Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo

Garibaldi pioniere dell'Ecosocialismo
Garibaldi, pioniere dell'Ecosocialismo (clickare sull'immagine)

lunedì 24 dicembre 2018

Nonostante le tribolazioni celebriamo ancora il Natale


Leonardo Boff*

Viviamo nel mondo e nel nostro paese tempi oscuri. C'è molta rabbia e persino odio. Soprattutto, c'è una mancanza di sensibilità verso i nostri simili, specialmente verso i bambini, come il Bambino Gesù, che vivono per le strade e vengono maltrattati. Eppure viviamo l'umanità del nostro Dio che ha assunto la nostra condizione umana in modo contraddittorio.

Il cristianesimo non annuncia la morte di Dio, ma l'umanità, la benevolenza e l'amore misericordioso di Dio. Guardiamo il Bambino tra il bue e l'asino: in lui sorride la giovialità e l'eterna giovinezza di Dio stesso.

Sono passato per Betlemme di Giuda e udii un tenero sussurro. Era la voce di Maria cullando il suo figliolo: “Sole, figlio mio, come posso coprirti con i vestiti? Come ti allatterò, se sei tu a nutrire tutte le creature?

Dal presepe venne anche una voce angelica che mi disse: “O creatura umana, perché hai paura di Dio? Non vedi che sua madre avvolge in fasce il suo fragile piccolo corpo? Un bambino non minaccia nessuno. Ne condanna nessuno. Non ascolti il suo dolce pianto? Più che aiutare, ha bisogno di essere aiutato e portato in grembo”.

Non lasciamo che sia vero ciò che scrisse l'evangelista San Giovanni: “Venne fra i suoi e il suoi non lo hanno ricevuto”. Vogliamo essere tra coloro che Lo ricevono come nostro fratello e compagno.

L'arrivo di Dio nel mondo non è stato rumoroso. È sucesso ai margini della storia ufficiale, fuori città, nel mezzo della notte buia, in una grotta di animali. A Roma, capitale dell'impero e a Gerusalemme, il centro religioso del popolo di Israele, nessuno sapeva nulla. Quasi nessuno l’ha notato. Solo quelli che avevano un cuore semplice come i pastori di Betlemme andarono alla grotta dove il Divino Bambino tremava.

Il Natale ci offre la chiave per decifrare alcuni misteri insondabili della nostra dura esistenza. Gli esseri umani si sono sempre chiesti e richiesti: perché la fragilità della nostra esistenza? Perché l'umiliazione e la sofferenza? E Dio taceva. Ecco, a Natale arriva una risposta: Lui è diventato fragile come noi. Si è umiliato e ha sofferto come tutti gli umani. Questa era la risposta di Dio: non con parole ma con un gesto di identificazione. Non siamo più soli nella nostra immensa solitudine. Lui è con noi. Il suo nome è Gesù.

Il Natale rivela anche una risposta definitiva al significato dell'essere umano. Siamo un progetto infinito. Solo un infinito può realizzare la nostra piena umanità. Ecco, l'infinito diventa umano per l'umano per realizzare il suo progetto infinito. L'infinito divenne un essere umano così che l'essere umano divenne Infinito.

Per concludere niente di più toccante di questi versi di Fernando Pessoa, il grande poeta portoghese, sul Gesù Bambino:

È l'Eterno Bambino, il Dio che mancava.

Lui è l'umano che è naturale,

È il divino che sorride e gioca.

Ecco perché io so per certo

Che lui è il vero bambino Gesù.

È un bambino così umano che è divino.

Andiamo così d'accordo l'uno con l'altro.

In compagnia di tutto

Che mai pensiamo all'uno o all'altro.

venerdì 14 dicembre 2018

AUGURI, LEONARDO BOFF!

Con questo nuovo post di Leonardo Boff, festeggiamo i suoi 80 anni, di impegno, di preghiera, di condivisione della sorte delle creature più disgraziate della Terra, non solo umane, ma comprese le piante e gli animali.
Ne valeva la pena?
"Tutto vale la pena se l'anima non è piccola" lo diceva Pessoa e lo conferma Leonardo Boff.
E l'anima, con una vita come la sua, si dilata fino a raggiungere la dimensione dell'eternità e dell'infinito
Come e quando lo sa solo Dio
Auguri, Leonardo con tutto il nostro cuore!


STUPIDITÀ DELL’ANTI-GLOBALISMO
Leonardo Boff*



Si sta gonfiando in giro per il mondo un’onda anti-globalista. Forse perché poche erano le stupidaggini altrettanto retrive sparate nel mondo attuale. C’era un certo anti-globalismo, frutto del protezionismo di vari paesi che non minacciava il processo generale e irreversibile della globalizzazione. Questa è stata assunta come piattaforma politica da Donald Trump il quale, secondo il premio Nobel in economia Paul Krugman, sarebbe uno dei presidenti più stupidi della storia nordamericana. Lo stesso vale per il presidente eletto recentemente, capitano Bolsonaro e i suoi ministri dell’educazione e degli affari esteri negazionisti di questo fenomeno che soltanto i disinformati e pieni di preconcetti non riescono a percepire.

Perché si tratta di una sparata delle più insensate? Perché va direttamente contro la logica del processo storico irrefrenabile. Abbiamo raggiunto un livello nuovo della storia della Terra e dell’Umanità. Vediamo: sono migliaia di anni, che gli esseri umani, sorti e nati in Africa (siamo tutti Africani), cominciarono a disperdersi in giro per tutta la Terra, a cominciare dall’Eurasia e terminando con l’Oceania. Alla fine del paleolitico superiore, circa quaranta mila anni fa, circa un milione di persone già occupava tutto il pianeta. A partire dal secolo XVI cominciò una nuova diaspora.
Nel 1521 Fernando Magellano fece il periplo del pianeta,  comprovando che è rotondo. Ogni luogo può essere raggiunto a partire da qualsiasi luogo.

