Repubbliche Baltiche che rischiano di più nel confronto con la Russia.

Allora si capisce bene che, nonostante le velleità dei leaders inglese e francese che magari, sotto sotto, ambiscono ad avere una egemonia militare in Europa o almeno ad assumere un ruolo di guida nell'eventualità di un confronto militare con la Russia, intervenendo in Ucraina, gli “allegri fantasmi” riuniti a Londra non hanno prodotto una emerita onanistica soluzione, tanto per usare un elegante eufemismo

Più o meno come a Parigi poche settimane fa, il vertice europeo si è concluso con un nulla di fatto. Né Francia né Inghilterra sono in grado di raccogliere intorno a sé un concreto consenso che assicuri una azione decisa e risolutiva.

L'Europa è una forza economica, ma resta una nullità sul piano politico e militare.

Con buona pace di tutti quelli che andranno a manifestare in piazza convocati dal menestrello di Repubblica, reclamando una Europa che non c'è come nell'opera teatrale "Aspettando Godot".

Dalla caduta del Muro di Berlino la UE ha solo saputo allargarsi come un organismo che ingrassa, ma più diventa grosso e più resta impacciato a condurre la sua vita sedentaria, senza un minimo di agilità e forza. Dalla crisi jugoslava a quella ucraina, l'Europa ha brillato solo per la sua impotenza

E adesso si agita scompostamente perché tra Trump che minaccia dazi e ritiro dalla NATO (che non farà mai) non sa più trovare ciò che dai tempi dell'Impero Romano, non ha più avuto: unità territoriale, politica e militare

Forse quindi, mutatis mutandis, varrebbe la pena di indossare un cappellino rosso con scritto Make Roman Empire Great Again, se non ci fosse dietro l'angolo il rischio di essere accusati di neofascismo. Il fatto è però che mentre il fascismo fu una caricatura dell'antica Roma, quella che dovrebbe essere l'Europa unita nata appunto dai trattati di Roma, quasi settanta anni fa, nasce proprio dall'ossatura del Diritto Romano, debitamente aggiornato ed applicato in un modo o nell'altro a tutti gli Stati europei

Perché l'Europa non sa trovare una leadership? Mentre l'Impero romano la trovava nonostante a guidarlo fossero gli imperatori provenienti dalle etnie più disparate al suo interno?

Perché l'Europa, nonostante la UE, è tuttora sciovinista. È tuttora protesa ad esaltare le singole identità dei singoli Stati Europei, a discapito di quella identità che un tempo, valse, dall'imperatore Caracalla in poi, per il civis romanus in tutto l'impero, dall'Atlantico al Mar Nero o Ponto Eusino, come si chiamava allora.

Noi non siamo e non vogliamo essere ancora cittadini europei, in primo luogo e minacciamo tuttora come in certi Stati europei, ulteriori scissioni identitarie interne, su cui le grandi potenze hanno buon gioco per sobillare gli appetiti locali anche a scapito di guerre e contrasti politici dirompenti, come vediamo pure in Italia, con i nostalgici della Padania o addirittura del Regno delle due Sicilie

Il “civis romanus” è molto lontano dall'identità europea e ad evocarlo non sarà certo il saluto pseudo-romano di qualche esaltato nostalgico di una romanità di cartapesta.

L'essenza del “civis romanus”, quella per cui si poteva andare in battaglia “scatenando l'inferno” era connaturata all'indissolubile legame che, la parola “civitas”, nel suo significante, evocava col duplice significato di “civiltà” e di “città”, nel riconoscimento cioè che il diritto della "città" di Roma era una forma di "civiltà" condivisa tra popoli tra i più eterogenei per religione, etnia e cultura, tale era la discriminante tra il “fas” e il “nefas” che separava il giusto, il lecito, dall'ingiusto e dall'illecito, che dovrebbe essere tuttora l'anima del diritto internazionale. Dove lo “ius” che garantiva il “fas” era calpestato, Roma interveniva con tutta la forza delle sue legioni etnicamente molto eterogenee, ma unite nel riconoscersi nella “civitas” che in molti casi ambivano a guidare e rappresentare anche quando l'Impero lasciò il posto ai cosiddetti “regni romano-barbarici”

Nella storia millenaria della civiltà umana, forse solo l'Islam è stato in grado di contrastare questa sorta di diritto universale, ponendosi di fronte ad esso come una “civitas” alternativa. Ma non di certo a livello globale, in cui nelle istituzioni universalmente riconosciute, tuttora la “civitas” del diritto romano costituisce, debitamente aggiornata, l'ossatura delle principali istituzioni legislative mondiali

Siamo perciò portati a credere che la mancanza di vera unitarietà della prassi politica e militare europea risieda nella mancanza di una identità comune radicata nell'animo dei popoli europei

Cosa mai potrà evocarla di nuovo?

