di Carlo Felici
Una
delle scuse più frequenti adottate da coloro che non accettano che
un governo democraticamente eletto, a prescindere dal fatto che
piaccia o no, sia legittimato a governare, è che gli eventuali mali
derivanti dal suo operato, sono dovuti ad un mancato nuovo meccanismo
costituzionale del tutto superato con la vittoria del No nel recente
referendum costituzionale, la quale, ricordiamolo bene, è stata una
vittoria di larga maggioranza, acquisita anche con una partecipazione
notevole di cittadini, cosa ben rara ormai in tornate referendarie,
vittoria tale, del 60% circa dei No e con un'affluenza di più del
65% dei partecipanti, che, in genere è ormai anche difficile
raggiungerla in normali tornate elettorali. Una vittoria, dunque,
soprattutto della democrazia
Segno
evidente che una Costituzione come la nostra, sebbene inapplicata,
manomessa e più volte aggirata, riscuote ancora un larghissimo
consenso popolare.
Basterebbe
solo questo per non farne una battaglia di parte, per sostenere cioè
che essa appartiene tuttora a tutto il popolo ed è consustanziale
quindi anche a quel che resta della cosiddetta sinistra italiana.
Invece
ci tocca ad assistere tuttora alle maledizioni di certi soloni della
sinistra mai esistita come sinistra, che adducono tutti i mali
proprio alla nostra Costituzione ed alla sua permanenza,
considerandola un meccanismo che tiene tuttora ingessato il paese e
gli impedisce di fare riforme fondamentali, che è servita solo per
combattere Renzi nell'ambito stesso del suo partito e che addirittura
è espressione di un “conservatorismo borbonico”.
Vediamo
se è vero: le riforme se si vogliono fare, si fanno, e si sono fatte
anche con questa Costituzione, basti pensare alle leggi sul lavoro,
riformate e controriformate, quelle sul federalismo fiscale, quelle
sui diritti civili e quelle amministrative. Se esse non vanno in
porto, non è colpa della Costituzione, ma della permanente
litigiosità ed eterogeneità degli schieramenti politici che non
esitano ad unirsi anche da sponde contrapposte, se tale intento torna
compatibile con i loro interessi e, ovviamente, a fare il contrario
se i loro interessi vengono intaccati.
Lo
abbiamo ben osservato con gli ultimi risultati elettorali e le ultime
coalizioni di governo: pur nel cambiamento estenuante delle leggi
elettorali, non c'è stato alcun problema per la formazione di
governi che hanno ottenuto la fiducia anche da forze politiche
presentatesi in campagna elettorale come forze contrastanti tra loro.
Monti ha governato con la fiducia del PD e di Forza Italia, Renzi con
la fiducia di forze politiche di centrodestra, oggi siamo governati
da forze politiche che si sono presentate agli elettori come
antagoniste tra loro.
Si
vede bene che in Italia l'antico vizio del trasformismo permane,
nonostante cambino gli assetti istituzionali (monarchia o repubblica)
o crollino i regimi.
E
poi davvero si è votato No solo per mandare Renzi a casa? Chi è
stato a personalizzare lo scontro istituzionale se non lui stesso?
Non è stato forse lui a giocarsi tutto su quella sgangherata riforma
che annullava la funzione del Senato pur tenendolo in vita in stato
comatosamente clientelare?
Ha
perso solo perché i daleminani gli si sono rivoltati contro oppure
perché un intero Paese, inclusi coloro che avrebbero potuto
avvantaggiarsi di più da quella riforma gli si sono rivoltati
contro?
Allora,
se quella riforma fosse passata, ci sarebbero state subito dopo le
elezioni politiche perché sarebbe stato assurdo tenere in piedi un
Parlamento completamente delegittimato dagli elettori.
E
chi le avrebbe vinte? Voi pensate davvero che le avrebbe vinte il PD
anche senza la scissione dei dalemiani nella primavera del 2017
quando il M5S era al punto massimo dei suoi consensi?
Ovviamente
le avrebbe vinte il M5S che adesso governerebbe anche da solo, per
l'effetto combinato della riforma costituzionale e dell'Italicum. E
poi, probabilmente, per effetto inevitabile della delusione verso i
grillini e del populismo di Salvini, la Lega.