Il progetto colonialista europeo occidentalizzava il mondo. Grandi reti, specialmente commerciali allacciarono tutti con tutti. Questo processo è durato dal secolo XVII al secolo XIX quando l’imperialismo europeo, a ferro e fuoco, sottomise ai suoi interessi il mondo intero. Noi dall’estremo occidente siamo nati già globalizzati. Questo movimento si rinforzò nel secolo XX, dopo la seconda guerra mondiale. È arrivato al suo culmine ai giorni nostri quando le reti sociali avvicinano tutti alla velocità della luce, l’economia si è impadronita del processo, specialmente attraverso la “Grande Trasformazione” (K. Polanily) che ha significato il passaggio da un’economia di mercato a una società di mercato. Tutto e tutti, perfino le cose più sacre della verità e della religione diventarono merce. Karl Marx nella “Miseria della filosofia” (1847) chiamò questa cosa “corruzione generale” e “venalità universale”.

mercoledì 5 dicembre 2018

Dedicato ai soloni del sì come un disco rotto





                                               di Carlo Felici


Una delle scuse più frequenti adottate da coloro che non accettano che un governo democraticamente eletto, a prescindere dal fatto che piaccia o no, sia legittimato a governare, è che gli eventuali mali derivanti dal suo operato, sono dovuti ad un mancato nuovo meccanismo costituzionale del tutto superato con la vittoria del No nel recente referendum costituzionale, la quale, ricordiamolo bene, è stata una vittoria di larga maggioranza, acquisita anche con una partecipazione notevole di cittadini, cosa ben rara ormai in tornate referendarie, vittoria tale, del 60% circa dei No e con un'affluenza di più del 65% dei partecipanti, che, in genere è ormai anche difficile raggiungerla in normali tornate elettorali. Una vittoria, dunque, soprattutto della democrazia
Segno evidente che una Costituzione come la nostra, sebbene inapplicata, manomessa e più volte aggirata, riscuote ancora un larghissimo consenso popolare.
Basterebbe solo questo per non farne una battaglia di parte, per sostenere cioè che essa appartiene tuttora a tutto il popolo ed è consustanziale quindi anche a quel che resta della cosiddetta sinistra italiana.
Invece ci tocca ad assistere tuttora alle maledizioni di certi soloni della sinistra mai esistita come sinistra, che adducono tutti i mali proprio alla nostra Costituzione ed alla sua permanenza, considerandola un meccanismo che tiene tuttora ingessato il paese e gli impedisce di fare riforme fondamentali, che è servita solo per combattere Renzi nell'ambito stesso del suo partito e che addirittura è espressione di un “conservatorismo borbonico”.

mercoledì 14 novembre 2018

La Democrazia davanti all’abisso


Leonardo Boff*
C’è un momento nella vita in cui dobbiamo scegliere da che parte  stare politicamente. O dal lato della democrazia che rispetta le libertà, permette le manifestazioni dei cittadini e si considera appartenente a uno Stato democratico di Diritto oppure stiamo al lato di coloro che la negano, che tessono le lodi della dittatura militare del 1964, esaltano i suoi torturatori, che, secondo loro, non dovevano proprio torturare, ma semplicemente  fucilare, a cominciare dall’ex presidente Fernando Henrique Cardoso; che ha in spregio i gay e ne predica la repressione; che sparla degli abitanti dei quilombos, che – secondo lui – non servono nemmeno per la riproduzione; che disprezza gl’indigeni; che difende come ideale che ogni brasiliano abbia in mano un’arma e che pubblicamente umilia la sua stessa figlia, frutto di una “scappatella” e che, ‘infine’ sarebbe incapace di amare un figlio gay.
Lui un capitano in pensione, senza la minima esperienza di pubblica amministrazione, che confessa di essere digiuno di economia, di Sanità, di Educazione, visto che a questo scopo devono provvedere i ‘rispettivi Ministri… e non si rende conto che è compito di un Presidente definire le politiche pubbliche, indicare un obiettivo alla nazione e lasciare che i ministri competenti sviluppino il progetto. Un simile candidato che ha la maggioranza al primo turno e anche al secondo, visto il distacco dal suo concorrente mostra chiaramente lo stampo nazifascista nel linguaggio, nei gesti e nella brutalità delle sue espressioni.

mercoledì 24 ottobre 2018

LA CREAZIONE DI UN CAPRO ESPIATORIO L’ANTI-PETISMO


Leonardo Boff*
René Girard (1923-2015), pensatore e filosofo francese, l’uomo più saggio che io abbia conosciuto in vita mia, che è stato dalla parte dei teologi della liberazione nel 1970, ha dedicato la sua vasta opera a studiare la violenza, soprattutto al bisogno di una società di creare un capro espiatorio (vedereIl capro espiatorio, 1982). Con questo meccanismo del capro espiatorio, la popolazione è indotta a scaricare la corruzione, che sta diffusa e concentrata nei grandi corrotti e corruttori, sul groppone di uno solo, del PT, allo scopo di nascondere la corruzione stessa e con questo tutta la società passa a dimenticare i veri corrotti e a pensare che essa si trova soltanto nel PT sul quale si rovescia tutta la rabbia e l’odio. È come un capro espiatorio, già testimoniato dalla Bibbia. Gli ebrei buttavano addosso a un capro tutti i peccati e le malefatte del popolo e costringevano il capro a rifugiarsi nel deserto per espiare e a morire di fame. E riti simili li ritroviamo in quasi tutte le società antiche.
Da noi c’è stato un tempo in cui il capro espiatorio erano i sovversivi, poi i comunisti (questo persiste), in seguito i giovani neri delle favelas, descritti come legati ad azioni criminose e a droghe, i gay e quelli della LBCT. Su di loro viene trasferita la violenza presente nella società. In questo momento il capro espiatorio sono PT e Lula. A loro viene attribuita tutta la corruzione, anche se tutti i partiti, alcuni più che il PT, hanno partecipato alla corruzione.

sabato 6 ottobre 2018

IL TURBOCAPITALISMO SPIEGATO AI RAGAZZINI

                                                         




