Il mondo dovrebbe essere dei giovani, invece essi sono nelle
condizioni più umilianti e terrificanti in cui si siano mai trovati di
recente, di peggio c'è solo che vengano spediti in guerra, e in varie
aree del globo accade anche questo.
Si dice sempre ipocritamente:
“largo ai giovani” ma a farsi largo, non di rado, sono gli anziani
(ovviamente quelli privilegiati), fino a situazioni che rasentano il
parossismo ed il grottesco, salvo ovviamente le dovute eccezioni.
Due
casi, in tal senso, sono stati di recente significativi in Italia:
quello di Papa Benedetto XVI e del Presidente Giorgio Napolitano.
Ebbene,
il Papa Benedetto XVI, nonostante di un anno più giovane di Napolitano,
ha deciso di farsi da parte, pur essendo in condizioni di salute non
particolarmente allarmanti, per raggiunti limiti di età. Napolitano
invece, ancorché più anziano e ormai sulla soglia degli 88 anni, ha
deciso di restare in carica, unico caso al mondo di gerontocrazia
assolutista.
Ha persino battuto Fidel Castro, anche lui di un anno
più giovane, che, sebbene un po' più “acciaccatello” ma sempre
lucidissimo, ha prima rinunciato a tutti gli incarichi e poi deciso di
farsi eleggere dal popolo come semplice membro del parlamento cubano.
Abbiamo quindi oggi il poco invidiabile record del presidente della Repubblica più vecchio del mondo.
Ma
la nostra Costituzione non è stata violata, anche se, di monito, c'era
già stato il fatto che Carlo Azeglio Ciampi rimarcò nel 2006, di fronte
all'eventualità di una sua rielezione, che “Il rinnovo di un mandato
lungo qual è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche
proprie della forma repubblicana del nostro Stato” e anche che lo stesso
Napolitano avesse dichiarato il 14/03/2013, solo una settimana prima di
essere rieletto, che “non mi convinceranno a restare, la mia rielezione
non è soluzione e sarebbe al limite del ridicolo”.
Molti oggi
elogiano il suo senso di responsabilità e la sua grande capacità di
sacrificarsi per il bene della nazione, ma noi francamente siamo
propensi a credere che quel limite, già stigmatizzato dallo stesso
Napolitano, sia stato abbondantemente superato con la sua rielezione. E
che effettivamente ciò esponga sia l'Italia che gli italiani al sorriso
beffardo di molti popoli del mondo, non incrementando certo il nostro
prestigio nazionale.
Napolitano quindi si è assunto una
responsabilità molto grave, sia perché ha creato un precedente
pericoloso che potrebbe essere seguito da altri suoi successori, sia
perché si è messo in una condizione tale che un intero sistema debba e
possa essere screditato senza che lui continui ad esserne garante.
Ormai anche i bimbi sanno che tutto ciò è dovuto alla completa
implosione di un Partito Democratico che, pur essendo nato con il nobile
intento di creare una sinergia tra culture diverse e valori comuni, è
sprofondato, strada facendo, nelle lotte intestine tra correnti e
fazioni rivali, fino a cannibalizzare se stesso attuando le peggiori
politiche neoliberiste e anche di sostegno a guerre senza fine e senza
senso. Come se non bastasse, alla fine, è riuscito persino a voltare le
spalle al suo fondatore: Prodi, negandogli i consensi per essere eletto
al posto di Napolitano.
Segno evidente che la “forma partito” in
quel caso, serve solo per coprire e garantire interessi eterogenei e
conflittuali e che essa non è più in grado di esprimere e di assicurare
una coerente linea politica.
Già il conflitto tra Renzi e Bersani aveva prefigurato ciò che è poi accaduto pietosamente nelle aule parlamentari.
Però mai suicidio di una classe politica, di fronte al suo elettorato, è stato più arrogante, palese e meschino.
Il
PD è riuscito a tradire l'alleanza elettorale con cui aveva ottenuto il
premio di maggioranza, proponendo in prima istanza un candidato: Marini
non concordato con i suoi alleati, ma proposto dalla opposizione. Ha
rifiutato in blocco di sostenere un altro candidato: Rodotà che aveva un
largo consenso (e che se tutti i parlamentari del PD lo avessero
votato, sarebbe stato eletto anche con i voti di SEL e quelli di Grillo
presidente), il PD è riuscito persino a non votare Prodi pur avendo SEL
mantenuto una fedeltà di coalizione che, dopo il tradimento con il voto a
Marini, non era più tenuta ad assicurare. E alla fine è corso
pietosamente, invocando come un bimbetto papà Napolitano, in braccio al
suo antagonista di sempre: Berlusconi, che ha chiesto da subito tale
soluzione per potere continuare a governare sebbene non avesse vinto le
elezioni...ovviamente con tutto ciò che ne potrà conseguire per se
stesso.