Ma
la riforma era sbagliata per tutta una serie di ragioni tra cui il
fatto che avrebbe ridotto i poteri del Parlamento a favore del
Governo , avrebbe complicato il processo legislativo, non avrebbe
ridotto i costi della politica se non in modo irrilevante, avrebbe
ridotto fortemente le competenze delle regioni, ma non di quelle che
spendono mediamente di più, quelle a Statuto Speciale Sicilia e Val
d’Aosta in testa, e si sarebbero premiati i consiglieri regionali
affinché 74 di loro diventassero senatori, insieme a 21 sindaci. In
compenso si sarebbe ridotto il peso politico ed istituzionale dei
residenti all’estero.
La
riforma era nata palesemente per rafforzare l'esecutivo ma ecco nel
merito specifico dei suoi articoli quel che un illustre
costituzionalista socialista riformista e quindi non tacciabile di
velleitarismo o di derive daleminane ha sottolineato, si tratta di
Felice Besostri:
“Se
vuoi eleggere il Primo Ministro fai una riforma costituzionale senza
ipocrisie e non una legge elettorale: in ogni caso lo dici con
chiarezza e non lo nascondi con un trucco.
I poteri del Governo aumentano, ma dopo aver aver rafforzato il Primo Ministro. Il Governo, solo il Governo, neppure la Camera dei Deputati a maggioranza assoluta, può grazie al nuovo art. 117 c. 4 Cost. “intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva” basta che affermi che lo fa per tutelare l’interesse nazionale o l’unità giuridica e economica della Repubblica.
I poteri del Governo aumentano, ma dopo aver aver rafforzato il Primo Ministro. Il Governo, solo il Governo, neppure la Camera dei Deputati a maggioranza assoluta, può grazie al nuovo art. 117 c. 4 Cost. “intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva” basta che affermi che lo fa per tutelare l’interesse nazionale o l’unità giuridica e economica della Repubblica.
Per
il nuovo art. 72 c. 7 Cost. il Governo, quando ritiene che un disegno
di legge sia essenziale per il programma di governo, dichiarazione
non soggetta a controllo, può imporre la sua iscrizione nel
programma dei lavori della Camera e che sia approvato in via
definitiva entro 70 giorni. Un’umiliazione di un Parlamento nel
quale grazie al premio di maggioranza ha 340 seggi su 630: non si
fida neppure della sua maggioranza! In realtà il governo si rafforza
indebolendo tutti gli altri poteri costituzionali, quando bastava
introdurre il voto di sfiducia costruttiva: un istituto che funziona
benissimo in Germania. La Camera è ridotta a ratificare senza
discussione tutto quel che vuole il Governo e il suo Presidente. Il
Senato di 100 membri non rappresenta più il popolo italiano, che
comprende anche i cittadini residenti all’estero, e neppure le
“istituzioni territoriali” come falsamente dice il nuovo art. 57
c. 1 Cost..
I
5 membri della Corte Costituzionale, già eletti da un Parlamento di
945 membri in seduta comune ora sarebbero eletti 3 membri da una
Camera nelle mani del Governo e per 2 da un Senato di appena 100
membri a mezzo servizio, che penseranno a nominare giudici che
difendano i loro interessi e non i principi costituzionali. Il
Presidente della Repubblica dipenderà per la sua elezione dalla
lista vincitrice del premio di maggioranza, che può bloccare
all’infinito la sua elezione, occupando con il suo Presidente della
Camera il posto di Capo dello Stato provvisorio (nuovo
art.86 c. 1 Cost.). Il capo della lista tributaria del premio di
maggioranza ha uno strumento di pressione in più nei confronti del
Presidente della Repubblica, perché per l’art. 90 Cost. può
essere messo in Stato d’accusa dalla maggioranza assoluta del
Parlamento in seduta comune, solo che non è più un Parlamento di
945 membri eletti con un quorum di 473 voti, ma
da una Camera di 630 membri dominata dal partito di Governo e
da 100 Senatori, cioè un quorum di 365 voti, basta trovare 25
senatori tra sindaci e consiglieri regionali, appartenenti allo
stesso partito del Capo del Governo e comunque ricattabili perché in
scadenza di mandato o sensibili alla benevolenza finanziaria del
governo.
I costi della politica sono stati identificati soltanto con le indennità di carica dei rappresentanti eletti dal popolo e non con una riduzione dei costi degli apparati: la sola presidenza del Consiglio ha più addetti del Senato e costa di più per una pletora di consulenti strapagati e scelti discrezionalmente, la grande maggioranza senza concorso pubblico in spregio all’art. 97 c. 3 Cost..