                                                             Carlo Felici

C'era una volta un capitalista che per far soldi aumentava l'orario di lavoro o riduceva la paga..tanto se non ci stai, qualcuno ci starà al posto suo. Con i soldi accumulati, oltre a godersi la sua vita alla faccia dei suoi lavoratori, comprava altre fabbriche e altri macchinari e produceva sempre di più..
Poi però si accorse che, nonostante tutto, le sue merci restavano invendute, perché la gente con stipendi da fame era già tanto se riusciva a campare e tornare a lavorare. E poi era anche un po' incazz..ops..arrabbiato perché ogni tanto i lavoratori scioperavano e bloccavano le sue fabbriche, chiedendo più soldi e orari più brevi
Allora decise che bisognava dare un po' di soldi a dittatori e rivoluzionari, così avrebbero fatto un bel po' di casino, ci sarebbero state guerre e lo Stato stesso gli avrebbe dato un sacco di soldi per produrre armi in gran quantità (ovviamente il furbacchione non andava in guerra ma pagava quelli che ci mandavano altri).
Una volta fatte le guerre sempre più distruttive e rovinose, poteva lucrare sulla ricostruzione e sui debiti di quelli che dovevano ripartire da zero, magari legando la loro crescita ai suoi profitti, indebitandoli sempre di più.
Trovandosi di fronte a tutti quei piantagrane che avevano alzato la bandiera rossa e creduto di fare lo stato dei lavoratori, decise un bel giorno che era ora che quella gente si svegliasse, inventò nuovi sistemi di comunicazione capaci di superare tutti i muri e di arrivare nelle case di tutti quelli che credevano ancora a quello straccio scarlatto indecente, per convincerli che la vita dalle sue parti era meglio di Bengodi. La TV satellitare fu meglio dell'arma atomica. Tutti pensarono di essere ammalati di scarlattina e scapparono dove quella padella gigante aveva fatto credere loro che sarebbero vissuti nel paese della Cuccagna.
Ovviamente appena superato il muro furono tutti irregimentati e costretti a vivere da pidocchiosi non solo accettando paghe da fame ma costringendo anche quelli che avevano scioperato ad accontentarsi pure loro di paghe da miseria.
C'era però sempre un problema: la gente comprava ancora troppo poco per tutto ciò che il capitalista produceva, anche indebitandosi o costringendo il proprio stato ad indebitarsi.
Il furbone allora, dato che ormai erano state scoperte le armi atomiche e fare guerre era sempre più rischioso anche per i suoi affari e per le sue fabbriche, decise di inventare un bel Casinò, riservato alle sue società finanziarie ormai presenti in tutto il mondo senza più regole statali di controllo (perché quelle erano solo degli imbecilli con la bandiera rossa), con cui giocare alla roulette (alla pallina dette un nome carino e assai curioso: spread) e al gioco di azzardo puntando sulla crescita dei debiti dei paesi sempre più poveri. Un paese povero dichiarava il debito e per finanziarlo aspettava le puntate degli altri
I giocatori così puntavano sui vari debiti e lui faceva il banco..ovviamente incassando sempre più degli altri. A lui non interessava né che il giocatore crepasse né che vincesse eliminando il suo debito. Il suo obiettivo era solo che le puntate salissero sempre di più e che alla fine i giocatori giocassero solo per lui, per far vincere sempre il banco.
Quando si accorse che produrre beni era insufficiente perché anche gli straricchi come lui non potevano certo comprarli tutti e accumularli all'infinito, decise di comprarsi cose indispensabili per tutti, come l'acqua, la scuola e la sanità. Mi direte..ma così comunque c'erano sempre quelli che non se li potevano comprare?
Ah..beh, che crepassero pure, tanto il mondo è sovrappopolato e poi prima di crepare ovvio che uno che ha bisogno di acqua, scuola e medico si svende tutto, quindi..conviene in ogni caso.
Con tutto ciò, non si curò mai del fatto di vivere in un pianeta dalle risorse limitate, pensando sempre che fosse al servizio suo esclusivo per produrre o speculare su beni illimitati.
Ovviamente non gli è mai importato nulla né di stati, governanti o Costituzioni, i primi ha cercato di sostituirli con stati o comunità monetarie sovranazionali, i secondi non ha mai avuto difficoltà a comprarseli ad uno ad uno (beh sì c' è sempre un testardo che dice no..ma quello lo fa fuori e via..) e le Costituzioni ovviamente ha provato e prova tuttora a farle cambiare da quei politici che si compra per ridurli di numero e abbassare anche il loro prezzo.
C'è solo un business che ancora gli sfugge ed è quello dell'aria..ma si sta attrezzando anche per quello scopo, quasi sicuramente ammazzerà metà delle specie viventi su questo pianeta, costruendo delle riserve di aria pulita per chi se lo potrà permettere ed aree invivibili e mefitiche per chi non ha soldi ed ha voluto nascere in miseria per forza.
In fondo la teologia del mercato esige, come ogni teologia, un inferno ed un paradiso che si rispetti, e rigorosamente...su quel che rimane di questa Terra.
E, in definitiva, se vai all'inferno è sempre colpa tua, perché disubbidisci al dio Mercato..fidati..
Morale
Ma forse se non ti fidi è meglio.

lunedì 17 settembre 2018

PROBLEMA MAI RISOLTO: la sofferenza degli innocenti


Leonardo Boff

Seguendo la crescente violenza in Brasile e veri e propri massacri di indigeni e di poveri nelle periferie e, più ancora viaggiando, recentemente per l’America Centrale, sono rimasto impressionato a El Salvador, in Guatemala e Nicaragua e in altri paesi della regione con i racconti di massacri avvenuti nel periodo delle dittature militari, massacri di interi villaggi, di catechisti o di lavoratori della terra che avevano la Bibbia in casa. Ciò che è accaduto tra noi, in Argentina o in Chile durante il tempo assassino sotto l’egida delle forze militari è pure questo da rimanere sbalorditi.

Attualmente, data la crisi economico- finanziaria ci sono milioni che soffrono la fame, bambini affamati e scheletriti, che ti fermano per strada che chiedono una monetina per mangiare una cosa qualsiasi. Ma quello che più fa soffrire è la sofferenza degli innocenti. Anche dei milioni di poveri e miserabili che soffrono le conseguenze di politiche economiche e finanziarie sulle quali non esiste nessun potere. Ma sono vittime innocenti, il cui grido di dolore sale al cielo. Dicono le scritture del Primo e del Secondo Testamento che Dio ascolta le loro grida. Uno dei Profeti arriva a dire che le bestemmie che dicono a causa del dolore Dio le ascolta come una supplica.

lunedì 10 settembre 2018

Venti settembre, tra malinconia e speranza




                                                            di Carlo Felici


20 settembre, a costo di non piacere, considero questa data come triste e mi accingo a spiegare perché.
Tutti sanno a cosa corrisponde, ma non tutti si soffermano sul fatto che essa fu il suggello definitivo della nascita e dell'affermazione della monarchia in Italia. E cioè della emarginazione definitiva delle idee mazziniane che resteranno criptate nel nostro paese per circa un secolo e ad un costo elevatissimo.
Tre anni prima Garibaldi aveva cercato disperatamente di far insorgere Roma, ma era stato tradito.
Anche questa è una storia poco nota, quella dei comitati di liberazione di allora che erano sostanzialmente tre: uno garibaldino, uno mazziniano ed uno savoiardo. Tutti e tre conoscevano bene i piani insurrezionali che avrebbero dovuto essere coordinati tra loro, con l'arrivo di Garibaldi alle porte di Roma che la popolazione insorta avrebbe dovuto aprire alla sua entrata trionfale.
Ma come sappiamo, non andò così..non tutti sanno però perché, e si affrettano a dire che la popolazione non insorse, punto e basta.
Questo è un grande torto verso coloro che insorsero davvero, prima tra tutti Giuditta Tavani Arquati, trucidata con la sua famiglia a Trastevere, poi i fratelli Cairoli, martirizzati a Villa Glori, Monti e Tognetti ghigliottinati per avere fatto saltare la caserma degli zuavi pontifici e tanti altri che morirono o furono buttati nelle prigioni pontificie per gli altri tre anni, fino a Porta Pia.