Chissà, magari la lingua latina recentemente ripristinata nelle scuole medie italiane

Se il suo studio diventasse, come avveniva fino al 1600, obbligatorio per tutte le istituzioni politiche e culturali europee, se diventasse la lingua ufficiale, non solo della Chiesa Cattolica, ma di tutta l'Europa, anche a livello di contatti internazionali e diplomatici, forse gli europei, comincerebbero a pensare con un'altra mentalità, più logica, più concreta, più produttiva

Fino a capire definitivamente che INTER DUAS TERTIUM NON DATUR. Che tra gli interessi di due superpotenze militari e politiche, un terzo soggetto politicamente e militarmente insignificante non ha alcuna possibilità di inserirsi per esercitare un ruolo che sia al contempo vantaggioso, e universalmente e civilmente valido

E in conclusione saprebbero nel loro animo e nel loro cuore, prima ancora di tradurlo, cosa vuol dire

UBI MAIOR MINOR CESSAT, con buona pace delle facce blu a stelle gialle.

Carlo Felici


domenica 2 marzo 2025

ABBANDONARE GLI INCUBI



Se la situazione non fosse estremamente seria con tutti i morti che si susseguono in Ucraina da ben più di dieci anni, e le macerie di interi villaggi e città spianate, l'incontro tra Trump e Zelensky che resterà nella storia come uno dei più singolari in campo diplomatico, tanto per usare un eufemismo, si potrebbe tranquillamente inserire in una puntata delle “comiche finali”. Mancava infatti solo Pulcinella che facesse capolino dietro Zelensky con il suo “mazzarocco” a dare la “legnata” ultimativa, in effetti come ha sottolineato Trump, in tempi di spettacolarizzazione di tutto, una “ottima televisione”

Ma siccome la situazione è alquanto problematica, cerchiamo di non lasciarci suggestionare solo dagli ultimi minuti enfatizzati da tutti i media, e analizziamo l'incontro nella sua interezza.

L'incontro non era iniziato male, con Trump che riconosceva l'importanza del lavoro fatto con Zelensky e la disponibilità ad un incontro con Putin per trovare un accordo risolutivo.

Zelensky, pur riconoscendo la disponibilità e il lavoro di Trump esordisce con una frase che lascia preludere tutto il resto “se Trump riuscirà a fermare Putin, questo dovrà essere affisso sulle pareti della Casa bianca”, frase questa ad effetto che dimostra il pieno scetticismo del leader ucraino sulla riuscita dell'impresa

Il resto non è un altro che un seguito di battute tra chi è convito di riuscire a trovare una soluzione negoziale, e un altro che invece è pienamente scettico che tale impresa non avverrà mai oppure non verrà rispettata da Putin. Praticamente un cortese dialogo tra sordi

Il Presidente USA che ripete di essere convinto di arrivare al “cessate il fuoco” e quello ucraino che ripete sommessamente che anche se ci si arriverà non verrà rispettato, praticamente lasciando intendere a tutta la stampa e al pubblico americano che Trump è un illuso e un incapace e non manterrà mai quello che ha promesso e che solo Putin deve pagare i danni di guerra.

A quel punto si scatena anche l'ironia del pubblico sul vestiario di Zelensky che non ha mai abbandonato il suo monotonissimo grigioverde in una sorta di look bellicistico ad oltranza. Ma Trump persino lo difende dicendo che gli piace come è vestito.

Ce n'è abbastanza perché la “rissa dialettica” possa scatenarsi con una sorta di “tiro al piccione viaggiatore”. Quando Vance interviene ricordandogli che si stanno tentando tutte le strade ed è inutile dire che tanto non si approderà a nulla, Zelensky risponde con una certa supponenza chiamando il Vicepresidente JD e non con il suo titolo istituzionale, inevitabilmente JD si irrita e gli ricorda però senza alzare i toni che Zelensky è il primo ad avere problemi militari perché non ha più gente disposta a combattere e deve costringere gli uomini ad andare al fronte

Ma lui a questo punto sale sul piedistallo, lui che è venuto a chiedere garanzie per il suo Paese, preferirebbe dire agli americani cosa devono fare, e si mostra incredulo e scettico su quello che faranno e gli stanno dicendo.