I costi della politica sono stati identificati soltanto con le indennità di carica dei rappresentanti eletti dal popolo e non con una riduzione dei costi degli apparati: la sola presidenza del Consiglio ha più addetti del Senato e costa di più per una pletora di consulenti strapagati e scelti discrezionalmente, la grande maggioranza senza concorso pubblico in spregio all’art. 97 c. 3 Cost..
Una
riduzione del 10% di tutte le indennità avrebbe comportato un
risparmio maggiore della riduzione di 215 senatori. Che il costo
delle indennità dei senatori consiglieri regionali e sindaci sia
pagata dalle loro Regioni o Comuni è un risparmio per il bilancio
dello Stato ma un costo maggiore per le Regioni e i Comuni, che
pagano un’indennità per svolgere un lavoro diverso da quello per
cui sono stati eletti e con l’aggravio di indennità di trasferta.
A parte l’assurdità di prevedere indennità diverse per la stessa
funzione dal deputato regionale siciliano, pagato come un
parlamentare al sindaco di un piccolo Comune con 2.000 euro al
mese?
Il Senato non rappresenta le autonomie ma solo i consigli regionali che scelgono i sindaci all’insaputa dei loro colleghi sindaci della loro Regione. l nuovo Senato dovrebbe rappresentare le autonomie , ma si tiene nascosto che, se un Sindaco di Città Metropolitana, cioè delle entità territoriali più importanti, si fa eleggere direttamente non può essere nominato senatore: un’assurdità.
Sul superamento del bicameralismo paritario c’era un vastissimo consenso bisognava profittarne per fare una riforma condivisa, invece siamo passati da un bicameralismo paritario a un bicameralismo confuso e pasticciato quando si poteva passare ad un sistema monocamerale ovvero ad un Senato come il Bundesrat tedesco, ovvero il Senato francese dove sono veramente rappresentate le autonomie o quello spagnolo espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi.
Il Senato non rappresenta le autonomie ma solo i consigli regionali che scelgono i sindaci all’insaputa dei loro colleghi sindaci della loro Regione. l nuovo Senato dovrebbe rappresentare le autonomie , ma si tiene nascosto che, se un Sindaco di Città Metropolitana, cioè delle entità territoriali più importanti, si fa eleggere direttamente non può essere nominato senatore: un’assurdità.
Sul superamento del bicameralismo paritario c’era un vastissimo consenso bisognava profittarne per fare una riforma condivisa, invece siamo passati da un bicameralismo paritario a un bicameralismo confuso e pasticciato quando si poteva passare ad un sistema monocamerale ovvero ad un Senato come il Bundesrat tedesco, ovvero il Senato francese dove sono veramente rappresentate le autonomie o quello spagnolo espressione delle Comunità autonome e dei cittadini, con prevalenza di questi ultimi.
Cosa
è successo, invece? Sono stati dati 2 Senatori alla Val d’Aosta
con 126.806 abitanti o 4 alla Regione Trentino Alto Adige con
1.029.475 abitanti su 100, che ne avevano rispettivamente 1 e 7 su
315 , cioè raddioppano il loro peso percentuale e i si sono tolti i
6 senatori della circoscrizione estero rappresentativi
di milioni e milioni di cittadini italiani residenti fuori
dall’Italia. Nella
logica sbagliata dei falsi riformatori poteva essere conservata una
quota di Senatori esteri eletti dai Comites o altre nuove forma di
rappresentanza. La combinazione di legge elettorale e revisione
costituzionale rende gli italiani all’estero di serie C.
In
serie A ci sono i cittadini di Val d’aosta e Trentino Alto Adige
che eleggono al primo turno complessivamente 12 deputati 9 in collegi
uninominali e 3 in Trentino Alto Adige di recupero proporzionale,
cioè un territorio con 1.156.281 abitanti elegge lo stesso numero di
deputati della Circoscrizione estero, che però non parteciperanno al
ballottaggio. Di serie B il resto degli italiani senza collegi
uninominali, con un recupero proporzionale del 37,5%. ma con i
capolista bloccati.