mercoledì 5 settembre 2018

ll golpe del 2016 ha interrotto la costruzione del Brasile



Leonardo Boff*

Osservatore attento ai processi e di trasformazioni dell’economia mondiale in contrappunto con quella Brasiliana, Celso Furtado, uno dei nostro migliori nomi in economia politica, ha scritto in un suo libro Brasile: la costruzione interrotta (1993):
“In mezzo millennio di storia, partendo da una costellazione di fattorie, di popolazione indigene miserabili, di schiavi trapiantati da un altro continente, di avventurieri europei e asiatici in cerca di un destino migliore, siamo arrivati a formare un popolo straordinario per polivalenza culturale, un paese che non ha confronti quanto ad ampiezza territoriale e omogeneità linguistica e religiosa. Ma ci manca l’esperienza di prove cruciali, come le conoscono altri popoli la cui sopravvivenza è arrivata a essere minacciata. Noi non ignoriamo che il tempo storico si accelera e che il computo di questo tempo si fa contro di noi. Si tratta di sapere se abbiamo un futuro come nazione che conta nella costruzione del devenire umano. Oppure se prevarranno le forze che si impegnano a interrompere il nostro processo storico di formazione di uno Stato-nazione” (Paz e Terra, Rio de Janeiro 1993, p.35).
L’attuale società brasiliana, bisogna riconoscerlo, ha conosciuto progressi significativi sotto i governi del Partido dos Trabalhadores (PT) e dei suoi alleati. Mai era avvenuta in passato una cosa del genere nelle fasi storiche egemonizzate dalle oligarchie tradizionali che sempre avevano mantenuto i poteri dello Stato, mai avevano avuto un progetto di nazionalità, ma solamente il proposito corporativo di arricchimento illimitato. Ora in un Stato post–democratico e di eccezione sta avvenendo celermente lo smontaggio di queste politiche con aumento delle sofferenze del popolo.

lunedì 6 agosto 2018

Brevi note su Risorgimento Socialista





Alcune brevi note che servono al sottoscritto per spiegare una volta per tutte la sua posizione senza essere tirato da una parte all'altra, soprattutto in un web sovraffollato di gruppi che spuntano come funghi, e spesso sono pure velenosi
Ho contribuito a fondare Risorgimento Socialista, ne ho inventato il nome che da me fu proposto a Felice Besostri, il quale, a sua volta, lo propose a Franco Bartolomei che lo accettò anche se mal volentieri (lui ha sempre preferito associare al socialismo la parola sinistra)
Non ci sono rimasto perché non ho condiviso certe manovre elettoralistiche e certe posizioni collateraliste nell'ambito di una sinistra italiana sempre più screditata e priva di una autentica cultura ed ideologia unitaria, ostaggio di piccoli capitani di ventura per altro già più volte sconfitti nella loro storia politica.
L'obiettivo era quella di farla risorgere in nome del Socialismo che ha reso grande ed autonomo questo paese, dai tempi di Garibaldi a quelli per altro molto controversi di Craxi, non era tuttavia quello di creare un piccolo partito di sostegno a candidature, a seconda dei periodi elettorali, per questo o quell'altro dei capetti di una sinistra che non riceve più fiducia alcuna dagli elettori perché evidentemente non riesce a comunicare loro nulla di convincente e soprattutto nulla di coerente.
A ciò si aggiunga il fatto che, nonostante gli statuti di Risorgimento Socialista prevedano Congressi, cariche elettive da rinnovarsi periodicamente e possibilità di confronto interno, nulla di ciò pare si sia concretamente realizzato e tale movimento sostanzialmente sopravvive come entità “mediatica” solo grazie ad un gruppo facebook da cui ogni posizione critica viene immediatamente estromessa.
Risorgimento Socialista dice a chiare lettere di “non voler unire la sinistra a tutti i costi”, però sostanzialmente si arrabatta per mettere d'accordo fantomatiche sinistre di classe che concretamente coincidono con i centri sociali con movimenti sovranisti che vedono la sinistra stessa come l'acqua santa è vista dal diavolo.
Riportare questo movimento blindato sulle posizioni del suo indiscusso “leader maximo” verso una fruttuosa dialettica interna, nonostante i lodevoli intenti di qualche documento a firma di chi non si è rassegnato ad essere messo in mezzo per motivi sostanzialmente strumentali e propagandistici, è lodevole intento, sicuramente da sottoscrivere, come per altro ho anche fatto. Ma è allo stesso tempo una posizione del tutto priva di sbocchi e di successo. Sia perché una manovra del genere dovrebbe essere alla base di una mozione congressuale in un congresso che non ci sarà mai, dato che in Risorgimento Socialista si procede per direttivi sostanzialmente autoreferenziali e riunioni di area per trovare sponde ad altre eventuali prospettive elettorali, sia perché non esiste sostanziale volontà da parte degli aderenti a questo movimento di discostarsi dalle linee tracciate dal suo coordinatore nazionale, il quale diventa più elastico solo quando si tratta di condurre campagne elettorali per allargare i consensi.
Alla luce di tutto ciò, con molta amarezza ma senza alcun astio o rimpianto perché chi mi conosce e legge quello che scrivo mi ha sempre riconosciuto coerenza ed onestà intellettuale, avendo io sempre rinunciato a cariche o a obiettivi strumentali e avendo sempre perseguito lo scopo di rilanciare e divulgare valori autenticamente repubblicani, socialisti, democratici ed ecologisti, che sono alla base della mia identità e cultura garibaldina e che continuerò a propagare senza peli sulla lingua, dico serenamente addio a un Risorgimento Socialista che mi pare faccia già abbastanza da solo per azzopparsi, e a coloro che ancora si accapigliano per cercare di modificarne gli intenti. Resta solo un nome che ha avuto successo, ma che, allo stato attuale dei fatti, mi pare solo alquanto abusato.

Fraterni saluti
Carlo Felici

domenica 5 agosto 2018

Il Socialismo, la sinistra e...Platone




                                                          di Carlo Felici


Che il Socialismo italiano sia tuttora sepolto in Tunisia, almeno nella sua capacità di incidenza politica a livello nazionale, ci pare un fatto poco controvertibile, anche se ovviamente il giudizio sull'ultimo leader socialista italiano che abbia saputo associare indissolubilmente Socialismo e tutela degli interessi di una intera nazione, è ancora piuttosto aperto e contrastato.
Un fatto storico incontrovertibile è comunque semplificabile in alcune brevi note storiche: il PIL italiano allora salito a due cifre, l'inflazione scesa ad una cifra, una azione che a livello europeo portò, grazie a quel leader, due paesi a conduzione socialista nella UE, come Spagna e Portogallo, aiuti da lui dati “in nero” ai perseguitati di ogni regime nero o rosso, sia in Sudamerica che nell'Europa dell'Est, difesa della dignità e sovranità nazionale a Sigonella, tutela delle leggi sul lavoro con il taglio di soli alcuni punti della scala mobile, che venne azzerata solo in seguito da altri.
Questo non per celebrare in continuazione un personaggio che ormai appartiene alla storia da più di 20 anni, o per sottrarlo alle polemiche permanenti sul suo operato, o su questioni morali o giudiziare.
Non ci interessa tanto questo, se qualcuno vorrà perpetrare una polemica infinita nel merito, potrà farlo in altra sede.
A noi interessa piuttosto marcare una differenza ed una distanza.