Se qualcuno pensa che la nostra democrazia sia stata
salvata in extremis si sbaglia di grosso, essa, piuttosto, con tale
soluzione, ha avuto il suo colpo di grazia.
La gente che già
abbondantemente aveva sottratto consensi ai due principali partiti, oggi
è ancora più disgustata dal fatto che essi hanno pienamente ignorato il
segnale dato dall'elettorato ed hanno continuato a fare come se le
elezioni non ci fossero state per niente.
Grillo ormai assomiglia a
quel pastorello incauto che si mise a gridare “al lupo” “al lupo” in
continuazione, e che quando concretamente il “lupo”della rabbia popolare
potrà presentarsi (come accade sempre imprevedibilmente nella storia)
rischierà di essere sbranato per primo.
La soluzione quindi, prima
che la “rabbia dei lupi” divenga contagiosa, deve essere rapida e
politica e poter dare un segnale forte soprattutto a quegli elettori
della sinistra che ormai non si sentono più rappresentati da nessuno.
Potrà farlo Vendola con il suo partitino del 3% stabile ormai da anni?
Pur
dubitando con il pessimismo della ragionevole analisi del suo
perdurante operato piuttosto collateralista rispetto all'opera
fallimentare del PD che ciò sia possibile, non possiamo tuttavia
sottrarci all'ottimismo della volontà di dare un esempio credibile che
ritrovi una sua fondatezza proprio sostituendo l'interpretazione del
collateralismo con quella della responsabilità di aver creduto di poter
spostare quel partito verso la sua corretta funzione di alternativa
democratica, riformista e di stampo socialista ed europeo.
Nobile
intenzione che è stata non solo di Vendola, ma di gran parte
dell'associazionismo socialista, e che è però fallita miseramente nelle
convulsioni comatose di un aggregato politico che ben presto di popolare
avrà poco nulla, dato che il suo consenso nella gente è destinato a
scendere in maniera esponenziale, con tale decisione di rieleggere
Napolitano in accordo con Berlusconi. E scenderà ancora di più quando
l'abbraccio mortale Pd-PdL continuerà inevitabilmente quando dal suo
cilindro Napolitano tirerà fuori il nuovo “coniglio mannaro” del
governissimo che ci toccherà tra breve.
Non c'è dunque tempo da
perdere, sia per continuare ad avere uno straccio di credibilità, sia
per offrire alla gente un referente politico serio che possa evitare
ulteriori e più pericolose derive autoritarie o populiste.
Grillo,
di fatto, è stato uno dei principali artefici di tale stabilizzazione
di potere, negandosi concretamente ad ogni eventuale alternativa
politica che non fosse il governissimo, da lui, in ogni caso, già dato
quasi per scontato da subito dopo le recenti elezioni. Il suo mestiere
quindi di gatekeeper, di acchiappa dissenso in funzione imbonitrice, gli
è riuscito perfettamente, e ancora di più con grande evidenza lo
abbiamo visto dopo la rielezione del presidente Napolitano, fuori
Montecitorio, in una piazza in cui i suoi si sono sostituiti validamente
ai poliziotti, e meglio di loro hanno saputo contenere una sacrosanta
rabbia popolare. Non è escluso dunque che verranno sguinzagliati
ulteriormente, magari anche in qualche occupazione di fabbriche o di
cantieri, in qualche corteo studentesco, in qualche assemblea di
lavoratori in sciopero, per convincere e imbonire i protestatari e
convertirli al verbo del “cielo stellato sopra di noi”, dato che la
morale dentro di noi è ormai “virtualizzata”. Il ministero dell'Interno
risparmierebbe non pochi uomini e risorse.
L'otto maggio ci sarà
una grande assemblea popolare per lanciare un nuovo percorso, un
cantiere per una sinistra di governo, larga e popolare. Non dovrebbe
esserci alcuna intenzione di tornare indietro, di resuscitare la
Sinistra Arcobaleno o di relegarsi in un minoritarismo testimoniale.
L'impegno, sempre secondo Vendola, dovrebbe essere quindi quello di
ricostruire, ricostruire ricostruire.
Che cosa? Auguriamoci molto seriamente che non sia il PD, ma soprattutto la storia plurisecolare del Socialismo Italiano.
Se
ciò non accadrà in tempi brevi...dopo tante “fabbriche” senza prodotto e
tanti prodotti assai “inquinanti”..è sicuramente presumibile che il
“lupo” si mangerà anche il “narratore pugliese”
Possiamo quindi
serenamente concludere con un “in bocca al lupo”..rivolto in primis a
lui, mentre noi non resta che... “affilare i denti”.
C.F.
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