Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 17 giugno 2024

MATTEOTTI UNA MOSTRA DA TRAMANDARE





Purtroppo volge al termine la mostra di palazzo Braschi dedicata a Giacomo Matteotti, in occasione del centenario del suo vile assassinio per mano fascista.

E' stata una bellissima finestra spalancata sulla storia di uno dei massimi protagonisti della nostra democrazia e della nostra civiltà italiana, possiamo dire che con la fine Matteotti la nostra stessa identità di italiani, nell'accezione morale, politica e storica del termine, fece un salto nel buio, sprofondando con lui nella tomba.

E sappiamo bene chi si assunse piena responsabilità storica, morale e politica di tale abisso in cui trascinò con la morte di Matteotti, tutta l'Italia.

Fiumi di inchiostro sono stati scritti su questo illustre socialista che, pur essendo nato privilegiato ed avendo scelto di tutelare la vita dei più poveri e svantaggiati, veniva sbeffeggiato dai suoi detrattori, come il “socialmilionario” e la mostra efficacemente ha illustrato con documenti d'epoca, foto giornali, lettere, libri e filmati, la sua vita. Dall'infanzia in Polesine alla sua fine tragica, percorrendo le sale dedicate alla sua memoria, si ha l'impressione di esser presi per mano proprio da lui in un percorso, ben illustrato dalle didascalie che accompagnano il visitatore fino al calvario finale, consegnandoci un monito. Quello di restare fedeli a quell'idea immortale di libertà e giustizia sociale a cui egli sacrificò la sua vita e che rappresenta tuttora la sua resurrezione.

In particolare, emerge dai documenti raccolti con grande perizia dallo storico Canali, sempre con maggiore evidenza, la tesi per cui Matteotti fu ucciso più per quello che avrebbe detto di lì a poco in Parlamento, che per il suo famoso discorso del 30 Maggio.

Soprattutto la mostra è fondamentale per la minuzia di particolari dedicati agli ultimi anni della sua vita che coincidono con la fine dello Stato liberale e l'avvento di quello dittatoriale, comprendiamo così, attraverso i discorsi, le lettere e le testimonianze su questa lotta titanica del parlamentare socialista, come egli fosse il nemico numero uno del regime, l'unico capo carismatico di una opposizione purtroppo sempre più fiacca e l'unico capace di scuoterlo davvero sin dalle sue fondamenta.

Appare nella mostra molto bene l'intreccio di trame affaristiche legate a tangenti pagate ai rappresentanti del regime nascente più vicini a Mussolini che contribuirono a finanziarne e a consolidarne l'ascesa.

Ancor più evidente, risalta l'impunità dei suoi sicari con le foto che li ritraggono in prigione come se fossero in una suite d'albergo, nutriti con i migliori vini e le migliori pietanze, ci viene incontro lo stesso memoriale di Dumini, il capo dei sicari di Matteotti, il quale ammette chiaramente la trama affaristica e gli straripanti interessi economici che, ben oltre i confini italiani, coinvolgevano società petrolifere d'oltreoceano, disposte a pagare e a cedere quote azionarie rilevanti ad altissimi personaggi della gerarchia di potere italiana, pur di mantenere il loro regime di monopolio

E ci vengono in mente altri morti illustri, su scenari simili più vicini a noi, Mattei che cercava di restituire dignità al nostro Paese, con contratti concorrenziali rispetto ad altre multinazionali del petrolio, Falcone che indagava su come la mafia andasse a riciclare denaro ben oltre i confini della Sicilia, Borsellino che stava focalizzando le losche collusioni tra apparati deviati dello Stato e i malavitosi. Trame purtroppo ricorrenti in un Paese dalla democrazia ancora fragile, in cui vanno esaurendosi le generazioni che l'hanno creata e in cui purtroppo stenta a consolidarsi la loro eredità.

In Italia non si dovrebbe più evocare il fascismo se non per ragioni storiche, invece ci sono fenomeni ben concreti e reali che purtroppo ci rinverdiscono la memoria sullo squadrismo e su certi metodi fascisti.

E ci chiediamo quindo a che serve dichiarare nella commemorazione di Matteotti che fu ucciso dallo “squadrismo fascista” se poi si ammutolisce di fronte a quello stesso squadrismo che viene praticato impunemente in Parlamento, sotto gli occhi dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale, con aggressioni da ultrà da stadio e solo per avere sventolato una bandiera italiana.

In un Paese dove si viene identificati dalla Polizia solo per aver gridato: “viva l'Italia antifascista”, in cui intellettuali che criticano aspramente personaggi di governo vengono portati in tribunale, in cui gli organi pubblici di informazione sono sempre più inariditi di pluralismo fino ad impedire ad uno scrittore di recitare un monologo antifascista, in cui la Storia si studia sempre meno e quella cruciale viene relegata al margine dei programmi ministeriali, bisogna seriamente riflettere anche su ciò che Umberto Eco ebbe a dichiarare già dall'aprile del 1995, quando parlò di Ur fascismo, cioè di un fenomeno che va ben al di là del suo momento storico ventennale di affermazione in Italia.

Egli infatti allora ebbe a dire: Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo” spiega Eco “dicendo: voglio che le camice nere sfilino di nuovo nelle piazze italiane. La vita non è così semplice. L’Ur-fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme, ogni giorno, in ogni parte del mondo”.

Ebbene la mostra su Matteotti ha contribuito proprio a questo scopo nobile e imprescindibile, quello di dover smascherare tutte le nuove forme in cui il potere prova ad affermarsi ribadendo la sua impunità, e non facendo un passo indietro nemmeno quando la corruzione lo mette sotto accusa.

Proprio per questo bisogna reclamare a gran voce che questa mostra, in un apposito luogo della memoria o istituzionale, che sia via Tasso o altri non importa, divenga permanente, che sia a disposizione dei cittadini di oggi e del futuro, specialmente di quelli che si formano nelle scuole, affinché crescano con una limpida coscienza democratica, l'unica capace di renderli forti e mai succubi del potere, l'unica capace di far loro comprendere che l'unico potere valido è quello esercitato dalla sovrana volontà popolare

Come ha anche ricordato il Ministro Tajani, in occasione della celebrazione del centenario presso il monumento sul Lungotevere a Roma, la libertà trae fondamento dalla forza delle idee, non da quella della brutalità dell'aggressione fisica, verbale o armata

Di Matteotti ci ricorderemo anche nei secoli futuri e da lui potremo trarre esempio per i cittadini che devono ancora nascere, o per quelli che emigrano nel nostro Paese e si integrano nella nostra democrazia, dei suoi assassini, si ricorderanno solo gli storici, per consegnare al futuro anche lontano la sentenza della loro condanna

Non lasciamo dunque che i riflettori si spengano su questa bella mostra, ma facciamone un serio monito per il futuro, un pilastro per la nostra democrazia.

Carlo Felici

Nessun commento:

Posta un commento