Di Matteotti si parla molto in questo periodo a causa del centenario della sua morte, in particolare per le circostanze in cui avvenne e per gli sgherri fascisti che lo assassinarono.
Persino la Presidente del Consiglio ha finalmente rimarcato che fu “vittima dello squadrismo fascista”, e che “La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza”
La lezione di Matteotti andrebbe oggi rinnovata ogni anno nelle scuole, affinché esse stesse la assimilino civilmente e rinnovino la memoria di questo grande Maestro, vorrei pertanto ricordarla in questo mio intervento di qualche anno fa in veste di docente:
https://vimeo.com/30241828
“Matteotti fu un grande testimone della democrazia e dell'antifascismo e soprattutto del socialismo, la sua lotta fu dovuta ad uno strenuo impegno contro un regime ed una dittatura che conquistò il potere, sostenuta da un gruppo affaristico corrotto e proteso al mantenimento dei suoi privilegi.
Il regime fascista impedì per circa venti anni che si parlasse anche solo di sfuggita di un uomo la cui morte commosse l'Italia e fece vacillare la nascente dittatura. Prima della sua morte tentarono pure vanamente di attirarlo in un tranello, solo di notte, in campagna, ma non riuscirono a piegarne la volontà indomita. Tuttora gli storici discutono su quali fossero stati i veri mandanti del suo assassinio, ma è ormai chiaro che esso fu dovuto non solo al suo strenuo antifascismo, ma soprattutto alla sua capacità di smascherare una perversa collusione tra potere e corruzione.
Scrisse con molta chiarezza Carlo Silvestri: “L'uccisione di Matteotti è stato uno dei tanti delitti di quel capitalismo deteriore e carinamente speculatore a cui in gran parte dobbiamo se l'Italia si trova in queste miserabili condizioni”
E' stato il primo martire della nostra democrazia ma purtroppo non l'ultimo, perché sappiamo bene come la nostra storia sia stata cosparsa ancora fino ad oggi di cadaveri eccellenti, ricordiamo tra i tanti quelli di Falcone, Borsellino, anche se centinaia sono state le vittime tra poliziotti, carabinieri, imprenditori, sindacalisti, giornalisti, attivisti politici per aver contrastato quei poteri criminali che hanno sempre minacciato la nostra democrazia con ingenti risorse economiche frutto di traffici illeciti.
In un libro molto interessante: “Il delitto Matteotti” Mauro Canali spiega bene questa trama criminale ed affaristica che irretì e manovrò il regime e spinse i suoi sicari ad uccidere Giacomo Matteotti. Egli fu quindi assassinato non solo per ciò che aveva denunciato, ma soprattutto per quello che stava per denunciare, con coraggio onestà e trasparenza e con piena documentazione.
Un coraggio democratico e civile che nessuno spazio lasciava a fatui sogni insurrezionali o rivoluzionari, perché Matteotti, come tanti altri martiri illustri della nostra storia recente, credeva nelle istituzioni e solo da esse si augurava potesse giungere una autentica svolta democratica.
Matteotti credeva nella scuola e tra le tante cose che si potrebbero dire su di lui, e su questo in particolare ci potremmo soffermare, considerando che nel suo libro “Un anno di di dominazione fascista” il quale, circolando all'estero screditava molto il regime, sulle subdole trame che portavano allora il governo fascista a tagliare preziose risorse alla scuola pubblica, affermò in particolare egli stesso: “La scuola media viene trasformata con lo scopo di allontanarne il maggior numero di scolari e di regalarli alle scuole private anche se queste non esistono o sono peggiori di quelle pubbliche”
Matteotti come amministratore locale e come parlamentare si impegnò molto per la scuola, soprattutto di base, considerandola uno strumento fondamentale di emancipazione civile, l'unico modo per fornire a tutti le stesse pari opportunità, con cui ciascuno mediante i suoi meriti, avrebbe potuto poi non solo progredire individualmente, ma anche contribuire validamente al progresso umano.