mercoledì 25 luglio 2018

L'inferno di Prometeo


                                                              



                                                         di Carlo Felici


Prometeo pagò assai caro il dono del fuoco fatto agli umani, probabilmente perché lo stesso Zeus nella sua preveggenza aveva capito cosa ne avrebbero fatto gli uomini di questo pianeta, dalle estreme conseguenze delle bombe all'idrogeno, fino agli incendi dolosi come quelli che devastano ogni anno intere aree in tutto il mondo e oggi, ancora una volta, colpiscono lo stesso paese di Prometeo: la Grecia.
Prometeo sconta tuttora la hybris di avere donato il fuoco senza prima avere educato coloro a cui ha rivolto il suo dono
Cosa c'è dietro è facile intuirlo: progetti speculativi in gran parte dovuti a gruppi multinazionali interessati alla rapina di territori, allo sfruttamento e alla cementificazione delle aree turistiche elleniche.
Così oggi, quando ci viene strombazzato dai media embedded che la Grecia finalmente sta risorgendo dalla sua penosissima e rovinosissima “cura da cavallo stremato”, ecco che quel paese di 11 milioni di abitanti, per salvare il quale la UE avrebbe potuto impiegare meno risorse di quelle normalmente utilizzate per rimettere in sesto una delle sue grandi banche, piomba di nuovo nell'inferno.
Dopo ben 14 manovre di austerità, con il reddito sprofondato di quasi il 30%, con 34 milioni di euro in meno per i servizi antincendio, con la carenza di migliaia di vigili del fuoco, e quelli rimasti in condizioni fisiche non idonee o addirittura malnutriti, il paese culla della civiltà europea e mediterranea sprofonda nell'inferno dei roghi che hanno ucciso quasi un centinaio di persone, ne hanno ferite circa più del doppio e ridotto in cenere zone cruciali per il turismo e l'economia ellenica.
Di chi la colpa? Del fato implacabile? Dei piromani fuori di testa? Del sole e del riscaldamento climatico?

lunedì 23 luglio 2018

Più democrazia e coerenza per Risorgimento Socialista






Con questa lettera aperta, si rivolge un appello ai membri del comitato promotore del movimento politico RISORGIMENTO SOCIALISTA affinchè si dia vita ad un vero partito socialista del XXI° secolo, di cui il nostro Paese ha un grande bisogno.

:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:

A tutti i membri del comitato promotore del movimento politico Risorgimento Socialista
_____________________________________

Cari compagne/i,

la situazione politica generale emersa alla luce delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto l’affermarsi in Italia di un inedito scenario in cui per la prima volta la sinistra politica è uscita completamente dalla scena, divenendo un soggetto del tutto auto-referenziale ed irrilevante nella società reale.

Le ragioni profonde di questa disfatta vengono da lontano e derivano da una inettitudine strutturale dei gruppi dirigenti della sinistra italiana a comprendere adeguatamente le cause della crisi del modello della globalizzazione neo-liberista e dalla assoluta mancanza, nella sinistra odierna, della capacità di elaborare una proposta politica realmente adeguata alle esigenze dei ceti produttivi e delle classi popolari del nostro Paese, a cominciare dai lavoratori, dai precari, dai disoccupati, dai giovani.

L’enorme consenso elettorale tributato, anche dalle classi lavoratrici del nostro Paese, alla Lega e al Movimento 5 stelle, è la conseguenza inevitabile dell’assenza sulla scena di alcun soggetto politico a carattere autenticamente popolare, socialista ed anti-liberista.

In tempi recenti, tanti di noi avevano riposto speranze in RISORGIMENTO SOCIALISTA quale potenziale soggetto aggregativo che potesse dare finalmente una risposta al diffuso bisogno di un gran numero di attivisti e militanti desiderosi di ritrovarsi in una casa comune al cui interno dare sfogo al proprio desiderio di partecipazione e di impegno civile per aiutare il nostro Paese ad uscire da una crisi sociale devastante prodotta dal modello neo-liberista e finanz-capitalista e restituire così una rappresentanza politica a tanta gente da tempo rimasta priva di punti di riferimento.

Siamo spiacenti di dovere rilevare, nostro malgrado, come in questi due anni RISORGIMENTO SOCIALISTA non abbia saputo esprimere appieno le sue potenzialità e non sia ancora riuscito a dotarsi di strumenti politico-organizzativi adeguati alla costruzione di un moderno partito del socialismo del XXI° secolo.

Ad oggi, risaltano evidenti alcuni fattori decisivi che rendono la proposta politica di RISORGIMENTO SOCIALISTA ancora non sufficientemente credibile e poco attrattiva per molti potenziali attivisti realmente interessati ad un percorso di rinascita del socialismo italiano.

In primo luogo, non può non lasciare alquanto perplessi il notare l’estrema versatilità e volatilità dei diversi percorsi e delle multiformi iniziative politiche intraprese da RISORGIMENTO SOCIALISTA nel suo pur breve periodo di vita.

In soli due anni, abbiamo notato che RISORGIMENTO SOCIALISTA si è dapprima schierato su posizioni contigue a quelle di Stefano Fassina agli albori del processo di costruzione di Sinistra Italiana, per poi spostarsi in una collocazione momentanea nel campo del patriottismo costituzionale (con la breve esperienza della C.L.N.), non prima di avere sostenuto - senza nessuna consultazione con i compagni e limitandosi soltanto ad un sondaggio (peraltro parziale) su Facebook - la grillina Virginia Raggi al ballottaggio delle elezioni romane.

mercoledì 18 luglio 2018

L'UMANITARISTICO TRAFFICO DI ESSERI UMANI di Roberto Massari e Fred Kuwornu




L'ipocrisia umanitaria aiuta la rete criminale internazionale che organizza gli imbarchi dei migranti
di Roberto Massari