Il Senato nuovo è un pasticcio si parla all’art. 57 Cost. di eleggere i senatori con metodo proporzionale tanto per prendere in giro gli elettori ovvero per incapacità di revisionale la Costituzione, quando in 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale e in 2 due senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost. è inapplicabile. L’ennesima presa in giro. La revisione del Senato è la più grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina. Quando si trattava di un senatore o 2 tanto valeva farli eleggere direttamente. I sostenitori del SI non hanno pensato al fatto che non si fanno le riforme fotografando lo stato di fatto, cioè pensando ad una Camera dominata dal PD ora o da un Partito della Nazione domani, che nel contempo sia forza dominante in tutte le regioni e province autonome tranne 3: Lombardia 14 senatori, Veneto 7 e Liguria 2, cioè con le opposizioni ad esagerare con 13 senatori su 100, meno di un terzo.
Il Senato nuovo è un pasticcio si parla all’art. 57 Cost. di eleggere i senatori con metodo proporzionale tanto per prendere in giro gli elettori ovvero per incapacità di revisionale la Costituzione, quando in 10 circoscrizioni su 21 si elegge un solo senatore consigliere regionale e in 2 due senatori consiglieri regionali! Il metodo proporzionale obbligatorio per il nuovo art. 57 Cost. è inapplicabile. L’ennesima presa in giro. La revisione del Senato è la più grande prova di incapacità normativa: non si sa ancora come i cittadini elettori parteciperanno alla nomina. Quando si trattava di un senatore o 2 tanto valeva farli eleggere direttamente. I sostenitori del SI non hanno pensato al fatto che non si fanno le riforme fotografando lo stato di fatto, cioè pensando ad una Camera dominata dal PD ora o da un Partito della Nazione domani, che nel contempo sia forza dominante in tutte le regioni e province autonome tranne 3: Lombardia 14 senatori, Veneto 7 e Liguria 2, cioè con le opposizioni ad esagerare con 13 senatori su 100, meno di un terzo.
Con
il rinnovo dei Consigli regionali e provinciali tra il 2017 e il
2020, chi garantisce le maggioranze blindate? Nessuno! Un senato con
le opposizioni al 33% grazie al nuovo art. 70 Cost. può bloccare e
ritardare la legislazione paritaria, che non sono solo le leggi
costituzionali e quelle elettorali, ma sopreattuto quelle di
carattere generale sulle forme e i termini della partecipazione
dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e
delle politiche dell’Unione Europea. In caso di contrasto tra le
Camere non ci saranno più i rimedi bicamerali paritari perchè il
governo non può porre la fiducia su una legge al Senato, né il
Presidente lo può sciogliere ex art. 88 Cost., quando ci fossero
maggioranze disomogenee.
La funzione legislativa non è stata semplificata a prescindere dal fatto che il problema dell’Italia è l’esistenza di troppe leggi confuse e contraddittorie, Con 2 Camere ne facciamo già di più della Germania e della Francia, con una Camera al servizio del Governo ce saranno troppe: il nostro problema è che noi facciamo leggi provvedimento, cioè norme che negli altri paesi si fanno con regolamenti governativi. Il peso del bicameralismo sarebbe stato ridotto con semplici riforme dei regolamenti. Quanti sanno che con la fine di una legislatura decade tutto il lavoro fatto, anche se per approvare definitivamente una legge bastava un voto in Commissione o in Aula?
La funzione legislativa non è stata semplificata a prescindere dal fatto che il problema dell’Italia è l’esistenza di troppe leggi confuse e contraddittorie, Con 2 Camere ne facciamo già di più della Germania e della Francia, con una Camera al servizio del Governo ce saranno troppe: il nostro problema è che noi facciamo leggi provvedimento, cioè norme che negli altri paesi si fanno con regolamenti governativi. Il peso del bicameralismo sarebbe stato ridotto con semplici riforme dei regolamenti. Quanti sanno che con la fine di una legislatura decade tutto il lavoro fatto, anche se per approvare definitivamente una legge bastava un voto in Commissione o in Aula?
La
situazione diventerà grave per l’attuazione del diritto UE. Finora
si era trovata una soluzione molto veloce perché le due Camere
delegavano con una legge il Governo di dare attuazione alle Direttive
Comunitarie, Con il nuovo art. 71 il Senato non rinuncerà ad una
delle materie più importanti di legislazione paritaria.Non
si semplifica quando si passa da un articolo di 9 parole in un comma
ad uno di 450 parole in 7 commi.
Il vero scandalo sta nell’art. 40 c.3 ultimo periodo del ddl costituzionale che recita : “Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi” altro che riduzione dei costi della politica sono costituzionalizzati vitalizi e altri privilegi degli ex parlamentari e i contratti a trattativa privata che hanno arricchito chi affittava edifici alle Camere, faceva lavori o effettuava forniture. Questa norma non è una norma che possa stare in una Costituzione, per questo non se ne parla.”