Si impegnò da deputato affinché giungessero maggiori finanziamenti alla Pubblica Istruzione, in particolare per l'edilizia scolastica, per le biblioteche popolari, ed i corsi serali per gli adulti. Criticò aspramente sia gli insegnanti meno scrupolosi sia un ministro della Pubblica Istruzione del calibro di Benedetto Croce, dicendogli senza remore in Parlamento: “Voi state speculando filosoficamente sulle nuvole, qui non si viene con i libri di estetica, ma con dei programmi pratici e questi si ha il dovere di assolvere”
Matteotti non credeva nell'odio di classe, come quei rivoluzionari che vogliono sovvertire le istituzioni con la violenza, lui teorizzò una insurrezione solo per non far passare una folle violenza estesa a tutto il mondo, per impedire l'inutile strage della guerra mondiale
Però credeva nella coscienza di classe, e la considerava lo strumento essenziale per l'emancipazione civile, per l'affermazione della giustizia contro lo sfruttamento e la povertà. Queste le sue parole rivolte alla scuola: “Ma il primo elemento necessario per una migliore produzione è senza dubbio la scuola, la cultura del popolo, cioè non quella istruzione che serve a pochi per spostarli dal lavoro produttivo, o per farne degli sfruttatori del lavoro altrui, ma quella diffusa in tutta la massa, per farla diventare tutta capace di una più intensa e migliore produzione nella grande gara tra i paesi più civili del mondo. Riaffermiamo e rivendichiamo tutto il nostro interesse alla istruzione e all'educazione dei lavoratori, strumento primo e validissimo della loro emancipazione, condizione prima del lampeggiare della loro coscienza di classe, requisito e mezzo indispensabile per dare vita durevole alle loro organizzazioni, alla loro convivenza e per offrire ai dubitosi e agli avversi la prova della possibilità di un mondo più consapevolmente umano e civile. L'istruzione e l'elevazione morale dei lavoratori è il primo e lultimo anello della catena dei nostri principi e dei nostri atti”
E' stato recentemente destinato un seggio permanente alla memoria di Matteotti, in Parlamento, che egli occupò un tempo e che non sarà mai più occupato da nessuno, ma che resterà riservato alla presenza spirituale di questo grandissimo Padre della Patria democratica ed antifascista, per sempre. Opera lodevolissima, però credo fosse doveroso aggiungere al suo nome la dicitura “socialista”
Perché se è vero che la memoria di un uomo che ha lottato fino alla morte per la democrazia e la trasparenza, appartiene a tutta la cittadinanza italiana, fino a costituirne la stessa ossatura e il suo DNA, è anche sacrosanto ricordare a tutti che i valori di Matteotti erano valori specificatamente “socialisti”, di libertà e giustizia sociale i quali hanno segnato la storia migliore della nostra civiltà europea
Sono quei valori che pare che questo governo sia impegnato strenuamente, mediante la sua democratica guida, a mandare all'opposizione in Europa
Invece vanno migliorati, vanno applicati, vanno scrupolosamente aggiornati, nella loro funzione emancipatrice, nella loro forza di pace e di giustizia sociale, per una libertà che sia ampia e condivisa da tutti, senza guerre, oppressioni e speculazioni.
Bisogna amaramente riconoscere che, a cento anni dal sacrificio di Matteotti che era socialista riformista e progressista, cioè rimasto a combattere democraticamente, nella sua opposizione al regime fascista nascente, praticamente da solo la sua battaglia parlamentare, consapevole per altro che il suo strenuo impegno gli sarebbe fruttato solo una “orazione funebre”, ebbene dopo tutto questo tempo, la stessa memoria del Socialismo Italiano, che tanto ha dato all'Italia in termini di civiltà e amor di una Patria libera e giusta sin dai tempi di Garibaldi, rischia di essere cancellata
Questo per i mali di sempre che lo hanno devastato ed afflitto: le scissioni e diatribe interne, gli sterili massimalismi, la rincorsa ai patti di potere (primo tra tutti lo sciagurato “patto di pacificazione con lo stesso fascismo nel 1921), la paura di mostrarsi per quelli che si è, da sempre e per sempre, senza altre liste e legittimazioni, ma in piena autonomia, in definitiva la difficoltà a rivendicare e a rimarcare una identità che è quella dei socialisti da sempre e che è stata di Matteotti in quanto deputato socialista.
Inutile quindi cercare colpe di tutto ciò in altri perché non rinnovano questa memoria e non rimarcano questa identità, se gli stessi socialisti italiani non sono impegnati abbastanza a fare la differenza, e se tuttora hanno bisogno di “trenini elettorali” o di qualcuno che li sostenga nelle sue liste.
Matteotti era in un partito socialista minoritario, che ebbe alle elezioni del 1924 poco più del 5%, eppure era di fatto il capo dell'opposizione al fascismo, perché nessuno allora ebbe più coraggio di lui, e fu più meticoloso nello smascherare le trame con cui Mussolini il trasformista cercava di consolidare il potere
E' questo che manca oggi al Socialismo Italiano ed Europeo, il coraggio e la trasparenza di essere autenticamente dalla parte della libertà e della giustizia sociale, di impegnarsi per la pace in ogni modo e in ogni teatro bellico del mondo. E aggiungo gli manca anche la competenza che fu il pregio più temuto di Matteotti che non disse mai a Mussolini: “Voi non siete democratico” come certi socialisti in Europa fanno nei confronti dei conservatori. Matteotti aveva la capacità di trovare documenti che avvaloravano fatti innegabili con i quali si smascherava il tentativo dei fascisti di autolegittimarsi legalmente e democraticamente, mentre essi operavano per il contrario della democrazia. Perché questo era il vero intento di Mussolini fino che non fu costretto a gettare la maschera nel gennaio del 1925, assumendosi la “responsabilità storica, politica e morale” di quel delitto e instaurando una dittatura che prevedeva anche di scaricare periodicamente letame sul luogo del suo assassinio e di non pronunciare mai il suo nome.
Se l'IDEA a cui Matteotti sacrificò la sua vita diventa solo “memoria e celebrazione”, il suo sacrificio sarà sempre stato vano ed egli davvero sarà stato un illustre “pellegrino del nulla” nella storia, se invece quella stessa IDEA torna a camminare sulle gambe dei cittadini, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, di aggregazione sociale, di impegno civile, di mobilitazione per la pace e la giustizia tra i popoli, anche sfidando le manganellate, e soprattutto in Parlamento, con la sua identità di sempre e con la coerenza necessaria richiesta dalla sua storia, allora Matteotti sarà ancora vivo e lotterà in mezzo a noi
Carlo Felici
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