Premetto che mi riconosco pienamente nel recente articolo di Roberto Savio («Immigrazione, molti miti e poca realtà») in cui si mostrano le cifre reali del processo immigratorio, si elencano i vantaggi che derivano all’economia dai flussi migratori (anche se si sottovalutano i danni che tali flussi provocano ai Paesi di provenienza) e mi dichiaro favorevole alla massima accoglienza di tali flussi purché compiuta in maniera umana, legalmente programmata e secondo tradizioni e valori della civiltà laica occidentale (ciioè illuministica).
Nel testo che segue non si parla quindi del fenomeno dell’immigrazione o degli «sbarchi» in quanto tali. Si parla del traffico internazionale di esseri umani e quindi del crimine contro ogni principio di umanità rappresentato dagli «imbarchi», punto terminale di una rete criminale internazionale. Questa è sempre esistita, ma si è rafforzata negli ultimi anni per ragioni che non sono sempre chiare avendo essa delle connivenze negli apparati statali dell’Italia e della Libia, in primo luogo, ma anche di Turchia, Spagna ecc., oltre ai paesi di provenienza.
Per queste ragioni desidero dare la massima visibilità alla lettera che segue, di Fred Kuwornu,  regista italiano di origini ghanesi, che dice con franchezza ciò che io penso da molto tempo e che le cifre dimostrano in maniera inoppugnabile: vale a dire che tutta questa storia umanitaria degli imbarchi/sbarchi è gestita da mafie nazionali e internazionali come traffico di esseri umani, una vera e propria «tratta» del XXI secolo. Essa cominciò sfruttando l'emotività pisicologica provocata dai primi naufràgi di gommoni (e forte è il sospetto che essi fossero provocati ad arte) e proseguì come incentivo a un esodo di massa dall'Africa e dall'Asia, violando tutte le norme della civiltà, del rispetto della persona umana, della salvaguardia della vita, creando traffici di prostituzione e nuovo schiavismo, e danneggiando anche la condizione economica dei paesi di provenienza.
Ben presto le «carrette della morte» furono sostituite da navi delle Ong (superpagate per svolgere il trasporto fino a destinazione) e il traffico di esseri umani potè svolgersi più o meno indisturbato per alcuni anni.
La verità è che le Ong (finché è stato concesso loro), le associazioni umanitarie impegnate a favorire gli sbarchi (in realtà… gli imbarchi), i settori della marina coinvolti, faccendieri vari e aziende locali particolarmente interessate agli sbarchi stavano perpetrando o fornendo copertura a uno dei più grandi crimini dell'epoca attuale .
Se esiste il dramma degli sbarchi e se ci sono migliaia di persone morte nelle acque del Mediterraneo è perché esiste il traffico degli imbarchi, gestito da associazioni criminali che fino ad oggi hanno potuto compiere il loro sporco lavoro indisturbate. Anzi, agli inizi, quando erano costrette a usare proprie imbarcazioni, queste venivano loro gentilmente restituite perché potessero continuare la tratta.
So di essere colpevolmente in ritardo, perché da tempo era arrivato l’obbligo morale di gridare forte che tutti coloro che favoriscono in un modo o in un altro il commercio degli imbarchi sono complici più o meno preterintenzionali di questa rete criminale. Essa parte da paesi lontani come il Bangladesh (che è il secondo gruppo etnico per quantità di profughi in questa tratta camuffata da richiesta di asilo politico e proprio il Bangladesh sta a dimostrare che l'asilo politico non c'entra niente, è solo un pretesto), passa per l'Africa centrale e arriva alle sponde del Mediterraneo.
Che queste cose le dica un intellettuale di origini ghanesi (e quindi africane) può forse aprire delle brecce nel cervello della presunta area «progressista» che con le sue campagne umanitarie sugli sbarchi non si rende conto di favoriregli imbarchi, col loro triste seguito di morti o di gommoni fatti affondare appositamente per suscitare la reazione umanitaria dei media. Questo non significa che non si debbano accogliere tutti coloro che riescono ad arrivare sulle coste italiane: ciò è fuori discussione. Ma significa che se non si vuole essere moralmente corresponsabili delle morti per annegamento e del traffico criminale che si svolge prima e dopo gli sbarchi, si deve impedire che avvengano gli imbarchi, si deve cioè intervenire duramente e prima di subito nei luoghi in cui ha origine la tratta. Ma per farlo non c'è altra via che la distruzione fisica delle imprese criminali che gestiscono il traffico.
Misure timide e parziali possono per ora tamponare qualche situazione, come ha dichiarato Massud Abdel Samat (capo dei guardiacoste libici e dipendente dal comando di Tripoli):

«Il nuovo governo italiano ha fatto bene a fermare le Ong, che nei fatti erano funzionali alla tratta. Per i trafficanti e le organizzazioni criminali che prosperano sulla vendita di esseri umani è crisi nera. Una crisi tanto grave che stanno spostando le loro attività in Tunisia e Marocco» (Corriere della Sera del 15/7/2018, p. 3)

venerdì 29 giugno 2018

L'alternanza scuola-schiavetto ovvero “noi siamo i gattopardi”






E' cambiato il governo, ma poco cambia della cosiddetta “buona scuola”, il neo ministro ha preso solo un impegno che sta per essere mantenuto secondo il cosiddetto contratto, dato che il nome programma pare sia stato abolito.
Non ci sarà più la cosiddetta “chiamata diretta” da parte dei presidi che, in realtà, di per sé non è elemento negativo. Esiste infatti in tutti i paesi anglosassoni, in cui il docente risponde in primis non al Dirigente Scolastico, ma al Consiglio di Istituto (che lì si chiama Consiglio di Amministrazione, perché l'autonomia è vera anche sul piano economico) a cui presenta le sue referenze e a cui risponde per il suo operato che, per questo, può essere rinnovato o no.
Nel paese delle mafie, evidentemente, questa possibilità se da una parte dava più ampio spazio al merito, dall'altra apriva al rischio di non poche deviazioni clientelari. Anche perché, diciamocelo chiaramente, un giovane promettente, con vari titoli, se una volta poteva anche scegliere la scuola come fonte di reddito sicuro, magari da integrare con altri lavori o ricerche, oggi non la sceglie più perché, con la triennalizzazione del contratto, essa non offre più nemmeno le garanzie di stabilità del posto di lavoro di un tempo. Nella precarietà endemica, quindi, magari preferisce andarsene persino all'estero, dove anche il Latino è apprezzato più che in Italia.
Ma il massimo della truffa neogovernativa gattopardesca in cui tutto cambia per non mutare nulla, per insegnanti, docenti e famiglie, non è tanto il poco o niente nella differenza del reclutamento o nella dislocazione degli insegnanti, ma la continuità vera e sostanziale di due capisaldi della buona scuola: le prove INVALSI e l'alternanza scuola-lavoro.

mercoledì 13 giugno 2018

Per un Socialismo patriottico, partecipativo ed ecologista



                                                            