Il confronto con il Vicepresidente, che gli ricorda di avere fatto campagna elettorale per i suoi avversari battuti, culmina quando Zelensky si rivolge a lui chiedendogli se è mai stato in Ucraina, come a replicare..tu non sai di cosa stai parlando e diventa insostenibile quando lo stesso Zelensky si rivolge a Trump dicendogli testualmente “durante una guerra ognuno ha problemi, persino voi, ma voi avete un bell'oceano e non sentite i problemi ora, ma voi li sentirete nel futuro”

A questo punto la comica finale è bella che partita. Zelensky, non solo è arrivato ad un incontro dicendo in continuazione che non ha fiducia nelle capacità del Presidente americano di arrivare ad un accordo, ma indossa ora pure gli abiti del profeta di sventura per tutto il popolo americano...con il suo sottinteso...non sapete a cosa andate incontro.

Inevitabilmente Trump interviene ricordandogli che lui non ha alcun diritto di dire agli americani cosa sentiranno in futuro, che sta solo cercando di risolvere un problema e se è venuto per quello, non ha nessun diritto di dare ordini o presagire il futuro di chi cerca di aiutarlo a risolverlo. Le parole testuali di Trump sono “you are not in the position to dictate that”, non sei nella posizione di dare direttive (ovvio dati i suoi risultati sul campo e nonostante gli aiuti militari ricevuti).

Ricordiamoci che Zelensky è riuscito a silurare l'unico suo generale vittorioso, perché troppo popolare e troppo “stratega”, più o meno come se, mutatis mutandis, ci fosse stato Cadorna a governare l'Italia nel 1917 e non volesse cambiare una strategia suicida.

Ma Zelensky più che, mutatis mutandis, sembra ora essere “in mutande”, dato che non sa più che pesci prendere e ne becca solo in faccia dall'unico che ha forza e mezzi per poterlo aiutare

Il “nuovo sceriffo” in città sta quindi per cacciarlo, ricordandogli che è solo un “giocatore d'azzardo” con una posta troppo alta per lui e senza uno straccio di carta in mano per potere vincere.

In effetti, a questo punto, manca solo Pulcinella che sbuchi alle spalle del povero Zelenzsky con il suo “mazzarocco” castigatore.

Plaudire alla gogna mediatica e al “trappolone” in cui si è ficcato il leader ucraino ci pare davvero poco opportuno, non mancheremo quindi di stile, enfatizzando una umiliazione diplomatica in diretta televisiva mondiale che sicuramente ha fatto piegare in due dalle risate l'unico responsabile dell'invasione di uno Stato sovrano che però non ha saputo rispettare le sue minoranze interne. Da noi lo fece Hitler quando, con la complicità inerte delle autorità e dei combattenti residuali fascisti e repubblichini si riprese in un batter d'occhio Trentino Alto Adige e Venezia Giulia ribattezzandoli con i nomi di province del Reich tedesco. Non lo ha fatto l'Italia democratica e repubblicana concedendo ampia autonomia fiscale, economica e culturale alle regioni tedescofone, tanto che oggi abbiamo un campione di fama mondiale in campo tennistico, che proviene da quei territori, il quale sventola il Tricolore italiano, non quello Austro ungarico. Forse perché i sudtirolesi sono più contenti di gestire le loro tasse nel loro territorio anziché farsi spremere dall'Austria.

Ma questo esempio di grande civiltà purtroppo non ha fatto scuola né dalle parti di Zelensky e nemmeno da quelle di Putin

E' del tutto evidente che abbiamo due personaggi in guerra tra loro che non sono affatto democratici, né rispettosi delle minoranze zittite inesorabilmente, e persino quelle religiose in Ucraina, e tanto meno disposti ad avere un dialogo interno con i loro oppositori

Quindi la panzana che andiamo a difendere la democrazia in Ucraina, per favore, cerchiamo di non bercela. Uno che vieta in Costituzione le elezioni durante la guerra che fa scriverci pure che non si devono fare negoziati con Putin, evidentemente è solo arroccato sul suo potere sperando di spaventare tutti coloro a cui chiede aiuto. Ma quando è arrivato a voler spaventare la più grande superpotenza militare globale, davvero è tornato penosamente alla sua vocazione iniziale di comico televisivo.