Il vero scandalo sta nell’art. 40 c.3 ultimo periodo del ddl costituzionale che recita : “Restano validi ad ogni effetto i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi” altro che riduzione dei costi della politica sono costituzionalizzati vitalizi e altri privilegi degli ex parlamentari e i contratti a trattativa privata che hanno arricchito chi affittava edifici alle Camere, faceva lavori o effettuava forniture. Questa norma non è una norma che possa stare in una Costituzione, per questo non se ne parla.”
Quindi
o si dimostra punto per punto che veramente quella riforma avrebbe
reso la democrazia più forte ed efficace, contestando queste
affermazioni, oppure si lascia a chi è competente il compito di
farlo.
Socrate
e Platone attribuivano la degenerazione della politica e della
democrazia al prevalere della demagogia e degli incompetenti.
Possiamo
credere che gli italiani lo siano a grande maggioranza forse anche
perché a scuola si insegnano poco materie giuridiche e molto poco la
Costituzione, ma vogliamo davvero credere che una riforma fosse
giusta solo perché avrebbe garantito “l'unità della sinistra”?
Ma
di quale sinistra stiamo parlando poi? Di quella che ha demolito lo
Statuto dei Lavoratori? Di quella che ha precarizzato in maniera
endemica il mondo giovanile senza uno straccio di ammortizzatore
sociale che non sia, come sempre e unico esempio in Europa, la
famiglia? O di quella che ha riformato la scuola per favorire le
chiamate dirette clientelari dei presidi sceriffi?
Ma
tutto ciò almeno ha contribuito alla diminuzione del debito
pubblico?
“Nonostante
la promessa di tagliarlo per le generazioni future – si legge
nell’analisi di Bloomberg – il governo Renzi ha alzato il debito
pubblico da 2.110
miliardi a 2.230
miliardi,
quindi 2.617
euro a persona“
Bloomberg
è una agenzia americana, non il gruppo propagandistico della Lega o
del M5S.
Allora
di cosa stiamo parlando?
Di
qualcosa che non solo il popolo a rifiutato ma che è servito solo a
buttare altri soldi.
Se
si vuole trovare una ragione vera per il fallimento di una sinistra
inesistente al punto tale che bisognerebbe smetterla di chiamarla
sinistra, evitiamo per favore una volta per tutte di chiamare in
causa la fantomatica riforma (che poi sarebbe più opportuno chiamare
deforma) Costituzionale.
Il
male della sinistra non è in definitiva, nemmeno la sua litigiosità,
ma, alla prova dei fatti, la sua completa inadeguatezza, la sua
incompetenza.
Una
incompetenza si vince con una capacità di competere, quindi o
troviamo quella, a prescindere sì da vecchie categorie già
condannate da un Mazzini che già 170 anni fa scriveva: "Ho
udito parlare intorno a me di diritta, di sinistra, di centro,
denominazioni usurpate alla retorica delle vecchie raggiratrici
monarchie costituzionali; denominazioni che nelle vecchie monarchie
costituzionali rispondono alla divisione dei tre poteri, e tentano di
rappresentarli; ma che qui sotto un Governo repubblicano, ch'è
fondato sull'unità del potere, non significano cosa alcuna"
(Giuseppe Mazzini. 10 Marzo 1849 alla Repubblica Romana.), oppure ci
affidiamo agli avventurieri e agli improvvisati soloni del web.
L'unità
del potere, Mazzini la intendeva come sovranità popolare, sancita da
una Costituzione che ebbe una vita brevissima ma che fu ereditata,
cento anni dopo, dalla nostra in misura preponderante.
Noi
ce lo siamo dimenticato questo criterio della sovranità popolare,
legato indissolubilmente all'interesse generale, facendo diventare la
democrazia qualcosa di vario, di anarchico, di piacevole per alcuni e
per altri no, in cui appaiono uguali anche coloro che uguali non lo
sono stati mai. Quelli cioè a cui la democrazia è sempre servita
per servire i loro interessi o intrallazzi.
Niente
di nuovo lo aveva già detto Platone:
“La
democrazia è una costituzione piacevole, anarchica e varia,
dispensatrice di uguaglianza indifferentemente a uguali e ineguali.”
A
buon intenditor..non servono altre parole.
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