                                                           di Carlo Felici


Le prospettive della cosiddetta sinistra, alla luce dei nuovi esiti elettorali e anche rispetto a quelle che tuttora sono le sue scelte in merito all'immigrazione e alla prevalenza dei diritti civili su quelli sociali, sono quasi azzerate.
Se infatti il PD non è palesemente configurabile come partito di sinistra, ciò che esiste alla sua sinistra risulta politicamente irrilevante e con una rappresentanza parlamentare quasi nulla.
Tutto ciò, evidentemente, è frutto di una storia di collateralismi e di consociativismi che risulta alquanto datata. Non stiamo a ripercorrerla perché è già molto nota.
Quello che ci interessa capire è invece come si debba colmare tale vuoto e se per l'appunto questo è realmente possibile.
Cominciamo con il dire che l'appellativo sinistra, come d'altronde quello di destra, in Italia risulta scarsamente significativo, prova né è il fatto che a conseguire la maggior parte dei consensi e a governare, oggi, nel nostro Paese sono partiti che si sono sempre collocati in un'area poco assimilabile alla destra o alla sinistra, almeno in senso stretto.
Lega e M5S sono, infatti, definibili, in linea di massima, come movimenti populisti piuttosto che come partiti di centrodestra o centrosinistra, anche se, almeno la Lega, del centrodestra ha fatto e fa tuttora parte ma non in maniera ortodossa come le altre componenti di questo schieramento.
Se dunque la parola sinistra ha ormai significato nullo per la stragrande maggioranza degli italiani fino a far risultare il fatto evidente che non ci sarà mai, in queste condizioni, un governo di sinistra, allora vale davvero la pena di chiedersi cosa possa esserci al suo posto.
Evidentemente prima che la parola sinistra esistesse, è sempre esistito il Socialismo il quale, pur non manifestandosi sempre e ovunque nello stesso modo, ha rappresentato dall'Ottocento, le migliori istanze di libertà e giustizia sociale oltre che di democrazia partecipativa e non solo rappresentativa da offrire per il miglioramento dell'umanità e da contrapporre alla barbarie della riduzione dell'essere umano e della natura a merce per scopo di profitto.
Questo avviene da moltissimo tempo, almeno da quello della Repubblica Romana del 1849 (che non fu un fenomeno politico strettamente socialista ma comunque legato ad istanze socialiste) e della Comune di Parigi (primo vero esperimento di governo socialista)
Una storia dunque assai lunga e gloriosa che, specialmente nel nostro Paese, dai tempi di Turati a quelli di Matteotti, di Nenni, Pertini e diremmo anche Craxi (almeno sul piano della crescita economica e della sovranità nazionale), ha contribuito moltissimo al progresso e al benessere degli italiani.
Oggi tutto questo non esiste più, anche se sopravvive una sigla socialista di un partito che ha rinnegato esplicitamente soprattutto negli ultimi anni, con il sostegno ed il voto esplicito a politiche che hanno demolito la scuola pubblica, le leggi sulla tutela del lavoro e lo stato sociale, la sua ragione sociale originaria.
Se vogliamo quindi costruire o meglio ricostruire un soggetto politico autenticamente socialista in Italia, non possiamo che seguire alcuni indispensabili passaggi.
Il primo evidentemente è quello di uscire dalla logica del collateralismo e del consociativismo, negando ogni eventuale riferimento con una sinistra in via di autodemolizione, il secondo è il recupero della ragione sociale originaria del Socialismo ed il terzo è inevitabilmente l'aggiornamento di un progetto che ha antiche radici, con le sfide attuali del nuovo secolo e millennio che stiamo vivendo. Vediamo quindi di analizzare ogni punto.
Innanzitutto per realizzare il primo punto, bisogna evitare di entrare in liste elettorali in cui questa sinistra residuale cerca ancora spazio per svolgere le sue ulteriori politiche consociative quasi sempre legate ultimamente alle iniziative del PD. Quindi, un soggetto politico che va a infilarsi in una stessa lista elettorale in cui sono presenti altri soggetti della sinistra residuale, non può che subire la loro stessa sorte: essere cioè sconfitto in partenza. L'esempio delle liste arcobaleno o di potere al popolo parla da solo. Il risultato è minimale e per i socialisti coinvolti inesistente. Per un soggetto autenticamente socialista che ha attraversato tale passaggio fallimentare la prima cosa da fare dovrebbe essere quella di liberarsi immediatamente del leader che l'ha spinto ad intraprenderla. Se si vuole costruire una novità, bisogna che essa risulti tale, nei personaggi che la rappresentano, nella proposta politica e soprattutto nella sua capacità di farsi valere politicamente in ogni spazio in cui essa voglia attuarsi, dai territori al web.
Passando poi al secondo punto, e cioè per recuperare la ragione originaria di un autentico movimento Socialista, bisogna riflettere su quali sono i suoi valori di sempre. Libertà, giustizia sociale, tutela dei servizi sociali e dei beni comuni: casa, scuola, ospedali, trasporti, ordine pubblico, patrimonio ambientale ed artistico, difesa dei lavoratori e delle categorie più svantaggiate, dai disabili ai pensionati, stabilizzazione del lavoro, con la lotta al precariato e al lavoro nero, capacità di combattere la corruzione e tutto ciò che ruota intorno ad essa, sicurezza sociale nel perseguimento del crimine individuale ed organizzato, equità fiscale con tasse progressive in base al reddito, ma senza inutili patrimoniali una tantum e senza accanirsi sui ceti produttivi, indispensabili per la crescita economia e per la competitività del Paese, che, anzi, bisogna sostenere per scongiurare rovinose delocalizzazioni.  Capacità di cooperazione ed integrazione soprattutto culturale, al posto dell'accoglienza indiscriminata. Chi viene in Italia deve avere il dovere e anche il diritto di sentirsi italiano tra italiani, specialmente se contribuisce legalmente al benessere di tutti i suoi concittadini. Deve sentire la Costituzione Italiana come il vero salvagente dall'annegamento nella disperazione e nello sfruttamento.
Tutto ciò quindi deve essere unito ad una capacità permanente di adeguata informazione, mobilitazione, e di coscienza e difesa proprio di quei diritti e doveri individuali e collettivi che sono mirabilmente rappresentati nella nostra Carta Costituzionale. Questo, in sintesi, vuol dire recuperare, se lo si applica concretamente, la vera ragione sociale per cui un soggetto politico socialista è degno di esistere. Non è quindi né scontro di classe e tanto meno incoscienza di classe, è piuttosto la consapevolezza che un sistema-paese ha bisogno di funzionare soprattutto nella capacità di essere cosciente ed attivo come Paese, come un tutto organizzato, in cui le parti collaborano per il bene collettivo e per conquistare un futuro nella storia.
Questo è il senso di un Soggetto politico concretamente patriottico che trae, dalla sua storia e dai valori che essa ha saputo esprimere, la linfa vitale per dare a quella stessa storia uno sbocco futuro, così come un padre e una madre fanno per i loro figli. Questo è il senso di un autentico patriottismo che non deborda nel nazionalismo, proprio perché cerca legami fruttuosi e concrete iniziative solidali con altri Paesi che vogliono intraprendere e condividere, anche se in rispettosa autonomia, una strada analoga di dignità e di sviluppo nel rispetto reciproco.
Si può essere patriottici pur appartenendo ad una comune federazione di patrie, anzi sappiamo bene che i migliori momenti della storia umana sono stati proprio il frutto di questa unità nella diversità: dalla antica civiltà delle poleis greche alla stessa storia romana, in cui la civitas di Roma corrispondeva alla capacità di essere soprattutto all'unisono città e civiltà insieme ad altre culture e civiltà, accomunate con essa stessa solo da un diritto condiviso e romano solo nel senso universale del termine, fino alla straordinaria stagione del Rinascimento.
Matteotti, quando parlò di "Stati Uniti d'Europa", intese questa prospettiva come tale da favorire l'ascesa al potere delle classi lavoratrici, non la concepì certo come il dominio delle oligarchie finanziarie
"Lega delle Nazioni, e più immediatamente degli Stati Uniti d'Europa, che si sostituiscano alla frammentazione nazionalista in infiniti piccoli Stati turbolenti e rivali. Dovrà rafforzare i sentimenti di solidarietà tra i lavoratori di tutto il mondo, per modo che si aiutino scambievolmente nella comune opera di redenzione sociale, dovrà soprattutto sospingere in ogni nazione la classe lavoratrice al potere politico, per assicurare il suo massimo interesse alla pace universale e alla prosperità di tutti coloro che lavorano, e per preparare in un più lontano avvenire il regno universale del lavoro"
Questo può essere il destino odierno di una Europa migliore che è accomunata da intenti sociali, difensivi ed economici, pur restando autonoma nel suo interno per perseguire e sviluppare l'originalità di tutte quelle culture e tradizioni che la caratterizzano e la possono arricchire.
Patriottismo e Internazionalismo, senza debordare in alcun modo nel nazionalismo e nell'imperialismo, apertura e collaborazione con altri popoli, pur mantenendo quella specificità che è l'unico elemento possibile e necessario della crescita, perché solo mediante essa, si può alimentare la creatività ed una sana ed equa competitività.
Venendo dunque all'ultimo punto, e cioè alla possibilità e necessità di proporre un socialismo aggiornato alle sfide del secolo XXI e del II millennio, non possiamo che mettere al primo posto due grandi questioni globali, perché questo secolo e questo millennio sono nati sotto l'egida e a all'insegna della globalizzazione purtroppo, aggiungiamo, solo dei mercati e del neoliberismo. Cioè di quel capitalismo selvaggio che ha come suoi principali strumenti per esercitare ovunque la sua volontà di accrescimento e di potenza, fino a superare ogni limite anche con la violenza più brutale, la guerra e la devastazione ambientale.
La vera dicotomia tra l'homo demens e homo amans, in questo millennio e in questo secolo e oggi più che mai, come discrimine tra capacità di costruire o distruggere un destino globale, è proprio nella scelta tra pace e guerra, tra cura e devastazione dell'ambiente
Quindi, se fino al secolo scorso alcuni socialisti si potevano ancora professare interventisti oppure propensi al dominio della natura mediante la tecnica, oggi, al contrario, per essi diventa un imperativo categorico di carattere morale prima ancora che politico, la difesa della pace (che non è però astratto pacifismo ma soprattutto impegno per contrastare e se necessario combattere tutto ciò che la minaccia) e l'innovazione tecnologica rivolta all'utilizzo di risorse ecologicamente sostenibili e rinnovabili, anche a costo di compromettere il mito della crescita a tutti i costi.
Il binomio libertà-giustizia sociale, oggi va sostituito con il trinomio libertà-responsabilità sociale e responsabilità ambientale. Solo chi resta confinato nei secoli scorsi e non è capace di proiettarsi nel futuro non riesce a comprenderlo ed esita o evita addirittura di portare avanti il necessario impegno e le battaglie indispensabili per attuare ciò che deve propiziare tale futuro.
La lotta di classe non è la guerra di un gruppo sociale contro un altro per conseguire il suo annientamento; un grande studioso libertario della terra come Jacques Élisée Reclus già dalla Comune di Parigi, fece notare che “L'ambiente è sempre infinitamente complesso e l'uomo è di conseguenza sollecitato da migliaia di forze diverse che si muovono in tutti i sensi, sommandosi le une alle altre, alcune direttamente, altre seguendo angoli più o meno obliqui, oppure contrastando reciprocamente la loro azione” La lotta di classe è quindi necessaria piuttosto per ritrovare un equilibrio nel mondo che, altrimenti, a causa dei suoi dirompenti squilibri, rischia di autodistruggersi; il suo obiettivo rivoluzionario è permanente e innanzitutto morale, perché consiste nell'acquisire sempre nuovi strumenti di consapevolezza tali da contrastare quella ignoranza che accentua gli squilibri e tende ad annientare parallelamente la biodiversità, la multiculturalità e la coesistenza dei popoli sulla terra.
Solo un autentico soggetto Ecosocialista che sappia guardare alto e mantenere però fermamente i piedi per terra può non solo trovare il modo di affermarsi con un respiro più ampio e credibile rispetto a soggetti di consorteria, demagogici o campanilistici, ma può anche riuscire a competere con chi altrove nel mondo cerca disperatamente una strada diversa per una umanità che, proseguendo ostinatamente per la china di sempre, al limite solo con qualche palliativo in più, rischia di trovarsi improvvisamente e tragicamente di fronte all'abisso.