Ne abbiamo avuti anche noi di comici con velleità politiche, ma almeno hanno lasciato un movimento, o partito che ha dimostrato di poter sopravvivere, il premier ucraino sta dimostrando di non lasciar sopravvivere nemmeno il suo popolo e va a negoziare un trattato sullo sfruttamento di terre rare, senza supporre minimamente che chi le sfrutterà si guarderà bene dal non tutelare i suoi interessi. Ma è ovvio che questo Trump non può dirlo senza che le trattative non siano nemmeno iniziate.

Ora Zelensky andrà in Europa cercando di avere le stesse garanzie che non è riuscito ad ottenere per ora da Trump, magari dall'Inghilterra o dalla Francia, pur sapendo benissimo che nessuno Stato europeo è in grado da solo di tutelarne altri, anche solo per il fatto che una egemonia di un qualsiasi Stato in Europa, riporterebbe il nostro continente più guerrafondaio del mondo, nel baratro più profondo della sua storia. L'Europa, a questo punto, è messa alla prova e se riuscirà a bypassare Trump ottenendo una pace negoziata da Putin, farà la sua storia come mai prima, dalla seconda guerra mondiale in poi. E' dubbio che possa ottenerla minacciando una guerra ad oltranza contro la Russia, così come è dubbio che Putin possa trovare validi interlocutori, con la stessa forza di Trump.  Ma certamente il futuro resta aperto

Si dovrà trovare prima o poi una soluzione a questa crisi. Personalmente credo che Putin sia più interessato a fare affari con l'Europa piuttosto che a dominarla, garantendosi una fascia di sicurezza ai suoi confini. Ovviamente l'Europa non deve farsi mettere i piedi in testa da Putin. Il problema è che un conflitto permanente con la Russia per l'Europa tutta è solo un modo per autodistruggersi, in una sorta di suicidio continentale, di cui saranno solo altri continenti già sviluppati o in via di sviluppo ad avvantaggiarsi. Prima tra tutti la Cina. 

Putin ha un problema interno molto grosso, mantenere la sua popolarità ad un livello molto alto, per contrastare gli oligarchi che minacciano il suo potere e per tenere buono un popolo che non ha mai amato la guerra, e che fu l'unico in Europa, ad abbandonarla in nome di una rivoluzione. Oltre a ciò, anche a vincere il nazismo prima degli americani e degli inglesi. Ma quello era il popolo sovietico, ancora fiducioso in ideali non ancora traditi dalla sua nomenklatra. Oggi il popolo russo non è diverso da quei popoli occidentali in cui benessere, denaro, ricchezza, spettacoli e buoni ristoranti e vacanze sono le maggiori attrattive con il profitto che generano e con i beni che vengono consumati. Quindi Putin è per forza spinto a dover compensare i sacrifici militari con i sogni di gloria e di grandezza non tanto di un impero che non fu capace di sostenere né vincere un confronto bellico mondiale, ma di quella che fu la vera grandezza della Russia con l'URSS.

 La Russia non ha più soldati sovietici a combattere, quelli che si gettavano alla carica contro i carri armati tedeschi gridando URRAH. Ha giovani europei che vorrebbero godersi una Europa di pace esattamente come tutti gli altri giovani europei che circolano in Europa. La chiave per risolvere questa crisi è rimuoverne gli artefici e rendere di nuovo protagonisti i popoli ucraino e russo. Che sono da sempre popoli fratelli.

 Peccato che l'ideologia di un tempo sia morta del tutto. Il Socialismo pacifista da sempre tradito in Europa dallo sciovinismo fin dalla prima guerra mondiale, ma non in Russia e nemmeno in Italia (almeno di questo dovremmo vantarci con buona pace del mascellone nostrano finito come si sa) dovrebbe tornare protagonista e non sostenitore della guerra e dei dittatori, come pure appare nel laburismo inglese odierno.

 Allora forse rivedremo come in un effimero Natale del primo degli anni della Grande Guerra, soldati uscire dalle trincee e abbracciarsi abbandonando le loro armi e confidando in un comune futuro di vita, libertà e giustizia. 

Solo un sogno? 

Forse, ma tutt'altro che un incubo come quello odierno. 


Carlo Felici