lunedì 11 giugno 2018

La crisi brasiliana nasce dalla crisi globale


Leonardo Boff*

Impossibile analizzare il Brasile partendo soltanto dal Brasile. Nessun paese sta fuori dalla connessione internazionale, nemmeno la chiusa Corea del Nord, che la planetarizzazione inevitabilmente ha creato. Inoltre il nostro paese è la sesta economia del mondo, cosa che risveglia l’avidità delle grandi corporazioni che vorrebbero stabilirsi qui, non per aiutare il nostro sviluppo attraverso l’inclusione, ma per accumulare ricchezza su ricchezza, data l’estensione del nostro mercato interno e la super abbondanza di commodities e di beni e servizi naturali, sempre più necessarie per sostenere il consumismo dei paesi opulenti.
Tre nomi da ricordare, nomi di studiosi che hanno configurato il quadro attuale dell’economia e della politica mondiale. Il primo è senza dubbio Karl Polaniy che già nel 1944 notò “la grande trasformazione” che stava avvenendo nel mondo. Da una economia di mercato stavamo passando a una società di mercato. Vale a dire tutto è commercializzabile, perfino le cose più sacre. Possiamo trarre vantaggio con qualsiasi cosa. Marx nel su libro “Miseria della filosofia” chiamò grande corruzione e venalità generale. Per fino gli organi umani, la verità, la coscienza , cioè si trasformarono in occasione di guadagno. Tutto è fatto secondo la logica del capitale, che è la concorrenza e non la solidarietà, il che rende le società una contro l’altra in lotte  feroci tre le imprese.